martedì 25 ottobre 2011

Federali.sera_25.10.11. Mala tempora currunt.----Termini Imerese, Rosario Battiato: In buona sostanza, il futuro dell'ex polo Fiat si trova nelle mani di un'azienda che non sembra in grado di garantire grande stabilità finanziaria e che dovrà far rinascere e rendere economicamente vantaggioso uno stabilimento che una multinazionale come la Fiat ha, invece, abbandonato. Di certo ci sono i 179 milioni di euro di finanziamenti pubblici tra cui ben 39 sono a fondo perduto.----I prestiti ai consumatori trainano l'utile di Deutsche Bank, appesantito invece dalla debole performance della divisione Investment Banking.----Trieste, oltrepadania. Confindustria, Illy scioglie le riserve: "Se serve, mi candido"

A Termini lo sanno: l’auto non è il futuro
Potenza e Foggia rifiuti in strada
Trieste, oltrepadania. Confindustria, Illy scioglie le riserve: "Se serve, mi candido"
Venezia-Trieste Ora si raddoppia l'attuale ferrovia
Cala la fiducia dei consumatori, ai minimi dal 2008
Silvio Berlusconi sulle spine.
Deutsche Bank: trimestrale supera stime
Svizzera: problematica la formazione di un nuovo governo
Svizzera. Risorge la destra, è un buon segnale



A Termini lo sanno: l’auto non è il futuro
di Rosario Battiato
L’impresa molisana, in procinto di subentrare alla Fiat, fa sapere: impossibile assorbire tutti gli attuali lavoratori. Permangono i dubbi su De Riso: l’ultimo bilancio ufficiale approvato dai revisori dei conti è del 2009
TERMINI IMERESE (PA) – La Fiat se ne andrà. Questo è certo. Non sono ancora certe le modalità con cui Dr Motor ne prenderà il posto per seguire la tradizione del settore automotive nel 2012. Nei giorni scorsi è arrivato un segnale positivo che lascia ormai presagire il closing dell'affare. I dubbi però sono molteplici.
I sindacati lamentano un Piano lacrime e sangue, che non riassumerà i 2.200 lavoratori attuali, tra indotto e fabbrica, neanche quando sarà a pieno regime. Inoltre le preoccupazioni sulla stabilità finanziaria del gruppo di Di Risio non sono da sottovalutare: bilancio ancora da approvare e posizione finanziaria netta (dati 2009) per 34 milioni di euro a fronte di un patrimonio netto di poco meno di 10 milioni. Il dubbio permane anche sull'incidenza dell'appetibilità dei 179 milioni di euro di contributi pubblici dei quali poco meno di 40 a fondo perduto.
 A piccolissimi passi si procede verso la fine. Secondo Invitalia, advisor del ministero dello Sviluppo economico, la Dr Automobile Groupe è sempre più vicina all’acquisizione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Secondo le agenzie dei giorni scorsi proprio Domenico Arcuri ha spiegato come stiano “proseguendo a ritmo serrato gli incontri con i sindacati, la Fiat e Dr motor”. La prospettiva è quella di chiudere entro la fine dell'anno, e del resto pare proprio sia l'unica strada da seguire visto che la Fiat leverà inevitabilmente le tende alla fine del 2011. Per il momento si naviga a vista con una serie di incontri per risolvere i problemi sollevati dai sindacati.
 Proprio la Fiom si è messa di traverso, con toni appena più smorzati da quando Di Risio ha garantito occupazione per il 30% dei dipendenti entro il 2013. Da risolvere anche la tipologia di contratto che legherà i lavoratori alla Casa d’auto molisana. Tuttavia i timidi passi in avanti sul fronte occupazionale non lavano le macchie sul curriculum della Di Risio, il cui stato non convince alcuni osservatori finanziari. Quali sarebbero queste criticità? Il primo punto riguarda il bilancio 2010 del gruppo molisano che deve essere approvato e ottenere l'approvazione dei revisori, perché le banche creditrici avevano imposto un piano di revisione.
 Gli ultimi dati risalgono al bilancio 2009, che certificano un fatturato di 47 milioni di euro, un utile operativo di 1,6 milioni euro e un utile netto di 35 mila euro. La voce in rosso riguarda i debiti pari a 74 milioni di euro, 34 dei quali con le banche. In definitiva la posizione finanziaria netta, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore che ha analizzato il bilancio della società molisana, risulta negativa per 34 milioni di euro. Il patrimonio netto invece era poco meno di 10 milioni di euro. In buona sostanza, il futuro dell'ex polo Fiat si trova nelle mani di un'azienda che non sembra in grado di garantire grande stabilità finanziaria e che dovrà far rinascere e rendere economicamente vantaggioso uno stabilimento che una multinazionale come la Fiat ha, invece, abbandonato.
 Di certo ci sono i 179 milioni di euro di finanziamenti pubblici tra cui ben 39 sono a fondo perduto.
 Ieri si è, inoltre, consumata l'ennesima riunione tra i vertici di Dr e i sindacati per discutere di alcuni nodi che riguardano l'accesso agli ammortizzatori sociali e l'applicazione del contratto aziendale.
Articolo pubblicato il 25 ottobre 2011

