domenica 21 agosto 2011

Federali.Mattino_21.8.11. Alfonso Papa: Può un Paese consentirsi di tenere per anni decina di migliaia di persone in galera senza che queste abbiano avuto un solo giudizio di condanna?.----Nel 2010 in Basilicata nove detenuti hanno tentato il suicidio, 58 hanno compiuto atti di autolesionismo.----Nel Nord-Ovest si prevedono oltre 19mila posti di lavoro in meno, nel Nord-Est -10.600, nel Centro -16.600 posti. Al Sud, al contrario, i posti di lavoro in meno dovrebbero essere oltre 41mila (-1,6%). A provocare tali ulteriori difficoltà del mercato del lavoro nel Meridione sono soprattutto le piccole e piccolissime imprese dell’area, il cui saldo negativo a fine anno dovrebbe superare le 28mila unità.


Napoli. Incurabili, ospedale di santi, beati ed eroi
Papa, lettera dal carcere: altro che albergo. Solo un onorevole imbecille può dire così
Carceri lucane sovraffollate
Isernia. Un drappo bianco per salvare la Provincia
La crisi porta all’autunno nero dell’occupazione
Svizzera. La Lega vuole un Ticino in cui ci si senta sicuri


Napoli. Incurabili, ospedale di santi, beati ed eroi
Qui Di Giacomo decise: non farò il medico
Tutto quello che bisogna sapere del museo della medicina
Fu primo polo sanitario d'Europa. Una bomba lo sfiorò
NAPOLI - I ricordi del nostro futuro sono incisi nei libri di pietra. Le memorie della città migliore si nascondono in bella evidenza nei luoghi più magici e maltrattati, piccole oasi spazio-temporali che illuminano di speranza le millenarie pietre di tufo su cui è scritta la storia di Partenope.
È il caso della collina degli Incurabili - il luogo dell’Acropoli greca e, secondo alcuni storici, anche della tomba della Sirena - e soprattutto del suo «gioiello» più famoso: «Santa Maria del Popolo degli Incurabili», il cui nome, come è noto, non indica l’ultima spiaggia per i moribondi ma, al contrario, un luogo di cura e di speranza per i casi più estremi e difficili, a cominciare dal cosiddetto Mal francese (la «lue venerea», più nota come sifilide, che altrove in Europa era chiamato Mal napolitaine). Solo riepilogarne le vicende equivale a raccontare l’intera storia della medicina nel Sud e, contemporaneamente, la storia di Napoli. Per secoli, infatti, è stato il più importante e prestigioso ospedale del Regno ed uno dei più grandi ed antichi d’Italia insieme ai grandi complessi di «Santa Maria della Scala» di Siena e al «Santa Chiara» di Pisa.


DAL '500 A SALVATORE DI GIACOMO - Tutto ebbe inizio nei primi del Cinquecento, quando la nobildonna catalana Maria Lorenza Longo, guarita da una malattia reumatica, decise di dedicarsi all’assistenza degli infermi, prima nell’ospedale di San Nicola alla Dogana (al Porto) e poi nella nuova struttura che eresse nel 1518 con l’aiuto dell’amica Maria Ayerba, duchessa di Termoli, e di Lorenzo Battaglini. La nobildonna sarà nominata «Rettora« o «Governante dell’Ospedale» e in seguito, nel 1535, fonderà l’Ordine delle Francescane del Terz’Ordine, ossia delle Cappuccine, famose ancora oggi con il nome di «Trentatré». Un luogo di cura assolutamente all’avanguardia: proprio come avviene oggi, infatti, il nosocomio era diviso per reparti specialistici che coprivano tutti gli ambiti, inoltre possedeva un teatro anatomico dove si faceva lezione sui cadaveri (in quella sala il giovane studente Salvatore Di Giacomo, impressionato dalla vista dei resti umani, deciderà di rinunciare alla carriera di medico, un’autentica fortuna per Napoli e per la letteratura).

