sabato 10 settembre 2011

Federali.Mattino_10.9.11. Tempo scaduto, Signor Presidente.----Gli sforzi per uscire dalle secche della crisi economica vanno fatti insieme, nord e sud dell'Italia. Da Palermo il capo dello Stato Giorgio Napolitano lancia un nuovo appello all'unità nazionale.----Vicenza, padania, Cristina Giacomuzzo: Meno di due ore e oplà, le Province sono cancellate dalla Costituzione. O almeno così ha deciso il Consiglio dei Ministri che ha votato il disegno di legge costituzionale che, per diventare effettivo, dovrà ora essere approvato da ciascun ramo del Parlamento (a maggioranza dei due terzi) con due distinte deliberazioni. Sono state due ore cariche tensione perché alcuni ministri del Pdl - in particolare Giancarlo Galan, ma sembra anche Altero Matteoli - avrebbero discusso con Roberto Calderoli, alla Semplificazione, sul vero obiettivo della legge "farsa", come anticipato nei giorni scorsi da Il Giornale di Vicenza. E cioè la possibilità di affidare alle Regioni di riassegnare le competenze delle ex Province ad altri enti intermedi, cambiandone di fatto solo il nome, nell'ottica di sopprimere le prefetture.----Gli economisti del Credit Suisse confidano in ulteriore miglioramento dell'economia svizzera e prevedono una crescita del 2 per cento nel 2012.

Napolitano e l'allarme debito pubblico: «Crescita solo con coesione Nord-Sud»
Marcegaglia: «Italia in pericolo, Governo o è in grado o tragga conseguenze»
Vicenza, padania. Le Fondazioni sono in bolletta
Vicenza, padania. Province addio Ma risorgono in associazioni
L'economia svizzera si riavrà dalla flessione
Usa: le scorte di luglio delle imprese americane sono cresciute dello 0,8% 

Napolitano e l'allarme debito pubblico: «Crescita solo con coesione Nord-Sud»
Il presidente: «Certi comportamenti ostacolano la ripresa». L'importanza dell'apprezzamento europeo
MILANO - Gli sforzi per uscire dalle secche della crisi economica vanno fatti «insieme, nord e sud» dell'Italia. Da Palermo il capo dello Stato Giorgio Napolitano lancia un nuovo appello all'unità nazionale. «Se oggi dopo la indispensabile e urgente manovra di finanza pubblica che sta per concludersi in Parlamento sono i temi della crescita che si pongono in modo stringente per non dire drammatico all'ordine del giorno, in continuità con l'impegno ad allentare il peso e il vincolo di un massiccio debito pubblico e del costo di questo debito». La crisi globale e la recente manovra, secondo Napolitano, ci ha condotto a decisioni molto pesanti del Parlamento, a «riflessioni di fondo su quel che deve concepirsi come revisione complessiva di aspetti istituzionali, di realtà economiche e di comportamenti diffusi che sono ormai di ostacolo ostruttivo ad una sana gestione dei mezzi finanziari disponibili e a una ripresa su nuove basi della nostra crescita economica, sociale e civile».

GLI OSTACOLI - «Alcuni comportamenti diffusi sono ormai di ostacolo ad una sana gestione dei mezzi finanziari disponibili e ad una ripresa su nuove basi della nostra crescita economica sociale e civile» ha sottolineato Napolitano, sviluppando l'appello lanciato giovedì a fare una riflessione autocritica e a cambiare comportamenti non compatibili con la fase che stiamo vivendo.

SFORZO PER IL CAMBIAMENTO -  Nessuno si può sottrarre alla esigenza di una «revisione complessiva di assetti istituzionali, di realtà economiche e di comportamenti diffusi, nessuna regione, componente sociale o politica, nessuna parte del Paese. Non c'è un territorio da premiare come concentrato di virtù, nè un territorio da punire come un concentrato di vizi. Occorre generare uno sforzo di cambiamento e di coesione nazionale».

 LA CRESCITA - «L'Italia - è il monito - può tornare alla crescita, può giungere a crescere intensamente e stabilmente solo crescendo insieme, nord e sud, solo mettendo a frutto le riserve del mezzogiorno, le risorse potenziali della Sicilia e del Mezzogiorno che sono la maggior carta di cui disponiamo per guardare con fiducia al futuro. È questa la sfida da raccogliere per dare senso nuovo e compiuto a quel patto nazionale di cui abbiamo con grande partecipazione celebrato in Italia il centocinquantenario».

L'APPREZZAMENTO EUROPEO - Napolitano ha sottolineato l'importanza dell'apprezzamento europeo. «Si tratta di una manovra necessaria, urgente, che sta per concludersi in Parlamento e che sta ricevendo un apprezzamento in sede europea molto importante».