Potenza e Foggia rifiuti in strada
Foggia e Potenza, due città unite, per diversi motivi, da un’incombente emergenza rifiuti, con i sacchetti d’immondizia in strada. L’emergenza rifiuti non molla Foggia. Lungo le strade, soprattutto nelle aree periferiche, devono essere raccolte almeno 250 tonnellate di rifiuti. In seguito al blocco della discarica e alla carenza di mezzi, infatti, l’Amica ha accumulato un ritardo nella raccolta di circa due giorni. Il Comune per sbloccare la situazione della discarica di «Passo Breccioso» ha acquistato nuovi mezzi per il movimento dei rifiuti e noleggiato pale meccaniche per la raccolta alla rinfusa dei rifiuti. Ci sono anche tre nuovi mezzi, acquistati sempre dal Comune grazie ai finanziamenti della Regione Puglia, che sono tuttavia ancora bloccati presso il concessionarion di Bari. «Contiamo tuttavia di metterli in strada entro questa settimana, abbiamo già pronte le carte per l’immatricolazione», ha dichiarato l’assessore all’ambiente del Comune di Foggia, Pasquale Russo.
Il sindaco di Foggia, Gianni Mongelli, ha rinnovato le scuse alla città «per una situazione di forte criticità che si sta comunque cercando di affrontare e soprattutto risolvere». La situazione dell’ex municipalizzata tiene alta l’attenzione anche sul fronte societarrio: si attende la sentenza di appello del Tribunale di Bari per il fallimento della ex municipalizzata e l’ammissione all’ammini - strazione controllata con il parere favorevole del ministero dell’Economia.
Problema rifiuti anche a Potenza. In città i cassonetti sono stracolmi: il capoluogo, ormai da un paio d’anni, è costretto a portare i propri rifiuti in giro per la Basilicata perché la sua discarica è satura e il progetto di ampliamento non ha ancora completato l’iter burocratico previsto. La chiusura della discarica di Lauria, sottoposta a indagini per uno sversamento di percolato nel terreno, e il blocco all’importazione di rifiuti da parte del sindaco di Tricarico, stanno mettendo a dura prova il già fragile sistema di smaltimento del capoluogo lucano.
La spazzatura si accumula nella cosiddetta «stazione di trasferenza» di Tito, l’area dove viene parcheggiata l’immondizia prima di essere trasferita. Il risultato? Non si accetta altra «monnezza». E i cassonetti, in città, scoppiano.

