lunedì 22 agosto 2011

Federali.Mattino_22.8.11. Non solo staccare Lecce, Brindisi e Taranto dalla Puglia per farle confluire in una nuova Regione Salento, ma cancellare tutte le 110 province italiane e creare 30 miniregioni. Paolo Pagliaro, leccese, presidente del movimento per la costituzione della Regione Salento (che unirebbe Lecce, Brindisi e Taranto staccandole da Bari, Bat e Foggia) è convinto, cifre alla mano, che la sua proposta possa tagliare molti più costi della politica rispetto a quelli che taglierebbe la nuova manovra, nonostante i piani di sciogliere gli enti locali esistenti.---- Friuli Venezia Giulia, oltrepadania: c’è un politico ogni 338 abitanti.----Io amo Metaponto.


Turismo che non decolla: la ribellione di Metaponto
Lecce.  «Basta province adesso è tempo di nuove regioni»
Perrone: «Lecce si candida a essere capitale europea della cultura 2019»
Friuli-Vg, Oltrepadania. Le “poltrone” in Fvg sono 3.646. C’è un politico ogni 338 abitanti


Turismo che non decolla: la ribellione di Metaponto
Dopo il reportage del Quotidiano la replica del sindaco Chiruzzi: «Se non ci ascolteranno chiederemo l’annessione a Ginosa»
22/08/2011  METAPONTO - «Il Comune, da solo, non ce la può fare a fermare il declino di Metaponto e rilanciare una località turistica che meriterebbe ben altre attenzioni, perlomeno le stesse dedicate a Maratea. Se Governo e Regione non ci aiutano, non ci restarà che chiedere l'annessione a Ginosa». Leonardo Chiruzzi, sindaco di Benalda da circa un anno, ha un temperamento combattivo. Sulle prime se la prende con Il Quotidiano, per la "cartolina da Metaponto" apparsa sul numero in edicola ieri, che è stata commentata sotto gli ombrelloni del Lido, come anche al Borgo e a Bernalda. Ma poi non può evitare di ammettere: «Noi sindaci, con pochi soldi e mezzi limitati, rischiamo di fare da parafulmine a situazioni che da soli non possiamo governare». La situazione descritta dal Quotidiano è quella di una località che, dagli anni Settanta e Ottanta ad oggi, ha perso il proprio ruolo di esempio e modello di sviluppo turistico nell'intero arco jonico. Lo sviluppo si è fermato da tempo, mentre le altre città di villeggiatura, da Castellaneta a Ginosa Marina, da Pisticci a Scanzano e Policoro, stanno conoscendo una stagione di investimenti e incremento continuo delle presenze. Nella "cartolina" odierna c'è spazio per marciapiedi impraticabili e strade dissestate, cumuli di rifiuti e strutture abbandonate: un ristorante self service sul lungomare chiuso da otto anni, lo scheletro di un albergo mai terminato, qualche villetta non più abitata, tracce di ciò che fu un campo da tennis. Si lamentano i proprietari delle villette, che hanno visto precipitare le quotazioni del loro investimento immobiliare; gli operatori turistici sono sempre meno ottimisti; da parte dei turisti le critiche non mancano, anche per la difficoltà di trovare uno sportello bancomat o attività commerciali. «Per rimuovere i rifiuti ho fatto il possibile - si sfoga Chiruzzi - ho sostituito l'impresa che gestiva il servizio per le criticità nella gestione, ma se ci sono quei cumuli la responsabilità è anche dei residenti, ci vorrebbe maggiore collaborazione da parte loro. Per il resto, ho investito della questione la Regione e il Governo, perchè tutti i problemi di Metaponto si sono ingigantiti dopo l'alluvione; per non parlare del Piano d'ambito, che è fermo da anni e non si riesce a sbloccare». «Le risorse che abbiamo a disposizione sono limitate - aggiunge il sindaco - e anche mettere in piedi un cartellone di spettacoli non è cosa facile: negli anni precedenti non esisteva nemmeno. Stiamo provando a fare il massimo, io non mi arrendo alle difficoltà, continuerò a farlo». Il consigliere regionale Vincenzo Santochirico riconosce la necessità di un impegno "fattivo" da parte della Regione, che dia seguito alla mozione (di cui diamo conto nel box accanto) approvata un anno fa. Gianfranco Sortiero, una laurea in Economia del turismo, è il titolare del Lido Nettuno. Nel suo stabilimento balneare ha portato innovazioni, accolte positivamente anche dai villeggianti; è anche fra i promotori del logo “Io amo Metaponto”: un marchio e tanti gadget nati «dalla voglia di rilanciare l’immagine di Metaponto». Ma l'amarezza è tanta ugualmente. Il suo pensierio è in un messaggio lasciato attraverso facebook: «Metaponto sta pagando l'onere dell'incapacità di capire, gestire e organizzare tutto ciò che ruota intorno alla parola “turismo”; fino ad oggi non c'è stato un solo amministratore che abbia avuto la capacità, ma soprattutto la costanza, di programmare gli investimenti su Metaponto. Paghiamo lo sconto dell'incapacità e dell'incomprensibile distacco che Bernalda ha nei confronti di Metaponto (tralasciando le sporadiche iniziative organizzate a random!). Per fare turismo - è la sua idea - ci vuole cultura. Mi spiace dirlo, ma la cultura del turismo non risiede da queste parti. Il turismo non si improvvisa, perchè oggi ogni angolo del mondo è raggiungibile anche low cost, quindi non ci si può cullare pensando di fare come si faceva negli anni '60-, 70 e '80, quando o si andava a Metaponto o non si facevano le vacanze». «Addirittura - prosegue Sortiero - c'è una forma di involuzione. Purtroppo, ho soltanto trent'anni, ma mi sempre di dire le stesse cose da decenni. Eppure non ci vorrebbe tanto, basterebbero poche azioni mirate per dare un input positivo». Quindi, concede un'attenuante: «Ogni amministrazione ha solo cinque anni a disposizione, e se non sei del settore, se non sei un manager, il turismo a Metaponto è difficile farlo ripartire. Il rischio è che diventi una terra di conquista per speculatori del mattone, delle trivelle nel mare e di tutti coloro a cui non interessa uno sviluppo collettivo, mentre quei pochi che in modo o nell'altro ancora investono i loro sogni in questa località cominciano a non sognare più». Pasquale Latorre ha rilevato, alcuni anni fa, l'Hotel Turismo. «Mi sono lanciato in questa iniziativa con entusiasmo - racconta - ma le difficoltà da affrontare sono tante». Invoca una maggiore unità d'intenti da parte dei suoi colleghi operatori turistici, «perché soltanto con un'iniziativa comune e sinergica possiamo contribuire al reale rilancio di Metaponto». «Il problema principale - spiega - è quello del contesto: per quanto ci si possa sforzare di offrire servizi, fare animazione e attività di accoglienza, il degrado che circonda le nostre strutture non è affatto edificante. I turisti se ne accorgono e, a volte, si adeguano, rinunciando loro stessi alle regole della civiltà e del decoro. E' così che il contesto dell'incuria e del degrado si proietta sul target e, posso dirlo con certezza, il turista-tipo di Metaponto è cambiato molto».
Eustachio Follia