Marcegaglia: «Italia in pericolo, Governo o è in grado o tragga conseguenze»
«Abbiamo fatto una manovra e abbiamo ancora degli spread pre-manovra» e «c'è un problema di credibilità»
CHIANCIANO (SIENA) - «Abbiamo un problema di credibilità. O il governo, molto velocemente dimostra che è in grado di fare una grande operazione, in termini di quantità ma anche di equità, superando i veti, oppure penso che dovrebbe trarne le conseguenze perché non possiamo restare in questa incertezza». Lo dice Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria nel corso di una tavola rotonda alla festa dell'Udc.

CREDIBILITÀ «Abbiamo fatto una manovra - ha affermato ancora - e abbiamo ancora degli spread pre-manovra» e «c'è un problema di credibilità. Il nostro Paese - ha sottolineato in un altro passaggio - è in pericolo: o i problemi li diciamo chiaramente e li mettiamo sul tavolo e cerchiamo di risolverli o facciamo finta che non ci siano ma facciamo un danno al Paese».

Vicenza, padania. Le Fondazioni sono in bolletta
 UNICREDIT. Oggi i presidenti di Cariverona e Cassamarca si incontreranno con i vertici di piazza Cordusio
 Quotazioni e dividendi ai minimi con aumento di capitale in vista Biasi e De Poli chiederanno lumi in vista della scadenza del cda
09/09/2011
Mezzogiorno di fuoco. Oggi a Milano i presidenti delle fondazioni azioniste chiederanno lumi ai vertici di Unicredit, in particolare al presidente, Dieter Rampl, e all'ad Federico Ghizzoni, sugli sviluppi futuri della banca. Non è un mistero per nessuno che queste azioniste particolari, che insieme detengono il 15% del capitale dell'istituto di piazza Cordusio, sono con l'acqua alla gola. Per restare al Veneto, Cariverona (ha il 4,2% di Unicredit) e Cassamarca (0,8%) vogliono capire se devono ancora puntare sul gruppo creditizio più internazionale d'Italia.
TERRITORI. Dino De Poli, presidente della Fondazione Cassamarca, è stato chiarissimo: «Se non avremo un flusso di dividendi adeguato, saremo costretti a sospendere l'attività». Traduzione: se non distribuite l'utile ai soci noi non potremo dare un centesimo alla Marca. Il discorso non è molto diverso per Paolo Biasi, presidente di Fondazione Cariverona, che ai prezzi attuali di Borsa si porta in pancia una minusvalenza di 2 miliardi e mezzo circa. Entrambi, comunque, si stanno guardando intorno. Non possono certo uscire dal capitale di Unicredit adesso, visto il sangue che scorrerebbe in conto capitale, ma hanno capito che la diversificazione degli investimenti è una regola aurea da seguire. Discorso che vale soprattutto per Biasi, più saldo che mai alla guida di Cariverona. Insieme al sindaco Tosi, che a suo tempo spinse per la sua rielezione nonostante le pendenze giudiziarie poi peraltro, ha già cominciato una serie valutazione di diverse opzioni alternative di investimento, tutte legate al territorio.
AUMENTO DI CAPITALE. Ma all'ordine del giorno dell'incontro di oggi ci sono un altro paio di cosette piuttosto delicate. La prima riguarda il possibile ricorso a un aumento di capitale che comporterebbe un ulteriore esborso-investimento da parte dei soci, fondazioni comprese. L'ad Ghizzoni ha sempre detto che la patrimonializzazione della banca è più che sufficiente, col Core Tier One salito al 9,1%. L'altro giorno, però, ha rettificato il tiro: «Sull'aumento di capitale decidiamo a fine anno». Morale della favola, Biasi e De Poli rischiano di finire becchi (niente utili) e bastonati (aumento di capitale). A queste condizioni difficile pensare che tutto resti come prima.
CDA. E siamo all'altro punto, quello della futura composizione del cda, in scadenza il prossimo aprile. Cariverona non confermerà Luigi Castelletti alla vicepresidenza e Cassamarca rischia di restar fuori. Pure Rampl trema. Marino Smiderle

