giovedì 4 agosto 2011

Federali.Sera_4.8.11. Londra, Francesco Redi: Nel Regno Unito che ha un debito pubblico e privato più alto dell'Italia, una inflazione del 4,5% contro il 2,5% di quella italiana, una sterlina che ha svalutato del 25% con perdite per gli investitori esteri, contro l'Italia che ha l'euro che è moneta stabile, i titoli di stato britannici a dieci anni rendono poco più del 3% contro il 6% dell'Italia. Uno speculatore sarebbe pazzo se comprasse titoli britannici che rendono il 3% con una inflazione al 4,5% e vendesse titoli italiani che rendono quasi il 6% con una inflazione al 2,5%. Allora non si tratta di speculazione ma di qualche altro motivo.---- Antonio Calitri: Essendo la Sicilia, regione calda, ecco spuntare anche l'assicurazione per il colpo di calore, che ai politici diciamo che può capitare. Infine, visti i rischi a cui è esposto il politico siciliano, ecco che l'assicurazione copre anche l'annegamento, il soffocamento e l'avvelenamento. Probabilmente a molti sfugge, ma in Sicilia la politica è davvero pericolosa.----Cipe. Un ringraziamento arriva dal presidente della Basilicata Vito de Filippo che annuncia la possibilità per la sua regione di potersi agganciare alla linea dell’alta velocità.

Infrastrutture, Cipe dà 1,1 mld alla Puglia e 500 mln alla Basilicata
Piano per il Sud, impegno rispettato con la Calabria
La casta siciliana ha paura e si assicura contro le mazzate
Financial Times incantato dai vini lucani
Genova. I privati dovranno assicurarsi contro il rischio alluvione
Zaia, l'ultrà veneto
C'è chi vuole far soldi con la speculazione


Infrastrutture, Cipe dà 1,1 mld alla Puglia e 500 mln alla Basilicata
ROMA - Il Cipe ha sbloccato risorse per 9 miliardi complessivi, che andranno alla realizzazione di opere infrastrutturali. Lo annuncia il ministro per le infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli, in una nota. «Si tratta - spiega minisrto - di infrastrutture per complessivi 9 miliardi di euro circa, di cui oltre 7 miliardi a valere sui fondi Fas che finanziano il Piano per il Sud, le restanti risorse sono in buona parte fondi privati, è il caso della Tem (1,6 miliardi), e fondi Pon o previsti dalla legge Obiettivo. Questi interventi - aggiunge Matteoli - daranno certamente un forte impulso allo sviluppo, alla crescita del Pil e quindi dell’occupazione, a riprova che il governo sta operando con determinazione per fronteggiare la peggiore congiuntura economico-finanziaria internazionale del dopoguerra».
Le opere inserite nel Piano per il Sud sono tutte immediatamente cantierabili e interessano il Molise per circa 576 milioni di euro, la Campania per oltre 1,7 miliardi, la Puglia per 1,1 miliardi, la Basilicata per oltre 500 milioni, Calabria, Sardegna e Sicilia per circa 1 miliardo ciascuna. Nella riunione, sotto la presidenza del premier, Silvio Berlusconi, sono stati anche approvati i progetti definitivi del primo lotto del collegamento ferroviario Orte-Falconara con la linea adriatica e dell’adeguamento della strada statale calabrese 534 come raccordo autostradale.
«Dopo una girandola di annunci – mette in chiaro Nichi Vendola, presidente della Puglia – e di risorse annunciate che poi vedevamo emigrare dal Sud al Nord, questa volta siamo di fronte al primo vero assegno che viene straccato per il meridione e finalmente portiamo a casa un salvadanaio significativo. Per quello che mi riguarda si tratta di un miliardo da usare per opere importantissime. E' l’inizio di un percorso virtuoso».
Un ringraziamento arriva dal presidente della Basilicata Vito de Filippo che annuncia la possibilità per la sua regione «di potersi agganciare alla linea dell’alta velocità», mentre il presidente della Calabria Giuseppe Scopelliti sottolinea come il risultato raggiunto sia «frutto del gioco di squadra tra governo e regioni».