C'ERA ANCHE UN SERVIZIO INTERPRETI PER GLI STRANIERI - C’erano, inoltre, tutti i servizi necessari a garantire il mantenimento del grande complesso (in tutto i posti letto erano oltre 1500), come un macello, un grande forno per la panificazione, decine di alloggi (per il Collegio medico-cerusico) e persino un servizio di interpreti per gli stranieri. Insomma, la «Santa Casa» costruita sul colle di Sant’Aniello a Caponapoli - oggi stritolata da un immondo degrado ma in passato luogo salubre per eccellenza - si può considerare il primo «campus bio-medico universitario» della Storia. Inoltre, sempre nei padiglioni che dominano il colle, videro la luce anche la prima clinica privata e la prima forma di assistenza alle madri che non potevano (o volevano) riconoscere i propri figli, che partorivano con un velo sul volto per garantirne la massima privacy.

GUARIRE CON LA BELLEZZA - Guarire con la bellezza: per tante meraviglie artistiche che conserva il complesso ospedalieroè anche uno straordinario museo. Ricorderemo solo la famosa Farmacia del ‘700 (sorta sull’antica spezieria alchemica del ‘500), i bellissimi chiostri (con l’orto medicale e il rarissimo albero di canfora), la Cappella dei Bianchi (con l’incredibile scultura in cera nota come «Scandalosa»), i cui confratelli assistevano i condannati a morte e, naturalmente, la stupenda chiesa e gli ambienti dell’ex convento delle Pentite (che oggi ospitano il Museo delle arti sanitarie). Un centro di eccellenza: in cinque secoli, nelle aule e nelle sale operatorie degli «Incurabili» saranno all’opera (e si formeranno) i luminari della Scuola medica napoletana, tra gli altri: Domenico Cotugno, Domenico Cirillo, Michele Troia, Francesco Petrunti, Antonio Cardarelli, Luigi D’Amato, Gabriele Tedeschi e, naturalmente, il più famoso di tutti, Giuseppe Moscati, che prima di salire agli onori degli altari salì sulle cattedre dell’ospedale.

VI LAVORARANO 30 TRA SANTI E BEATI - E, a tal proposito, va ricordato pure che nelle corsie della struttura di Caponapoli presteranno i loro servigi almeno una trentina tra santi e beati, tra cui Gaetano Thiene, Andrea Avellino, Francesco Caracciolo, Francesco de Geronimo, Alfonso Maria de’ Liguori, suor Maria Francesca (la futura santa dei Quartieri spagnoli), Don Placido Baccher, Giovanna Antida Thouret (poi santificata), il venerabile Bartolomeo Agricola, la beata Caterina Volpicelli e padre Ludovico da Casoria. Dagli eroi della carità cristiana ai combattenti per la giustizia e la libertà. Medici sempre in prima linea, quelli degli «Incurabili», sin dal 1799, quando un folto gruppo di sanitari (quasi tutti massoni) formò il «Battaglione Sacro della Repubblica», che prese parte attiva nella battaglia che divampò nel vicino Largo delle Pigne (l’attuale piazza Cavour) e poi si impegnò nel curare tutti i feriti (francesi, giacobini e lazzari). Un coraggio pagato a caro prezzo: quattro medici perderanno la vita nello scontro, altri resteranno feriti, ed altri ancora subiranno la feroce rappresaglia borbonica, tra le cui vittime più illustri ci sarà anche il direttore del nosocomio, Domenico Cirillo, che re Ferdinando IV farà barbaramente uccidere il 29 ottobre del 1799 (la sua casa fu distrutta e data alle fiamme per distruggere la biblioteca, come avvenne anche nell’ospedale).

