martedì 9 agosto 2011

Federali.Mattino_9.8.11. I padani non son pezzenti, non son mica i terroni delle delle Terre Joniche. Zaia presenta l'ultima ordinanza: Entro l'anniversario dell'alluvione pagheremo tutti i rimborsi ad aziende e famiglie.----La polemica innescata dal documento firmato dalle regioni del Nord, secondo Caligiuri non fa altro che dimostrare che l’Italia è divisa in due. Questo è un dato di fatto storico, dovuto soprattutto al divario economico esistente tra il Settentrione e il Meridione.


Disoccupazione rosa al 18,1% numeri da record per la Sicilia
Venezia, padania. Alluvione, via libera ai risarcimenti: altri 68 milioni
Professori, il Sud alla Donazzan: «La lobby del Nord divide l'Italia»


Disoccupazione rosa al 18,1% numeri da record per la Sicilia
di Liliana Rosano
PALERMO – Maglia nera per la Sicilia che ancora una volta registra il tasso di disoccupazione femminile più alto. A rilevare, quello che non è ormai una novità per l’Isola, sono stati i dati Istat 2011 sulla situazione occupazionale in tutta Italia.
 L’Isola, con il 18,1%, è la regione con il più alto tasso di disoccupazione femminile, mentre insieme alla Campania si piazza seconda tra le regioni con il numero di disoccupati più alto (oltre il 15%). Il report dell’Istat, conferma ancora una volta le differenze tra Nord e Sud che si fanno ancora più nette quando si parla di mercato del lavoro. Infatti, risalendo la Penisola, i tassi di disoccupazione si abbassano fino ad arrivare a regioni come il Trentino Alto Adige (3,9%) o la Valle D’Aosta (4,4%), dove le persone alla ricerca di un impiego sono quasi “mosche bianche”. Tra le grandi regioni italiane molto bene fanno l’Emilia Romagna, che limita la quota al 5,2% e il Veneto (5,4%).

 Insomma, i dati dell’Istat riferiti al primo trimestre del 2011 parlano chiaro: dei 2,155 milioni di disoccupati in tutto il Paese circa il 50% si trova al Sud (1,003 milioni), il 35% al Nord (762 mila), e la parte rimanente al Centro (il 18% pari a 390 mila).
 Le cifre descrivono, quindi, un’Italia perfettamente spaccata in due. E non stupisce così che il tasso delle persone alla ricerca di un impiego nella parte meridionale del Paese sia doppio a confronto con il resto del Paese.
Un quadro più dettagliato emerge analizzando le forze lavoro regione per regione. A fare il pieno di disoccupati, è, appunto, la Campania che registra sia il tasso più alto (15,6%), che il numero complessivo maggiore (286 mila). Ciò significa che questa sola regione assorbe il 13% dei disoccupati in
 Italia.

 Il quadro che emerge dall’analisi dell’Istituto Italiano di Statistica è che a inizio 2011 sono, infatti, un milione, ovvero la metà del totale, le persone alla ricerca di un posto al Sud. E se in Campania, come abbiamo detto, il tasso di disoccupazione supera il 15% e le altre regioni meridionali poco si scostano da questi livelli, scontando tutte un tasso a doppia cifra, questo significa che la questione meridionale deve partire soprattutto dalla questione occupazionale per colmare le differenze nel mercato del lavoro ed evitare il fenomeno della migrazione o dei cervelli in fuga.
 Sulla Sicilia bisogna fare una riflessione in più che riguarda l’occupazione femminile che si rivela piuttosto allarmante considerata l’alta percentuale delle donne inoccupate.

 I dati  Istat diffusi sulla disoccupazione in Sicilia fotografano una realtà drammatica che bisogna in qualche modo riuscire a capovolgere. “Sono necessarie politiche vere e di sviluppo dice l’assessore al Lavoro, Andrea Piraino in un comunicato”. La Sicilia deve produrre ricchezza. Stiamo lavorando ad una legge per lo sviluppo, per rimettere in moto l’economia siciliana. Bisogna anche dire che, oltre alle nostre insufficienze, subiamo purtroppo le tensioni nazionali che il governo puntualmente tende a scaricare sul Sud. La Sicilia ha dei blocchi da parte del governo su una serie di finanziamenti che impediscono lo svolgersi e lo svilupparsi di una serie di iniziative molto importanti per l’Isola”.

 Anche la segretaria regionale della Cgil, Mariella Maggio pensa che la Sicilia è abbandonata dal governo centrale è dice: “I dati fotografano un problema presente in Sicilia da anni. Se da un lato il governo nazionale non crea dei progetti strutturali per il rilancio della nostra isola, dall’altro – dice la segretaria – esiste un’azione speculare dei governi regionali che si sono susseguiti negli ultimi anni in Sicilia”.

