sabato 1 ottobre 2011

Federali.mattino_1.10.11. In Sicilia comandano Finmeccanica e Fiat, col ricatto.----Palermo - Oltre ai 150 milioni per le infrastrutture, ecco i tanti attesi 200 milioni dei fondi Fas da utilizzare per gli investimenti a sostegno del polo automobilistico di Termini Imerese.----Dalle parti dell’impresa facente capo alla leader degli industriali italiani, bocche cucite. Anche il portale web della ditta Marcegaglia non è che una ridda di festeggiamenti per i nuovi impianti di fotovoltaico allestiti (con il placet regionale) dal gruppo a Taranto. Sul fronte ‘lavoro sporco’, invece, si lavora per mettere a regime il termodistrutture (è previsto un anno di prova e monitoraggio) entro la fine del 2011.----Paola Caruso: Pochi gli asili (con una frequenza di bimbi quattro volte inferiore alla media nazionale) e le associazioni di sostegno faticano a realizzare i progetti per mancanza di finanziamenti. Senza una guida, familiare o istituzionale, i bambini non finiscono gli studi (3 su 10 non arrivano al diploma). E il tempo pieno a scuola, in grado coinvolgere gli scolari in attività culturali togliendoli dalla strada, è appannaggio di una minoranza. Basti pensare che le classi con il tempo pieno sono appena l'8,6% da Napoli in giù (il 7,1% nelle isole), contro il 42,6% nel Nord-Ovest (dato del 2008).

Napoli. Caldoro: «Chi sta nelle istituzioni ha il dovere di dialogare»
200 milioni di fondi Fas per l'industria automobilistica di Termini Imerese
Cerignola. Inceneritore Tressanti in ritardo. Marcegaglia deve attendere per l’accensione
Bambini poveri, vergogna italiana
Foggia, tempo di transumanza
Camusso, con il manifesto delle imprese nessuna convergenza
Lettera prima di fuggire dal Sud
San Marino. Programma delle imprese per l’Italia: ecco tutti i dettagli, punto per punto                    
Grecia, ad Atene bloccato l'ufficio di statistica, niente dati alla Troika


Napoli. Caldoro: «Chi sta nelle istituzioni ha il dovere di dialogare»
Il governatore: «I distinguo vanno bene solo nelle campagne elettorali. Il Nord? È seduto sulle rendite»
NAPOLI - «Possono esserci opinioni diverse, ma nell'affrontare i grandi temi le istituzioni devono essere vicine e dialogare». Lo ha detto Stefano Caldoro, governatore della Campania,a margine della visita del Capo dello Stato Giorgio Napolitano all'Universita di Napoli Federico II, parlando delle sinergie tra le istituzioni. «Dovrebbero sempre farlo per risolvere i problemi - ha affermato - Poi possono esserci diverse opinioni. Per esempio quando ci si presenta alle elezioni si fanno scelte diverse e ognuno è vincolato a quelle scelte. Dopo si hanno l'obbligo e il dovere di stare insieme e i cittadini devono sapere che le istituzioni dialogano». «Ci vuole grande senso di responsabilità e condividere posizioni per dare risolte condivise - ha concluso - Ci sono momenti nei quali esistono i distinguo, ma sono le campagne elettorali».
SANITA' - «Mi pare una follia se si bloccano azioni di sviluppo che possono esserci al Sud», aggiunge il governatore. «Io contesto il modello di lettura che hanno al Nord», ha sottolineato il governatore contestando che altrove abbiano migliori performance. Caldoro ha citato il caso della sanità, sottolineando che «le performance della Campania, non ce le ha nessuno, nemmeno il Veneto». Anche sulle liste d'attesa, ha ricordato, «la Campania è tra le migliori». «Dobbiamo migliorare i nostri standard, ma loro difendono posizioni di rendita per recuperare le poche risorse che ci sono e questo non è giusto per il Paese - ha concluso - In termini di competitività il Sud è più forte del Nord che ora è seduto su rendite».
LO SHOCK - Per invertire la «curva negativa» della situazione del Mezzogiorno, così come fotografata dallo Svimez, «servono misure shock», ha aggiunto Caldoro. «Mi auguro che nel decreto sviluppo che sarà presentato in Parlamento - ha affermato - ci sia per il Sud non solo la possibilità di avere le risorse disponibili velocemente, ma di avere anche tutte quelle procedure che rendono l'investimento veloce e rapido perchè i grandi investitori devono sapere che i tempi sono rapidi. C'è grande attenzione verso il Sud da parte di Paesi esteri, capitali privati, chi vuole investire sa che lo può fare». Tra le mosse per facilitare gli investimenti, Caldoro parla, per esempio, delle aree a burocrazia zero per avere tempi più rapidi. Sui dati Svimez, ha sottolineato che «bisogna guardare al futuro pensando che possiamo invertirli». «Se guardiamo i dati di Spagna, Francia, Grecia, sono peggio di quelli italiani e per certi versi più vicini a quelli del Mezzogiorno, cioè quelli più critici in Europa - ha concluso - È una situazione europea, non possiamo relegarla a vicenda localistica o solo all'interno del nostro Paese. Economia e temi sociali si rilanciano solo in una Europa che vuole crescere in termini economici».

