giovedì 18 agosto 2011

Federali.Mattino_18.8.11. La produzione di petrolio off shore, da trivellazione a mare, si concentra in due zone: a largo della costa meridionale siciliana, tra Gela e Ragusa, dove nel 2010 si e' prelevato il 54% del totale nazionale estratto dai fondali marini, e nel mar Adriatico centro meridionale dove è stato estratto il restante 46%.----Il mare italiano - dicono da Legambiente - è vittima di un vero e proprio assedio: 25 i permessi di ricerca già rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12mila kmq a mare. Ben 12 permessi nel canale di Sicilia, 7 nell’Adriatico settentrionale, 3 tra Marche e Abruzzo, 2 in Puglia e 1 in Sardegna. Se ai permessi rilasciati si sommano anche le aree per cui sono state avanzate richieste per attività di ricerca petrolifera, l’area diventa di 30mila kmq, più grande della Sicilia.


Zingaretti contro le trivellazioni, appello da Pantelleria: «Vogliamo delle garanzie»
Il mare di Puglia promosso a pieni voti
Ponti primaverili addio. Assoturismo Confesercenti: "rilanciando la produttivita’ non possiamo mettere un freno al turismo"
Due miliardi per sostenere l'economia svizzera


Zingaretti contro le trivellazioni, appello da Pantelleria: «Vogliamo delle garanzie»
L'attore ha parlato dell'estrazione di idrocarburi nello specchio d'acqua antistante l'isola: «Indagini invasive»
PANTELLERIA - Uno spettacolo per promuovere una raccolta di firme contro le trivellazioni nel Mediterraneo. L'iniziativa è dell'attore Luca Zingaretti. A Pantelleria, Zingaretti ha recitato «La Sirena», tratto da Lighea, un racconto breve di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ma prima dell'inizio dello spettacolo Zingaretti, che trascorre le vacanze nell'isola dove da sette anni ha una casa, ha lanciato una forte denuncia contro le trivellazioni per l'estrazione degli idrocarburi nel canale di Sicilia.

«Davanti a Pantelleria - ha detto - si stanno da tempo facendo indagini invasive per l'estrazione di idrocarburi. Le indagini sono state affidate a società petrolifere minori, perché sono società fantasma che hanno attorno ai 10 mila euro di capitale sociale. Se succede un incidente, quindi, rispondono solo per 10 mila euro. Le grosse società non compaiono e se succede un incidente non rispondono. Non prendono cautele perché le cautele costano. Nessuno pensa di potere fermare la corsa al petrolio, però, come gente che vive su questo bacino, vogliamo delle garanzie. Vogliamo sapere chi sono questi che trivellano, perché questi permessi sono stati dati con tanta facilità e con uno scarso rendimento per lo Stato italiano».

In Italia nel 2010, secondo quanto emerge da un rapporto di Legambiente, sono state estratte poco più di 5 milioni di tonnellate di petrolio (4,4 milioni di tonnellate a terra e circa 700mila tonnellate a mare), pari al 7% dei consumi totali nazionali di greggio. Il petrolio dai fondali marini è stato estratto utilizzando 9 piattaforme e 83 pozzi ancora produttivi. La produzione di petrolio off shore, da trivellazione a mare, si concentra in due zone: a largo della costa meridionale siciliana, tra Gela e Ragusa, dove nel 2010 si e' prelevato il 54% del totale nazionale estratto dai fondali marini, e nel mar Adriatico centro meridionale dove è stato estratto il restante 46%. «Ed e' proprio su queste due zone - denuncia Legambiente - che si concentra maggiormente l'attenzione delle compagnie per le nuove trivellazioni. Una lottizzazione senza scrupoli che non risparmia nemmeno le aree marine protette, come nel caso delle Egadi o delle Tremiti».

Il mare di Puglia promosso a pieni voti
È della Calabria l’oscar degli scarichi fognari non depurati, seguita a ruota da Campania e Sicilia. Così «sentenzia» l’equipaggio di Goletta verde, che ha terminato il suo viaggio nei mari d’Italia e ieri ha illustrato i dati complessivi sulla qualità delle acque di balneazione del nostro Paese. Non solo ombre, però. Ci sono anche le regioni dal mare cristallino. Prima la Sardegna, dove si è registra un punto critico ogni 346 km di costa, e poi la Puglia, con una criticità ogni 96 km.