Piano per il Sud, impegno rispettato con la Calabria
Giovedì 04 Agosto 2011 06:33  Redazione desk
CATANZARO - «Il Governo Berlusconi onora il preciso impegno assunto nei confronti della Calabria dando via libera all’ingente pacchetto di interventi previsti dal Piano per il Sud». E’ quanto si afferma in una nota della Presidenza della Regione. «Un’intensa e positiva collaborazione istituzionale, efficacemente coordinata dal Ministro Fitto, dal Ministro Matteoli e dal sottosegretario Micciché - prosegue il comunicato - ha garantito un percorso di individuazione di interventi strategici per la crescita del Mezzogiorno e della Calabria in particolare. Il Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti esprime soddisfazione e plaude alle attenzioni del Governo finalizzate a creare condizioni adeguate al pieno dispiegamento delle sue potenzialità di sviluppo». «E’ un passaggio storico per il nostro territorio - afferma Scopelliti in una dichiarazione - considerato il gap infrastrutturale che la Calabria ha patito per decenni nei confronti delle altre regioni. Lo stanziamento nel Piano per il Sud di oltre un miliardo di euro per la Calabria è il frutto di una seria programmazione che ha convogliato le istanze provenienti dal territorio evidenziandone, nelle opportune sedi, la valenza strategica ottenendo i risultati sperati. Gli interventi permetteranno alla nostra regione di consolidarsi economicamente, nell’ottica di un pieno sfruttamento della propria posizione baricentrica rispetto alla grande risorsa rappresentata dal Mediterraneo. E se, da un lato, il Governo centrale ha dimostrato di essere attento e sensibile ai problemi della nostra regione, dall’altro c’è una nuova Calabria, credibile e concreta, che propone idee e progetti per uno sviluppo reale». Scopelliti, è detto ancora nella nota della Presidenza della Regione, «esprime vivo apprezzamento per il lavoro svolto in tal senso, dall’Assessore alle Infrastrutture, Giuseppe Gentile e dal Dirigente generale, ing. Giovanni Laganà. Gli interventi finanziati per la Calabria dal Piano per il Sud puntano all’accrescimento delle possibilità di sviluppo del mercato interno, senza trascurare il necessario potenziamento della dotazione infrastrutturale e della logistica delle aree urbane».

La casta siciliana ha paura e si assicura contro le mazzate
di Antonio Calitri 
Il vento dell'antipolitica che soffia in tutto il Paese spaventa molto i deputati dell'assemblea regionale siciliana. E spunta fuori la nuova polizza (pagata per il 50% dalla regione) per assicurarli contro tutti i pericoli ai quali vanno incontro nel loro difficile lavoro, comprese le aggressioni di cittadini arrabbiati e le sommosse popolari. Probabilmente gli stessi consiglieri regionali sono consapevoli che l'unico taglio fatto ai loro privilegi, la cancellazione del contributo per i funerali, non placherà gli animi dei cittadini. E spunta fuori una convenzione tra la Regione del governatore Raffaele Lombardo e la Cassa di assistenza sociale e sanitaria Caspie che prevede per i deputati regionali in carica e per quelli in pensione, la possibilità di contrarre una polizza di assistenza sanitaria integrativa da 1.485 euro, per metà pagati dal singolo deputato regionale e per metà dal fondo di solidarietà regionale, che offre rimborsi per prestazioni sanitarie ordinarie fino a 250 mila euro e straordinarie come i grandi interventi chirurgici fino a 500 mila euro. E che dà la possibilità di iscrivere anche i familiari alla modica cifra di 1.190 che scende ancora a 850 euro se si assicurano almeno in tre. A sorprendere però, al di là della generosità dei costi che il normale cittadino si può sognare, è l'elenco degli eventi assicurati. Dove spiccano le aggressioni personali che in un momento di tensione e di antipolitica come quello attuale, possono avvenire da un momento all'altro. E se sono molti cittadini arrabbiati che si scagliano contro i deputati regionali, organizzando una vera e propria sommossa, anche questo evento è coperto. Non solo, essendo la Sicilia, regione calda, ecco spuntare anche l'assicurazione per il colpo di calore, che ai politici diciamo che può capitare. Infine, visti i rischi a cui è esposto il politico siciliano, ecco che l'assicurazione copre anche l'annegamento, il soffocamento e l'avvelenamento. Probabilmente a molti sfugge, ma in Sicilia la politica è davvero pericolosa.