Lecce.  «Basta province adesso è tempo di nuove regioni»
Non solo staccare Lecce, Brindisi e Taranto dalla Puglia per farle confluire in una nuova Regione Salento, ma cancellare tutte le 110 province italiane e creare 30 miniregioni. Paolo Pagliaro, leccese, presidente del movimento per la costituzione della Regione Salento (che uirebbe Lecce, Brindisi e Taranto staccandole da Bari, Bat e Foggia) è convinto, cifre alla mano, che la sua proposta possa tagliare molti più costi della politica rispetto a quelli che taglierebbe la nuova manovra, nonostante i piani di sciogliere gli enti locali esistenti.

«Noi siamo per l’abolizione di tutte le Province - insiste Pagliaro - perché come ho avuto modo di dire anche ai nostri presidenti provinciali Gabellone, Ferrarese e Florido, nonostante i loro sforzi non hanno né poteri né risorse. La proposta è quella di un’Italia a 30 regioni, di dimensioni ottimali, vicine ai cittadini, che sfruttino al meglio il federalismo. Basta guardare lo schema dell’Italia delle 30 Regioni senza Province affiancato all’attuale modello amministrativo. E’ un’immagine che vale più di mille parole».

Ma le Regioni, come il parlamento, sono un concentrato di benefici, fatti di indennità, diarie, rimborsi e scandalosi vitalizi maturati addirittura dopo appena 30 mesi di legislatura. Ora voi proponete di crearne nel Salento una nuova: ovvio che si tradurrà in nuovi costi. «Nessuno ci venga a dire che il problema sono i costi della Regione Salento. Primo perché non sarebbe vero, secondo perché non ci faremo fregare ancora: è intollerabile chiedere l’elemosina come una periferia abbandonata mentre le regioni a statuto speciale e le province autonome sguazzano da 50 anni nel benessere. Noi Salentini non possiamo pensare solo al risparmio, noi abbiamo il dovere di pensare allo sviluppo. E i politici smettano di sentirsi casta e vengano equiparati ai normali dipendenti, con semplici stipendi, senza diarie né pensioni. Uno stipendio per un consigliere di 3000 euro al mese mi sembra più che sufficiente. La pensione? La maturino come noi, con decenni di lavoro. Questa non è demagogia, questa è giustizia sociale».