Trieste, oltrepadania. Confindustria, Illy scioglie le riserve: "Se serve, mi candido"
L’imprenditore triestino, due volte sindaco di Trieste, poi deputato e infine governatore del Friuli Venezia Giulia: "Mi hanno chiesto di correre, non smanio ma non mi tiro indietro per responsabilità"
di Silvio Maranzana
  TRIESTE. Ci sono ancora alcuni “se” in ballo, ma Riccardo Illy afferma che non si tirerà indietro. E pertanto, se la “pregiudiziale Riello” non sarà condivisa dalla maggior parte degli imprenditori, correrà per la presidenza di Confindustria. «Quando mi sono stati offerti incarichi di responsabilità - spiega al cellulare dall’estero dove si trova nei panni di imprenditore («un ruolo che oggi mi impegna al cento per cento») - non mi sono mai nascosto».
 Andrea Riello, che si sente «un veneto candidato a guidare la Confindustria nazionale», ha detto molto crudamente: «Non capisco la scelta di Illy, ovvero di un imprenditore uscito da un’esperienza politica. Credo che, a parte statuti e regolamenti, si dovrebbe vietare a chi è entrato in politica di assumere cariche associative». «E proprio questa è la prima perplessità che ho espresso ai tanti imprenditori del Friuli Venezia Giulia che mi hanno chiesto di candidarmi poiché la mia non è un’autocandidatura - ribatte Illy - ora il problema sta esattamente qui: verificare se questa pregiudiziale di Riello è una presa di posizione personale, oppure se è condivisa».
 Illy è stato dapprima per due volte sindaco di Trieste, poi deputato e infine governatore del Friuli Venezia Giulia sempre per lo schieramento di centrosinistra, «anche se da indipendente», precisa. Infine è stato battuto da Renzo Tondo alle ultime elezioni regionali.
 «Un incarico in Confindustria, a qualsiasi livello - ha detto anche Riello - dovrebbe essere il massimo dell’aspirazione e dell’impegno pubblico per un imprenditore. Non un punto di arrivo di una carriera politica, magari finita male o un punto di partenza per degli incarichi politici successivi». «Sono illazioni che non intendo nemmeno commentare - replica Illy - attualmente non ho alcun progetto politico e perdipiù non sento alcuna nostalgia per la politica. Nemmeno smanio a dire il vero per incarichi di vertici in Confindustria, anche se come detto in questo caso il discorso è aperto e sono pronto a raccogliere le esortazioni se mi giungeranno».
 Per la seconda volta nel giro di otto anni il Nordest tenta di piazzare un proprio rappresentante sulla poltrona più ambita di via dell’Astronomia anche se la confederazione che raggruppa 149 mila imprese sarà dal primo gennaio 2012 orfana della più grande industria italiana, la Fiat come ha preannunciato l’ad del Lingotto Sergio Marchionne a Emma Marcegaglia. La volta scorsa Nicola Tognana venne battuto da Luca Cordero di Montezemolo. Anche ora per il candidato nordorientale si prospetta una sfida impegnativa contro gli altri due candidati che sembrano già vantare una buona batteria di consensi: il patron della Brembo Alberto Bombassei e quello della Mapei Giorgio Squinzi. Ma sono circolati anche i nomi di Luigi Abete e Diego della Valle.
 Ufficialmente la macchina per la successione a Marcegaglia si metterà in moto appena a gennaio con la giunta che nominerà i saggi incaricati di avviare le consultazioni con il sistema confindustriale e di raccogliere le preferenze. Nella giunta di primavera poi il nuovo presidente verrà designato, mentre l’investura vera e propria avverrà durante l’assemblea privata di maggio 2012.
 «Chiaro che ogni discorso è in questo momento prematuro - prova a frenare Illy - lasciamo prima che i saggi facciano il loro mestiere». È nel corso delle consultazioni che emergeranno in via definitiva eventuali pregiudiziali “politiche” per la candidatura di un presidente che comunque “sopravviverà” alla fine dell’attuale governo Berlusconi.

