lunedì 24 ottobre 2011

Federali.sera_24.10.11. Evasione fiscale.----In testa nel 2011, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Lombardia, con +15,3%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 14,9% e la Valle d'Aosta con +13,6%. A seguire la Liguria con +13,5%, il Piemonte con 13,4%, il Trentino con 13,1%, il Lazio con +12,9%, , l'Emilia Romagna con +12,8%, la Toscana con +12,6%, le Marche con +11,3%, la Puglia con +10,6%, alla Campania +8,0 %, la Sicilia con +7,6% e l'Umbria con +7,1%. La Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell'evasione fiscale. In percentuale, il dato lombardo aumenta, nel 2010, di circa il 15,9%.----La Santa Sede appoggia anche la proposta di una tassazione internazionale delle transazioni finanziarie. «Dovrebbe essere attuata - afferma il Pontificio consiglio giustizia e pace - mediante aliquote eque, ma modulate con oneri proporzionati alla complessità delle operazioni, soprattutto di quelle che si effettuano nel mercato secondario».

Fisco/contribuenti.it: cresce l'evasione delle big company + 14% nel 2011.
Il Vaticano: «Liberismo causa della crisi, serve un governo mondiale»
"Una nuova era per la politica svizzera"



Fisco/contribuenti.it: cresce l'evasione delle big company + 14% nel 2011.
ROMA - Nel 2011 l'imponibile evaso in Italia è cresciuto del 13,1% con punte record nel nord dove ha raggiunto l' 14,2%. In termini di imposte sottratte all'erario siamo nell'ordine del 51,1% pari a 180,3 miliardi di euro l'anno. La stima è stata effettuata da KRLS Network of Business Ethics per conto dell'Associazione Contribuenti Italiani e sarà pubblicata nel prossimo numero di novembre di "Contribuenti.it Magazine".
Cinque sono le aree di evasione fiscale analizzate: l'economia sommersa, l'economia criminale, l'evasione delle società di capitali, l'evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.
La prima riguarda l'economia sommersa. L'esercito di lavoratori in nero si gonfia sempre di più è composto da circa 2,9 milioni di persone, molti dei quali cinesi o extracomunitari. In tale categoria sono stati ri! compresi anche 850.000 sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima un'evasione d'imposta pari a 34,3 MLD di euro.
La seconda è l'economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose italiane e straniere (Russia e Cina in testa) che, nel nord Italia è cresciuta nel 2011 del 18,7%. Si stima che il giro di affari non "contabilizzati" produca un'evasione d'imposta pari a 78,2 MLD di euro l'anno.
La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese. Dall'incrocio dei dati è emerso che l' 78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi o meno di 10 mila euro o non versa le imposte. Molte di queste chiudono nel giro di 5 anni per evitare accertamenti fiscali o utilizzano "teste di legno" tra i soci o amministratori. In pratica su un totale di circa 800.000 società di capitali operative, l' 81% non versa le imposte dovute. Si stima un'evasione fiscale attorno ai 22,4 MLD! di euro l'anno.
La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre ha chiuso il bilancio in perdita e non pagando le tasse. Inoltre il 94 % delle big company abusano del "transfer pricing" per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 37,2 MLD di euro all'anno. Nel 2011, le 100 maggiori compagnie del paese hanno ridotto del 14% le imposte dovute all'erario.
Infine c'è l'evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all'erario circa 8,2 miliardi di euro l'anno.
In testa nel 2011, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Lombardia, con +15,3%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 14,9% e la Valle d'Aosta con +13,6%. A seguire la Liguria con +13,5%, il Piemonte con ! 13,4%, il Trentino con 13,1%, il Lazio con +12,9%, , l'Emilia Romagna con +12,8%, la Toscana con +12,6%, le Marche con +11,3%, la Puglia con +10,6%, alla Campania +8,0 %, la Sicilia con +7,6% e l'Umbria con +7,1%.
La Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell'evasione fiscale. In percentuale, il dato lombardo aumenta, nel 2010, di circa il 15,9%.
In Italia i principali evasori sono gli industriali (33,2%) seguiti da bancari e assicurativi (30,7%), commercianti (11,8%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%).
A livello territoriale l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (27,1%). dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%).
"Per combattere l'evasione fiscale - ha affermato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - bisogna riformare il fisco italiano introducendo la tax compliance, seguendo ciò che a! vviene nei principali paesi europei che hanno ridotto le aliquote fiscali, migliorato la qualità dei servizi pubblici e sopratutto eliminato gli sprechi di denaro pubblico. L'evasione fiscale a causa dell'inefficacia della P.A. è diventato lo sport più praticato dalle imprese italiane. Fino a quando non migliorerà l'efficienza dell'amministrazione finanziaria e si taglieranno le spese della casta, il governo avrà bisogno di emanare nuovi condoni per far cassa ad ogni costo. E si premieranno sempre i grandi evasori fiscali, che preferiscono pagare le tasse a forfait e con il massimo sconto".
LA MAPPA DELL'EVASIONE FISCALE IN ITALIA (ANNO 2011)
Le categorie Le modalità Stima annua
dell'imposta evasa
ECONOMIA SOMMERSA Almeno 2.400.000 occupati svolgono un'attività irregolare come lavoratori dipendenti  34,3 MLD
ECONOMIA CRIMINALE Controllo del territorio  78,2 MLD
SOCIETA' CAPITALE Il 78% delle società di capitali dichiara redditi negati! vi o meno di  10 mila  22,4 MLD
BIG COMPANY
 Transfer pricing conti off-shore e società estere  37,2 MLD
LAVORATORI AUTONOMI E PICCOLE IMPRESE Mancata emissione di scontrini, ricevute e fatture fiscali  8,2 MLD
TOTALE  180,3 MLD
CONTRIBUENTI.IT - ASSOCIAZIONE CONTRIBUENTI ITALIANI
L'ufficio stampa Infopress 3314630647