Financial Times incantato dai vini lucani
di ENZO PALAZZO
Il Financial Times fa un salto, o meglio un sorso, tra i vigneti dell’Aglianico del Vulture. E lo fa affidandosi, nel tessere le lodi del vitigno autoctono lucano, alla Jancis Robinson, il decimo «wine influencer» del mondo, secondo la «Power list 2011» di Decanter, la testata specializzata su mercati, gusti e qualità del nettare degli dei. «Wine influencer», come ci fa intendere la parola inglese di chiara origine latina, è un’esperta di vino di tale importanza da influenzare il mercato in base a ciò che vede, beve e racconta. Se non è una Re Mida dell’enologia, poco ci manca, ed è inevitabile che le bottiglie e le case vinicole che lei «tocca», facciano un salto di notorietà nei mercati anglo-americani.
Il viaggio della Robinson nel cuore dei vigneti meridionali è stato reale e non virtuale e ha recensito vini, raccontato di case vinicole e di territori. Si è occupata anche dell’aglianico campano, ma è al vitigno che mette le sue radici nell’area vulcanica del Vulture che la Robinson destina i superlativi, citando le Cantine D’Angelo, di Rionero in Vulture, tra i grandi produttori, e i vini e il lavoro di due piccole cantine: Vigne Mastrodomenico, produttori di Likos e Mos, e Cantine Carbone, produttori di Stupor Mundi (solo uve dei vigneti più antichi) e 400 Some. Likos 2007, ha impressionato la Robinson per il carattere da «mano d'acciaio in guanto di velluto», ed è stato premiato al «Douja d’or di Asti», in casa dei piemontesi, nel 2010 e 2011.
Mentre Stupor Mundi, il cui nome ha affascinato la wine influencer britannica, contenta del recupero della casa vinicola di famiglia messo in atto dai fratelli Luca e Sara Carbone, è entrato nel «Golosaria, i 100 vini italiani» di Paolo Massobrio e Marco Gatti. Romantico ed efficace, l’attacco del servizio giornalistico del Financial Times sulle emozioni che ha stimolato il calice del vino degli elleni alla sua inviata: «Esistono dei varietali d'uva – è stato l’incipit – che, come Cary Grant e Catherine Deneuve, trasudano classe... l'aglianico è uno di questi!».
Cary Grant e Catherine Deneuve! Due grandi attori, ma anche due personalità di classe. Da semplice fruttato d’uva di 50 anni fa, buono per tagliare i vini del nord dell’Italia, l’Aglianico del Vulture, diventa esempio di classe vinicola. Impensabile qualche decennio fa! Forse, ha proprio ragione Giuseppe Mastrodomenico, patron con la sorella Emanuela e il padre Domenico dell’omonima casa vinicola quando riduce, provocatoriamente, il Barolo ad «Aglianico del Piemonte». Imprenditore eclettico, ex ingegnere della Motorola, licenziato per trasferimento in Cina della ditta di cellulari finlandesi, si è ricordato di essere stato in fondo sempre un contadino, quando, senza più un lavoro, anche il mercato dell’uva ebbe un crollo spaventoso. Tra vendere il terreno e vinificare l’uva senza mercato, si è buttato sulla scelta più difficile e oggi ha una realtà vinicola e un personale impegno: rendere tracciabile ogni bottiglia prodotta, come accade nel cuore dello champagne, dove danno un numero e un nome ad ogni prezioso filare d’uva .
«Io sono convinto – racconta Mastrodomenico – che il Barolo è l’Aglianico del nord. Una volta ho avuto una richiesta di acquisto on line di 6 bottiglie da un piemontese che diceva di aver letto di questo «Barolo del Sud». Io ho preso il treno e, anziché spedirgli le 6 bottiglie, gliele ho portate di persona per conoscere chi si era presa la briga di scovare una piccola cantina a mille km. di distanza e per convincerlo che l’Aglianico è un vino millenario, mentre il Barolo nasce con Cavour».
Ma per tornare alla Robinson, come si è trovata così oltre la Manica? «È per una manifestazioni, Radici del Sud, che ha avuto il merito di far incontrare le piccole cantine, obbligate a fare qualità per stare sul mercato, con personaggi come la Robinson, altrimenti impossibile per le nostre forze economiche», ha svelato Sara Carbone, ex direttrice del personale di Vizzavi, del gruppo Omnitel, anch’essa diventata dirigente aziendale fuori regione, prima di capire che tra botti e vinacce c’era il suo futuro. E non solo il suo passato.