Venezia-Trieste Ora si raddoppia l'attuale ferrovia
 ALTA VELOCITÀ. In 4 mesi lo studio poi confronto con l'ipotesi spiagge
 Tav: il commissario Mainardi propone il passaggio lungo i binari attuali. Chisso: «Ma servono gallerie sotto i paesi e deviazione all'aeroporto di Tessera» Piero Erle VENEZIA
Forse si cambia di nuovo, e il treno veloce si allontana dalle spiagge venete. Il progetto dell'Alta velocità-capacità ferroviaria da Venezia verso Trieste potrebbe mirare ora a costruire i binari nuovi proprio vicino a quelli vecchi. È la notizia confermata, dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, dal vertice tenutosi ieri a Mestre tra il commissario del Governo per la tratta Bortolo Mainardi, l'assessore regionale Renato Chisso, il dirigente Silvano Vernizzi, il presidente di Save (aeroporto di Venezia) Enrico Marchi e i tecnici di Rfi (Ferrovie italiane) e Italferr.
NUOVO STUDIO DI FATTIBILITÀ. Saranno proprio Rfi e Italfer, è stato deciso, a provvedere nei tempi più brevi possibile (circa 4 mesi) ad elaborare uno uno studio di fattibilità avanzato di un tracciato di Alta capacità ferroviaria in affiancamento all'attuale linea. «Il tracciato lungo le spiagge - ha spiegato al termine l'assessore Chisso - va confrontato con un'altra ipotesi che non è più quello dell'affiancamento dei nuovi binari all'autostrada Venezia-Trieste (per la quale sono iniziati i cantieri per costruire la 3a corsia) ma quella di un affiancamento all'attuale linea ferroviaria».
IN GALLERIA SOTTO I CENTRI ABITATI. Lo stesso Chisso peraltro ha chiesto che laddove si passa in centri abitati (l'attuale ferrovia attraversa ad esempio San Donà di Piave e San Stino di Livenza, prima di puntare verso Portogruaro) lo studio di fattibilità preveda che i nuovi binari corrano in galleria, soluzione che probabilmente andrà a incidere sui costi complessivi. Per questo si tratterà poi di comparare il tutto con il tracciato lungo la costa. «Abbiamo chiesto, e il commissario Mainardi si è detto d'accordo - ha spiegato Chisso - che per decidere il tracciato in discussione si compia una comparazione sia per quanto riguarda i costi economici, sia quelli sociali, sia quelli ambientali. Così si permetterà a chi deve decidere di avere gli elementi necessari».
L'AEROPORTO VA SERVITO. Altra novità rispetto alle indiscrezioni della vigilia: la nuova linea dovrà comunque servire l'aeroporto di Tessera. «È il terzo scalo aereo italiano, ha valenza internazionale e dev'essere collegato al sistema ferroviario», rimarca Chisso. Questo comporta un ulteriore nodo da risolvere per la nuova ipotesi, visto che l'attuale linea ferroviaria non serve come noto Tessera. Insomma, pare di capire che, anche se la nuova soluzione proposta da Mainardi ha tutta l'attenzione, la decisione è tutt'altro che presa: ci vorranno numeri precisi da una parte e dall'altra prima di giungere al progetto definitivo. Anche se lo stesso tracciato all'interno della costa veneziana, come noto, ha già registrato forti opposizioni di enti locali, cittadini e categorie agricole, anche per il problema della subsidenza (progressivo abbassamento del livello naturale del terreno).
LA NUOVA LINEA DEVE PORTARE MERCI. In ogni caso la nuova linea è ritenuta necessaria, è stato ribadito ieri, «per la presenza di una significativa domanda già esistente di trasporto merci est-ovest e per anticipare gli sviluppi futuri dell'interscambio tra le aree europee interessate». Sulla Venezia-Lubiana «non c'è forte richiesta di passeggeri - riconosce Chisso - ma c'è una buona richiesta di merci e dobbiamo guardare al futuro: non si può pensare di fare una 4a o 5a corsia dell'autostrada». L'eurodeputato Debora Serracchiani ricorda che il Pd propose il raddoppio dell'attuale linea ferroviaria e invita ad accelerare verso il progetto preliminare per non perdere il treno Ue.