Vicenza, padania. Province addio Ma risorgono in associazioni
 RIFORME. Approvato dal Governo il disegno di legge costituzionale
 Tensione in Consiglio dei Ministri per la legge "farsa" di riordino degli enti. Ok alle "aree vaste" Saranno nominate dalle Regioni
09/09/2011
Meno di due ore e oplà, le Province sono cancellate dalla Costituzione. O almeno così ha deciso il Consiglio dei Ministri che ha votato il disegno di legge costituzionale che, per diventare effettivo, dovrà ora essere approvato da ciascun ramo del Parlamento (a maggioranza dei due terzi) con due distinte deliberazioni. Sono state due ore cariche tensione perché alcuni ministri del Pdl - in particolare Giancarlo Galan, ma sembra anche Altero Matteoli - avrebbero discusso con Roberto Calderoli, alla Semplificazione, sul vero obiettivo della legge "farsa", come anticipato nei giorni scorsi da Il Giornale di Vicenza. E cioè la possibilità di affidare alle Regioni di riassegnare le competenze delle ex Province ad altri enti intermedi, cambiandone di fatto solo il nome, nell'ottica di sopprimere le prefetture. Alla fine, comunque, è passata la linea del Carroccio, dopo l'intervento di Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che avrebbe stoppato la discussione, sottolineando che lo stesso Berlusconi non sarebbe contrario alla soluzione prospettata dai "padani".
SUPER COMUNI. Il disegno di legge intitolato "Soppressione di enti intermedi", cioè le Regione, affida alle Regioni il compito di istituire «forme associative fra i Comuni per l'esercizio delle funzioni di governo di "area vasta"». Ma ci sono delle eccezioni. Sopravvivranno le Province autonome di Trento e Bolzano. I tempi? «Le Regioni - si legge nel ddl - dovranno provvedere entro un anno dall'entrata in vigore della legge costituzionale all'istituzione dei nuovi enti che diventeranno operativi alla cessazione del mandato delle singole Province». Calderoli ha poi sottolineato che «con questo ddl si potranno garantire la razionalizzazione degli enti intermedi, le indentità e l'incremento del grado di autonomia. Insomma, le future "Province regionali" - le ha definite il ministro - assomiglieranno alle Province di oggi delle Regioni a statuto speciale».
REAZIONI. Tuona il vicepresidente dei deputati di FLI, il vicentino Giorgio Conte: «Inquieta il fatto che lo stesso ministro leghista, solo due giorni fa, in collegamento telefonico con i presidenti delle province venete abbia garantito che di fatto "non cambierà nulla" perché il vero obiettivo storico della Lega, e quindi del Governo, non sono le province, ma le prefetture. Una cosa ridicola, una presa in giro degli italiani. Questo ddl è solo un modo per calmare l'opinione pubblica. E intanto le famiglie da questa manovra vedranno solo nuove tasse e l'aumento dell'Iva». Giuliano Cazzola deputato Pdl: «Sono solidale con gli amministratori delle Province, le prime vittime di un vento di follia e di cinica demagogia che spira in Italia». Ignazio Marino, senatore Pd: «Un ddl che è solo un tranello. Il Governo potrebbe aver indovinato, per una volta, una riforma necessaria, ma l'indole dilettantesca dell'esecutivo fa si che questa riforma non sia degna di questo nome». Rincara Antonio Di Pietro, leader dell'Idv che aveva presentato una proposta di abolizione delle Province, bocciata però da Pd e Pdl: «Questo provvedimento appena arriva in Parlamento andrà dritto in commissione per essere studiato e tra 20 anni lo staranno ancora studiando». Interviene a distanza il leader di Sel, Nichi Vendola: «Si tratta di effetti speciali - spiega - l'introduzione di nuove norme costituzionali ha bisogno di tempi di realizzazione talmente lunghi da avere un tasso di probabilità assai volubile. E comunque difficilmente il taglio delle Province potrà comprendere la soppressione del costo del personale perché i pubblici dipendenti devono essere trasferiti».
 Cristina Giacomuzzo

L'economia svizzera si riavrà dalla flessione
Cushla Sherlock, Corporate Communications
09.09.2011. Gli economisti del Credit Suisse confidano in ulteriore miglioramento dell'economia svizzera e prevedono una crescita del 2 per cento nel 2012. Martin Neff, responsabile Economic Research Switzerland, mette in risalto i fattori di crescita facendo il punto della situazione.



Cushla Sherlock: Stabilendo un tasso di cambio minimo euro/franco, la Banca nazionale svizzera (BNS) ha fatto abbastanza per proteggere l'attività di esportazione del paese sul lungo periodo? Quali saranno gli effetti sui mercati delle divise?
Martin Neff: Ci sono buone possibilità che la BNS riesca a mantenere il cambio a 1.20. Innanzitutto la SNB sembra decisa a difendere questa posizione. In secondo luogo, i mercati esprimono la convinzione che anche a 1.20 la moneta svizzera sia sopravvalutata. Terzo, l'inflazione in Svizzera tende a zero, e questo dà alla SNB un certo margine di manovra. La quarta ragione è che, a differenza che nel 2009/2010, ora l'azione della SNB gode di un ampio sostegno a livello politico. Il cambio minimo a 1.20 evita la fortissima sopravvalutazione del franco che avevamo nei mesi scorsi e assicura un po' di respiro alle aziende nella competizione internazionale. È importante anche l'aspetto psicologico: si attenuano le paure della parità e dei suoi effetti di grande portata, temuti da molti attori del mercato. Le aziende hanno di nuovo basi realistiche su cui fare piani per il futuro.