Altro capitolo la cementificazione delle coste: 3.495 le infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio accertate dalle forze dell’ordine solo nel 2010, quasi 10 reati al giorno. Anche in questa classifica il podio è occupato da Sicilia (682 infrazioni), Calabria (665) e Campania (508), che rappresentano insieme il 53% del totale nazionale dei reati sul cemento illegale. «In queste tre regioni - dice Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente - insistono anche quattro dei cinque ecomostri simbolo dell’Italia sfregiata dal cemento abusivo, censiti da Legambiente, da abbattere al più presto: le ville mai finite costruite dalla mafia con la complicità della pubblica amministrazione a Pizzo Sella, la “collina del disonore” di Palermo; le 35 ville abusive di Capo Colonna a Crotone che, nonostante una sentenza di confisca, sfregiano l’area archeologica; l’albergo di Alimuri a Vico Equense sulla penisola sorrentina; le “villette degli assessori” sulla spiaggia di Lido Rossello a Realmonte nell’agrigentino». A completare il quadro della top five da abbattere, il villaggio abusivo di Torre Mileto, a Lesina (Foggia) in Puglia.

E immancabile ecco il capitolo trivellazione alla ricerca di petrolio. «Il mare italiano - dicono da Legambiente - è vittima di un vero e proprio assedio: 25 i permessi di ricerca già rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12mila kmq a mare. Ben 12 permessi nel canale di Sicilia, 7 nell’Adriatico settentrionale, 3 tra Marche e Abruzzo, 2 in Puglia e 1 in Sardegna. Se ai permessi rilasciati si sommano anche le aree per cui sono state avanzate richieste per attività di ricerca petrolifera, l’area diventa di 30mila kmq, più grande della Sicilia. «Ma il gioco - dicono da legambiente - non vale la candela: agli attuali tassi di consumo (73,2 milioni di tonnellate nel 2010) le riserve di petrolio presenti nei fondali marini - pari a 11 milioni di tonnellate secondo il ministero dello Sviluppo economico - verrebbero esaurite in meno di 2 mesi. Se al petrolio presente sotto al mare sommassimo anche quello estraibile dalla terraferma, le riserve stimate aumenterebbero a 187 milioni di tonnellate e verrebbero consumate in soli 30 mesi, cioè in 2 anni e mezzo. Si tratterebbe quindi di un assalto del tutto insensato con rischi per il turismo costiero e la pesca in caso di incidente, ma anche del nuovo modo di produrre energia che deve sostituire quanto prima le fonti fossili» .

Ponti primaverili addio. Assoturismo Confesercenti: "rilanciando la produttivita’ non possiamo mettere un freno al turismo"
 Addio ai ponti primaverili: dal 2012 il 25 Aprile, il 1 Maggio ed il 2 Giugno cadranno sempre di domenica. La manovra finanziaria punta ad aumentare la produttività, ma penalizza fortemente gli operatori turistici, infatti accorpare le festività laiche alla domenica farà perdere agli operatori turistici oltre 6 miliardi di fatturato. Ne sono convinte le categorie del turismo di Confesercenti che lanciano un grido di allarme al Governo e propongono un’apertura alla discussione. “Siamo assolutamente consapevoli del momento di difficoltà dell’economia italiana - interviene il Presidente di Assoturismo Claudio Albonetti - proprio per questo, però, ci stiamo interrogando se l’abolizione dei ponti primaverili vada nella direzione giusta, infatti con questa manovra si acquisterebbero 3 giorni di produttività ma si perderebbero ben 12 giorni di lavoro per l’industria del turismo. Non stiamo parlando solo di albergatori, ma della ristorazione, del commercio, dell’agroalimentare cioè di tutta la filiera del turismo, filiera in cui sono ben presenti lavoratori come in tutti gli altri settori economici. Per questo ci chiediamo se non sia il caso di fare una riflessione e di rendersi conto che questa medicina potrebbe produrre più danni che benefici. Con la soppressione dei ponti primaverili, continua Albonetti, si farà un grave danno all’economia turistica e nazionale, se poi a tutto questo aggiungiamo la tassa di soggiorno, l’incubo Bolkestein e non si mette mano alla riduzione dell’IVA sul turismo, mettendo così le nostre imprese turistiche in grado di competere con la concorrenza estera, rischiamo di assestare al nostro turismo un colpo gravissimo. Chiediamo pertanto al Ministro del Turismo di intervenire energicamente per salvaguardare il settore, ivi incluse quelle imprese stagionali che in questo momento stanno vivendo un periodo estremamente critico”. Dal canto suo il Presidente di Asshotel, Filippo Donati, fa notare come la manovra finanziaria abbia il pregio di imboccare una strada giusta e coraggiosa con l’accorpamento dei piccoli Comuni e l’abolizione di alcune Province, proponendo al contempo di rendere le vacanze degli italiani detraibili dal proprio reddito. Analogamente si dichiara preoccupata Esmeralda Giampaoli, Presidente Fiepet, la quale fa notare che le cifre che ballano sono tutt’altro che banali, dal momento che i pubblici esercizi in Italia si attestano attorno alle 240.00 unità.