200 milioni di fondi Fas per l'industria automobilistica di Termini Imerese
Recepito dal Cipe l'intesa tra governo e Regione
L'assessore regionale, Venturi: «Una buona notizia»
PALERMO - Oltre ai 150 milioni per le infrastrutture, ecco i tanti attesi 200 milioni dei fondi Fas da utilizzare per gli investimenti a sostegno del polo automobilistico di Termini Imerese. «È una buona notizia che dimostra la volontà dell'amministrazione regionale affinché a Termini Imerese si continuino a produrre automobili - dice l'assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi - L'impegno delle Regione Siciliana è vigoroso, dal punto di vista economico-finanziario. E in vista della definizione dell'Accordo con DR questo è un passaggio fondamentale. Ci auguriamo che i sindacati e i lavoratori di Termini riescano a ottenere le giuste rassicurazioni sul loro futuro e che si possa procedere alla chiusura dell'accordo». È stata infatti recepita da parte del Cipe, l'intesa tra Governo e Regione Siciliana per l'area di Termini Imerese che ha consentito lo sblocco di 200 milioni a valere sui Fondi Fas per la Sicilia.

Cerignola. Inceneritore Tressanti in ritardo. Marcegaglia deve attendere per l’accensione
Cerignola – C’E’ da giurare che l’inceneritore del gruppo Marcegaglia non si fermerà di fronte ai primi ritardi. Per il momento, comunque, la realtà è un’altra. Il discusso impianto di Località Paglia, agro di Manfredonia, ma ad un tiro di schioppo dall’abitato di Borgo Tressanti (frazione del Comune di Cerignola) e dalle terre di Zapponeta, la cui accensione era prevista per la giornata odierna, non è entrato in funzione. Eppure, da tempo, si attendeva la data del 30 settembre con l’ansia frenetica dell’incombente apocalisse. Tre comunità, quelle dei succitati comuni, scosse dall’imminenza di una nuova catastrofe eco-umanitaria.
NESSUNA SPIEGAZIONE - Invece, come ampiamente prospettato dal Comitato spontaneo contro gli inceneritori di Capitanata, l’accensione è rimandata. Restano, evidentemente, da sistemare le ultime pratiche prima che Eta entri in funzione. Ma a cosa siano dovuti questi ritardi, non è dato saperlo. Dalle parti dell’impresa facente capo alla leader degli industriali italiani, bocche cucite. Anche il portale web della ditta Marcegaglia non è che una ridda di festeggiamenti per i nuovi impianti di fotovoltaico allestiti (con il placet regionale) dal gruppo a Taranto. Sul fronte ‘lavoro sporco’, invece, si lavora per mettere a regime il termodistrutture (è previsto un anno di prova e monitoraggio) entro la fine del 2011. Nulla a che vedere, in ogni caso, con la vicenda EcoCapitanata. L’inceneritore messo a riposo forzato dall’Arpa per aver sforato con indiscussa ampiezza i margini fissati per legge nel 2006, non rientra fra le cause del rinvio di Eta. Anche se, va sottolineato, il dibattito – polemico – intorno ai mancati controlli può aver indotto alla moderazione sia le istituzioni sia il gruppo Marcegaglia.
TEMPO PER ORGANIZZARSI - Tutto tempo guadagnato che gioca a vantaggio delle associazioni, che continuano a sperare in un clamoroso ripensamento dell’ultim’ora. Tre giorni fa, anche l’amministrazione di Zapponeta si è lasciata andare ad una velata condanna dell’impianto (Focus Stato). Domenico Rizzi ha ammesso di non volere l’accensione dell’inceneritore anche se, nel contempo, si è dichiarato prigioniero di una decisione che compete ad altri. Pochi giorni prima (giovedì 22) partiti e gruppi civici avevano dato fuoco alle polveri nel corso di un acceso dibattito svoltosi a Cerignola nell’Aula consiliare di Palazzo di Città. Manifestazine durante la quale erano emerse le nudità dell’amministrazione Giannatempo, sospesa fra l’arrendevolezza e la contrarietà. Soprattutto, era stata applaudita la proposta di Matteo Loguercio, anima del Comitato contro l’inceneritore, di occupare stabilmente il cantiere dell’impianto. “Abbiamo bisogno di migliaia di persone disposte ad incatenarsi ad una missione, capaci di organizzarsi attraverso un’organizzazione capillare fatta di turni, anche notturni”, aveva allora esplicitato pubblicamente Loguercio.
LOGUERCIO, COMITATO SPONTANEO CONTRO INCENERITORE: “ACCENSIONE SOLO PROCRASTINATA” - A poco più di una settimana, a Stato, è lui a confermare il ritardo nell’accensione del megaprogetto di Emma. “L’accensione – stima – sembra procrastinata di qualche mese”. Fumosi i motivi: “Non si sanno precisamente. Possiamo immaginare il ritardo legato a problematiche inerenti la fornitura di materiali o cose di questo genere. Quando si fanno lavori di tale portata, può capitare”. Il che, dunque, non significa l’aver messo una Ics definitiva sul proposito della famiglia mantovana. Tanto che, da Foggia, gli fa eco Michele Solazzo, Comitato contro gli Inceneritori di Foggia: “Loro, non rinunceranno ai propositi. Noi dobbiamo allestire una serie di manifestazioni e dimostrazioni in tutta la provincia, anche alla luce dei dati allarmanti che arrivano dalla vicinissima Fenice di Melfi. Cerignola non può morire solo perché l’ha stabilito un manipolo di potenti”.