INCURABILE LA FOLLIA NAZISTA - Libri bruciati, come accadrà due secoli dopo con la follia nazista (quella sì, incurabile) e quella della guerra da loro scatenata, durante la quale, il 13 settembre 1943, il complesso ospedaliero fu colpito durante un bombardamento aereo della città. E proprio durante l’occupazione tedesca, i camici bianchi degli «Incurabili» si esposero ancora una volta con sprezzo del pericolo, prima nascondendo partigiani e prigionieri americani e poi partecipando agli scontri contro i tedeschi in ritirata. Un’altra pagina di Storia che, insieme a tutte le altre, attende ancora di essere adeguatamente salvata dall’oblio e dal degrado. (2-continua)
Antonio E. Piedimonte

Papa, lettera dal carcere: altro che albergo. Solo un onorevole imbecille può dire così
Il deputato arrestato nell'ambito dell'inchiesta P4, scrive da Poggioreale: «La custodia cautelare è una forma vera di tortura, un'espiazione anticipata»
NAPOLI - Anche la P4 ora ha le sue «lettere dal carcere», ma Gramsci non c'entra niente. A scriverne una, in pieno agosto, è stato Alfonso Papa, il deputato del Pdl indagato nell'ambito dell'inchiesta Bisignani, detenuto nel carcere di Poggioreale (Napoli). L'incipt della missiva spedita al «Mattino» è politico-concetrazionario: «Può un Paese consentirsi di tenere per anni decina di migliaia di persone in galera senza che queste abbiano avuto un solo giudizio di condanna?».

SPAZI SOVRAFFOLLATI - «Un collega parlamentare imbecille (anche nella 'casta gli imbecilli dilagano') ha definito il luogo della mia detenzione un albergo a 5 stelle - scrive Papa - questo signore non ha solo offeso i miei compagni di cella, i detenuti e gli operatori tutti. Ha dimostrato di non sapere che in questi luoghi vi è una umanità sovraffollata che sposta tavoli e letti a castello anche a tre per fare attività fisica in spazi angusti e dove lo sforzo più grande ed encomiabile lo fanno proprio direzione ed agenti penitenziari». Dopo aver sottolineato di aver aderito il 14 agosto scorso come parlamentare «alla giornata di sciopero della fame e della sete indetto per sensibilizzare Parlamento, istituzioni e pubblica opinione sul problema del sovraffollamento delle carceri», papa rileva: «Lo avrei fatto comunque. Ma il destino ha voluto che lo abbia fatto come primo parlamentare consegnato da presunto innocente, in stato di custodia cautelare, per fatti non di sangue, alle patrie galere».

«PER ME UN'INCOMPARABILE ESPERIENZA UMANA» - Il deputato del PdL evidenzia «l'incomparabile esperienza umana» che sta vivendo «nel Padiglione Firenze del carcere di Poggioreale». «Mi stimola - dice - una riflessione che nasce dalla unica esperienza di solidale condivisione cristiana della reciproca sofferenza che trasuda dalle mura sorde di questo luogo dove le sbarre sembrano ricordare a tutti che oltre quel muro vi è comunque un cielo azzurro nel quale specchiarsi».

CUSTODIA CAUTELARE, ESPIAZIONE ANTICIPATA» - Parlando della custodia cautelare, Papa afferma: «Le ventidue ore al giorno chiusi in cella sono solo una forma di tortura, neppure velata per l'innocente. Esse sono poi un'espiazione anticipata per il colpevole. Ma la domanda è allora se sia giusto per uno Stato carente nell'eseguire le sentenze di condanna per i colpevoli passati in giudicato pretendere, con i tempi che attualmente ha il processo penale, che il presunto innocente debba invece espiare preventivamente in carcere».

«ANCHE GLI IMBECILLI CHE PENSANO SIA UN ALBERGO POTREBBERO FINIRCI» - Conclude Papa: «In questa situazione è allora auspicabile un intervento del Parlamento e della politica, fortunatamente fatta non solo da quegli imbecilli che ci definiscono un albergo a cinque stelle ed ai quali cristianamente auguriamo di non soggiornare mai in alberghi come questo, consapevoli come siamo che, nelle perigliose e imprevedibili onde della vita, un tale approdo potrebbe capitare prima o poi anche a loro».

