martedì 2 agosto 2011

Federali.Sera_2.8.11. Olbia. La discesa nel cuore nero della crisi non si ferma. L’estate senza sole e turisti non riesce a far ripartire il motore imballato dell’economia. Per la prima volta nei mesi caldi crescono i disoccupati, il tasso è del 15 per cento. Un punto in più in pochi mesi. I primi effetti dell’estate senza vacanzieri è il taglio dei dipendenti di alberghi e locali. Gli operai delle vacanze restano a casa. Dato confermato da un nuovo drammatico boom. Il tasso di disoccupazione giovanile supera il 30 per cento. Il motore è in picchiata. I numeri sono una passeggiata matematica sul baratro del crack.----Il Comune indice gare d'appalto pubbliche che vanno puntualmente deserte. Così le organizzazioni criminali condizionano lo sviluppo del territorio a Castellammare di Stabia. È la denuncia del sindaco Luigi Bobbio, magistrato, che ha ingaggiato una battaglia contro l'illegalità e la camorra radicata nelle attività produttive.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Estate nera, ora è boom di disoccupati
Castellammare, deserte le gare di appalto
Il sindaco de Magistris: ho chiesto a Berlusconi di sbloccare i nostri soldi
Tassa sulla disgrazia nelle Marche


LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Estate nera, ora è boom di disoccupati
02.08.2011
OLBIA. La discesa nel cuore nero della crisi non si ferma. L’estate senza sole e turisti non riesce a far ripartire il motore imballato dell’economia. Per la prima volta nei mesi caldi crescono i disoccupati, il tasso è del 15 per cento. Un punto in più in pochi mesi. I primi effetti dell’estate senza vacanzieri è il taglio dei dipendenti di alberghi e locali. Gli operai delle vacanze restano a casa. Dato confermato da un nuovo drammatico boom. Il tasso di disoccupazione giovanile supera il 30 per cento. Il motore è in picchiata. I numeri sono una passeggiata matematica sul baratro del crack. La conferma arriva dal segretario provinciale della Cisl Mirko Idili. Nelle sue mani i dati che certificano lo stato di affanno. La disoccupazione aumenta e arriva al 15 per cento. Il tasso di crescita delle imprese è vicino allo zero. Per chi ama i numeri è dell’1,13. Anche questo in calo. Ma a preoccupare i sindacati è anche la qualità delle aziende che nascono. «Sempre più ditte individuali - dice Idili -. Le più fragili ed esposte alla crisi. Il tessuto industriale si impoverisce e non c’è un sostegno da parte delle istituzioni». Un pezzo di Gallura che produce si spegne e neanche l’estate, il motore dell’occupazione, riesce a riaccendere la macchina dell’economia. La disoccupazione giovanile è arrivata al 33 per cento. «Un dato che ci deve allarmare - continua Idili -. Per i giovani sotto i 24 anni il mercato del lavoro non dà spiragli. Sono quelli che di solito in estate trovano lavoro nelle mille imprese locali che in questa estate di crisi hanno tagliato costi e personale. L’unica alternativa al fallimento. Il calo delle presenze non ha colpito in modo indistinto tutte le fasce. Per paradosso il settore lusso a cinque stelle ha risentito poco dello stallo dell’economia globale. A sparire è la fascia media, che preferisce gli alberghi con qualche stella in meno. Strutture di solito gestite da chi vive nell’isola e in alcuni casi accetta la sfida di tenere aperto per tutto l’anno. Ma è tutto l’indotto a implodere. Ristoranti, pizzerie, locali». Idili lancia l’allarme anche per la categoria che sembra più soffrire della crisi. «Sono gli artigiani - continua il segretario Cisl -. Le loro imprese sono più esposte alla crisi. Hanno minore capacità di resistere alla recessione, perché sono piccole e in alcuni casi molto legate alla stagionalità». Idili punta il dito anche contro l’assenza degli investimenti pubblici. «Un altro dei settori trainanti della nostra economia, l’edilizia, è fermo - conclude Idili -. Tra le cause c’è di sicuro lo stop agli appalti pubblici. Comuni e Provincia non hanno più risorse per dare il via a grandi opere, ma neanche per aprire piccoli cantieri che potrebbero servire per far ripartire l’economia. In questa situazione di stallo diventa ancora più difficile pensare a una ripresa».