Venezia, padania. Alluvione, via libera ai risarcimenti: altri 68 milioni
Zaia presenta l'ultima ordinanza: "Entro l'anniversario dell'alluvione pagheremo tutti i rimborsi ad aziende e famiglie"
VENEZIA. Arrivano i contributi per i danni dell'alluvione dello scorso anno per 10.040 famiglie e imprese venete: lo ha annunciato il governatore Luca Zaia. "Dai prossimi giorni cittadini e aziende potranno presentare le cosiddette pezze giustificative delle spese sostenute e riusciremo a coprire il massimo del contributo concedibile a norma di legge: per le imprese si tratta del 75 per cento del valore del danno ai macchinari e il 30 per cento del valore delle scorte, cui si aggiungono il 75 per cento del valore degli arredi persi entro un tetto massimo di contributo di 30 mila euro e il contributo per la sospensione dell’attività; per le famiglie il 75 per cento della spesa per i beni mobili fino ad un tetto massimo di contributo di 30 mila euro, il 75 per cento delle spese per il ripristino dell’immobile, pure entro il tetto di 30 mila euro, cui si aggiungono eventuali contributi per trasloco o autonoma sistemazione a seguito di sgombero”.

 Assieme al presidente della Regione alla conferenza stampa erano presenti i sindaci dei comuni maggiormente disastrati e i rappresentanti delle province di Padova, Verona e Vicenza: Daniele Mocellin per Saletto, Carlo Tessari per Monteforte d’Alpone, Elisa Venturini per Casalserugo, Arianna Lazzarin per Veggiano, Achille Variati per Vicenza, Lino Gambaretto per Soave, Enrico Rinuncini per Ponte San Nicolò, Marcello Vezzaro per Caldogno, Vittorio Meneghello per Bovolenta, il vicepresidente Roberto Marcato per la Provincia di Padova, l’assessore alla protezione civile Giuliano Zigiotto per quella di Verona e il dirigente del lavori pubblici Andrea Turetta per quella di Vicenza.

 Nell’occasione, Zaia e gli amministratori locali hanno illustrato i contenuti dell’ordinanza commissariale n. 22, che dà il via alle liquidazioni finali e impegna altri 68 milioni e mezzo circa di euro oltre a quelli già impegnati a dicembre per il primo acconto, individua il contributo assegnabile per ciascun Comune interessato, stabilisce il prezziario dei beni mobili e indica quello per gli immobili, individua le tipologie di danno e le percentuali di contributo ammissibile, contiene i moduli per la richiesta del contributo.

 Per queste finalità, in definitiva, sono stati messi a disposizione complessivamente oltre 161 milioni e mezzo per 227 Comuni: i 150 milioni per privati e imprese dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, i contributi di solidarietà, specifici finanziamenti regionali. Il tutto anche alla luce del riconoscimento comunitario della calamità che supera il discorso del cosiddetto "de minimis". "Sono convinto che riusciremo a liquidare la maggior parte dei contributi prima dell’anniversario dell’alluvione – ha sottolineato Zaia – e che quasi certamente avremo delle economie tra il danno segnalato e quello che sarà effettivamente liquidato".

 Per quanto riguarda i danni alle opere pubbliche, si sta lavorando ad un’analoga ordinanza, che va costruita separatamente da quella per privati e imprese dopo la suddivisione del fondo originario in due partite specifiche. Sono inoltre alla fase finale i 250 interventi attivati a partire dai giorni stessi dell’alluvione per sistemare gli argini crollati o danneggiati e le opere idrauliche messe a rischio, mentre sono state finanziate le prime tre casse d’e spansione, quelle di Trissino, Caldogno e Muson dei Sassi, per i quali c’era già una progettazione disponibile, ed è stata avviata la progettazione di altri sei interventi. Si sta anche operando sul fronte dell’adeguamento dei sistemi di allertamento.

 "Saranno queste le partite per il futuro, quelle per la prevenzione e la diminuzione del rischio idraulico. E qui occorrerà reperire a mano a mano i finanziamenti, tenuto conto che ereditiamo un pesante arretrato: l’ultima cassa di espansione del Veneto, quella di Montebello – ha concluso Zaia – è stata realizzata un’ottantina di anni fa".

