sabato 27 agosto 2011

Federali.Sera_27.8.11. Per evitare i passaggi di Regione, il governo italiano finanzia i comuni padani; nel mentre al Sud ci si riempie di vuote chiacchiere. Da molti è già stato ribattezzato «fondo Brancher»: un tesoretto che entro la fine dell'anno raggiungerà i 160 milioni di euro, da ripartire tra i Comuni confinanti con le province autonome di Bolzano e di Trento, previa valutazione di specifici progetti da parte di un ente costituito ad hoc, l'Organismo di indirizzo (Odi). L'Odi, collocato all'interno dell'ufficio Ragioneria territoriale del ministero delle Finanze, ha l'obiettivo di contenere il divario tra i territori del Trentino Alto Adige e quelli confinanti, per evitare il «fuggi fuggi» generale di tutti quei paesi del Veneto e della Lombardia, che potrebbero ricavare benefici da un'eventuale annessione alle due Province autonome.----L'incontro – ha affermato Muccilli – ha offerto molti spunti degni di nota. Il sindaco Camporeale si è fatto portavoce di un movimento che trova il più ampio favore della popolazione pugliese e vede la comunanza di intenti con i sindaci dei comuni foggiani di Chieuti e di Lesina. L'assessore ha annunciato che si attiverà con il governo regionale per verificare ogni altra fattibilità che pur trovando oggi un momento di partenza andrebbe poi praticamente ed eventualmente attuata nel corso della prossima legislatura. Con l’aggiunta dei tre comuni foggiani il Molisannio avrebbe una popolazione complessiva di 619.203 abitanti e una superficie di 6.866 chilometri quadrati. In passato altri comuni pugliesi avevano prospettato di passare al Molise, tra questi, le Isole Tremiti.


Tre comuni dauni «Noi, nel Molisannio»
Meglio le province delle regioni
È a Verona la «banca» per i Comuni di confine


Tre comuni dauni «Noi, nel Molisannio»
CAMPOBASSO – Non solo la costruzione di una nuova regione, il Molisannio – del quale hanno parlato oggi in un incontro istituzionale il presidente del consiglio regionale del Molise, Michele Picciano e quello della commissione ambiente del consiglio regionale campano, Luca Colasanto – ma anche il passaggio al Molise di tre comuni della provincia di Foggia: Serracapriola, Chieuti e Lesina. Quest’ultima possibilità è stata esaminata in un incontro che l’assessore molisano agli enti Locali, Salvatore Muccilli, ha avuto oggi con il sindaco di Serracapriola (Foggia), Marco Camporeale, il quale aveva chiesto un confronto sui recenti provvedimenti governativi indirizzati alla riduzione di province e comuni. E nei primi giorni di settembre si terrà a Serracapriola un incontro tra gli amministratori dei tre comuni foggiani, al quale parteciperà anche Muccilli.
“L'incontro – ha affermato Muccilli – ha offerto molti spunti degni di nota. Il sindaco Camporeale si è fatto portavoce di un movimento che trova il più ampio favore della popolazione pugliese e vede la comunanza di intenti con i sindaci dei comuni foggiani di Chieuti e di Lesina”. L'assessore ha annunciato che si attiverà con il governo regionale per verificare “ogni altra fattibilità che pur trovando oggi un momento di partenza andrebbe poi praticamente ed eventualmente attuata nel corso della prossima legislatura”. Con l’aggiunta dei tre comuni foggiani il Molisannio avrebbe una popolazione complessiva di 619.203 abitanti e una superficie di 6.866 chilometri quadrati. In passato altri comuni pugliesi avevano prospettato di passare al Molise, tra questi, le Isole Tremiti.