Castellammare, deserte le gare di appalto
Il sindaco: ditte minacciate dalla camorra
Dalla gara per i falò dell'Immacolata, a quella indetta due volte per la gestione degli chalet dell'Acqua della Madonna, per finire all'assegnazione delle spiagge libere
NAPOLI - Il Comune indice gare d'appalto pubbliche che vanno puntualmente deserte. Così le organizzazioni criminali condizionano lo sviluppo del territorio a Castellammare di Stabia. È la denuncia del sindaco Luigi Bobbio, magistrato, che ha ingaggiato una battaglia contro l'illegalità e la camorra radicata nelle attività produttive. Dalla gara per la festa popolare dei falò dell'Immacolata, a quella indetta due volte per la gestione degli chalet dell'Acqua della Madonna, per finire all'assegnazione delle spiagge libere, al Comune non giunge alcuna offerta. L'estate a Castellammare di Stabia, città di mare con vocazione turistica, è stata una occasione mancata di lavoro e di reddito, preziosi per un territorio devastato dalla crisi economica e industriale, con centinaia migliaia di operai licenziati o in cassa integrazione.
I famosi chioschi dell'Acqua della Madonna sono chiusi e quella che fino allo scorso anno è stata considerata dai quartieri popolari una importante fonte di sussistenza sono un filare di strutture vuote e spettrali. In passato, rivela Bobbio, con la "distrazione" delle amministrazioni comunali si cedeva alle pressioni della camorra che consentiva le attività di ristorazione alle proprie condizioni. La clientela era numerosa e si lavorava di giorno e di notte con l'offerta della gastronomia tipica dei pescatori proposta ai tavolini vicino al mare. Bobbio è costernato.
«Gli chalet dell'Acqua della Madonna erano da sempre affidati in gestione al di fuori di ogni percorso di legalità formale e sostanziale, al punto che la commissione d'accesso prefettizia mi prescrisse di annullare in autotutela l'ultima gara, attinente all' attività della passata Amministrazione, che risultava pesantemente truccata - spiega il sindaco - Quest'anno è stata bandita e celebrata una gara vera e forte, e la conseguenza è stata che il bando, pubblicato due volte, è stato fatto andare deserto. La prima volta, non era stata presentata alcuna domanda, la seconda volta pochissime domande tutte viziate per varie ragioni e quindi inammissibili. Gli chalet sono stati negati di fatto alla città dalla camorra». L'altra battaglia per la legalità è stata condotta contro le strutture abusive sorte sulle spiagge libere di Pozzano. «Un altro esempio di questa pesante interferenza lo abbiamo in queste ore con le gare per l'affidamento delle spiagge libere in regime di spiaggia libera attrezzata; su questi lidi, negli ultimi giorni - afferma il sindaco -, ho abbattuto decine e decine di metri cubi di opere abusive che, nei fatti, hanno rappresentato per anni gli stabilimenti balneari della camorra. Anche qui le gare sono andate deserte. Anche questi bandi saranno subito ripubblicati, ma temo che anche questa seconda gara andrà deserta. La gente però sta cominciando a capire e sta apprezzando. Nei prossimi giorni caccerò i parcheggiatori abusivi della malavita dalla zona di Pozzano».