Lei sostiene che la creazione della Regione Salento farà in realtà risparmiare. Ci spieghi in che modo. «Perché si abolirebbero le Province, riassorbendone solo il 30% del personale. L’altro 70% dovrà essere impiegato nei Comuni, che sono enti utili e che soffrono tutti di carenze d’organico. Ad esempio gli addetti alle Polizie Provinciali dovranno passare alle Polizie Municipali, perché la gente chiede più vigili urbani. Tutto questo a costo zero. Sarebbero poi eliminati per sempre, con la sola Regione Salento, 98 consiglieri provinciali, 32 assessori, 3 presidenti, segretari vari, staff, 3 difensori civici, portavoce, addetti stampa, auto, società miste e molto altro. Si abbatterebbe anche il costo altissimo dovuto ai quotidiani spostamenti di migliaia di persone verso Bari. La nuova Regione dovrà essere pensata con uno staff qualificato e con un giusto numero di addetti, senza sprechi, sacche di inefficienza e lassismo. Gente che spenga la luce ed i pc quando esce dall’ufficio, per intenderci. Gente che faccia la spesa fuori dall’orario di lavoro. Gente che vada al bar per un caffè solo durante la pausa. Gente che non usi i telefoni pubblici per chiamare mogli e fidanzate. Se ci sono troppi dipendenti, scarse entrate e sprechi, un’azienda fallisce. Ormai bisogna ragionare allo stesso modo. E’ un fatto di civiltà».

Non dica che la Regione Salento che lei immagina può produrre solo risparmi. Che costi ha quantificato? «Le sedi ci sono già, e molte possono anche essere vendute ai privati. Gli stipendi sarebbero ridotti ed il cosiddetto “personale politico” sarebbe meno numeroso. Nessuna elemosina per i tanti microeventi che non portano nulla al territorio. Nessun parassitismo di enti di sottogoverno, carrozzoni e associazioni, le varie Ato, Agenzie e Fondazioni di tutti i tipi. Aboliti gli sprechi e riportata alla normalità la gestione ordinaria, i costi diventano "investimenti"».

Immaginiamo che oggi esista la Regione Salento: quanti consiglieri e assessori avrebbe? E come sarebbe composta la retribuzione di un consigliere regionale salentino, incluse indennità, diarie, rimborsi e vitalizi? «21 consiglieri regionali (oggi i Salentini presso la Regione Puglia sono 31), rappresentativi dei territori ed eletti nei collegi. Poi sei assessori con un’indennità di 3.600 euro al mese (il 20% in più rispetto ai consiglieri), e 5.000 euro per il Presidente. Zero rimborsi, benzina compresa. Se un leccese lavora a Taranto gli rimborsano il carburante? No. E poi nessun vitalizio, nessuna pensione. Del resto non ho mai visto un medico che abbia prescritto a qualcuno l’obbligo di fare politica. Questo modello sarebbe un modello virtuoso da esportare nel resto d’Italia. Sarebbe un vantaggio anche per il resto della Puglia».

E come la mettete con le spese della Sanità? «Nessun taglio, se non agli sprechi. Adegueremo l’investimento pro-capite in salute per ogni cittadino-paziente alla media italiana. Oggi esiste un Bari-centrismo della spesa pubblica persino in questo. Programmazione negli acquisti di attrezzature e materiali. Lo sapete che la stessa siringa può costare cifre diverse e che se acquistata “last minute” costa di più che se acquistata nell’am bito di una fornitura programmata? Incentivi per infermieri e medici che dimostrino professionalità e impegno. Introduzione di un questionario a cura del malato sulla qualità del servizio ospedaliero».

