martedì 23 agosto 2011

Federali.Mattino_23.8.11. Berberi e padani. Bossi: Il sistema italiano è condannato a morte il Nord produce, da soldi a Roma che li distribuisce al Sud. La soluzione è la Padania, perché è l'Italia che non tiene più. Sarà la grande Padania che ci darà un altro futuro.----A Roma v’erano tendoni, amazzoni con la panza, brianzoli col riportino, cavalli berberi, beduini puzzolenti e padani che basta la parola.


Berlusconi contro Umberto Bossi
150 Unità Italia: Dichiarazione Presidente del Consiglio
Libia, dichiarazione del Presidente del Consiglio Berlusconi
Finmeccanica: Orsi, contratti in Libia saranno rispettati
Libia. I principali investimenti italiani nel paese
Patto di stabilità, Veneto all’attacco
La Lega holding non vale più nulla


Berlusconi contro Umberto Bossi
«L'Italia c'è e ci sarà sempre»
Il leader leghista aveva invitato i militanti a prepararsi alla Padania, in questo momento di crisi della nazione
MILANO - Una nota ufficiale. Per far sapere di non essere d'accordo con l'alleato e leader della Lega Umberto Bossi. Silvio Berlusconi affida poche righe a un comunicato. Una esplicita replica alle parole del Senatùr, che in un comizio a Capriata d'Orba, nell'Alessandrino, aveva invitato i leghisti a prepararsi alla nascita della Padania, visto che l'Italia, alle prese con la crisi economica, dimostrerebbe di non farcela. «Mi spiace, questa volta, di non essere d'accordo con il mio amico Umberto Bossi - ha scritto il premier -. Sono profondamente convinto che l'Italia c'è e ci sarà sempre. Celebriamo i 150 anni di unità di un Paese che ha sempre saputo reagire con grande orgoglio alle difficoltà che la storia gli ha posto innanzi. Un Paese che è unito, con un Nord e con un Sud che sono partecipi di una comune storia e di un comune destino».

LE PAROLE DI BOSSI - A Capriata d'Orba, il leader della Lega aveva commentato l'auspicio di Giorgio Napolitano su una crescita meno diseguale tra Nord e Sud. ««Questo è un cambiamento epocale, non è una questione Nord-Sud, bisogna vedere se l'Italia ci sarà ancora», ha detto Bossi. «Il sistema italiano è condannato a morte - ha aggiunto - il Nord produce, da soldi a Roma che li distribuisce al Sud. La soluzione è la Padania, perché è l'Italia che non tiene più. Sarà la grande Padania che ci darà un altro futuro».

150 Unità Italia: Dichiarazione Presidente del Consiglio
22 Agosto 2011
“Mi spiace, questa volta, di non essere d’accordo con il mio amico Umberto Bossi. Sono profondamente convinto che l’Italia c’è e ci sarà sempre.
Celebriamo i 150 anni di unità di un Paese che ha sempre saputo reagire con grande orgoglio alle difficoltà che la storia gli ha posto innanzi. Un Paese che è unito, con un Nord e con un Sud che sono partecipi di una comune storia e di un comune destino”.

Libia, dichiarazione del Presidente del Consiglio Berlusconi
22 Agosto 2011
“Il Consiglio Nazionale Transitorio e tutti i combattenti libici impegnati a Tripoli stanno coronando la loro aspirazione a una nuova Libia democratica e unita. Il Governo italiano è al loro fianco.
Esortiamo il Consiglio Nazionale Transitorio ad astenersi da ogni vendetta e ad affrontare con coraggio la transizione verso la democrazia con spirito di apertura nei confronti di tutte le componenti della popolazione.
Al tempo stesso, chiediamo al Col. Gheddafi di porre fine a ogni inutile resistenza e di risparmiare, in questo modo, al suo popolo ulteriori sofferenze”.

Finmeccanica: Orsi, contratti in Libia saranno rispettati
RIMINI (MF-DJ)--"I contratti in essere" in Libia "verranno rispettati. Non c'e' motivo di credere che verranno modificati".
 Lo ha dichiarato l'a.d. di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, durante una conferenza al meeting di Rimini, auspicando che nel Paese nordafricano si arrivi ad un governo stabile per riprendere in maniera costruttiva i rapporti commerciali. alb/ofb alberto.chimenti@mfdowjones.it

Libia. I principali investimenti italiani nel paese
22 agosto, 20:09
ROMA - L'Italia è il primo paese investitore in Libia. Secondo la Camera di Commercio ItalAfrica prima dell'inizio del conflitto le Pmi italiane stavano investendo per un ammontare di 60 milioni di dollari. Ecco in sintesi i principali player italiani nella Gran Jamahiriya.

- PETROLIO: L'Eni è il primo operatore internazionale nell'estrazione di gas e petrolio. In Libia è presente dal 1959 quando l'Agip ottenne dal governo libico la 'concessione 82 nel deserto del Sahara sud-orientale. L'Eni ha sottoscritto con il governo Gheddafi accordi per il rinnovo delle concessioni fino al 2045. Nello stesso settore sono attive Saipem e Snam progetti (che fanno capo ad Eni), Edison e Tecnimont.