Meglio le province delle regioni
Per questo vanno tenute le prime e soppresse le seconde
 di Marco Bertoncini  
«Eliminerei le regioni, non le province. Preferisco enti snelli e, quindi, più controllabili dai cittadini». Poche parole, controcorrente, fuori del coro, politicamente scorrettissime. Le ha pronunciate Giuseppe Moles, «deputato del Pdl, liberista, 44 anni, di Potenza, laureato in Scienze politiche e professore universitario alla S.
Pio V di Roma, che ha come punto di riferimento politico Antonio Martino». Così lo presenta La Gazzetta del Mezzogiorno, come sintesi di un'intervista. In effetti, mentre contro le province (le province in quanto tali, indipendentemente dalla dimensione demografica) le voci che si alzano sono numerose, come parecchi sono coloro che propugnano la soppressione dei piccoli comuni (soppressione che, è bene ricordarlo, assolutamente non avviene con la manovra, la quale lascia sopravvivere tutti i comuni italiani, nessuno escluso), nei confronti delle regioni i dissenzienti non abbondano.
Semmai, l'obiettivo è il numero delle regioni. Numerosi esponenti politici (compresi i presidenti della Lombardia, Roberto Formigoni, e della Campania, Stefano Caldoro) asseriscono la necessità di accorpare svariate regioni, costituendo mega regioni. Qua e là è emersa l'assurdità di aver creato, da una semplice provincia qual era quella di Campobasso, una regione (il Molise) con due province (Campobasso e Isernia).
Il sindaco di Roma ha, con ragione, ricordato che vi sono municipi, interni a Roma capitale, più popolosi dell'intero Molise.
Moles, però, avrebbe ragioni da vendere nell'opporsi all'istituto regionale. I danni più gravi, in termini di costi, di burocrazia, di istituzioni, sono giunti proprio dalle regioni. Sul piano storico e politico, c'è da guardare indietro, agli anni fra il 1946 (quando s'insediò la Costituente) e il 1970 (quando si svolsero le prime elezioni nelle quindici regioni a statuto ordinario). Le previsioni sul disastro che avrebbero rappresentato le regioni si sprecarono: da Ciccio Nitti a Giovanni Malagodi, da Alfredo Covelli a Luigi Einaudi, da Giorgio Almirante a Vittorio Emanuele Orlando, gli insigni personaggi che segnalarono i guai futuri furono numerosi. Il grave è che la realtà andò ben oltre le più fosche previsioni.
Si noti che negli anni Sessanta, quando ancora dovevano sorgere le regioni a statuto ordinario, v'era già un esempio palpabile, concreto, educativo diremmo, di quel che il nuovo ente avrebbe potuto significare: la Sicilia. E non si dica che si trattava di una regione a statuto speciale e di un caso a sé. Senza dubbio la Sicilia assomma il peggio, però aveva allora in nuce tutte le lezioni per far riflettere sui malanni recati dall'istituto regionale. Stupisce che fra gli eredi degli illustri nomi prima citati, con la solitaria eccezione di Moles, non si trova uno solo che rivendichi, sia pure come bandiera ideale, l'antiregionalismo. Grave è, in particolare, che tanto i liberali nel Pdl, quanto gli ex di An, abbiano sempre taciuto sulla questione.