Non mi dica che la Regione Salento potrebbe fare a meno che delle consulenz e... E invece lo dico: zero consulenti, grazie ad assessori giusti al posto giusto e a personale qualificato e motivato. Se si dovesse chiedere una consulenza dovrebbe fruttare il doppio di quanto costa, come accade in un’azienda privata. Altrimenti sono prebende e clientelismi, non consulenze. Questo sembra il libro delle buone intenzioni. Poi magari dopo la prima legislatura, il consiglio si riunisce e a maggioranza inizia a deliberare i primi privilegi e benefit Inseriamo nello Statuto la norma che prevede che stipendi e benefit passino solo a maggioranza qualificata e debbano essere confermati da referendum popolare. E poi c’è la stampa, il cui ruolo in tal senso sarà il miglior sistema d’al - larme possibile. Se la gente oggi vuole finalmente efficienza e sobrietà, è soprattutto grazie ai bravi giornalisti. Ma calcoli a parte, a che punto è la vostra battaglia? Oggi sentiamo la vicinanza delle persone, certificata dai sondaggi, compreso il vostro, ed avvertiamo allo stesso tempo la freddezza della politica. Il nostro percorso verso il sogno referendario continua. Intanto ci stiamo preparando alle campagne elettorali amministrative, per entrare nelle Istituzioni da protagonisti e dimostrare di avere il consenso. Continueremo il nostro lavoro dall’interno, bruciando così molte tappe. (i.d.)
22 Agosto 2011

Perrone: «Lecce si candida a essere capitale europea della cultura 2019»
La decisione del sindaco: in lista anche Bari e Brindisi
«A settembre i primi atti ufficiali della giunta»
LECCE - «Siamo pronti a lanciare la candidatura di Lecce quale capitale europea della cultura per il 2019. Avremmo voluto aspettare gli atti ufficiali della giunta, ma l’articolo pubblicato dal Corriere della Sera ieri (l’altro ieri, ndr) ci ha indotto a rompere gli indugi e a fare l’annuncio ufficiale». Il sindaco Paolo Perrone non è ancora andato in vacanza e approfitta di questi ultimi sonnolenti giorni di agosto per lanciare la sfida. La «sua» Lecce concorrerà con altre 15 città italiane, quelle candidate ufficialmente finora.
Sindaco, che cosa l’ha spinta a lanciarsi in questa avventura?
«L’idea è nata qualche mese fa, rafforzata dall’ottimo riscontro dal punto di vista dell’affluenza turistica di queste ultime settimane. Ma, soprattutto, l’idea nasce da un’attenzione sempre crescente che personalità del mondo della cultura e dello spettacolo hanno nei confronti di Lecce e del Salento».
Cosa ha Lecce in più di Bergamo o Torino, solo per citare un paio delle candidate?
«Innanzitutto, le capitali della cultura in Italia sono sempre state nel Centro-Nord - Firenze, Bologna, Genova -, e riteniamo che la prossima debba essere una città che rappresenti il Mezzogiorno. Poi, Lecce ha le caratteristiche storiche, che vanno dal periodo messapico a quello romano, dal medioevo al rinascimento, che la rendono particolarmente ricca e appetibile. È inserita, inoltre, in un contesto, che è il Salento, con caratteristiche paesaggistiche e storiche molto ricche e con una forte identità culturale. È una bella città in una bella provincia».
Va bene una città del Sud, ma cosa ha Lecce in più di Bari e Brindisi, che pure si sono candidate insieme alle altre?
«Un patrimonio culturale e monumentale che la contraddistingue. Poi, abbiamo organizzato delle manifestazioni che hanno avuto grandissimo successo e riscontro di pubblico. Soffermandoci soltanto sulle mostre allestite negli ultimi sei mesi, ricordo quelle di Chagall, Caputo, Rotella, la tappa della Biennale di Venezia, Art in Shanghai al Castello Carlo V. Un’escalation di manifestazioni, visitate non soltanto dai turisti, ma soprattutto dai leccesi. Questo significa che la comunità di Lecce inizia a beneficiare dell’attenzione che il mondo ha nei confronti di questa città».
Adesso come vi muoverete?
«Ho già parlato con le persone che dovrebbero aiutarci a costituire il comitato promotore, che dovrà avere una forte valenza scientifica e culturale. Ovviamente, saranno coinvolte l’Università del Salento, personalità leccesi che si sono affermate nel mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, e personaggi degli stessi mondi che, pur non essendo leccesi, lo sono diventati di adozione. Un ruolo importantissimo di supporto e organizzazione lo avranno gli imprenditori locali. A settembre ci saranno i primi atti ufficiali della giunta, ma, come già detto, abbiamo preferito accelerare i tempi dell’annuncio per non rischiare di trovarci spiazzati».
Francesca Mandese

Friuli-Vg, Oltrepadania. Le “poltrone” in Fvg sono 3.646. C’è un politico ogni 338 abitanti
È l’esercito degli amministratori eletti in regione. A Udine il record con 184. Trieste ne ha “solo” 177. Stipendi d’oro per parlamentari e consiglieri regionali, che portano a casa fino a 11mila euro al mese.
 di Marco Ballico. TRIESTE
È un esercito di 3.646 persone, dall’europarlamentare al consigliere comunale di un paese di poche anime. Sono gli amministratori eletti in Fvg, se ne trova uno ogni 338 abitanti. Costano poco o tantissimo. Ma nei prossimi anni potrebbero dimezzarsi se la Regione, autonoma in materia di ordinamento degli enti locali, deciderà di seguire il dettato del decreto del governo. Quello che taglia le poltrone.