Bambini poveri, vergogna italiana
Nel Mezzogiorno sono 410 mila
De Luca, Saviano e Camilleri in campo per Save The Children: «Ragazzi ce la potete fare»
MILANO - Crescere al Sud può essere una corsa a ostacoli che inizia prestissimo. Sono 410 mila i bambini del nostro Mezzogiorno che vivono in condizioni di povertà assoluta. Piccoli cui manca tutto, persino la possibilità di lavarsi ogni giorno o di possedere un giocattolo. Il numero aumenta se si considerano i minori in stato di povertà relativa: 1,88 milioni in totale, di cui ben 354 mila concentrati in Campania. Questa drammatica fotografia è stata presentata da Save the Children (su dati Istat) e «Fondazione con il Sud» in una conferenza venerdì a Napoli all'interno della manifestazione «Con il Sud - Giovani e Comunità in rete».
GLI SCRITTORI E IL RISCATTO: «RAGAZZI POTETE FARCELA» - Per incoraggiare bambini e ragazzi deprivati a reagire, Save the Children ha realizzato un video con un gruppo di scrittori cresciuti al Sud: Andrea Camilleri, Roberto Saviano, Erri De Luca, Chiara Valerio, Gilda Policastro e Antonio Pascale. Nel video ognuno di loro racconta la sua storia personale di giovane meridionale che è riuscito a emergere. Le testimonianze, raccolte da Giovanni Piperno, riguardano diverse generazioni e portano un messaggio comune: «Ragazzi, ce la potete fare». Nonostante la crisi peggiori lo status di molti. «L'area della povertà relativa si è estesa - spiega Raffaella Milano, direttore programmi Italia-Europa di Save the Children -. Parliamo di persone che vivono in due con i soldi necessari per uno, e paradossalmente sono le meno assistite dal Welfare».
LA VIA D'USCITA - I fondi per gli investimenti sociali trasferiti dallo Stato alle regioni si sono ridotti dell'85% dal 2008 al 2011. Risultato: le strutture scarseggiano. Pochi gli asili (con una frequenza di bimbi quattro volte inferiore alla media nazionale) e le associazioni di sostegno faticano a realizzare i progetti per mancanza di finanziamenti. Senza una guida, familiare o istituzionale, i bambini non finiscono gli studi (3 su 10 non arrivano al diploma). E il tempo pieno a scuola, in grado coinvolgere gli scolari in attività culturali togliendoli dalla strada, è appannaggio di una minoranza. Basti pensare che le classi con il tempo pieno sono appena l'8,6% da Napoli in giù (il 7,1% nelle isole), contro il 42,6% nel Nord-Ovest (dato del 2008). «Bisogna invertire la rotta» sottolinea Milano. Le proposte non mancano, i soldi sì. «Ci sono i fondi europei destinati al sociale e non utilizzati - commenta Milano -, la somma è di 43,6 miliardi per il periodo 2007-2013, ma soltanto il 10,94% della cifra è stata spesa. Il motivo? Non è facile gestire tanti soldi. Esistono dei vincoli dettati dall'Unione europea, di conseguenza è necessario attrezzarsi. Non possiamo permetterci il lusso di mandarli indietro». Un programma di interventi, proposto durante la conferenza, prevede: l'apertura di nuovi asili nido con i fondi Ue, la creazione di «aree ad alta densità educativa» nelle zone a rischio criminalità, l'istituzione di fondi regionali con i proventi delle sanzioni per abusivismo per il recupero di spazi verdi e un sistema che garantisca la continuità (per almeno tre anni) di ogni progetto. Una via d'uscita esiste.
Paola Caruso