Cala la fiducia dei consumatori, ai minimi dal 2008
 Dati Istat: flessione da 94,2 a 92,9. Ma differenze tra Nord e Sud
A livello nazionale, la flessione è diffusa a tutte le componenti e risulta particolarmente marcata per l’indice che misura il complesso delle attese a breve termine, che diminuisce da 85,5 a 81,8
Roma, 25 ottobre 2011 - Scende la fiducia dei consumatori a ottobre. L’indice calcolato dall’Istat cala da 94,2 a 92,9, il livello minimo da luglio 2008. Rilevante è la differenza negli andamenti a livello territoriale: il clima di fiducia migliora nel Nord e, in particolare, nel Nord-est e cala, per contro, nel Centro-sud. A livello nazionale, la flessione è diffusa a tutte le componenti e risulta particolarmente marcata per l’indice che misura il complesso delle attese a breve termine, che diminuisce da 85,5 a 81,8. La fiducia sulla situazione corrente registra la flessione più contenuta, da 101,2 a 101.
L’indice del clima economico cala da 78,3 a 75,6, mentre quello relativo alla situazione personale scende da 100,6 a 98,6. Peggiorano, in particolare, le valutazioni presenti e prospettiche sulla situazione del paese, i giudizi sulla situazione economica della famiglia e le previsioni di risparmio. Si deteriorano, seppur con intensità minore, anche le attese sull’evoluzione del mercato del lavoro, sulla propria situazione personale e i giudizi sullo stato del proprio bilancio familiare. Migliorano soltanto le valutazioni sull’opportunità presente del risparmio. I saldi dei giudizi sull’evoluzione recente dei prezzi al consumo e quelli delle previsioni sulla loro dinamica futura registrano un aumento rispetto al mese precedente.
Fonte Agi

Silvio Berlusconi sulle spine.
24/10 22:23 CET
Dopo il vertice europeo, il capo del governo italiano ha affrontato un difficile Consiglio dei Ministri. La coalizione non ha trovato l’intesa. Le divergenze con la Lega Nord, in particolare in tema di riforma delle pensioni, non trovano finora una sintesi.
A Bruxelles Berlusconi era stato drasticamente invitato dal cancelliere tedesco Merkel e dal presidente francese Sarkozy, a prendere le misure radicali necessarie per rientrare dal debito. E la prima di tali misure sarebbe proprio l’innalzamento dell’età pensionabile. Un punto su cui la Lega non vuole sentire ragioni.
Le trattative continuano, e una nuova riunione del Consiglio dei Ministri potrebbe presto venire convocata.

Deutsche Bank: trimestrale supera stime
Risultato doppio rispetto a stime analisti
25 ottobre, 08:25
(ANSA) - ROMA, 25 OTT - I prestiti ai consumatori trainano l'utile di Deutsche Bank, appesantito invece dalla debole performance della divisione Investment Banking. Il colosso tedesco ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 725 milioni di euro, contro il rosso di 1,21 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno e legato all'acquisizione di Deutsche Postbank. Gli analisti stimavano un risultato di 343 milioni.
Male il settore investimenti, con un utile di 70 milioni, contro 1,1 miliardi del 2010.

Svizzera: problematica la formazione di un nuovo governo
Ci si attendeva un risultato record per l’UDC, la destra populista in Svizzera. Lo stesso partito, dopo anni di crescita a partire dal 1991, puntava a superare il 30%. E invece è stato uno dei grandi perdenti di queste elezioni. Anche se di fatto resta il primo partito del Paese. L’UDC, con poco più del 25% dei voti, ha perso sette seggi al Consiglio Nazionale. Il suo leader, il discusso Cristoph Blocher, ammette la sconfitta, ma incolpa le nuove formazioni politiche “Se nascono nuovi partiti come i verdi liberali e il PDB, tutti gli altri partiti perdono dei voti. Noi non abbiamo perso molto, siamo ancora il più grande partito politico in Svizzera”.
In effetti è questo il dato emerso dalle elezioni: l’indietreggiare dei partiti tradizionali e l’emergere di nuovi partiti al centro: i verdi liberali e il partito borghese democratico, emanazione dell’UDC. Per i verdi, i liberali radicali del PLR, i cristiano democratici del PDC e l’UDC è stata una doccia fredda con perdite importanti di seggi.
Dopo la chiusura delle urne i leader dei principali partiti avevano facce scure e lunedì mattina i giornali aprivano con lo scossone elettorale che sembra aver messo fine alla bipolarizzazione della politica svizzera. Solo il PS tiene. In percentuale i socialisti perdono qualcosa ma guadagnano due seggi. La sinistra invece, nel suo insieme, ne esce indebolita, visto che i verdi, amputati dai nuovi verdi di destra, perdono sette seggi. La nuova formazione politica svizzera coniuga i temi cari agli ecologisti al liberalismo economico.

