venerdì 9 settembre 2011

Federali.Mattino_9.9.11. L'autonomia - ha detto il capo dello Stato al termine della cerimonia - è stata concepita come strumento per garantire lo sviluppo della Sicilia, della sua economia e l'occupazione. Purtroppo questo è un problema ancora gravemente aperto.----Trichet ha glissato sul sostegno al debito da parte della Banca centrale e sul proseguimento dei programmi di acquisto di Btp. In precedenza, però, il presidente della Bce ha affermato che tutte le misure di sostegno sono da considerare come temporanee.

Napolitano: «L'autonomia siciliana non produce sviluppo, ferita aperta»
L'UNIONE SARDA - Economia: Turismo, stagione in rosso (-10%)
L'UNIONE SARDA - Economia: Grano duro, al via i fondi
Il Senato ripristina il Sistri
L'elettricità più cara è in Italia: spesi 7,9 miliardi in più della media Ue
Trichet: «Lettera Bce scritta con Draghi. Italia ha esitato ma poi direzione giusta»


Napolitano: «L'autonomia siciliana non produce sviluppo, ferita aperta»
Il capo dello Stato in visita all'Ars. Alla domanda sul gran numero di deputati indagati replica: no comment
PALERMO - La giornata palermitana del presidente della Repubblica inizia in sala d'Ercole. Napolitano, accolto dal vicepresidente della Regione siciliana, Giosuè Marino, e dal presidente dell'Ars, Francesco Cascio, è in città per celebrare i cento anni della nascita di Giuseppe La Loggia, uno dei padri dell'autonomia siciliana.
«L'autonomia - ha detto il capo dello Stato al termine della cerimonia - è stata concepita come strumento per garantire lo sviluppo della Sicilia, della sua economia e l'occupazione. Purtroppo questo è un problema ancora gravemente aperto. «Questo - ha aggiunto - è stato ben detto stamattina». Ma alla domanda dei cronisti sul fatto che nel Parlamento siciliano figurano sotto inchiesta un terzo dei deputati il presidente ha replicato: «Non ho commenti da fare a questa sua affermazione». All'uscita della sede dell'Assemblea regionale c'era anche un gruppo di lavoratori della scuola con uno striscione di protesta: «Licenziati di massa, precari scuola».Il capo dello Stato li ha salutati con un gesto della mano prima di salire in auto.

LE CARCERI DELL'INQUISIZIONE SPAGNOLA - Nel pomeriggio è invece prevista una visita allo Steri, sede istituzionale dell'Università di Palermo. Il rettore Roberto Lagalla illustrerà al Capo dello Stato le testimonianze custodite nelle carceri dove per quasi due secoli dal Seicento al Settecento l'Inquisizione spagnola recluse intellettuali scomodi e poveri per reati contro la fede; eresia, blasfemia, stregoneria.