Il Vaticano: «Liberismo causa della crisi, serve un governo mondiale»
Il Pontificio consiglio per la giustizia e la pace:
«Crisi generata da ideologie liberiste»
MILANO - Il Vaticano chiede una «riforma del sistema finanziario e monetario internazionale», «una autorità pubblica universale» che governi la finanza. Chiede «multilateralismo» non solo in diplomazia ma per «sviluppo sostenibile e pace». Denuncia il rischio di una generazione di «tecnocrati» che ignori il bene comune. Il Vaticano chiede inoltre di tornare al «primato della politica» sulla «economia e la finanza». E tra gli obiettivi a medio termine propone per questo la creazione di una Banca centrale mondiale Ma soprattutto fa sua una dura presa di posizione contro il liberismo accusato di essere causa della crisi. A cui, come detto, bisogna rispondere creando un'autorità pubblica mondiale. Se non si crea un'autorità pubblica mondiale il mondo globalizzato rischia infatti di diventare una «torre di Babele», secondo il Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace. L'attuale crisi economica e finanziaria è infatti sempre per il Pontificio consiglio per la giustizia e la pace l'«effetto devastante» delle ideologie liberiste, sempre per il Pontificio consiglio che ha pubblicato un documento intitolato «Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un'autorità pubblica a competenza universale».

IL DOCUMENTO - «Un effetto devastante di queste ideologie, soprattutto negli ultimi decenni del secolo scorso e nei primi anni del nuovo secolo, è stato lo scoppio della crisi nella quale il mondo si trova tuttora immerso», si legge nel documento del dicastero vaticano. «Cosa ha spinto il mondo in questa direzione estremamente problematica anche per la pace? Anzitutto un liberismo economico senza regole e senza controlli. Si tratta di una ideologia, di una forma di "apriorismo economico", che pretende di prendere dalla teoria le leggi di funzionamento del mercato e le cosiddette leggi dello sviluppo capitalistico esasperandone alcuni aspetti». Nel documento vaticano, vi è anche una critica all'approccio liberista che ha fatto fallire Lehman Brothers: «Un orientamento di stampo liberista - reticente rispetto ad interventi pubblici nei mercati - ha fatto propendere per il fallimento di un importante istituto finanziario internazionale, immaginando in tal modo di delimitare la crisi e i suoi effetti. Ne è derivata purtroppo una propagazione di sfiducia che ha spinto a mutare repentinamente atteggiamento, sollecitando interventi pubblici sotto varie forme, di enorme portata (oltre il 20% del prodotto nazionale) al fine di tamponare gli effetti negativi che avrebbero travolto tutto il sistema finanziario internazionale».

GLOBALIZZAZIONE - Proprio per evitare i rischi e le catastrofi apportate dal liberismo economica è necessario instaurare un'autorità mondiale che risolva i problemi dell'economia e non solo. «In un mondo in via di rapida globalizzazione, il riferimento ad un'Autorità mondiale diviene l'unico orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo e con i bisogni della specie umana. Non va, però, dimenticato che questo passaggio, data la natura ferita degli uomini, non avviene senza angosce e senza sofferenze», si legge nel documento, che ricorda come già Giovanni XXIII, e poi Benedetto XVI nella enciclica «Caritas in veritate», hanno proposto la creazione di un'autorità mondiale.

TASSARE LA FINANZA - La Santa Sede appoggia anche la proposta di una tassazione internazionale delle transazioni finanziarie. «Dovrebbe essere attuata - afferma il Pontificio consiglio giustizia e pace - mediante aliquote eque, ma modulate con oneri proporzionati alla complessità delle operazioni, soprattutto di quelle che si effettuano nel mercato secondario».

