giovedì 18 agosto 2011

Federali.Sera_18.8.11. Virtu’ padana. In testa nel 2011, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Lombardia, con +15,3%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 14,9% e la Valle d'Aosta con +13,6%. A seguire la Liguria con +13,5%, il Piemonte con 13,4%, il Trentino con 13,1%, il Lazio con +12,9%, l'Emilia Romagna con +12,8%, la Toscana con +12,6%, le Marche con +11,3%, la Puglia con +10,6%, alla Campania +8,0 %, la Sicilia con +7,6% e l'Umbria con +7,1%. La Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell'evasione fiscale. In percentuale, il dato lombardo aumenta, nel 2010, di circa il 15,9%.


LA NUOVA SARDEGNA - Politica: I fondi Fas sono di nuovo a rischio
L'UNIONE SARDA - Economia: Due miliardi di tappi fanno boom
FISCO/CONTRIBUENTI.IT: CRESCE L'EVASIONE 13,1% NEL 2011.
Taranto. 5mln all’Osl ma resta un mare di debiti


LA NUOVA SARDEGNA - Politica: I fondi Fas sono di nuovo a rischio
18.08.2011
SASSARI. La manovra di Ferragosto potrebbe riservare una pessima sorpresa per la Sardegna. Neppure due settimane dopo l’annuncio dello stanziamento dei fondi Fas, il miliardo e 73 milioni per l’isola sono nuovamente a rischio. Ancora una volta, il serbatoio di denaro destinato alle aree sottosviluppate del Paese potrebbe diventare il bancomat del governo, da cui attingere nei momenti di crisi, come quello attuale. O meglio, se il Fas regionale, assicura il ministro Raffaele Fitto, dovrebbe salvarsi, a rischio appare la quota nazionale (4 miliardi) ancora da distribuire. In Sardegna lo stanziamento del Cipe è fondamentale per realizzare la strada a quattro corsie Sassari-Olbia: un’opera che, alcuni anni fa, poteva contare già sullo stanziamento necessario. Ma poi i fondi erano spariti, tra mille polemiche.

L'UNIONE SARDA - Economia: Due miliardi di tappi fanno boom
18.08.2011
Sughero, produzione in crescita: giro d'affari di 120 milioni
Grazie all'innovazione, le aziende sarde del sughero non temono rivali. Ogni anno, le principali imprese del settore destinano il 10% del fatturato in ricerca. E i risultati si vedono: il comparto mantiene la leadership nei tappi dei vini di medio-alta qualità, mentre la concorrenza dei prodotti chimici (il tappo in plastica) non fa paura. I MERCATI L'innovazione consente il presidio di mercati importanti: dai locali (Sardegna, Italia, Unione europea) a quelli internazionali (Nord America, Est Europa, Sud America, Sud Africa e Australia) fino ad arrivare alla Cina che sta investendo massicciamente nella produzione del vino. «La tecnologia ci consente di presidiare questi paesi», commenta Giuseppe Molinas, numero uno dell'omonima azienda. «Certo, i consumi sono in stallo, ma oggi il tappo in plastica, dopo il boom di inizio 2000, è in fase calante». Il tappo in sughero è invece tornato in auge, assieme a quello a vite. «Quest'ultimo però è preferito soprattutto dagli inglesi e dai tedeschi, nonostante non permetta al vino la micro-ossigenazione», precisa Giuseppe Molinas. «Anche per questo è sempre meglio diversificare. I nostri tappi vengono utilizzati non solo per il vino, ma anche per il cognac, la vodka e le grappe». LE AZIENDE «Nell'Isola», spiega Marco Tarantola, presidente di Confindustria del Nord Sardegna, «operano una quindicina di aziende (le principali sono Ganau, Molinas, Colla & Fresu, Martinese e Satta & Satta), per non meno di 800 addetti diretti e 400 nell'indotto (servizi, trasporti, manutenzioni). Ci sono poi gli artigiani: non oltre 50 attivi (rispetto ai 120-130 degli anni Ottanta), con circa 200 addetti diretti e 100 indiretti. Ai 1.500 lavoratori del settore», sottolinea Tarantola, «vanno aggiunti non meno di 300 stagionali all'anno, nel periodo della cosiddetta decortica, per un totale complessivo di 1.800 addetti». I NUMERI I fatturati del comparto reggono l'urto della crisi. Oggi il giro d'affari delle aziende raggiunge i 120 milioni di euro, in prevalenza concentrato nel tappo per l'enologia, con una produzione annua di non meno 2 miliardi di unità (3 miliardi in Italia): una quantità che rappresenta il 15% della produzione mondiale. «Mentre nella Penisola l'attività di trasformazione pura si sta sempre più riducendo a vantaggio di attività di commercializzazione e servizi», conclude Tarantola, «il comparto sugheriero sardo rappresenta un'eccezione straordinaria, in quanto occupa tutta la filiera produttiva: dalla pianta, alla trasformazione, fino alla vendita del prodotto finito»

