lunedì 22 agosto 2011

Federali.Sera_22.8.11. In Sardegna il sole picchia duro, alcuni non reggono. Gibi Puggioni: Gli osservatori avevano analizzato i flussi turistici scoprendo che un network del "turismo della diversità" (alcuni milioni di clienti in tutto il mondo) aveva scelto Ibiza per le vacanze dei loro iscritti. Decisione immediata: studiare iniziative e offerte per sottrarre quote di questo mercato al network di omosessuali e lesbiche. Questo per dire che il turismo è fatto anche di studi e analisi, cosa che noi non facciamo limitandoci ad offrire sole e mare che altri ormai sanno vendere meglio di noi.----Banari. E Brigaglia, in apertura dei lavori, aveva lanciato la provocazione: Chiediamo ai banaresi di sposarsi e portare in paese i coniugi - ha detto- Così il numero degli abitanti raddoppia subito. E in ogni caso, Banari non si tocca.


Caserta. Il tesoro di Spartacus: flop turistico
L'UNIONE SARDA - Economia: Turismo, una stagione nera
LA NUOVA SARDEGNA - Politica: «I piccoli comuni sardi non si toccano»
Lombardo: «No a nuove province, sì ai consorzi di comuni siciliani»


Caserta. Il tesoro di Spartacus: flop turistico
Sabato solo 30 visitatori nell'area archeologica
Sito ignorato nonostante il successo della serie tv
CASERTA - Il primo pomeriggio di sabato, alla biglietteria dell'Anfiteatro, quattro visitatori hanno appena fatto il biglietto, euro 2.50, niente rispetto al tesoro che vanno a visitare. In tutta la giornata saranno stati una trentina, i visitatori, niente rispetto al tesoro che dovrebbe essere goduto da grandi folle, non proprio come al Colosseo, ma quasi. Un tesoro che non si sa vendere in questa provincia che è uno scrigno, un capitale trattato come una serie di Bot lasciati scadere e non riscossi, dovrebbe essere un fior di attrattore turistico, come la Reggia di Caserta che è a cinque chilometri di distanza e realizzata dopo diversi secoli dallo «Stadio dei Gladiatori» che, nel IV secolo avanti Cristo, era di poco secondo per dimensioni imponenza al Colosseo.

IL SUCCESSO DI CINEMA E TV - Se soltanto si sfruttasse la pubblicità che a questo gioiello dell'archeologia mondiale è derivata da eventi spettacolari, cinema degli anni d'oro (1960) e televisione di oggi, si sarebbe a buon punto. Mezzo secolo fa, fu Kirk Douglas, a colori e in Cinemascope, a interpretare il ruolo di Spartacus, il fomentatore della rivolta degli schiavi. E Spartacus, gladiatore, si allenava e combatteva nell'anfiteatro di quella che allora era Capua ed oggi è Santa Maria Capua Vetere, appunto.

LA STORIA - Nel film, scene ricostruite negli «studios», ma un paio di anni fa, per la serie «Spartacus: blood and sand», i magnati della produzione mondiale televisiva vennero a visitarlo l'anfiteatro sammaritano, anche per emozionarsi a toccare arena e pietre dove il lottatore ribelle, gettava sangue nella sabbia, come nel titolo della serie televisiva. E per un lungo tratto dell'Appia, tra Capua e Roma, furono tante le crocifissioni di schiavi sconfitti, le ordinò il console Crasso che non riuscì a sapere da Batiato, l'allenatore di Spartacus, dove si nascondeva il capo della rivolta. Basterebbe sfruttare questa che è già una pubblicità, gratuita, di forte effetto per richiamare, «adescare» turisti.