Il sindaco de Magistris: ho chiesto a Berlusconi di sbloccare i nostri soldi
«Napoli può spendere parte dei due miliardi fermi in Regione: non abbiamo problemi di tetto di cassa»
NAPOLI - «Nel mio incontro con Berlusconi ho chiesto un provvedimento affinchè i due miliardi di euro che sono bloccati in Regione a causa del Patto di stabilità, possano essere usati». Lo ha detto il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, nel corso di un programma di approfondimento andato in onda su «La 7», condotto da da Luisella Costamagna e Luca Telese. «Napoli potrebbe spendere quei soldi, perchè non ha problemi di 'tetto di cassà», ha spiegato De Magistris, «è questo farebbe bene a Napoli, alla Campania e al Governo e non accadrebbe, come nel passato, che i soldi dell'Unione Europea destinati al Mezzogiorno vengano restituiti a Bruxelles», ha concluso il sindaco di Napoli.

ACCORDO CON PAESE STRANIERO - «Tra due giorni firmeremo l’accordo col paese straniero nei cui impianti invieremo i rifiuti via nave», annuncia de Magistris. Sulla destinazione estera vige il più stretto riserbo. Le ipotesi più probabili sono che l’immondizia andrà ad alimentare gli impianti di incenerimento norvegesi o tedeschi. Sono strutture che lavorano al di sotto delle potenzialità perché in quelle nazioni, da anni, un sistema di differenziata spinta ha abbattuto la quantità di materiali irrecuperabili, che finiscono negli inceneritori. Le prime spedizioni di spazzatura dal golfo di Napoli al mare del Nord potrebbero partire già ad inizio settembre e proprio ieri, su questo tema, si è svolto anche un incontro tra il presidente della Provincia di Napoli, Cesaro, ed il vicesindaco della metropoli, Tommaso Sodano. Regge, intanto, l’ordinanza Caldoro, nonostante le proteste delle Province di Caserta e di Avellino ed in attesa che il Tar si pronunci sui ricorsi delle stesse amministrazioni, che protestano: per assecondare le necessità di Napoli gli invasi finiranno per riempirsi entro due mesi. Ieri a Savignano Irpino (Avellino) e San Tammaro (Caserta) sono state sversate circa 800 tonnellate di frazione umida tritovagliata proveniente dagli impianti stir di Tufino e Giugliano, ormai prossimi alla saturazione. Ulteriore sollievo arriva dalla ripresa dei trasferimenti extraregionali verso la Liguria, che consentiranno di svuotare il sito di trasferenza napoletano dell'ex Icm. Ieri a Napoli le giacenze, secondo l'Asia, erano di circa mille tonnellate.

DAI PRIMI DI SETTEMBRE - «Nei prossimi giorni saranno firmati gli accordi internazionali, con la collaborazione della Provincia di Napoli, per il trasferimento all'estero». Ad annunciarlo è stato in vice sindaco di Napoli, Tommaso Sodano, durante la relazione di apertura del Consiglio comunale monotematico sul tema dei rifiuti. «Da parte della Regione Campania c'è l'impegno, - ha proseguito Sodano - tra due, tre giorni, ad autorizzare il transito fuori regione che consentirà di far partire le prime navi cariche di rifiuti ai primi di settembre». Accanto ai trasferimenti, figura anche l'incremento della raccolta differenziata che nel mese di gennaio si estenderà anche ai quartieri di Vomero, Chiaia, San Ferdinando, Centro antico. Secondo quanto riferito dal vicesindaco, nelle zone della città in cui già si effettua la differenziata «si registra un'elevata qualità dei materiali recuperati che consentirà, mantenendo questo trend, di recuperare dal Conai circa 15 milioni di euro annui». Il quantitativo che oggi si differenzia, ha concluso Sodano, consente di non inviare in discarica circa 45mila tonnellate di rifiuti. Cifra che, ha spiegato Sodano, diventerà pari a circa 150mila nei prossimi mesi con l'incremento della differenziata in città. Intanto, nelle strade di Napoli, si registra una giacenza pari a 850 tonnellate. «Oggi - ha commentato Sodano - per la prima volta siamo sotto le mille tonnellate. Non siamo certo felici che ci siano ancora rifiuti in strada - ha aggiunto - ma è un primo passo e nei prossimi giorni speriamo di continuare su questo trend».