L'UNIONE SARDA - Economia: Turismo, stagione in rosso (-10%)
08.09.2011
Giù campeggi e B&B (-30%), bene i 5 stelle e gli extra-lusso
Soffre il turismo in Sardegna. Quest'anno le presenze sono calate del 10%, con punte del 30% nel caso degli agriturismo, dei bed and breakfast e dei campeggi. La colpa è del caro-traghetti, ma anche della crisi economica che contrae la capacità di spesa dei vacanzieri. Il bilancio è stato tracciato durante il forum sul settore, convocato ieri dall'assessore regionale del Turismo, Luigi Crisponi.
LA STAGIONE Al contrario, sono andati bene i 19 cinque stelle e i tre extra lusso dell'Isola, su un totale di 900 strutture alberghiere. «Si tratta di aziende che tengono alti i prezzi per selezionare la clientela», spiega Crisponi. Reggono anche i 223 alberghi a quattro stelle, «i quali però», osserva Stefano Lubrano, responsabile regionale per il turismo di Confindustria, «vista la situazione di crisi hanno pensato di ridurre drasticamente le tariffe con tagli fino al 45%. Riduzioni che, di conseguenza, hanno spinto al ribasso i prezzi degli alberghi a tre stelle». LE ESIGENZE Dal dibattito, che ha messo a confronto professionisti, rappresentanti di istituzioni, associazioni e operatori del settore, sono emerse le esigenze di tagliare i costi del trasporto e di istituire un osservatorio sul turismo capace di analizzare i dati dell'intera filiera. «Ormai non si sceglie più la destinazione ma la tariffa», dice Crisponi. Non solo. Riguardo alla destagionalizzazione, «stiamo attivando bandi Pia rivolti alla realizzazione di centri benessere, bike hotel, corner shop di prodotti sardi in strutture ricettive e network di prodotto, che vadano incontro alle esigenze del turista e che siano un volano per l'artigianato e il commercio».
IL RILANCIO Il vertice di ieri ha tracciato le prospettive per un rilancio. La promozione della Sardegna, secondo Crisponi, passa anche attraverso i workshop, che mettono insieme operatori internazionali, e la comunicazione su internet. «Per la nuova veste grafica del sito spenderemo due milioni e mezzo dei 38 rimasti in portafoglio dopo la decurtazione dei circa 50 milioni in Finanziaria», precisa l'esponente della Giunta.
LE RISORSE I tagli preoccupano l'assessore: «Ridurre le risorse ai settori produttivi è quanto di più sbagliato ci possa essere. Inoltre, va considerato che quei 38 milioni andranno divisi fra turismo, commercio e artigianato. Tre mondi che hanno bisogno di un sostegno maggiore».
LE SCELTE Oggi dunque bisogna tirare la cinghia, cercando di razionalizzare gli investimenti. E da Crisponi arriva lo stop «alle fiere improduttive che non assicurano quel ritorno economico auspicato». Nel triennio 2011-2013, conclude l'assessore, «il settore fieristico, Bit in testa, potrà contare sul 40% in meno di fondi». Lanfranco Olivieri

L'UNIONE SARDA - Economia: Grano duro, al via i fondi
08.09.2011
Per gli imprenditori sardi 4 milioni di euro all'anno
La Giunta regionale, su proposta dell'assessore regionale dell'Agricoltura Oscar Cherchi, ha deliberato, in conformità alle disposizioni Ue, i criteri di erogazione degli aiuti agli imprenditori che coltivano grano duro. Le somme a disposizione sono 4 milioni di euro l'anno per il 2011, 2012, 2013. Gli aiuti verranno concessi a partire dall'annata agraria 2011-2012 agli imprenditori che aderiscono ad un accordo di filiera, finalizzato alla valorizzazione del grano duro coltivato sul territorio regionale. L'accordo, che verrà sottoscritto fra imprenditori agricoli di prima trasformazione (mulini) e di seconda trasformazione (panifici, pastifici, operatori del settore dolciario) servirà a garantire un prezzo minimo del grano duro in funzione dell'andamento dei costi di produzione e delle quotazioni di mercato dell'ultimo quinquennio e delle caratteristiche qualitative. Gli importi dell'aiuto saranno di mille euro l'anno per aziende che coltivano a grano duro da 5 a 10 ettari, di mille e 500 euro per superfici di oltre 10 e fino a 20 ettari, di duemila e 500 euro per superfici oltre i 20 ettari. LEGGE 15 «Stiamo dando gambe alla legge 15, - commenta l'assessore Oscar Cherchi - così come richiesto dagli operatori del settore». Ed entro il prossimo mese saranno erogati gli aiuti alle imprese per l'anno 2010», ha dichiarato l'assessore durante l'audizione in commissione Agricoltura ricordando che i 16 milioni stanziati per il 2010 sono saliti a 20 grazie all'approvazione del collegato alla Finanziaria. Soddisfatta Confagricoltura: «Arrivano le prime risposte per il mondo agricolo. Ma occorre dare piena attuazione al dettato normativo. Tra le urgenze, oltre al prezzo del latte, i consorzi di bonifica».