I TURISTI - Niente, l'occasione non è stata sfruttata. Lo aveva predetto lo stesso anfiteatro che il 29 gennaio 2010, aveva surrealmente scritto al Corriere del Mezzogiorno, per mano di Jolanda Capriglione, docente di Estetica alla facoltà di Architettura di Aversa, della «pochezza del nostro fare». E i pochi turisti di sabato, e di sempre, ne sono la dimostrazione.
Franco Tontoli

L'UNIONE SARDA - Economia: Turismo, una stagione nera
22.08.2011
Numeri neri: 13 per cento in meno dei vacanzieri
La porta del turismo scricchiola. Allarmanti cigolii di un'estate a picco: nelle previsioni e ora anche nei numeri. «È la peggiore stagione dal 2003» dice senza giri di parole Stefano Visconti, presidente del Consorzio turistico Riviera del Corallo. A giugno il calo rispetto allo scorso anno è stato del 18-20 per cento. Luglio ha registrato una leggera ripresa ma con gli stessi numeri del 2010, quindi è andato male. Agosto ha una flessione nel periodo tra il 10 e il 24, con moltissimi posti letto vuoti, mentre dal 25 alla fine ci sarà il pienone.
CALO Insomma, il calo della media estiva dei flussi turistici ad Alghero dovrebbe aggirarsi sul 13 per cento. Non solo, le prenotazioni per il mese di settembre vanno a rilento e non sono incoraggianti. Visconti non parla per sensazioni. Il suo è un osservatorio privilegiato. Il Consorzio turistico Riviera del Corallo rappresenta sessanta aziende tra alberghi, residence, agriturismo, cioè il 57% della ricettività algherese. Stefano Lubrano, imprenditore alberghiero, ex presidente della Confindustria di Sassari, concorda con l'analisi del collega: «Giugno, mese di spalla che ci ha dato sempre qualche buon risultato, è stato disastroso per il tempo. Speravamo in settembre - dice Lubrano - ma le prenotazioni che abbiamo ricevuto non sono in percentuale tale da far sperare che flussi importanti di turisti scelgano Alghero per le loro vacanze».
CAUSE Le cause del calo per Visconti sono tre in particolare: «Il crollo dell'economia mondiale che ha mutato profondamente le nostre scelte e in particolare la capacità di spesa delle persone; i costi e la difficoltà di raggiungere la Sardegna con le navi traghetto; la capacità di altri paesi europei di saper stare sul mercato del turismo offrendo ai clienti pacchetti estremamente competitivi. Risultato: siamo tagliati fuori» conclude amaramente. Ma cosa ha fatto Alghero, e la Sardegna più in generale, per intercettare nuovi flussi turistici? Ci aiutiamo con un esempio. Alcuni anni fa alla Borsa internazionale del turismo di Madrid circolava nei box per la stampa uno studio fatto dagli analisti del mercato iberico su un dato: la Spagna era cresciuta in termini di presenze di alcuni punti in percentuale mentre Ibiza era schizzata del 14 per cento. Perché?
TURISMO DELLA DIVERSITÀ Gli osservatori avevano analizzato i flussi turistici scoprendo che un network del "turismo della diversità" (alcuni milioni di clienti in tutto il mondo) aveva scelto Ibiza per le vacanze dei loro iscritti. Decisione immediata: studiare iniziative e offerte per sottrarre quote di questo mercato al network di omosessuali e lesbiche. Questo per dire che il turismo è fatto anche di studi e analisi, cosa che noi non facciamo limitandoci ad offrire sole e mare che altri ormai sanno vendere meglio di noi. Gibi Puggioni