Ritiene che la crescita del PIL per il 2011 rispetterà le previsioni?
 Sì. Nel 2011 ci aspettiamo una crescita del PIL dell'1,9 per cento: un risultato notevolmente inferiore a quello del 2010, pari invece al 2,7 per cento. Tuttavia sapevamo già di non poterlo bissare. La Svizzera non può semplicemente chiamarsi fuori da un'eventuale frenata dell'economia mondiale, tanto più che il franco forte sta riducendo la competitività dei prodotti svizzeri dal punto di vista del prezzo. Inoltre, le turbolenze di agosto sui mercati finanziari hanno colpito pesantemente aziende e consumatori svizzeri.

Quali saranno i volani della crescita economica in Svizzera nel prossimo futuro?
 La spesa al consumo è un pilastro della crescita economica svizzera e resterà tale anche nel 2012 per una serie di ragioni: innanzi tutto, lo scenario dei tassi ai minimi storici alimenta il potere d'acquisto. Secondo, i prezzi contenuti incoraggiano la spesa. Terzo, il mercato interno continua a beneficiare dello stimolo dell'immigrazione ad alto reddito. Infine, un peggioramento del mercato del lavoro nei prossimi 12 mesi appare improbabile. Inoltre, la spinta indotta dall'export dovrebbe tornare a rafforzarsi dopo l'attuale fase di debolezza. Queste conclusioni si basano sul recente intervento a difesa del livello di cambio del franco svizzero e sul presupposto che l'economia globale non ricadrà in una nuova recessione.

Alla luce dell'attuale inasprimento dello scenario finanziario c'è chi teme per il proprio posto di lavoro. Eppure lei sostiene che le prospettive del mercato del lavoro sono positive...
 Il mercato del lavoro è fondamentalmente sano e il previsto tasso di disoccupazione del 2,5 per cento per il 2012 è bassissimo. C'è ancora un latente "eccesso di domanda" di specialisti di alto profilo formativo in quasi tutte le professioni. Se poi, contrariamente alle aspettative, la situazione del mercato del lavoro dovesse peggiorare, le difficoltà potranno essere alleviate grazie ad ammortizzatori automatici come i generosi sussidi dell'assicurazione contro la disoccupazione. Comunque confidiamo che non saranno necessari.

Quali sono i rischi maggiori per la crescita economica in Svizzera?
 Una piccola economia aperta come quella svizzera non è immune a ciò che accade nel resto del mondo. Se l'economia globale dovesse ripiombare in una recessione risucchierebbe anche la Svizzera. Inoltre, se la forte sopravvalutazione del franco svizzero cui abbiamo assistito prima dell'intervento della BNS si fosse protratta ulteriormente, l'export ne avrebbe risentito; mentre le insistenti voci di crisi all'estero potrebbero raffreddare la voglia di spendere dei consumatori.

Come riassumerebbe le prospettive economiche della Svizzera per i prossimi 2-3 anni?
 La Svizzera consoliderà il suo primato in materia di stabilità e competitività rispetto ai suoi vicini e ad altri paesi industrializzati. Tuttavia sarebbe auspicabile che ciò accadesse per meriti oggettivi, e non perché le cose vanno meno peggio che altrove. Il vantaggio della Svizzera sugli altri paesi sta sicuramente incrementando. È davvero un porto sicuro circondato da un oceano di debiti in cui il fisco imperversa con corsara voracità. La Svizzera ha il dovere di adottare politiche che non vanifichino il vantaggio economico accumulato. Non possiamo dimenticare che, pur essendo un porto sicuro, il paese è chiamato ad affrontare tutta una serie di minacciose avversità. È in grado di resistere anche ai mari più tempestosi, ma uno tsunami finanziario globale lascerebbe una scia di devastazione anche qui.

Usa: le scorte di luglio delle imprese americane sono cresciute dello 0,8%
Le scorte delle imprese negli Usa a luglio hanno evidenziato, in termini destagionalizzati, una variazione positiva dello 0,8% mese su mese, in linea al consenso di alcuni economisti.
Lo ha reso noto il Dipartimento del Commercio, aggiungendo che le vendite sono rimaste invariate rispetto a giugno. Sempre a luglio, il rapporto scorte/vendite si è attestato a 1,17.
 

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