Carceri lucane sovraffollate
I dati del Sappe: nel 2010 in Basilicata nove detenuti hanno tentato il suicidio, 58 hanno compiuto atti di autolesionismo
19/08/2011  SONO complessivamente 520 i detenuti negli istituti penitenziari lucani (al 31 luglio), rispetto a 440 posti disponibili, e anche il carcere minorile di Potenza «ha più minori detenuti che posti letto: 14 i presenti per 12 posti regolamentati». I dati sono stati diffusi, in una nota, dal segretario generale del Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria), Donato Capece, secondo cui «il sovraffollamento accentua gli eventi critici e aggrava le condizioni di lavoro degli agenti. Nel 2010 in Basilicata nove detenuti hanno tentato il suicidio, 58 hanno compiuto atti di autolesionismo e 32 hanno posto in essere ferimenti. È evidente quanto il sovraffollamento delle strutture detentive lucane incida in questi eventi critici. E il costante e pesante sovraffollamento fa fare ogni giorno alle donne e agli uomini della polizia penitenziaria i salti mortali per garantire la sicurezza». Il Sappe, ha infine aggiunto Capece, «torna a proporre con urgenza un nuovo ruolo per l’esecuzione della pena in Italia, che preveda circuiti penitenziari differenziati e un maggiore ricorso alle misure alternative».

Isernia. Un drappo bianco per salvare la Provincia
Un drappo bianco alla finestra in segno di protesta.
Parte dal web la mobilitazione contro la soppressione della Provincia di Isernia. È nato ieri, e conta già diverse adesioni, il gruppo creato su Facebook da Raffaele Mauro che lo ha realizzato – dice - non come consigliere regionale, ma come cittadino. «La soppressione della Provincia di Isernia – afferma – significa innanzi tutto la morte di Isernia». Sì, perchè oltre alla questura e alla prefettura, sparirebbero anche l' Agenzia delle Entrate , l'Inps, l'esattoria, l'Inail , la Conservatoria dei registri imobiliari, l'ex Ufficio Tecnico Erariale, l'ufficio scolastico provinciale, l'Archivio di Stato, il comando provinciale dei carabinieri e dei vigili del fuoco, la Cciaa. Non solo. Via anche l'Aci, l'Ipdap, l'Ufficio provinciale del lavoro, la Motorizzazione, la Direzione provinciale del Tesoro, il Coni, la Commissione tributaria provinciale, il Comando provinciale della Guardia di Finanza e quello provinciale del Corpo forestale dello Stato. «Mostriamo il nostro pensiero e la nostra fiducia – scrive il creatore del gruppo - , mostriamo di essere una comunità , manifestiamolo ora civilmente appendendo un drappo bianco, il simbolo dell'innocenza». Deb.Div.

La crisi porta all’autunno nero dell’occupazione
 20 agosto 2011
Roma - Sarà un autunno nero per l’occupazione: l’emorragia dei posti di lavoro prosegue e, anche se segna un rallentamento, il saldo a fine 2011 mostra ancora il segno meno: 88mila i posti in meno - dice Unioncamere - pari a un calo dell’occupazione dipendente dello 0,7%. Più a rischio il lavoro nelle piccole e medie imprese e, a livello geografico, è il Sud a mostrare un deciso affanno. Nel 2010 i posti di lavoro bruciati erano stati quasi 180.000, -1,5%.
Nei numeri del centro studi Unioncamere, il 2011 vede tra le 1,5 milioni di imprese con almeno un dipendente, quasi 44mila entrate in più rispetto al 2010 e 47mila uscite in meno ma, anche a causa dell’accresciuta incertezza sulla scena internazionale, l’inversione di tendenza non sembra essere alle porte per le imprese dell’industria, commercio e servizi. Per il settore industriale a fine 2011 è attesa una perdita di quasi 59mila unità (-1,2%); meglio i servizi, che dovrebbero fermarsi a quota -29mila unità (-0,4%).
 Più in dettaglio, tutti i comparti del manifatturiero mostrano flessioni occupazionali, evidenzia Unioncamere nella sua indagine congiunturale; le contrazioni maggiori sono nel legno e mobile (-3.400 posti), più contenute nella chimica (-1.200 unità) e nella meccanica (-3.000). Crollo invece per le imprese delle costruzioni (quasi 29mila posti in meno).
Nei servizi l’unico settore che arriva a perdere un punto percentuale dovrebbero essere alberghi, ristoranti e servizi turistici, mentre i tassi di variazione degli altri comparti sono compresi tra il -0,7% (servizi alle imprese) e il -0,2% (commercio al dettaglio). Unico segno più i servizi avanzati, dove le imprese pensano di incrementare di circa 1.500 unità i propri dipendenti, pari a +0,4%. Anche il 2011, come l’anno precedente, vede una più diffusa riduzione del personale dipendente tra le Pmi: 41mila infatti i posti in meno nelle imprese fino a 9 dipendenti. Le contrazioni dovrebbero essere meno incisive al crescere della dimensione d’impresa, fino ad arrivare a circa 7.600 unità in meno per le società con oltre 250 dipendenti.
La fotografia reale emerge a livello territoriale, con un Centro-Nord che prova pian piano a recuperare i danni della crisi e un Mezzogiorno che appare invece in deciso affanno.
Nel Nord-Ovest si prevedono oltre 19mila posti di lavoro in meno, nel Nord-Est -10.600, nel Centro -16.600 posti. Al Sud, al contrario, i posti di lavoro in meno dovrebbero essere oltre 41mila (-1,6%). A provocare tali ulteriori difficoltà del mercato del lavoro nel Meridione sono soprattutto le piccole e piccolissime imprese dell’area, il cui saldo negativo a fine anno dovrebbe superare le 28mila unità.