- INFRASTRUTTURE : In Libia c'é quasi tutto il mondo delle costruzioni 'made in Italy'. A iniziare dall'Anas capofila del gruppo di imprese italiane che si sono aggiudicate la gara da 125,5 milioni di euro per il servizio di advisor in vista della realizzazione dell'autostrada costiera libica lunga 1.700 km e chiesta dal colonnello Gheddafi come riparazione per i danni subiti nel periodo coloniale e prevista dal trattato di amicizia e cooperazione firmato nel 2008 da Italia e Libia. I lavori, che sono stati riservati a imprese italiane, valgono circa tre miliardi di dollari e riguardano l'intero tracciato. In corsa per la gara il colosso delle infrastrutture Impregilo che ha anche ottenuto in Libia contratti per 1 miliardo di euro per la costruzione di 3 centri universitari, del nuovo centro congressi di Tripoli oltre ad altre infrastrutture fra Tripoli e Misurata. Nello stesso settore sono attive Bonatti, Garboli-Conicos, Maltauro, La Trevi sta lavorando alla costruzione del nuovo Hotel Al Ghazala nel centro di Tripoli.

- TELECOMUNICAZIONI: La Sirti, con la francese Alcatel, aveva chiuso un contratto per la fornitura e messa in opera di oltre 7.000 km di cavi di fibre ottiche per un importo globale di 161 milioni di euro (di cui 68 per Sirti). La Prysmian Cables & Systems di Milano (ex Pirelli Cavi) un contratto da 35 milioni di euro per la fornitura e posa di cavi a larga banda nella rete del Libya General Post and Telecommunications Company (GPTC).

- TRASPORTI - Finmeccanica ha costituito con il fondo Lybian Africa Investment Portfolio una joint venture per una cooperazione nei settori dell'aerospazio, trasporti ed energia. La sua controllata Ansaldo Sts si era aggiudicata due contratti per la relazione delle ferrovie libiche del valore complessivo di 740 milioni di euro. La Agusta-Westland aveva ottenuto il contratto per la fornitura di 10 elicotteri con relativi corsi di formazione ed assistenza post-vendita. La Alenia Alemacchi ha un contratto di 3 milioni di euro per un programma di formazione e revisione dei sistemi di propulsioni su 12 aerei SF - 260. Un altro importante investitore è l'Iveco (gruppo Fiat) presenta con una società mista e un impianto di assemblaggio di veicoli industriali.

Patto di stabilità, Veneto all’attacco
Roberto Ciambetti (Lega): «Frena lo sviluppo». Le Province al governo: «Subito la revisione»
VENEZIA. Il Veneto sollecita il governo a cambiare direzione sul patto di stabilità, puntando i piedi per una sua revisione. Lo fa con una riflessione storica dell’assessore regionale al Bilancio, Roberto Ciambetti (Lega), e con una lettera indirizzata all’esecutivo firmata da Leonardo Muraro (Lega) in qualità di presidente dell’Unione Province Venete. Nella quale si chiede la revisione del patto di stabilità per il 2012, per consentire lo sblocco di parte dei residui passivi in conto capitale su specifici e delicati settori di intervento come strade, scuole e suolo.

 La Lega di governo locale lancia l’allarme, nella speranza (forse) che la Lega di governo nazionale sappia raccoglierlo. «Siamo consapevoli della drammatica situazione economica che colpisce il Paese - spiega il presidente dell’Upi Veneto e presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro - e siamo disposti a fare la nostra parte. Allo stesso tempo però, è evidente che la crisi economica è dettata anche dal blocco degli investimenti e che la manovra può essere migliorata. Pertanto non possono esserci solo tagli, ma anche certezza dei fondi necessari a svolgere le funzioni primarie». Allo stesso modo, d’accordo parlare di eliminazione delle Province, ma l’Upi Veneto sottolinea che è necessario parlare di un riordino generale complessivo dell’organigramma dello Stato.

 Ricordando che esistono strutture, enti e uffici che esercitano funzioni riconducibili alle Province (Ato acque e rifiuti, consorzi, agenzie, enti strumentali, uffici statali e regionali decentrati a livello provinciale), enti e strutture che vanno soppressi, mentre va incentivata la definizione chiara dei ruoli, delle competenze e delle entrate delle Province.
 In questo senso, l’Upi Veneto chiede l’immediata ripresa dell’iter parlamentare per l’approvazione del nuovo Testo Unico degli Enti Locali, nel cui ambito possono essere prese in considerazione le revisioni delle circoscrizioni provinciali. «Importante è comunque - continua Muraro - l’applicazione del Federalismo Fiscale sin dal 1 gennaio 2012. Anche in questo senso, chiediamo al governo di sforzarsi affinché la riforma federalista entri a regime il prima possibile. Sono preoccupato - chiude Muraro - per una Provincia come Belluno che,
scampata alla cancellazione, versa in una situazione economica difficile».
 Dopo Flavio Tosi (sindaco di Verona) e Gianpaolo Bottacin (presidente della Provincia di Belluno) un altro esponente della Lega veneta, Muraro, appunto, si smarca dalle posizioni della Lega di governo. O, quanto meno, fa dei distinguo. «Se nel 1997 nasceva il Patto di stabilità per garantire il controllo dei bilanci dei paesi membri dell’Unione Europea, oggi quello stesso strumento è diventato per gli enti locali e per la nostra stessa Regione un ostacolo insormontabile agli investimenti, un freno pericolosissimo al nostro potenziale di sviluppo» riflette Ciambetti, alle prese in questi giorni con i potenziali effetti della manovra-bis.
 «Se il Patto di Stabilità continuerà a ingessare il bilancio - conclude -, che futuro si prospetta per un’amministrazione dinamica come la nostra, dotata di buona progettualità e capacità programmatoria? La risposta è che a tale prospettiva dobbiamo dire di no». (m.mar.)