LA NUOVA SARDEGNA - Politica: «I piccoli comuni sardi non si toccano»
22.08.2011
BANARI. «Banari non si tocca» ha tuonato il professor Manlio Brigaglia. «I piccoli comuni non devono scomparire» ha promesso l’assessore regionale Nicola Rassu. Quella dell’altra sera a Banari non era un discussione sulla manovra di Tremonti ma l’inaugurazione della mostra del pittore Giuseppe Carta nel ristrutturato Palazzo Tonca. Una iniziativa della Fondazione Logudoro Mejlogu che ha richiamato nel paesino del Sassarese persone di ogni parte dell’isola. Il rischio che quel paesino scompaia è serio, dal momento che conta poco più di seicento abitanti. Nel giro di qualche anno il numero dei residenti si è dimezzato, come è successo a tanti altri centri dell’isola. Una parte degli abitanti è emigrata verso il nord Italia o all’estero, alla ricerca di lavoro. Altri sono andati via (spesso insieme alle famiglie) per motivi di studio. Una formidabile forma di resistenza passiva allo spopolamento, anche in questo caso, è rappresentato dalle iniziative culturali. Prima con i cartelloni di «Banari Arte», che con le iniziative musicali e culturali si attiravano visitatori e curiosi. Poi con le iniziative della Fondazione Logudoro Mejlogu: presentazione di mostre con gli artisti più importanti del Novecento (da Picasso a Mondrian, da Salvatore Fiume a Emanuele Luzzati, dai Macchiaioli a Guttuso), presentazione di libri, convegni e perfino corsi di gastronomia. «Quelle mostre hanno un senso in paesi come questo più che nelle grandi città», ha detto il professor Francesco Martani, artista, collezionista d’arte e cittadino onorario di Banari. Una programmazione serrata, intelligente e senza soluzione di continuità che ha incoraggiato la nascita, nel borgo, di microimprese di natura ricettiva: bed and breakfast, pizzerie, ristoranti e addirittura un museo. E l’inevitabile ricaduta positiva anche per i produttori di specialità alimentari tipiche; dai formaggi fresa alle salsicce, dalle inimitabili cipolle (c’è perfino una sagra dedicata alle cipolle di Banari), al pane. Certo, piccole produzioni, ma a chilometri zero, una tracciabilità certa e un gusto di altri tempi. Poi si sa che da cosa nasce cosa ed ecco anche una rassegna di musica reggae e dieci piccole manifestazioni collaterali che hanno visto il paese mobilitato per offrire ai visitatori merende e piccoli pasti per pochi euro, proprio di fronte alle case di ciascun abitante. «Conosco bene la vita di questi piccoli centri- ha detto nel proprio intervento l’assessore regionale agli enti locali Nicola Rassu - anche perchè sono stato sindaco di Torralba a pochi chilometri da qui. Qui posso ribadire quanto ha già detto il presidente Cappellacci, per il quale non è pensabile cancellare enti nei quali il cittadino si identifica pienamente. Io personalmente e la giunta regionale ci batteremo perchè i piccoli comuni possano continuare a vivere. Il contrario sarebbe un suicidio». Un accorato appello per la tutela delle identità dei piccoli comuni, era stato lanciato, poco prima, dal sindaco di Banari, Giampiero Cordedda. Mentre il giornalista della Rai, Tonino Oppes, si è rivolto al senatore Beppe Pisanu, seduto in prima fila: «Senatore, lo spieghi lei al ministro Tremonti che non si possono uccidere i piccoli centri dell’isola». E Brigaglia, in apertura dei lavori, aveva lanciato la provocazione: «Chiediamo ai banaresi di sposarsi e portare in paese i coniugi - ha detto- Così il numero degli abitanti raddoppia subito. E in ogni caso, Banari non si tocca».

Lombardo: «No a nuove province, sì ai consorzi di comuni siciliani»
E precisa: «Il presidente e la giunta esecutiva non dovranno percepire nessuna indennità»
PALERMO - Raffaele Lombardo esclude la costituzione di nuove provincie in Sicilia e anzi, parlando con i giornalisti a margine del Meeting di Cl a Rimini, pensa ad eliminarle: «Sulle province noi vogliamo attuare la previsione statutaria che è rimasta sulla carta per 65 anni: ed è quella dell'articolo 5 che parla di "liberi consorzi dei comuni" sulla base di omogeneità territoriale che invece non si riscontra nelle province, che invece sono tanto ampie da non essere omogenee».

Quanto al rischio di doppioni o di aumento dei costi della politica, il presidente della Regione Siciliana, ha spiegato: «Il presidente e la giunta esecutiva dovranno essere eletti con elezione di secondo grado da parte dei consiglieri comunali e non dovranno percepire nessuna indennità». Per Lombardo questa articolazione «risponderebbe meglio al territorio e potrebbe essere destinataria di molti poteri che oggi detiene una regione elefantiaca».

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