Il Senato ripristina il Sistri
Il sistema di tracciabilità dei rifiuti, secondo un emendamento approvato in commissione Bilancio, dovrebbe partire a febbraio 2012
Il Sistri è in salvo, anche se la sua partenza sarà posticipata. Dopo l’addio deciso dal Consiglio dei Ministri appena tre settimane fa in occasione del varo della manovra finanziaria, la commissione Bilancio del Senato ha dato ieri l’assenso all’emendamento che ripristina il sistema di tracciabilità dei rifiuti, che però entrerà in vigore il 9 febbraio 2012, cinque mesi dopo la data prevista (settembre 2011). Il posticipo è stato deciso per fornire ulteriori mesi di tempo alle imprese, che da tempo denunciano l’instabilità del sistema e le difficoltà nelle procedure di utilizzo. Per venire incontro agli imprenditori, l’emendamento prevede anche la programmazione di una fase di verifica tecnica di software e hardware e test di funzionamento ad ampia partecipazione degli utenti, da effettuarsi tra l'entrata in vigore della legge di conversione della manovra di ferragosto e il 15 dicembre 2011.

Il salvataggio del Sistri è stato accolto con soddisfazione dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: "L'approvazione all'unanimità da parte della Commissione Bilancio del Senato dell'emendamento che ripristina il sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi, è un segnale importante per la difesa dell'ambiente e la tutela della legalità nel nostro Paese. Ringrazio il Presidente Berlusconi che si è impegnato in prima persona per agevolare una soluzione positiva. Un plauso particolare va rivolto al senatore Salvo Fleres, autore dell'emendamento, che con intelligenza e tenacia ha lavorato con successo ad una soluzione positiva, un plauso che va esteso a tutti i componenti della Commissione e tutte le forze politiche per la sensibilità, l'attenzione ed il senso di responsabilità dimostrato in questo delicato passaggio. Sono convinta che – ha aggiunto il ministro - con l'opportuno rodaggio previsto e con gli interventi che si renderanno necessari per andare incontro agli operatori, il Sistri partirà al meglio e si rivelerà un utilissimo strumento per le aziende e per la protezione del territorio".

Anche secondo i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, il ripristino del Sistri "è un'ottima notizia. Ora però il governo deve impegnarsi, da oggi fino all'entrata in vigore delle nuove procedure, per correggere i tanti difetti, le tante tare che hanno impedito finora l'efficace avvio del sistema complicando inutilmente la vita a imprese e operatori". L'Italia, aggiungono i senatori dell’opposizione, "è il Paese delle ecomafie, per questo ha più bisogno di ogni altro di un sistema di tracciabilità che renda certo e trasparente il cammino dei rifiuti industriali, soprattutto di quelli pericolosi, dal luogo di produzione fino allo smaltimento finale. Per questa ragione ci siamo battuti contro la cancellazione del Sistri, ma da adesso in avanti pretendiamo dal ministero dell'Ambiente e dal Governo meno chiacchiere e un po' più di efficienza".

L'elettricità più cara è in Italia: spesi 7,9 miliardi in più della media Ue
Lo segnala una ricerca di Confartigianato. Nel 2010 le nostre aziende hanno pagato bollette più onerose del 31,7% rispetto all'Eurozona, ma la colpa è soprattutto della fiscalità
È stata un vero salasso la bolletta energetica del 2010 per le imprese italiane: lo segnala l'ufficio studi Confartigianato nella sua analisi sui costi dell'elettricità nel nostro Paese rispetto alla media europea. All'Italia spetta la maglia nera, con le bollette più care del Vecchio continente. Difatti i nostri imprenditori hanno dovuto pagare complessivamente il 31,7% in più in confronto ai colleghi dell'Ue. Significa 7,9 miliardi di euro in un anno, 1.776 euro in media per ogni azienda dello Stivale.