Genova. I privati dovranno assicurarsi contro il rischio alluvione
 04 agosto 2011 Alessandro Ponte
Genova - «È necessario un sistema assicurativo che garantisca i privati in caso di avvenimenti come l’alluvione dello scorso ottobre». A dirlo, nella sala municipale di Sestri Ponente, durante l’incontro con gli abitanti danneggiati dall’inondazione, è il numero uno della Protezione Civile, Franco Gabrielli, al termine del sopralluogo di ieri insieme al commissario per l’alluvione Claudio Burlando. «La situazione, per quanto riguarda Sestri, è positiva, perché i fondi adesso ci sono. Abbiamo da pochi giorni aperto un tavolo insieme al ministero dell’Economia per studiare un modello assicurativo per i privati, la cifra media stimata è di 100 euro all’anno, chiaramente variano se ad essere assicurata è una villa o un monolocale». Un’assicurazione obbligatoria che possa coprire eventuali danni ai cittadini che vivono in zone a rischio. È questa l’idea per il futuro, un metodo che, fino ad oggi, non è mai stata adottato.

Poi, si ritorna a parlare del presente, della gente che aspetta ancora di accedere ai fondi: «Per i privati - ha detto Claudio Burlando - sono a disposizione poco più di 10 milioni di euro, gli altri come sappiamo, arriveranno a inizio 2012». I 45 milioni di euro attualmente disponibili saranno divisi tra commercianti danneggiati, privati, comuni colpiti, messa in sicurezza e prevenzione. Ai primi andranno 20 milioni, poco più di 10 per i privati mentre i restanti, aspettando il 2012 quando arriverà la seconda parte dei 90 milioni complessivi destinati alla Liguria, verranno impiegati per le opere pubbliche.