Foggia, tempo di transumanza
Foggia – Torna, anche quest’anno, lo storico cammino della transumanza, che da Foggia porta a Campolato. Antiche viabilità percorse per secoli da milioni di armenti e da migliaia di pastori provenienti dall’Abruzzo e dal Molise nelle loro trasmigrazioni estive ed autunnali. “Ancora oggi – racconta il Dirigente regionale dell’Ufficio Tratturi, Michele Pesante – lungo questi percorsi si effettua una bellissima transumanza che partendo dalla località Amendola giunge alla Masseria Signoritto”. Lunedì 10 ottobre alle ore 5,30 c’è possibilità di accodarsi alla variopinta carovana di pastori, di pecore, di cani che ritornano al proprio ovile e alla propria casa, pastori vere enciclopedia di aneddoti, pecore impazienti di ripercorrere un tragitto già fotografato nella propria memoria, cani addestrati come nei film.
 Quindici km in un contesto dove il tempo sembra essersi fermato, dove i ritmi sono segnati dalla natura che si offre con tutti i suoi colori. Chi partecipa, chi decide di accompagnare questa carovana sa che il passo è stabilito dall’uomo non dalle macchine, sa che c’è tempo per parlare, per immortalare con qualche foto il paesaggio, un animale, un albero, una persona cara. Una esperienza aperta a tutte le fasce di età, che consente di appropriarsi degli spazi che la natura offre e di percepire sensazioni ormai dimenticate. L’arrivo alla Masseria Signoritto rappresenta un momento molto intenso che si conclude con il meritato ristoro enogastronomico.

Camusso, con il manifesto delle imprese nessuna convergenza
"Per noi il tempo è già scaduto e il governo se ne deve andare, perché rappresenta gran parte del problema e la sua uscita di scena è condizione per recuperare credibilità sui mercati".
Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, commenta l'ultimatum di Confindustria al governo, aggiungendo che l'esecutivo "ha prodotto manovre su manovre politiche recessive, e anche se adesso lancia annunci, bisogna constatare che piani decennali e decreti sono fuori tempo massimo e privi di risposte efficaci".
Quanto al Manifesto stilato dalle imprese con le cinque priorità per "salvare l'Italia" il numero uno della Cgil, pur "apprezzandone lo sforzo" ritiene che "su pensioni e privatizzazioni dei servizi non può esserci alcuna convergenza, perchè si continuerebbe a scaricare sui lavoratori il prezzo della crisi e questo non è per noi condivisibile".
Infine Camusso ribadisce "la necessità di dare una prospettiva al Paese trovando le risorse per il risanamento e la crescita da una seria tassazione delle grandi ricchezze, dei grandi immobili e da un contributo di solidarietà sui redditi alti e una rigorosa lotta all'evasione fiscale che non guardi in faccia a nessuno".