Come evidenziano le elaborazioni di Confartigianato su dati Eurostat-Aeeg, nel secondo semestre 2010 le imprese dell'Eurozona hanno sborsato quasi undici euro (10,9) ogni cento kWh di elettricità (al netto dell'Iva), mentre quelle italiane hanno pagato 14,3 euro per la stessa quantità di energia. Il conto più salato è stato, nel complesso, per le nostre aziende del Nord: sono 4,6 i miliardi spesi in più per le bollette elettriche rispetto alla media europea, mentre il divario scende a 1,9 miliardi nelle regioni meridionali e a quasi 1,4 in quelle del Centro. Scorrendo la classifica di Confartigianato, si scopre che la regione più penalizzata è stata la Lombardia, in cui l'extra costo per l'energia elettrica ha raggiunto gli 1,8 miliardi rispetto alla media dell'Eurozona. A seguire c'è il Veneto (800 milioni pagati in più nel 2010 in confronto agli altri Paesi europei), davanti all'Emilia Romagna (711 milioni) e al Piemonte (677).

Per quanto riguarda, invece, il peso delle bollette sulle singole aziende, gli imprenditori più colpiti sono stati quelli del Friuli. In questa regione, infatti, ogni azienda ha pagato mediamente 3.151 euro in più per l'energia elettrica, rispetto alla media del Vecchio continente. Al secondo posto c'è la Sardegna, dove ogni azienda ha sborsato mediamente 2.708 euro in più in confronto ai prezzi europei, seguita dalla Lombardia (2.208 euro).

Come si spiegano queste differenze tra Italia ed Europa? A far lievitare le nostre bollette energetiche è soprattutto la pressione fiscale, spiega una nota di Confartigianato, che incide per il 22,7% sul prezzo finale dell'elettricità. Le imposte sull'energia hanno superato i 31 miliardi e mezzo di euro nel 2009 (circa il 2,1% del Pil), facendo sborsare a cittadini e imprese 6,1 miliardi in più rispetto all'Europa. La situazione è ancora più grave per le piccole imprese, con consumi annuali tra 500 e 2000 MWh. Nel secondo semestre 2010, infatti, hanno pagato 3,2 euro di oneri e tasse ogni 100 kWh di elettricità consumata, contro una media europea pari a 1,4 euro. La pressione fiscale sulle piccole aziende, dunque, in Italia è più elevata del 134% in confronto all'Ue 27, lasciandoci il poco invidiabile primato di Paese in cui l'energia elettrica è più cara in assoluto.

Trichet: «Lettera Bce scritta con Draghi. Italia ha esitato ma poi direzione giusta»
Nella Ue «più rischi e più incertezza». Dura replica alla Germania: «Noi indipendenti e garanti stabilità »
MILANO - L' Italia pur tra qualche «complessità» ed «esitazioni» iniziali si sta muovendo nella giusta direzione rispetto a quanto indicato dalla Bce. Così Jean-Claude Trichet nel corso di una conferenza stampa trasmessa in diretta da Francoforte. Le comunicazioni al governo Berlusconi, chiarisce tra le altre cose il presidente uscente della Banca centrale, sono state concordate con il prossimo numero uno dell'Eurotower, il governatore Mario Draghi, che assume l'incarico dal prossimo novembre.

LA LETTERA, L'ESITAZIONE, L'IMPEGNO - «Vorrei sottolineare che abbiamo inviato dei messaggi al governo italiano insieme a Mario Draghi. Dopo alcune esitazioni, alcune complessità, alla fine si è visto qualcosa che va nella direzione dell'impegno iniziale. E il procedimento è ancora in corso. Ma le misure prese confermano una cosa che era molto importante per il consiglio direttivo della Bce e cioè un primo impegno del governo italiano. Ho parlato anche con il presidente Napolitano e ho avuto rassicurazioni. Occorre mantenere le promesse per riportare credibilità e fiducia sui mercati».