Svizzera. La Lega vuole un Ticino in cui ci si senta sicuri
Di Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
Presente unicamente in Ticino, la Lega dei ticinesi alle ultime elezioni federali del 2007 ha ottenuto il 14% dei voti nel cantone sudalpino, mantenendo saldamente il suo seggio in parlamento nazionale. Intervista al suo consigliere nazionale Norman Gobbi.

swissinfo.ch: Quali sono le priorità del suo partito per la prossima legislatura?
Norman Gobbi: Come Lega dei Ticinesi, sarà per noi importante rivedere e meglio definire i rapporti tra Ticino e Berna. In particolare per quello che sono le situazioni contingenti in cui il Ticino si trova confrontato, essendo cantone di confine e confinante in particolar modo con l'Italia.
Abbiamo diverse priorità: la sicurezza; la difesa dei posti di lavoro in Ticino a favore dei ticinesi, e degli svizzeri e degli stranieri residenti. E dovremmo fare anche una definizione dei flussi finanziari fra il Ticino e Berna in generale.

swissinfo.ch: In che settori la Confederazione dovrebbe ridurre le uscite e in quali dovrebbe invece investire di più?
N.G.: Investire di più, sicuramente nella sicurezza, in modo da poter aumentare gli standard di sicurezza, dopo le varie aperture delle frontiere a seguito degli accordi internazionali che la Svizzera ha approvato e il popolo ha accolto in votazione.
Dovrebbe invece diminuire le spese nella gestione corrente, soprattutto nella burocrazia, in quanto sappiamo benissimo come le aziende vengono inondate di formulari che devono riempire e ritornare ai vari uffici federali. Crediamo che una semplificazione burocratica porti poi anche delle diminuzioni dei costi.

swissinfo.ch: Che via dovrebbe seguire la Svizzera nelle sue relazioni con l'Unione europea?
N.G.: Fare degli accordi bilaterali puntuali, ma tenendo fermo l'interesse nazionale della Svizzera, in particolar modo in determinati ambiti in cui non possiamo retrocedere.
Penso qui alla libera circolazione, fatta in maniera, a nostro modo di vedere, unilaterale, nel senso che i cittadini europei hanno guadagnato molto, mentre i cittadini svizzeri hanno tendenzialmente perso posti di lavoro all'interno del proprio paese.
E d'altra parte anche una revisione degli accordi di Schengen e Dublino, in quanto questi accordi non sono per noi soddisfacenti visto l'aumento della criminalità lungo la fascia di confine e anche dell'incapacità dell'Italia, di riprendersi i rifugiati che arrivano in Italia, ma non vengono accolti in Italia, e anzi arrivano in Svizzera.