Lettera prima di fuggire dal Sud
di LINO PTRUNO
Se io fossi un giovane del Sud, scriverei quanto segue. Cari meridionali, questo è anche il mio addio. Abbiamo letto cosa sarà la nostra terra nei prossimi anni: spopolata, con due milioni di ragazzi in meno, con tanti più vecchi, soprattutto quasi senza lavoro. La terra che continuava a dare figli alla patria non fa più neanche figli, ne fa addirittura meno del Nord. E quelli che fa, sono destinati ad andar via, a volare come rondini tristi verso le nebbie. Perché, nonostante tutte le chiacchiere, anzi nonostante tutte le menzogne dei nostri politici, non solo il divario col resto del Paese aumenta invece di diminuire, ma ora addirittura il Sud non cresce più neanche quel poco di prima. Si avvera la triste sentenza: un Sud in cui i giovani partono, i bambini non nascono, i vecchi muoiono.
Io non sono un esperto. Ma mi chiedo come si faccia a essere ottimisti se anche la manovra contro la crisi è stata una manovra contro il Sud. L’aumento dell’Iva invece della tassa sui patrimoni sarà sofferto di più al Sud i cui consumatori sono meno facoltosi. E quanto ai tagli agli enti locali, ovvio che ne soffriranno più i sindaci del Sud. Loro hanno dietro la porta i disoccupati, gli sfattati, gli anziani in cerca di assistenza. I sindaci del Nord devono magari occuparsi del tipo di erbetta per i loro prati all’inglese.
“Tsunami” demografico, è stato definito ciò che avverrà. Uno spreco di giovani come me: uno su tre non lavora. Senza contare quelli che ormai né studiano, né lavorano, né un lavoro lo cercano più. Carne morta. In nove anni ce ne siamo andati dal Sud in 583 mila, quasi 70 mila l’anno. Ma sono di più perché alcuni continuano a conservare il loro domicilio qui prima di arrendersi. E siamo una emigrazione in buona parte intellettuale, diplomati o laureati. Siamo l’emigrazione col trolley e il computer, dopo i bastimenti per terre assai lontane, dopo le terre al sole, dopo le valigie di cartone.
Noi meridionali abbiamo sempre dovuto andarcene perché non c’era mai posto per noi, abbiamo dovuto toglierci dalle scatole per far stare meglio gli altri. Non siamo esseri umani, siamo ammortizzatori sociali. I nostri genitori spendono per noi, dalle elementari in poi, una media di 100 mila euro. Quando siamo belli e pronti per far crescere il nostro Sud, ci dobbiamo regalare chiavi in mano al Nord. Che beneficia della spesa del Sud. Immettendoci in quel sistema che produce ciò che è in gran parte acquistato dal Sud: il quale così paga due volte.
Si è giustamente scritto che dal “brain drain”, dalla fuga dei cervelli, siamo passati al “brain waste”, lo spreco dei cervelli. Enorme. Poi dicono che noi giovani del Sud cominciamo anche a non iscriverci più all’università: dobbiamo ancòra essere presi in giro? Io mi sono ammazzato per laurearmi, i miei non vivono nell’oro, ho dovuto fare lavoretti e studiare quando gli occhi si chiudevano. Ma vedevo ancòra il mio futuro come una carta bianca sulla quale disegnare di tutto, pensavo a fare della mia vita un’opera d’arte. Ora invece di impostare questo mio domani, imposto curriculum da mandare in giro senza mai una risposta.
Vedo miei amici ingegneri umiliati nei call center, laureati in economia alla cassa dei supermercati, laureati in fisica riparare i computer. Ma vedo anche tanti altri che si trascinano, è come se un giorno dopo l’altro la nostra vita se ne andasse. E sento tanti figuri continuare a dire che ci dobbiamo dare da fare, ci dobbiamo rimboccare le maniche, non dobbiamo stare sempre a lamentarci. Gente che magari continua a vivere di politica per generazioni, che si permette di fare la lezione. Soprattutto politici meridionali che non reagiscono mai, fanno un po’ di teatrino nei convegni, dicono dobbiamo fare questo e quest’altro e non si capisce a chi lo dicono visto che a farlo dovrebbero essere loro.
Non sono qualunquista, ma capisco l’antipolitica. Nei prossimi vent’anni un giovane meridionale su quattro se ne andrà. Io sto per farlo. Vorrei restare qui non tanto perché di questi tempi sia scandaloso partire, ma perché mi ribello all’idea che debba essere un destino, che noi del Sud dobbiamo andare sempre a cercar altrove la nostra terraferma. E come faccio a metter casa, come faccio a non vergognarmi con la mia ragazza, come faccio a reinventami ogni sei mesi quand’anche mi diano almeno un contratto così? Non voglio fare la lagna, ma essere precari ti prende al cervello, si è come malati che non possono pensare alla prossima estate: ce la faranno?
Mi dispiace lasciare i miei vecchi qui, magari potrebbero avere bisogno di me. E so che forse resterò per sempre lì, anche perché leggo che, più ce ne andiamo, più sarà difficile tornare perché sarà sempre peggio. Spero che non mi prenda la rabbia e non mi ritrovi a odiare la mia terra. Li vedo quelli che scendono a casa una volta al mese, li vedo i treni la domenica sera: senza malinconia e senza allegria. Solo un filo spezzato finché il capotreno non fischia.
30 Settembre 2011