Due miliardi per sostenere l'economia svizzera
A causa delle conseguenze dell’alto corso del franco svizzero, il Consiglio federale ha deciso ieri di stanziare 2 miliardi di franchi a sostegno dell’economia elvetica. Per finanziare il pacchetto di misure da varare, il Governo propone di utilizzare una parte del risultato contabile del 2011, che si prospetta rallegrante, visto che la proiezione per l’anno in corso calcola un’eccedenza di circa 2,5 miliardi di franchi, anziché un deficit preventivato di 0,6 miliardi.
«Il Consiglio federale intende limitare tassativamente i fondi a un importo massimo di 2 miliardi di franchi. I mezzi necessari verranno stanziati principalmente attraverso un’aggiunta separata al preventivo 2011», ha precisato la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf. Tale aggiunta dovrebbe essere sottoposta al Parlamento, onde poter essere trattata già nella prossima sessione autunnale.
Il Governo – ha dal canto suo affermato il ministro dell’economia Johann Schenider-Ammann – ha approvato l’intervento di ieri della Banca nazionale svizzera (BNS) e ha constatato che la nostra situazione economica resta sana. Ciononostante, nuvole si addensano all’orizzonte. È ora necessario procedere a un’iniezione finanziaria a sostegno dell’economia.

LE MISURE
Le imprese impiegate nell’export e nel settore alberghiero beneficeranno quindi di una riduzione dei costi l’anno prossimo. La misura è il fulcro del piano d’azione da due miliardi deciso ieri dal Governo per lottare contro la forza del franco.
Il Consiglio federale vuole anche modificare la legge sui cartelli in modo da impedire più efficacemente gli accordi orizzontali sui prezzi, le limitazioni quantitative, la ripartizione per zone e gli isolamenti geografici.
Per raggiungere questi obiettivi, la Commissione della concorrenza (ComCo) otterrà quattro posti supplementari per i prossimi due anni. La sorveglianza dei prezzi sarà inoltre rinforzata allo stesso modo. L’obiettivo è d’intensificare il dialogo con i produttori e i distributori, affinché trasferiscano più rapidamente i vantaggi del cambio ai consumatori.

ALLE CAMERE IN AUTUNNO
Le Camere federali dovrebbero pronunciarsi già nella prossima sessione autunnale sul piano d’azione. Entro allora, il Governo sottoporrà al Parlamento un progetto concreto, ha precisato il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann. Per il momento, il Consiglio federale ha annunciato soltanto l’importo massimo (2 miliardi di franchi) e i cinque settori ai quali l’aiuto è destinato: industria d’esportazione, turismo, innovazione e ricerca, infrastrutture e consumatori. Un gruppo di lavoro dovrà ancora precisare le misure concrete da adottare, ha spiegato il ministro dell’economia.
Per il momento non è possibile sapere di più sul contenuto del “pacchetto”, né sulla distribuzione dei mezzi. Schneider-Ammann si è limitato a precisare che è allo studio una soluzione basata su una riduzione dei contributi sociali.

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