padania. È a Verona la «banca» per i Comuni di confine
IL CASO. La sede è in lungadige Capuleti. Il parlamentare: «Lavoro utile per evitare secessioni»
 L'ex ministro Brancher presidente dell'ente parastatale: può disporre di 160 milioni di euro da distribuire. L'Espresso: «È un condannato».
Da molti è già stato ribattezzato «fondo Brancher»: un tesoretto che entro la fine dell'anno raggiungerà i 160 milioni di euro, da ripartire tra i Comuni confinanti con le province autonome di Bolzano e di Trento, previa valutazione di specifici progetti da parte di un ente costituito ad hoc, l'Organismo di indirizzo (Odi).
E questo Odi, fondo per lo sviluppo dei Comuni di confine, ha sede proprio in città, in lungadige Capuleti 11, nel contesto degli uffici finanziari e dell'Agenzia delle entrate che fanno capo appunto anche loro al ministero dell'Economia. Il nuovo ente è stato istituito il 14 gennaio scorso con un decreto firmato dal premier Berlusconi e dal ministro Giulio Tremonti: il presidente è l'onorevole Aldo Brancher, ex dirigente Fininvest da sempre fedelissimo del Cavaliere ed ex ministro del Federalismo, in carica per soli 17 giorni nel giugno 2010. Proprio lui che, qualche settimana fa, ha visto diventare definitiva la sua condanna a due anni di carcere per appropriazione indebita e ricettazione. Anche per questo motivo, è stato attaccato dal settimanale L'Espresso in edicola in questi giorni, che ha ripercorso il suo passato, approfondendo anche i compiti e le attività del neonato ente parastatale.
L'Odi, collocato all'interno dell'ufficio Ragioneria territoriale del ministero delle Finanze, ha l'obiettivo di contenere il divario tra i territori del Trentino Alto Adige e quelli confinanti, per evitare il «fuggi fuggi» generale di tutti quei paesi del Veneto e della Lombardia, che potrebbero ricavare benefici da un'eventuale annessione alle due Province autonome. Nel Veronese sono otto i Comuni interessati (Malcesine, Bosco Chiesanuova, Sant'Anna d'Alfaedo, Dolcè, Brentino Belluno, Selva di Progno, Erbezzo e Ferrara di Monte Baldo), oltre a un'altra quindicina di paesi a loro contigui. Il 30 giugno scorso, il bando per la presentazione dei progetti è scaduto: le domande di finanziamento arrivate all'Odi sarebbero 179, stando ad alcune fonti ufficiose. Fumane avrebbe presentato un progetto per il miglioramento dell'accesso e della fruibilità della «Grotta di Fumane», Sant'Ambrogio avrebbe chiesto un sostegno per restaurare villa Bassani Brenzoni, Negrar è interessata alla conservazione di villa Venier ad Arbizzano. E ancora, Velo Veronese chiede la realizzazione di aree verdi, piazzali attrezzati e parcheggi per il proprio centro storico. Ogni paese ha le sue piccole esigenze e il «fondo Brancher» può aiutare a risolverne qualcuna, forte dei suoi 80 milioni di euro annui, finanziati dalle due Province autonome (40+40). Somma che quest'anno sarà raddoppiata, perché la prima spartizione riguarda il biennio 2010-'11.
«Sul mio conto si continuanto a scrivere cattiverie». L'ex ministro Aldo Brancher respinge al mittente le accuse dell'Espresso. «Bisognerebbe avere l'onestà di leggere quello che prevede questa norma della Finanziaria del 2009 approvata dal Parlamento. Questo fondo di 160 milioni in due anni», afferma Brancher, «è stato messo a disposizione dalle province autonome di Trento e Bolzano, che hanno rinunciato a investirli sul proprio territorio, per favorire la situazione economica dei Comuni di confine. È talmente chiara la filosofia di questa iniziativa. Ma invece di dire "che bello finalmente si fa qualcosa di concreto per aiutare i piccoli Comuni che vorrebbero passare al Trentino perché si sentono bistrattati", parlano di "tesoretto di Brancher", ma questi soldi», sottolinea, «non li gestisco io, siamo in otto a vagliare i progetti». Il deputato giura sulla correttezza dell'iter: «È stato fatto un avviso pubblico e sono arrivate 179 buste che possono contenere uno o più progetti. Siamo in ritardo sull'esame delle proposte proprio perché vogliamo che le cose siano fatte in regola. Sulle valutazioni dei vari progetti», assicura, «il percorso è trasparente: sono stati stabiliti dei punteggi e le scelte saranno sottoposte a valutazione, terremo conto delle aspettative per far del bene al territorio».
Il settimanale in edicola contesta l'opportunità di affidare il «tesoretto» al deputato del Pdl per la sua recente condanna. «La mia coscienza è a posto e andrò avanti per la mia strada. Sul fondo Odi», replica, «non prendo un euro, non sono previsti rimborsi né compensi, come si permettono di insinuare teoremi senza senso? Si tratta di un'operazione a favore di Comuni che si sentono abbandonati. Io faccio il mio dovere, ma vedo che si altera la realtà e la verità».

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