sabato 8 gennaio 2011

Tremonti, fallimento tecnico

Tremonti svuota Patrimonio spa
Per la società si profila la chiusura oppure un cambio di mission
di Stefano Sansonetti  
Giulio Tremonti svuota la Patrimonio spa, la società pubblica che lo stesso ministro dell'economia aveva lanciato nel 2002 per dismettere parte del patrimonio immobiliare pubblico. Con un decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 31 dicembre 2010, il titolare del dicastero di via XX Settembre ha deciso di trasferire all'Agenzia del demanio 9 compendi immobiliari che si trovavano in pancia alla spa.


Si tratta dell'Istituto di rieducazione minorenni di Avigliano (Pz), del Carcere mandamentale di Susa (To), dell'«Ex Piazza d'armi del Castelletto» di Parma, dei Magazzini settoriali Isolabella in Bussoleno (To), dell'ex Agenzia coltivazioni tabacchi di San Nazario (Vi), dell'ex Centro radiotrasmittente di Foggia, dell'ex Pertinenze alveo Rosario di Ottaviano (Na), della «Località Paradiso» in Marina di Carrara (Ms), e dell'«ex caserma Gallardi» in Ventimiglia (Im). Per tutti questi immobili, nel provvedimento vengono citate «problematiche e impedimenti che non hanno consentito, ai sensi di legge, la valorizzazione e alienazione». Adesso il pacchetto verrà trasferito all'Agenzia guidata da Maurizio Prato.

Così facendo, però, Tremonti di fatto lascia le briciole dentro la Patrimonio spa, prefigurandone in qualche modo la chiusura. Esito che, tra le altre cose, aveva fatto capolino anche nell'ultima relazione sulla gestione della società. Ad ogni modo al 31 dicembre del 2009 i compendi detenuti dalla spa erano 17, di cui 15 tra terreni e fabbricati e 2 ex carceri, per un valore complessivo di circa 29 milione di euro.

Insomma, già si partiva da una riserva non proprio cospicua di una società che negli anni ha fatto un bel po' di fatica a svolgere la funzione che originariamente gli era stata cucita addosso. Con il passaggio al Demanio appena decretato da Tremonti, alla Patrimonio rimane meno di una decina di immobili.

È quindi verosimile che, una volta sistemato quest'ultimo, esile pacchetto, la società possa anche andare incontro alla chiusura, o almeno a un cambio di mission. Non molto tempo fa, infatti, si era parlato di un accorpamento tra la società stessa (controllata al 100% da Fintecna), Fintecna Immobiliare (anch'essa 100% Fintecna) e l'Agenzia del Demanio. Un'operazione che, a quanto pare, sarebbe stata gradita dal medesimo direttore dell'Agenzia, Prato, che è anche alla guida di Fintecna. Da allora, però, l'idea non sembra avere avuto un gran seguito.

Nel frattempo, nel giugno 2009, un disegno di legge sviluppo aveva provato ad allargare il perimetro d'azione della Patrimonio, facendole gestire l'enorme partita dei crediti vantati a vario titolo dallo stato centrale nei confronti di enti pubblici e privati. Anche questa soluzione, che aveva almeno una base normativa, sembra però essersi persa nella nebbia. Al punto che nello stesso ultimo bilancio approvato della Patrimonio spa, quello chiuso al 31 dicembre 2009, si legge chiaramente che le varie «problematiche determinano in una prospettiva di sempre più breve periodo evidenti implicazioni in ordine alla complessiva valutazione del ruolo e delle prospettive della società, nel contesto normativo e istituzionale di riferimento». Insomma, una sorta di richiesta di aiuto per capire adesso cosa succederà.


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