La Lega holding non vale più nulla
Azzerato il valore di tutte le partecipazioni societarie del partito
 di Stefano Sansonetti  
Eppure c'è stato un momento, non più di due anni fa, in cui la Lega ancora di credeva. Erano addirittura arrivate a cinque le società che il Carroccio aveva lanciato per fare business un po' ovunque: tour operator, produzioni di film e video, organizzazione di eventi, sondaggi, e-commerce.
Nulla era stato lasciato indietro, nel tentativo imprenditoriale portato avanti dal partito di Umberto Bossi, forse in modo un po' troppo garibaldino. Adesso, infatti, la Lega una volta di lotta, poi di governo, di potere e d'impresa, per le mani non ha più nulla. Da qualche tempo è stato praticamente azzerato il valore di tutte le partecipazioni societarie che fanno capo al Carroccio.
E così, se soltanto due anni fa si potevano contare almeno cinque società nella galassia leghista, le cui quote azionarie erano valutate circa 130 mila euro, oggi quello stesso pacchetto ne vale appena 2.462, praticamente quasi più nulla.
Partiamo dagli eventi più recenti, così come descritti dall'ultimo bilancio approvato della Fin Group (chiuso al 31 dicembre 2010), la finanziaria di partecipazioni controllata proprio dal Carroccio, amministrata fino a qualche tempo fa da Matteo Brigandì. Si tratta di un ex membro laico del Csm, eletto appunto in quota Lega, che proprio a seguito di un'inchiesta di ItaliaOggi (vedi il numero dell'11 febbraio 2011) è stato espulso dall'organo di autogoverno della magistratura perché non aveva mai comunicato la carica di amministratore unico della Fin Group.
Ruolo che lo rendeva incompatibile. Alla Fin Group, oggi amministrata da Ugo Ottaviano Zanello, fa appunto capo quel che resta della Carroccio spa. L'ultima operazione in ordine di tempo è stata l'azzeramento totale della partecipazione detenuta nella Celticon srl, società amministrata dal deputato leghista Davide Caparini che dovrebbe occuparsi di produzioni di video, film e programmi tv. Iscritta in bilancio per 65 mila euro a fine 2009, adesso è stata totalmente svalutata.
La stessa identica sorte è toccata alla società Media Padania, il cui oggetto sociale parla di attività di comunicazione, produzione e organizzazione di eventi.
In questo caso a fine 2009 il valore di bilancio era di 64 mila euro, che un anno dopo sono letteralmente andati in fumo. Per altre due società del gruppo, invece, dopo la liquidazione è scattata la cancellazione dal registro delle imprese: parliamo della Check up srl, società che ha tentato di occuparsi di sondaggi e che è stata depennata il 21 luglio del 2010, e della Padania Viaggi srl, un tentativo del settore delle agenzie di viaggio e dei tour operator, che ha presentato il bilancio finale di liquidazione nel dicembre del 2010 ed è stata cancellata dal registro il primo febbraio del 2011.
Sempre a fine 2009, la Check up srl e la Padania Viaggi srl erano iscritte in bilancio rispettivamente per 52 mila e 12 mila euro.
Dopo la loro cancellazione, ovviamente, nei documenti contabili della Fin Group non ve n'è più traccia.
Da tutta questa débâcle, almeno in piccola parte, sembra essersi salvata soltanto La Bicicletta Padana srl, l'ultima nata in casa Fin Group (anno 2008) con l'ambizione di sviluppare un'attività nell'ambito dell'e-commerce. Pur non essendo mai andata a regime, a causa della sua giovane età, la società è stata comunque quasi tutta svalutata nell'ultimo bilancio della Fin Group: dai 19.000 euro di fine 2009 ai 2.462 euro di fine 2010. Ed è in effetti quest'ultima cifra, a ben vedere, ciò che resta delle proprietà imprenditoriali del Carroccio in pancia alla Fin Group.
Insomma, il pacchetto che a fine 2009 valeva 212 mila euro, che sottratti accantonamenti vari si era già ridotto a 128 mila euro, adesso non vale praticamente più niente. Rimangono le briciole dell'esperienza economica di un partito che, soprattutto a livello politico, sta vivendo momenti a dir poco decisivi.

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