"Una nuova era per la politica svizzera"
Di Luigi Jorio, swissinfo.ch
La vittoria dei nuovi partiti di centro e la sconfitta della destra conservatrice alle elezioni federali 2011 segnano la fine del bipolarismo, commenta la stampa elvetica. Un rimescolamento politico che lascia aperti tutti gli scenari in vista del rinnovo del governo il prossimo 14 dicembre.
 «La Svizzera ha un nuovo centro», «Palla al centro, il grande balzo dei nuovi partiti» o ancora «Il centro si fa in quattro». I quotidiani svizzeri sottolineano unanimi il successo elettorale dei Verdi liberali e del Partito borghese democratico (PBD), anche se alcuni sollevano dubbi sulla loro reale capacità di fare politica.
«Le ricette dei partiti governativi non funzionano più», rileva la Berner Zeitung. Chi vorrà sedurre l’elettorato, scrive, dovrà presentare delle posizioni comprensibili sui temi fondamentali della politica. Gli svizzeri, le fa eco la Tribune de Genève, «non hanno più fiducia nei partiti tradizionali».
Gli elettori hanno voluto portare una ventata d’aria nuova sotto la cupola di Palazzo federale, commenta la Neue Zürcher Zeitung (NZZ). Un cambiamento di certo non negativo, sottolinea, vista la staticità dell’attuale legislatura. «Il centro ha vinto, ma i partiti al potere hanno resistito», puntualizza comunque il quotidiano zurighese.

Parlamento frammentato
Con l’avanzata delle nuove formazioni al centro e l’erosione a sinistra e, soprattutto, a destra, «la Svizzera entra nell’era del multipolarismo», ritiene il 24 Heures. Secondo il St. Galler Tagblatt, i Verdi liberali e il PBD non hanno soltanto rafforzato il centro, ma lo hanno reso anche «più dinamico».
Il Parlamento è meno polarizzato, constata pure il Corriere del Ticino, il quale fa però notare una maggiore frammentazione. «È un bene o un male per la Svizzera?», s’interroga il giornale di Lugano. A questo proposito, la Südostschweiz ritiene che le elezioni federali 2011 non abbiano affatto reso più facile la vita a Berna. «Al centro - osserva - la ressa è ancora più grande».
Oltre ai dubbi sulla governabilità del paese, alcuni giornali svizzeri tedeschi manifestano un certo scetticismo nei confronti del reale peso politico dei vincitori delle legislative 2011. I Verdi liberali, scrive la Neue Luzerner Zeitung, è un partito «senza un programma elettorale», mentre il PBD si limita a «elogiare la sua ministra [Eveline Widmer-Schlumpf] e a servire gli altri partiti», annota la Basler Zeitung.
Partiti del genere, aggiunge provocatoriamente il foglio renano, «spariscono spesso più rapidamente di quanto siano apparsi».

UDC e Verdi pagano il loro “estremismo”
Sulla stampa di lunedì non passa ovviamente inosservata la semi-sconfitta dell’Unione democratica di centro (UDC), che sebbene si confermi il partito principale del paese disporrà nei prossimi quattro anni di meno seggi in Parlamento.
«L’UDC affonda», titola il Blick, sottolineando che il partito perde proprio a Zurigo, il cantone in cui si è costruito. Per la destra conservatrice si tratta della «prima sconfitta in 20 anni», rammenta il 24 Heures, per il quale l’UDC paga la mancanza di considerazione negli esecutivi cantonali e il suo permanente ruolo di partito contestatario.
Anche per Le Matin, la regressione dell’UDC riflette una certa stanchezza di una parte degli svizzeri di fronte a un discorso incessante sulla sicurezza. Le aspirazioni del paese - ribadisce Le Quotidien Jurassien - iniziano a distaccarsi dalle paure primarie sventolate dalla destra nazionalista, per focalizzarsi invece sulle reali preoccupazioni in campo economico, sociale e ambientale.
Stessa analisi per Le Temps, secondo cui l’immagine di un partito di destra dura dell’UDC non si addice alla situazione economica attuale. Per far fronte alle difficoltà, ritiene, «ci vogliono delle soluzioni al centro».
I quotidiani svizzeri sottolineano inoltre il calo dei Verdi, “rei” di «derivare verso posizioni estreme», ritiene il Corriere del Ticino. «L’ecologia - rileva - non è più una prerogativa soltanto loro». La loro filosofia contestataria e purista, concorda il 24 Heures, «non convince più in un paese che vuole avanzare a piccoli passi».

Tutto può succedere
In vista dell’elezione dei sette membri del Consiglio federale (14 dicembre) tutto rimane aperto, sottolineano i commentatori.
Per la NZZ, i partiti posizionati tra i socialisti e l’UDC dovranno accontentarsi di tre seggi. Il successo del PBD, sostiene, non cambia il fatto che il partito ha troppo poco peso per governare.
Nonostante la perdita di voti, il secondo seggio reclamato dall’UDC in governo non è a priori contestato, scrive l’editorialista comune di Der Bund e Tages Anzeiger. «Si dovrà però presentare un candidato di concordanza – avverte - non un guastafeste».
Secondo la Neue Luzerner Zeitung la palla è nel campo dei liberali radicali (PLR): il partito di centro-destra dovrà chiedersi se sostenere il ritorno di una stretta concordanza con due ministri UDC, oppure se preferisce salvare i suoi due consiglieri federali.
Il parlamento dovrà dar prova di grande saggezza per definire le maggioranze, scrive Le Matin, che aggiunge: «La grande contrattazione può iniziare».
 Luigi Jorio, swissinfo.ch
http://www.swissinfo.ch/ita/Politica/Elezioni_parlamentari_2011/Elezioni_2011/Una_nuova_era_per_la_politica_svizzera.html?cid=31418482&rss=true

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