FISCO/CONTRIBUENTI.IT: CRESCE L'EVASIONE 13,1% NEL 2011.
ROMA - Nel 2011 l'imponibile evaso in Italia è cresciuto del 13,1% con punte record nel nord dove ha raggiunto l' 14,2%. In termini di imposte sottratte all'erario siamo nell'ordine del 51,1% pari a 180,3 miliardi di euro l'anno. La stima è stata effettuata da KRLS Network of Business Ethics per conto dell'Associazione Contribuenti Italiani e sarà pubblicata nel prossimo numero di "Contribuenti.it Magazine".
Cinque sono le aree di evasione fiscale analizzate: l'economia sommersa, l'economia criminale, l'evasione delle società di capitali, l'evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.
La prima riguarda l'economia sommersa. L'esercito di lavoratori in nero si gonfia sempre di più è composto da circa 2,9 milioni di persone, molti dei quali cinesi o extracomunitari. In tale categoria sono stati ricompresi anche 850.000 sono la! voratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima un'evasione d'imposta pari a 34,3 MLD di euro.
La seconda è l'economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose italiane e straniere (Russia e Cina in testa) che, nel nord Italia è cresciuta nel 2011 del 18,7%. Si stima che il giro di affari non "contabilizzati" produca un'evasione d'imposta pari a 78,2 MLD di euro l'anno.
La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese. Dall'incrocio dei dati è emerso che l'78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi o meno di 10 mila euro o non versa le imposte. Molte di queste chiudono nel giro di 5 anni per evitare accertamenti fiscali o utilizzano "teste di legno" tra i soci o amministratori. In pratica su un totale di circa 800.000 società di capitali operative, l'81% non versa le imposte dovute. Si stima un'evasione fiscale attorno ai 22,4 MLD di euro l'anno.
La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre ha chiuso il bilancio in perdita e non pagando le tasse. Inoltre il 94 % delle big company abusano del "transfer pricing" per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 37,2 MLD di euro all'anno. Nel 2011, le 100 maggiori compagnie del paese hanno ridotto del 14% le imposte dovute all'erario.
Infine c'è l'evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all'erario circa 8,2 miliardi di euro l'anno.
In testa nel 2011, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Lombardia, con +15,3%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 14,9% e la Valle d'Aosta con +13,6%. A seguire la Liguria con +13,5%, il Piemonte con 13,4%, il Trentino con 13,1%, il Lazio con +12,9%, l'Emilia Romagna con +12,8%, la Toscana con +12,6%, le Marche con +11,3%, la Puglia con +10,6%, alla Campania +8,0 %, la Sicilia con +7,6% e l'Umbria con +7,1%.
La Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell'evasione fiscale. In percentuale, il dato lombardo aumenta, nel 2010, di circa il 15,9%.
In Italia i principali evasori sono gli industriali (33,2%) seguiti da bancari e assicurativi (30,7%), commercianti (11,8%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%).
A livello territoriale l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (27,1%). dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%).
"Per combattere l'evasione fiscale - ha affermato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - bisogna riformare il fisco italiano introducendo la tax compliance, seguendo ciò che avviene nei principali paesi eu! ropei che hanno ridotto le aliquote fiscali, migliorato la qualità dei servizi pubblici e sopratutto eliminato gli sprechi di denaro pubblico L'evasione fiscale a causa dell'inefficacia della P.A. è diventato lo sport più praticato dagli italiani. Fino a quando non migliorerà l'efficienza dell'amministrazione finanziaria e si taglieranno le spese della casta, il governo avrà bisogno di emanare nuovi condoni per far cassa ad ogni costo. E si premieranno sempre i grandi evasori fiscali, che preferiscono pagare le tasse a forfait e con il massimo sconto".
LA MAPPA DELL'EVASIONE FISCALE IN ITALIA (ANNO 2011)
Le categorie Le modalità Stima annuadell'imposta evasa
ECONOMIA SOMMERSA Almeno 2.400.000 occupati svolgono un'attività irregolare come lavoratori dipendenti 34,3 MLD
ECONOMIA CRIMINALE Controllo del territorio 78,2 MLD
SOCIETA' CAPITALE Il 78% delle società di capitali dichiara redditi negativi o meno di ? 10 mila 22,4 MLD
BIG COMPANY
 Transfer pricing conti off-shore e società estere 37,2 MLD
LAVORATORI AUTONOMI E PICCOLE IMPRESE Mancata emissione di scontrini, ricevute e fatture fiscali 8,2 MLD
TOTALE 180,3 MLD
CONTRIBUENTI.IT - ASSOCIAZIONE CONTRIBUENTI ITALIANI
L'ufficio stampa Infopress 3314630647