Zaia, l'ultrà veneto
Il governatore: no ai rifiuti di Napoli
di Sergio Luciano  
Più roco e smozzicato che mai, Umberto Bossi l'aveva detta chiara: «I rifiuti di Napoli glieli abbiamo messi in quel posto», e non si riferiva a una discarica. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, è troppo più educato del suo leader, non ci vuole molto, per parafrasarlo, ma rifiuta a sua volta i rifiuti di Napoli: in Veneto non ce li vuole e lo sbatte in faccia chiaro e tondo al suo collega Stefano Caldoro, governatore della Campania. «Guarda, la partita dei rifiuti l'abbiamo studiata assolutamente bene e all'idea di prenderci i rifiuti di Napoli diciamo di no, abbiamo sempre detto no e continueremo sempre a dire di no», gli dice dal palco di Cortina InConTra per un «faccia-a-faccia» Nord-Sud. E mentre Caldoro non sa come rispondere, Zaia lo attacca: «Tutto inizia nel '94, con Ciampi presidente del consiglio, che con un decreto proclama lo stato d'emergenza per i rifiuti in Campania. Da allora non è cambiato nulla, e Caldoro che è lì da un anno non c'entra niente. Ma è così: lui c'ha il guaio dei rifiuti, io quello dell'alluvione». E giù riferimenti e citazioni crudeli: «Nel 2008 ero stato appena nominato ministro quando Berlusconi volle riunire a Napoli il primo consiglio dei ministri della nuova legislatura: fissò la soluzione dell'emergenza a Napoli. Dopo un po', in un altro consiglio, ricevemmo la visita del commissario straordinario Bertolaso. E qualcuno gli domandò: perché ci chiede l'esercito per gestire l'emergenza rifiuti a Napoli, quando c'è un'azienda pubblica con un migliaio di dipendenti che dovrebbe occuparsene? Ci spiegò che non tutti quei dipendenti si presentavano all'appello. Si dedice di mandare l'esercito, si decisero tante altre cose». E qui Zaia teorizza, forse inconsapevolmente, l'irrealtà del federalismo solidale vagheggiato dalla riforma Calderoli: «Dal '94 a oggi la situazione napoletana anziché risolversi è sempre peggiorata. Penso che sia venuta l'ora di dire ai napoletani che la partita la devono risolvere affrontando seriamente la raccolta differenziata, come fanno altre tre province campane, per esempio Salerno che ha parametri di eccellenza. Noi in Veneto abbiamo 19 impianti di compostaggio, 14 discariche, 3 inceneritori. Il 60 per cento dei nostri rifiuti viene differenziato e quindi valorizzato. Di questo dobbiamo ringraziare tutti i cittadini, che quando vent'anni fa venne varata la nuova organizzazione si sentirono come travolti da una rivoluzione, ma tennero duro e fecero il loro dovere, anche a costo di sacrificare le loro abitudini. È stato un sacrificio per chi governava dire ai cittadini di dotarsi dei vari contenitori per differenziare, un sacrificio, un lavoro per i cittadini gettar via i rifiuti in modo così ordinato, ma l'hanno fatto e lo fanno. Ed oggi dovrei dirgli, dopo che hanno fatto questi sacrifici, che devono portarsi a casa i rifiuti di Napoli non differenziati, i rifiuti di una città che dice: abbiamo la spazzatura in strada, l'abbiamo gettata giù dalla finestra, fate qualcosa?». Caldoro balbetta una difesa, e ricorda che il saldo import-export dei rifiuti industriali tra la Campania e le altre regioni è passivo, cioè in Campania vengono scaricati rifiuti industriali del Nord in quantità molto maggiore di quelli campani che vengono scaricati al Nord. Implacabile il governatore veneto lo fredda: «A Caldoro come a Nichi Vendola ho ricordato che il saldo import-export di rifiuti del Veneto è attivo, cioè trattiamo molti più rifiuti di quanti ne produciamo. Nell'insieme, siamo già al servizio delle regioni del Sud. Più di così no. La nostra è una posizione di indisponibilità, assoluta e netta. Abbiamo chiare le sfide che il Sud deve affrontare e le rispettiamo, ma portarci a casa i rifiuti di Napoli, assolutamente no».

C'è chi vuole far soldi con la speculazione
Un lettore da Londra, Francesco Redi, mi scrive: «Nel Regno Unito che ha un debito pubblico e privato più alto dell'Italia, una inflazione del 4,5% contro il 2,5% di quella italiana, una sterlina che ha svalutato del 25% con perdite per gli investitori esteri, contro l'Italia che ha l'euro che è moneta stabile, i titoli di stato britannici a dieci anni rendono poco più del 3% contro il 6% dell'Italia.
Uno speculatore sarebbe pazzo se comprasse titoli britannici che rendono il 3% con una inflazione al 4,5% e vendesse titoli italiani che rendono quasi il 6% con una inflazione al 2,5%. Allora non si tratta di speculazione ma di qualche altro motivo ...». Il messaggio che proviene dalla capitale anglosassone contiene un ragionamento di buon senso e si chiede, in altre parole, il motivo delle massicce vendite dei Btp, anche aggiungiamo, da parte di banche tedesche, alcune delle quali salvate con denaro pubblico e molto impegnate in Grecia. Il primato del mercato deriva dal programma politico economico di Regan e della Thatcher negli anni ottanta. Milton poi codificò come dottrina sociale l'ideologia del liberalismo economico, proseguendo che il punto focale non è il capitale ma il mercato. La conseguenza fu l'effetto prodotto dalla innovazione finanziaria che ha causato la finanziarizzazione della economia. Della crisi che ne è derivata ne stiamo subendo ancora le conseguenze. L'Italia ha il terzo debito pubblico del mondo ma è tra i primi paesi che vantano il risparmio delle famiglie poco indebitate. Il lettore londinese avanza dubbi sulla irrazionalità dell'attacco contro l'Italia. Spero soltanto che non ci sia anche qualche masochistica manina interna che pensa di arricchirsi o di abbattere Sansone. Con i tutti i Filistei.

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