Isabelle Chevalley: “Siamo il partito del ventunesimo secolo. Oggi le persone capiscono che l’ecologia non è solo uno slogan elettorale che viene tirato fuori dal cassetto ogni quattro anni, ma qualcosa che fa parte del nostro quotidiano e allo stesso tempo sono coscienti che l’economia non può essere trascurata”.
Al momento resta l’incognita: i politici elvetici come riusciranno, a dicembre, a comporre il nuovo governo? I sette seggi del consiglio federale generalmente sono suddivisì così: due posti ciascuno per i tre principali partiti più uno per l’UDC. Ma ora? E l’Udc si accontenterà ancora di avere solo un seggio? Poco probabile. Quanto ai piccoli partiti vincitori di queste elezioni, anch’essi sperano in una fetta della torta. Da adesso a metà dicembre le trattative al parlamento promettono di essere agitate.

Elezioni in Svizzera: Gobet, poca voglia di Europa
Gli elettori svizzeri hanno deluso le ambizioni della destra populista. L’Unione Democratica di Centro è in calo per la prima volta in otto anni. Quali saranno le conseguenze sulla politica elvetica? Per analizzare i risvolti di questa elezione, abbiamo in collegamento da Ginevra Pierre Gobet, capo della redazione politica della Televisione Svizzera TSR.

Fabien Farge, euronews: Il declino dell’Udc, la destra populista, è un punto di svolta per la storia politica della confederazione?
Pierre Gobet, TSR: Beh sì, perché il partito della destra conservatrice, populista, aveva raggiunto un record storico nel panorama politico svizzero 4 anni fa e guadagnava punti da 20 anni. È importante sottolineare la battuta d’arresto che ha travolto il miliardario di Zurigo Christoph Blocher. L’Udc era giunto a dominare il paesaggio politico svizzero spesso imponendo l’agenda e sconvolgendo le dinamiche politiche.

euronews: Questa elezione è stata segnata anche dall’avanzata di due partiti: il partito dei verdi liberali e quello democratico-borghese. Perché queste due formazioni hanno riscosso successo?
Pierre Gobet: Bisogna descrivere brevemente queste due formazioni. Il Partito borghese democratico nasce da una scissione con il Partito democratico di centro, mentre i verdi liberali rappresentano un nuovo movimento che unisce sia l’ecologia che il liberalismo. Essi si frappongono in particolare ai due partiti che formavano la spina dorsale del sistema svizzero: i radicali liberali e i cristiano-democratici.

euronews: La Svizzera è rappresentata come un’isola di stabilità economica in un continente che sta affrontando una profonda crisi nella zona euro. L’immigrazione e l’ascesa del franco svizzero hanno pesato molto in questa elezione?
Pierre Gobet: L’immigrazione è sempre un tema importante. È il tema principale della destra conservatrice. L’Unione democratica di centro ha costruito molto del suo successo negli ultimi 20 anni ma questa volta sembra che la ricetta abbia funzionato meno bene. devo dire che da questa estate, la Svizzera è in una situazione economica relativamente invidiabile rispetto ai suoi vicini ed è di fronte a un apprezzamento molto importante della sua moneta, il franco, che pone seri problemi nell’industria di esportazione che è un settore molto importante dell’economia.

euronews: Dopo le elezioni, ora ci si aspetta la formazione di un nuovo consiglio federale a metà dicembre, su quale strada può dirigersi la Svizzera e come si svilupperanno i rapporti con l’Unione europea?
Pierre Gobet: Questa è una grande questione che al momento è sospesa in Svizzera. Mi riferisco all’evoluzione dei rapporti tra la Svizzera e l’Unione europea. Attualmente si basano su una serie di accordi bilaterali su questioni specifiche, ma sappiamo che l’Unione vorrebbe cambiarle. Di contro, sappiamo anche che gli stessi svizzeri non vogliono un impegno istituzionale più ampio e quindi una maggiore vicinanza all’Unione europea.

