lunedì 10 ottobre 2011

Savona: «Sosteniamo l’export interregionale»




CAGLIARI. La bilancia commerciale della Sardegna sprofonda nel rosso più profondo: i sardi importano di tutto, dal prezzemolo ai pali di legno.
La «regionalizzazione» del modello di sviluppo è stata affrontata da Paolo Savona nel convegno della Confapi a Cagliari. Da segnalare che anche il saldo delle bilance dei pagamenti vede la Sardegna su una percentuale negativa del 18,9% con uno sbilanciamento dell’11,6% nei confronti del resto d’Italia e del 7,3 dell’estero. Sulla base d’una ricerca della Banca d’Italia e Unicredit, Paolo Savona afferma: «Non esiste un problema Nord-Sud ma tra due regioni in surplus, Lombardia e Lazio, che sono dipendenti dalla domanda delle altre regioni le quali perdono potere d’acquisto con l’interscambio interno». La Sardegna presenta un saldo positivo con cinque regioni tra cui la Sicilia verso cui vanta un surplus dell’1,9% del Pil sardo; nullo con quattro e negativo con le restanti dieci, (con percentuali oscillanti dal -3,8% della Toscana al meno 0,1% di Abruzzo e Puglia). Il totale dei saldi è pari a -14,1 con le altre regioni e a -5,2% con l’estero. Il saldo presenta il segno più con Trentino (+0,4), Marche (0,1), Lazio (0,3), Calabria (0,3) e Sicilia (1,9). La Lombardia presenta un saldo positivo nei confronti di tutte le regioni (+23,1) e ha un passivo nei confronti dell’estero (-8% del suo Pil). Nei confronti del Sud il saldo è del 5,8% con oscillazioni dall’1,5% del Pil della Sardegna al 7,7 della Basilicata. Questo significa, secondo Savona, che se il Nord bloccasse i trasferimenti al Sud sarebbe il primo a patirne gli effetti negativi. «Il sostegno alle esportazioni», è la tesi di Savona, «non deve essere orientato solo all’estero, perché il peso dei mercati interni regionali è più rilevante per lo sviluppo». La conclusione dell’ex ministro sardo è apparentemente semplice: «Per permettere un buon funzionamento dell’attuale modello di sviluppo si deve consentire al Sud d’importare di meno dal resto del territorio ed esportare di più all’estero, riducendo la dipendenza dai trasferimenti pubblici. E lo stesso deve avvenire per il Nord che deve raggiungere una minore dipendenza del suo sviluppo dalle vendite al Sud». Questo perché la pentola bucata dell’economia sarda ha visto, col passare gli anni, allargarsi il foro da cui defluiscono verso l’esterno le nostre risorse.


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