Taranto. 5mln all’Osl ma resta un mare di debiti
TARANTO - «4.674.000 euro per lavori pubblici in precedenza finanziati dal ricavato della vendita delle farmacie comunali, ricavato che viene invece trasferito alla Osl per il finanziamento della massa passiva ». Una nota, in arrivo da Palazzo di Città, annuncia il versamento, nella casse dell’Organismo Straordinario di Liquidazione di una cifra inferiore ai 5 milioni di euro.
Una inezia rispetto alla mole di debiti che tiene ancora col fiato sospeso una città intera. Secondo l’ultima relazione dei Revisori dei Conti, che hanno passato in rassegna il consuntivo 2010, il debito da dissesto ammonterebbe a “non meno di 190 milioni di euro”. Con questi chiari di luna, dunque, appare scontato che l’uscita dal default, sia ancora una chimera. Ma la Giunta comunale, guidata dal sindaco Stefàno, non la pensa così. Il primo cittadino, infatti, continua a dispensare ottimismo, così come, il 23 novembre dello scorso anno, disse dal palco dell’Ilva, nel corso della presentazione del Secondo Rapporto Ambiente-Sicurezza: «Siamo fuori dal dissesto». Prima di essere smentito (due giorni dopo) dal presidente dell’Osl Mario Pazzaglia. Per Stefàno dunque, il dissesto era già chiuso nove mesi fa e infatti ne stiamo ancora parlando. Il sindaco ha quindi deciso di raddrizzare il tiro. Non siamo più fuori dal dissesto ma lo saremo entro quest’anno. Annunci e proclami che ormai si susseguono con cadenza ciclica. Solo un mese e mezzo fa, nel corso di una nostra intervista, il prof. Pazzaglia, ha detto: «Per uscire entro l’anno dal dissesto il sindaco deve trovare 170 milioni di euro entro la prossima settimana». Per inciso era il 30 giugno e, ovviamente, Stefàno quei soldi non li ha versati nè trovati. Corsi e ricorsi storici, direbbe Vico (non l’on. Ludovico ma il filosofo Giambattista). Dopo Ferragosto, infatti, la Giunta è tornata all’attacco. Nella nota che annuncia il trasferimento di quasi 5 milioni di euro all’Osl si legge: «Se il 2011 segnerà ufficialmente l’uscita dal dissesto, con la possibilità di disporre liberamente delle risorse finanziarie a favore della città, ad iniziare dalla riduzione di Ici e Tarsu, già da questo anno la Giunta comunale, grazie al bilancio 2010 chiusosi con un forte attivo, oltre a devolvere alla Osl i fondi necessari per tacitare gli ultimi creditori, può far fronte a spese per anni rimandate». Insomma, il sindaco e la sua Giunta, continuano a crederci. Ma i tarantini no. Loro, siamo certi, hanno smesso da tempo di credere alle bugie di Stefàno.

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