Rappresentanti del popolo
Sul sito Openpolis, digitando il Comune di residenza, ciascun cittadino Fvg può visionare l’elenco e la biografia di ogni amministratore. Il triestino ne conta 177: 14 europarlamentari eletti nella circoscrizione nordestina, 20 parlamentari, 67 regionali tra presidente, consiglieri e assessori esterni, 30 provinciali e 46 comunali. Il goriziano sta poco sotto: i “suoi” politici sono 174.

Il record
 Il più rappresentato? È il cittadino di Udine: mette in fila i soliti europarlamentari, parlamentari e regionali, ma aggiunge anche 34 provinciali e 49 comunali per un totale di 184 eletti.

Le truppe politiche
La schiera di presidenti, assessori e consiglieri, regionali o comunali, raggiunge le 3.646 unità sommando dunque 34 parlamentari (tra euro e italiani), 67 esponenti della Regione, 126 provinciali e 183 comunali delle quattro città principali, 441 tra sindaci, consiglieri e assessori esterni nei 19 comuni sopra i 15mila abitanti, 1.105 nei 65 comuni tra 3mila e 15mila abitanti, 1.690 nei 130 comuni con meno di 3mila abitanti.

Gli esterni
Quasi tutti i governi, nelle realtà più grandi, si avvalgono di assessori esterni, con costi inevitabilmente aggiuntivi. In Regione non si applica la norma statale che prevede l’incompatibilità tra la carica di assessore e quella di consigliere, mentre trova applicazione il divieto alla nomina, nella giunta, del coniuge, degli ascendenti e discendenti, dei parenti e degli affini fino al terzo grado del sindaco e del presidente della Provincia. La giunta Tondo conta così 7 esterni (ma erano 10 su 10 con Riccardo Illy governatore), come le Province di Udine e Pordenone, mentre quelle di Trieste e Gorizia si fermano a 5. Assessori esterni anche nei 4 Comuni capoluogo e pure in buona parte delle città sopra i 10mila abitanti. Solo Azzano Decimo, San Vito al Tagliamento, Ronchi dei Legionari, Fontanafredda, Cividale e Gemona fanno tutto in casa: i componenti della giunta sono eletti in Consiglio.

I Consigli comunali
 In Fvg il numero dei consiglieri comunali è disciplinato dall’articolo 2 della legge regionale 14/1995, che fa rinvio all’articolo 1 della 81/1993, e dall’articolo 6 9/2001. La Finanziaria regionale 2011, che pure è intervenuta in materia, non ha modificato le quote: 12 consiglieri nei comuni con popolazione fino a 3mila abitanti, 16 in quelli tra 3mila e 10mila, 20 tra 10 e 15mila, 24 tra 15 e 30mila, 40 nei capoluoghi di provincia.

Le giunte
 Cambiano invece le regole di composizione delle giunte. L’articolo 12, comma 39, della Finanziaria regionale 2011, dispone che il numero massimo degli assessori comunali non possa essere superiore a un quarto del numero dei consiglieri, con arrotondamento all’unità superiore e computando nel calcolo anche il sindaco. La disposizione operava già da quest’anno per i Comuni oggetto di rinnovo del consiglio. A decorrere dunque dal rinnovo dei consigli, le giunte saranno composte dal sindaco e da un numero massimo di assessori stabilito dallo statuto in base alle diverse classi demografiche dei Comuni: il tetto è di 4 nei Comuni sotto i 3mila abitanti, di 5 fino a 10mila, di 6 fino a 15mila, di 7 fino a 30mila, di 11 nei capoluoghi.

Le indennità
 Le indennità variano ovviamente per importanza dell’incarico. Più è alto e più la paga base viene rafforzata da bonus di vario genere. Lo stipendio di un europarlamentare è di poco inferiore agli 8mila euro, mentre senatori e deputati viaggiano sugli 11mila. In regione la media è di 10.600 euro lordi al mese, mentre sindaci e presidenti di Provincia si fermano a 5.052 euro. I sindaci dei 47 comuni sotto i 1.000 abitanti? Nemmeno un migliaio di euro al mese, 200 euro in meno di un assessore di un comune sopra i 20mila abitanti.

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