 "Il fango dell’alluvione ha coperto i colori politici – ha detto dal canto suo Variati – e abbiamo lavorato tutti assieme: liquidiamo i danni in tempi rapidissimi come non è mai accaduto in Italia". "Ho polemizzando quando l’ho ritenuto necessario – gli ha fatto eco la sindaca Lazzarin – ma il Governatore ci ha ascoltato e abbiamo realizzato assieme un vero e serio lavoro di squadra, scrivendo questa ordinanza che segna il ‘giro di boa’ del 8 agosto 2011
disastro".

Professori, il Sud alla Donazzan: «La lobby del Nord divide l'Italia»
Dopo il documento sulle assunzioni dei docenti. Miraglia (Puglia): pensiamo a migliorare la scuola
VENEZIA — La battaglia «preventiva» delle regioni del Nord contro quelle del Sud in vista della spartizione delle immissioni in ruolo dei docenti, non è affatto piaciuta ai referenti politici per la scuola di Calabria e Campania. I due assessori regionali all’Istruzione replicano infatti alle dichiarazioni della collega veneta, Elena Donazzan, che domenica ha annunciato «l’azione tempestiva di lobby» per ottenere il rispetto ferreo dei contingenti delineati dal Ministero. «I numeri delle entrate in ruolo non vengono rispettati nello stesso modo da tutte le regioni: è già capitato che quelle del Sud sforassero. Più docenti di quelli necessari significa troppe persone in graduatoria. E molti, moltissimi potenziali spostamenti nelle altre regioni», aveva detto l’assessore veneto. Da qui l’idea di inviare una lettera alla Conferenza delle Regioni, che ne darà una copia al ministro Mariastella Gelmini.
Oltre al Veneto (dove dovrebbero arrivare 2.243 docenti) hanno firmato il documento anche Piemonte (2.400), Lombardia (5.120), Friuli (243) e Lazio, unica realtà del Centro Italia ad aver sottoscritto l’iniziativa e che attende la messa in ruolo di 3.200 insegnanti. Ma le Regioni del Sud, già finite al centro delle polemiche per la valanga di 110 e lode concessa ai propri studenti, non ci stanno a sentirsi additate come epicentro dei «furbetti della cattedra». All’assessore all’Istruzione della Campania, Caterina Miraglia questa contrapposizione del Nord contro il Sud non va giù: «Azioni di lobby dovrebbero non essere puntate a dividere il nostro paese, ma a preoccuparsi che ogni cittadino italiano abbia la stessa istruzione in termini di qualità e di spesa ». Per questo, Miraglia prova a spostare il tiro: «La Campania, così come tutte le Regioni del Sud, crede sia secondario parlare di un posto in organico in più o in meno, qualora ogni studente italiano possa usufruire di servizi minimi per l’istruzione, così come garantito anche dalla nostra Costituzione. Occorre invece assicurare a ogni studente italiano la stessa spesa procapite». Anche per Mario Caligiuri, assessore all’Istruzione della Calabria, i problemi sono altri. «È il ministero che stabilisce i contingenti per le entrare in ruolo dei docenti, e noi li abbiamo sempre rispettati alla lettera anche perché, in caso contrario, si prefigurerebbe un danno all’erario del quale dovremmo rispondere». L’eventuale «sforamento» del numero dell e n o m i n e , quindi, a detta dell’assessore non riguarderebbe la Calabria. L’emergenza, semmai, è di tutt’altra natura.

«La politica, sottoposta alle pressioni che arrivano anche dai sindacati, sta trasformando l’insegnamento in un "parcheggio sociale", dove è possibile dare lavoro ai disoccupati. E così ci ritroviamo con un numero di insegnanti molto più elevato rispetto alle reali necessità. A rimetterci è soprattutto la qualità della scuola, soprattutto quella elementare, e di conseguenza il servizio offerto agli studenti». La polemica innescata dal documento firmato dalle regioni del Nord, secondo Caligiuri non fa altro che dimostrare che «l’Italia è divisa in due. Questo è un dato di fatto storico, dovuto soprattutto al divario economico esistente tra il Settentrione e il Meridione ». Proprio la Calabria è al centro della querelle tra un liceo di Reggio e l’assessore alla scuola della Provincia di Vicenza, Morena Martini, che ha chiesto l’accesso agli atti per capire il perché dell’alto numero di 110 e lode. Ieri Caligiuri ha rinnovato l’invito, rivolto all’assessore vicentino, di visitare la scuola: «Ho intenzione di telefonare a Martini perché venga a trovarci. In questo modo potrà rendersi conto di persona dell’alto livello qualitativo di quel liceo, dove pochi mesi fa ho premiato un loro studente per la sua partecipazione ai campionati mondiali di biologia che si sono disputati a Taiwan».
Andrea Priante

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