Svizzera. Risorge la destra, è un buon segnale
 di Aldo Bertagni - 10/25/2011
La chiave sta nei particolari. E nei simboli. Un po’ di confusione e tanta incertezza nel risultato elettorale ticinese di domenica scorsa? La “bellezza della diretta” televisiva che in realtà ci sta raccontando una fiction? Be’, è sin troppo facile trovarci una relazione diretta con la situazione politica generale vissuta oggi in Canton Ticino, dopo il voto cantonale dello scorso aprile.
Ma qualcosa, col voto di domenica, si è mosso. C’è un nuovo segnale che potrebbe sancire l’inizio di una nuova era politica e giunge da destra: l’Udc ha conquistato un seggio al Nazionale per la prima volta nella storia ticinese.
Ebbene, chi la pensa in un certo modo ha avuto finalmente il coraggio di schierarsi dalla parte giusta, appropriata. A destra, appunto. Fuori dalla “marmellata leghista” dove tutto ha lo stesso sapore, dove ogni ingrediente è ballerino e negoziabile su tutti i tavoli. Dove le categorie “destra” e “sinistra” sono finite in soffitta.
Perché chi è leghista non vuole mai aumentare le imposte (come i liberisti duri e puri), ma al contempo si batte per un’assicurazione malattia sociale (come i socialisti). Tutto nella pentola, il dolce e l’amaro.
L’Udc no, è di destra e non lo nega. Fa chiarezza. Chi sta con il partito di Blocher e Rusconi tifa per l’esclusione, per la chiusura, per la conservazione dei valori tradizionali, per uno Stato light. Punto. Chi preferisce l’integrazione, l’accesso, la socialità, l’uguaglianza nelle possibilità e il merito nella realizzazione, uno Stato regolatore e “compensativo” sta di qua, dall’altra parte chiamata “sinistra”. Questo ci dice il voto andato all’Udc e non alla Lega dei Ticinesi che ha sì vinto, ma in questo caso per demerito degli altri (vedi mancata congiunzione Ps-Verdi).
Non è poi male a sud delle Alpi ripartire da qui, dalla destra e dalla sinistra, dopo anni d’infantilismo politico dove tutto è permesso. Dove giocare – irridendo per esempio i “grandi” – diventa stile di comportamento e illusione di parità sociale (perché anche il ricco a volte è ridicolo). Illusione, appunto, perché in realtà Bignasca e famiglia si fanno poi i fatti loro. Solo quelli. Dove il gioco, tanto per restare alla realtà di questi giorni, paralizza la vita parlamentare e impedisce di governare come avremo presto modo di constatare in Gran Consiglio con l’approvazione o meno dei conti preventivi 2012 dello Stato.
La vittoria dell’Udc ticinese riporta il campanile al centro del villaggio e ci ricorda che le cose del mondo seguono, grosso modo, due schemi relegati in soffitta con troppa fretta: quello considerato a destra e quello a sinistra. Quello che premia ed esalta la libertà individuale e quello che sollecita e applaude la solidarietà sociale. Entrambi nobili, ma certo diversi. Basta scegliere, magari votando.
E il centro, si chiederà qualcuno. Vogliamo lanciare una provocazione? Il centro non esiste. Non è mai esistito davvero. È solo una convenzione giornalistica. Plr e Ppd, ad esempio, hanno o no polarizzato – come si usa dire oggi – l’attenzione dei cittadini alla fine dell’Ottocento? Altroché, in modo a volte persino violento. Poi si è trovato un punto di convivenza, uno spazio condiviso dove celebrare il confronto politico. E così è stato in seguito. Sino all’evento della Lega dei Ticinesi, appunto.
Il centro politico, tutto sommato, non è un luogo dato per sempre (ammesso e non concesso che ve ne siano di luoghi terreni così fatti) ma uno spazio mobile d’intesa, di compromesso, di momentanea convergenza d’interessi. Ed esiste solo se si rivalutano destra e sinistra. Come sempre nella storia. Altrimenti il centro è centrale a che cosa? A se stesso?
Stai a vedere che fra qualche anno alla sinistra ticinese (e non solo) toccherà ringraziare Pierre Rusconi e soci. Perché rinascendo la destra – quella vera – ritroverà visibilità anche chi la contrasta; sarà meglio riconoscibile. È questa la “comunicazione” che oggi fa difetto.

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