NESSUN DIKTAT A ROMA - La Bce, precisa comunque Trichet, «non ha dettato» un programma di riforme al governo di Roma . «Si tratta di messaggi, non dettiamo alcunchè per definizione, non imponiamo nulla, consideriamo nostro dovere dire a tutti i governi che devono rispettare il Patto di stabilità e di crescita». Nella situazione italiana - ha spiegato Trichet - «abbiamo analizzato la situazione, riflettuto su cosa fosse importante per ristabilire il merito di credito».

MA SE NON BASTASSE, L'ITALIA FACCIA DI PIU' - «L'Italia, come gli altri paesi, deve prevedere i trend e se ci sono nuove misure da assumere bisognerà assumerle». La Bce, precisa Trichet «non sta negoziando con Roma. Noi non negoziamo con alcun governo. Abbiamo inviato dei messaggi per chiedere all'Italia un certo numero di orientamenti per centrare l'obiettivo del ritorno della fiducia sui mercati»

IL SOSTEGNO NON E' PER SEMPRE -Trichet ha glissato sul sostegno al debito da parte della Banca centrale e sul proseguimento dei programmi di acquisto di Btp. In precedenza, però, il presidente della Bce ha affermato «che tutte le misure di sostegno sono da considerare come temporanee»

IN EUROPA MAGGIORE INCERTEZZA E PIU' RISCHI - Nell'area euro «l'incertezza è particolarmente alta» e sulla crescita «prevalgono i rischi». «Stiamo attraversando la peggior crisi dalla seconda guerra mondiale». È dunque «fondamentale» che le misure di risanamento fiscale annunciate dai governi europei siano «anticipate» il più possibile e «messe in pratica integralmente» è il monito di Trichet. «L'incertezza è particolarmente alta» per le economie dell'area euro. E i rischi si sono intensificati» ha detto in apertura di conferenza . La crescita sarà «modesta» e inferiore alle aspettative, risentendo nella seconda parte dell'anno del rallentamento mondiale.

TRICHET DURO CON LA GERMANIA. LE CRITICHE? NOI SIAMO INDIPENDENTI - Secca replica di Trichet alle critiche di alcuni economisti tedeschi che hanno definito la Bce una «bad bank» che acquista titoli di Stato rischiosi. «Noi siamo independenti e prendiamo decisioni che a volte non piacciono ai governi» dice Trichet alzando un pochino la voce. «Noi siamo chiamati a garantire la stabilitá dei prezzi, lo abbiamo fatto impeccabilmente per 13 anni. Questo è il nostro lavoro. La decisione di comprare titoli di stato nel mercato secondario è legata al miglioramento dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria». «Noi ci assumiamole nostre responsabilità e mi aspetto che tutte le altre autoritá, governi nazionali inclusi, si assumano in pieno le loro» incalza.
 «Noi siamo stati chiamati a garantire la stabilitá dei prezzi e l'abbiamo mantenuta» dall'inizio dell'euro con un «tasso medio dell'1,35 % che è migliore di quanto ottenuto in Germania nei precedenti 50 anni». «Abbiamo un mandato e ci muoviamo in un modo che non è solo aritmenticamente convincente, ma migliore di quanto fatto in passato» ha attaccato il presidente della Bce. «Nella peggiore crisi dalla Seconda Guerra mondiale abbiamo mantenuto la fiducia nella moneta, e questo non è avvenuto per caso, ma perchè abbiamo preso decisioni» contro il volere di alcuni governi, mantenendo «un'indipendenza totale». «Abbiamo preso le nostre decisioni - ha concluso - sono responsabilitá pesanti, ci aspettiamo che le altre autoritá facciano lo stesso».

LE STIME - Le nuove «staff projections» preparate dagli economisti dell'Eurotower danno ora la crescita 2011 fra 1,4% e 1,8% (fra 1,5% e 2,3% la 'forchetta indicata a giugno) e quella 2012 fra 0,4% e 2,2% (contro il precedente 0,6%-2,8%). L'inflazione «è elevata» e i prezzi «resteranno sopra il 2% nei prossimi mesi».
Paola Pica

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