San Marino. Programma delle imprese per l’Italia: ecco tutti i dettagli, punto per punto                    
Venerdì 30 Settembre 2011
Ruota attorno a cinque punti – pensioni, fisco, liberalizzazione e semplificazione, infrastrutture e efficienza energetica – il “Programma delle imprese per l'Italia” sottoscritto da Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia e Associazione delle Cooperative. Eccolo, nei dettagli.
Pensioni
"E' necessario eliminare rapidamente quelle di anzianità, accelerare l'aumento di pensionamento di vecchiaia, equiparare l'età di pensionamento delle donne a quella degli uomini anche nel settore privato". Riformarle, continua il testo, "è indispensabile per contribuire a stabilizzare il debito pubblico, oltre che a rendere meno iniquo il rapporto tra generazioni".
Fisco
Si deve ridurre il costo del lavoro, anche prolungando la deduzione dalla base imponibile Irap delle spese relative agli apprendisti. E' inoltre necessario incentivare l'innovazione, aumentando gli sgravi fiscali per i capitali investiti in ricerca e sviluppo e introducendo forme di incentivazione stabili a sostegno delle quote di salario, e contrastare in modo efficace l'evasione fiscale incentivando, ad esempio, l'uso della moneta elettronica fissando a 500 euro il tetto massimo di spesa con i contanti, o incentivando i contribuenti a indicare il proprio stato patrimoniale nella dichiarazione dei redditi. Patrimonio pubblico: cedere tutto il patrimonio immobiliare degli enti statali e locali e utilizzare il ricavato per opere pubbliche, manutenzione straordinaria e ristrutturazione del patrimonio esistente, anche a fini di efficienza energetica.
Liberalizzazione e semplificazione
Agire su trasporti, attività economiche, servizi professionali. Vietare tariffe fisse e riformare gli ordini professionali. Investire nell'informatizzazione dei processi e dei documenti. Occorre "rafforzare la trasparenza dei procedimenti amministrativi, prevedendo l'obbligo per tutte le PA di pubblicare tutto sul sito internet". Vanno poi abbreviati i tempi e migliorata l'efficienza della giustizia civile, puntando sulla mediazione.
Infrastrutture ed efficenza energetica
Per le imprese è fondamentale "concentrare le risorse sulle grandi priorità infrastrutturali d'interesse europeo e nazionale, e su pacchetti di piccole opere". Per l'efficienza energetica si dovrebbero, come minimo, prorogare gli incentivi fiscali fino al 2020, pensando nel frattempo a introdurre una normativa per promuovere l'uso di standard tecnologici più efficienti in tutti i nuovi investimenti.

Grecia, ad Atene bloccato l'ufficio di statistica, niente dati alla Troika
di Vittorio Da Rold
Sei edifici pubblici tra cui l'ufficio di statistica sono bloccati da manifestanti che impediscono ai funzionari di entrare. Così il direttore dell'ufficio di statistica greco non ha potuto entrare nell'ufficio con il suo staff per completare l'opera di radiografia e fornire gli ultimissimi dati economici sul bilancio statale alla troika, i funzionari Bce, Ue e Fmi.
Dati economici aggiornati necessari per dare il via libera alla sesta tranche da 8 miliardi di euro. Ora la mancanza di questi aggiornamenti sul deficit con le ultime misure approvate potrebbero ritardare le procedure per la concessione del prestito. Le entrate fiscali di Atene da gennaio-agosto sono state pari a 30,68 miliardi di euro (-5,3% anno su anno) mentre le spese sono state pari a 47,40 miliardi (+8,1% anno su anno).
Su questi dati fuori rotta la troika aveva sbattuto la porta, lasciato Atene e chiesto nuove misure di austerità senza le quali aveva minacciato di bloccare la sesta rata da 8 miliardi di euro. Ora lo sciopero selvaggio all'ufficio statistico greco impedisce alla troika di avere i dati per l'esame finale e rischia di ritardare la rata del prestito nessarioa pagare pensioni e stipendi. 30 settembre 2011

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