GLI IMPIANTI - Novità significative sul fronte dell'impiantistica: è stato trasmesso, per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Europea, il bando per progettazione, realizzazione e gestione dell'impianto di digestione anaerobica della frazione umida del rifiuto nello stir di Tufino. L’intervento da 18,5 milioni di euro dovrà essere realizzato in 150 giorni. La società che costruirà l’impianto lo gestirà per 12 anni. Le offerte potranno essere consegnate fino al 24 ottobre 2011. Il "digestore" consentirà di ridurre sensibilmente la formazione di percolato. La Provincia ha anche annunciato l’assegnazione dei fondi per incentivare la differenziata: circa 1,5 milioni di euro destinati a 58 Comuni virtuosi, per l’acquisto di automezzi, macchinari ed attrezzature. A Chiaiano, intanto, ancora proteste. Ieri sera circa 200 attivisti sono entrati fin dentro l’invaso, beffando i dispositivi di sicurezza. Dopo un paio d’ore sono andati via. «Ribadiamo», dice Ivo Poggiani del comitato anti-discarica, «la richiesta di chiusura immediata dello sversatoio». Attualmente nella cava arrivano non più di 2 o 3 camion da Mugnano e Marano. Il sito è esaurito. Ed in due cave, ieri, la Direzione investigativa antimafia ha mandato ispezioni. La prima in località Caposigni a Terzigno, dove sono state controllate 3 imprese e 17 persone. La seconda in località Difesa a Roccarainola, nel Nolano, controllate 4 imprese.
Fabrizio Geremicca

Tassa sulla disgrazia nelle Marche
Imposte alle vittime delle alluvioni per risarcire i danni
 di Giovanni Bucchi  
Da spauracchio della «tassa sulla disgrazia» rischia di diventare una amara realtà per i cittadini marchigiani. A nulla, o quasi, è servita la mobilitazione dei parlamentari regionali, culminata nei giorni scorsi con l'approvazione alla camera dei deputati di una mozione a favore dei risarcimenti al territorio per i danni delle alluvioni di inizio marzo. Nemmeno quel documento, infatti, garantisce una copertura finanziaria per riparare le devastazioni del maltempo (che provocò anche vittime).
I danni sono stati calcolati in 126 milioni di euro per il comparto agricolo e circa 400 (cifre di un mese fa) per le attività produttive e industriali. Per ora il governo di Silvio Berlusconi, tramite il ministero delle Politiche agricole e forestali, Saverio Romano, ha detto che sborserà solo 4 milioni per l'agricoltura. Non un euro di più. «Poiché la situazione è giunta al di là di ogni ragionevole attesa», dice la Regione del governatore Gian Mario Spacca, esponente del partito democratico, in una nota ufficiale, «di fronte al rischio di dissesto finanziario per province ed enti locali che hanno anticipato le risorse per il ristoro dei danni subiti dalla comunità a causa dell'alluvione, la Giunta regionale sta vagliando l'ipotesi di utilizzare in una forma ridotta al minimo indispensabile la leva fiscale per far fronte a queste difficili situazioni finanziarie».
Insomma, le Marche si piegano a quanto suggerito dal governo con il Milleproroghe di febbraio: i soldi per pagare i danni delle alluvioni li devono sborsare gli stessi cittadini che quei danni li hanno subiti, con aumenti nelle accise sulla benzina o nelle aliquote Irpef e Irap.
«Non bastano infatti generiche enunciazioni», continua la Regione, «occorre un'ordinanza del presidente del consiglio dei ministri e che cifre concrete siano definite nella programmazione del governo, dove non è ancora previsto alcunché a distanza di cinque mesi da un'alluvione che ha danneggiato così duramente la comunità marchigiana».
Se poi si pensa che le Marche hanno promosso due ricorsi, uno alla Corte costituzionale e uno al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, contro la «tassa sulla disgrazia» che adesso si accingono ad applicare, il paradosso di questa situazione tipicamente italiana è fatto.

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