swissinfo.ch: La Svizzera deve rinunciare all'energia nucleare e puntare sulle energie rinnovabili?
N.G.: La Svizzera conta già oggi un'alta percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, come l'idroelettrico. Dobbiamo però tener conto che in futuro avremo bisogno in ogni caso di un approvvigionamento elettrico di banda, quindi con una produzione regolare di energia.
L'idroelettrico può essere valorizzato sicuramente per la punta, ma per la banda crediamo che sia necessario poter disporre anche in futuro di centrali nucleari, che garantiscano un elevato standard di sicurezza.
Sul settore rinnovabili si potrà investire, ma non bisogna credere che queste energie, oggi o nei prossimi vent'anni, potranno sostituire appieno quello che sono le energie prodotte dalle centrali nucleari.

swissinfo.ch: A cosa dovrebbero corrispondere la missione e gli effettivi dell'esercito di domani?
N.G.: Come oggi, dovrà difendere la Svizzera in caso di guerra, aiutare le istituzioni in caso di necessità e costituire come sempre la riserva strategica del Consiglio federale. Gli effettivi dovrebbero rimanere gli stessi di oggi. A livello di armamento e materiale, non solo bellico ma anche d'impiego, sicuramente ci vorranno dei maggiori investimenti.

swissinfo.ch: Come si posiziona il suo partito rispetto all'immigrazione e all'integrazione degli stranieri in Svizzera?
N.G.: Noi siamo per un fermo controllo delle entrate, per regolare anche meglio il mercato e l'offerta dei posti di lavoro all'interno della Svizzera. A noi sta a cuore che i cittadini svizzeri e gli stranieri residenti in Svizzera possano trovare un posto di lavoro. In futuro quindi dovremmo regolare maggiormente l'accesso al nostro mercato del lavoro.
A livello d'integrazione noi crediamo che si debba fare sui due fronti. Finora abbiamo visto unicamente una volontà da parte dello stato di continuare ad integrare, mentre sappiamo benissimo che ci sono dei gruppi etnici che non vogliono integrarsi. Anzi fanno di tutto per distanziarsi da quello che è l'integrazione e l'assimilazione dei valori svizzeri.

swissinfo.ch: Quali sono le proposte del suo partito per migliorare la politica della Confederazione nei confronti della Quinta Svizzera?
N.G.: Sicuramente quello di avere anche un network tra i cittadini svizzeri verso la propria madre patria. In Ticino si sta sviluppando ad esempio una rete di conoscenze dei ticinesi che vivono fuori cantone, anche per valorizzare chi opera fuori dal canton Ticino, portando delle conoscenze sicuramente a livello mondiale e anche rappresentando il nostro cantone in vari ambiti, siano essi professionali, economici o sociali.
Noi crediamo che questo aspetto di rappresentanza tramite i nostri concittadini all'estero sia un elemento da valorizzare. Sicuramente un network permetterà di ulteriormente valorizzare e di meglio conoscere al nostro interno chi opera fuori dalla Svizzera e dall'altra parte per gli svizzeri che vivono all'estero di poter avere dei contatti con altri cittadini svizzeri che vivono fuori dal nostro paese.

swissinfo.ch: Quali sono i valori che difende il suo partito?
N.G.: La Lega dei ticinesi è per un Ticino ai ticinesi e un Ticino in cui i ticinesi si sentano sicuri, possano trovare un posto di lavoro, possano crescere i loro figli e possano vivere tranquilli.
A livello di Assemblea  federale, facciamo parte del Gruppo UDC. Noi siamo stati accolti perché su molti temi siamo vicini a loro: sia sulla politica estera che sulla politica d'immigrazione. Ma in ambito sociale siamo tendenzialmente un po' più una destra sociale, quindi più vicina ai problemi della gente, con maggiore attenzione a chi è meno favorito all'interno del nostro paese.

Nota: Come tutti i rappresentanti dei partiti presenti nel parlamento federale, anche Normann Gobbi è stato intervistato in marzo per presentare posizioni e obiettivi della Lega dei ticinesi in vista delle elezioni federali di ottobre. Nel frattempo è stato eletto al governo cantonale. In Consiglio nazionale, dalla sessione estiva gli subentra dunque Lorenzo Quadri.

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