domenica 20 novembre 2011

Federali.sera_20.11.11. Mezzogiorno: Le richieste che il mondo imprenditoriale rivolge al Governo: taglio dei costi della politica, utilizzo dei fondi Ue per il Sud, e cessioni del patrimonio pubblico. Un secco no per il Ponte sullo stretto, ma migliori strade e autostrade.----In un documento che sara' varato mercoledi' prossimo, Bruxelles rilancia l'idea di un'agenzia europea per la gestione del debito sovrano e stringe i tempi sulla fattibilita' di quelli che preferisce chiamare 'stability bond'.----Josef Ackermann, amministratore delegato di Deutsche Bank e presidente dell'Istituto della Finanza Internazionale, secondo il quale l'Europa ha una struttura istituzionale inadeguata e l'euro dovrebbe essere l'ancora, e non il fardello, del sistema finanziario.

Confcommercio, 80% imprese Sud soffre
Vicenza, padania. «È un'euro-crisi E l'Ue ci chiede più poteri su tutti»
Eurobond, Bruxelles stringe i tempi
Crisi: Ackermann, mostrate carenze finanza



Confcommercio, 80% imprese Sud soffre
Appello a Governo, no a Ponte Stretto, migliorare rete stradale
20 novembre, 10:54
(ANSA) - ROMA, 20 NOV - L'80% delle imprese del Sud soffre i contraccolpi della crisi, ma piu' di una su due e' ancora fiduciosa sulla possibilita' di superare le difficolta'. E' questo il risultato dell'indagine su Pmi e Mezzogiorno condotta da Confcommercio, dalla quale emergono le richieste che il mondo imprenditoriale rivolge al Governo: taglio dei costi della politica, utilizzo dei fondi Ue per il Sud, e cessioni del patrimonio pubblico. Un secco no per il Ponte sullo stretto, ma migliori strade e autostrade.

Vicenza, padania. «È un'euro-crisi E l'Ue ci chiede più poteri su tutti»
 STRASBURGO. Sartori, Bizzotto e Berlato e il confronto col presidente
 «Barroso ci ha detto che i soldi per la ripresa ci sono ma indica agli Stati tagli ai costi pubblici e, in caso, la tassazione dei grandi patrimoni, non del lavoro» Per avere informazioni dal numero verde dell'Ufficio relazioni con la clientela del Veneto 800 89 20 22 i passeggeri «devono affidarsi alla buona sorte». Il gruppo "Verso nord" del Consiglio veneto annuncia un'interrogazione in Regione: su 10 telefonate in 10 giorni ha ottenuto una sola risposta.
20/11/2011
Altro che "problema Italia": la bufera è ben più vasta e ci stiamo giocando l'intero sistema euro. Altro che i sorrisini di Sarkozy: gli stessi francesi a Bruxelles sono spaventati quanto i loro colleghi italiani, e anche i tedeschi sono "molto preoccupati". Perché c'è una scelta da fare: serrare molto di più i ranghi in Europa, o mollare tutto e ognuno per sè. È il quadro del confronto vissuto a Strasburgo tra il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso e l'Europarlamento in seduta plenaria - presenti i deputati vicentini - mentre l'Italia era concentrata sul cambio di governo.
«NO AGLI AIUTI ESTERNI». «Primo, si è dimostrato che il problema non era certo il governo Berlusconi», sottolineano l'on. Sergio Berlato (Pdl-Ppe) e la collega Mara Bizzotto (Lega-Efd). «Barroso - osserva l'on. Lia Sartori (Pdl-Ppe) - ha detto chiaro che la crisi non è di singoli Stati ma europea. E ha ribadito che l'Ue è tra le aree più ricche del mondo: ha tutte le risorse per uscirne. Prima di andare a guardare ai cinesi o altri Paesi Bric quindi occorre puntare su un rafforzamento della coesione tra Stati europei, e uno sforzo massimo per ridurre le spese (molti Paesi hanno a agire su questo) e poi pensare a forme di tassazione. Serve un'Europa più forte: condivido questa strategia». «Barroso - ribatte Bizzotto - vuole più potere di intervento dell'Ue sui bilanci dei singoli Stati e sui Parlamenti. Ma io rispondo che non si può dare più potere in mano a chi non è eletto dai cittadini come la Commissione Ue e i funzionari-burocrati che di fatto comandano a Bruxelles. Diverso sarebbe se fosse dato più potere all'Europarlamento eletto. Tutto deve passare per il consenso dei cittadini: in Ue non è così e ora neanche in Italia». «Se non si arriva a una Unione anche politica e anche militare - dà la scossa Berlato - saremo sempre deboli. C'è la consapevolezza che l'Europa è un'opera incompiuta: tutti gli Stati devono rinunciare a una fetta di potere per dare autorevolezza all'Ue. Come sempre le difficoltà, come questa crisi, possono trasformarsi in opportunità. A meno che non si voglia disgregare tutto».
AGIRE SUI GRANDI PATRIMONI? «La speculazione finanziaria attacca l'euro, perché avrebbe maggior spazio di manovra se ogni Stato avesse la sua singola valuta. Ma se cede l'euro - osserva Berlato - cadono Europa e Usa. Barroso sta tentando di capire come agire, facendosi consigliare anche da chi dovrebbe farlo per mestiere. Ma bisogna ricordarsi che è stata la finanza a creare la crisi, e c'è il pericolo che adesso questi stessi esperti, dopo una campagna denigratoria contro la politica, con i governi tecnici vadano a salvare le grandi banche facendo pagare famiglie e cittadini: non è accettabile». «Barroso - spiega Mara Bizzotto - tra le strategie indicate ha invitato gli Stati anche a tassare i grandi patrimoni, e a non colpire invece il lavoro dipendente perché senza occupazione non si va avanti. Comunque la prima mossa è il taglio delle spesa pubblica: in Italia ad esempio ci sono 5 milioni di dipendenti statali, troppi. Ma anche l'Europa deve usare le forbici: è assurdo che il Parlamento abbia due sedi, a Bruxelles e Strasburgo, con 5 mila persone che si spostano da una sede all'altra per una settimana al mese. Prima di sanzionare, come vuole fare, Paesi membri che non rispettano determinati parametri di bilancio, l'Ue riduca le sue spese».
I PROJECT-BOND. «Ci sono strumenti che l'Ue ha messo in campo, come il Single Market Act che darà una scossa per facilitare un mercato unico europeo di ditte, professionisti e investitori. C'è l'idea di accelerare sulla tassazione delle transazioni finanziarie trans-nazionali. E poi c'è la proposta degli eurobond, molto discussa: per noi del Ppe va trasformata in una proposta di "project-bond" cioè fondi europei che cofinanzino la crescita, non il debito. La logica è proprio questa: trovare strumenti - conclude Lia Sartori - che facciano ripartire la crescita dell'Europa: dalla crisi si esce con una governance europea più forte, non con logiche del tipo "oggi tocca lui, non a me"».
 Piero Erle

Eurobond, Bruxelles stringe i tempi
Al via esame fattibilita', mercoledi' documento commissione
20 novembre, 11:53
(ANSA) - BRUXELLES, 20 NOV - Tre opzioni per arrivare all'emissione di Eurobond in parallelo a un nuovo giro di vite sulla vigilanza sui conti pubblici: le propone la Commissione Ue. In un documento che sara' varato mercoledi' prossimo, Bruxelles rilancia l'idea di un'agenzia europea per la gestione del debito sovrano e stringe i tempi sulla fattibilita' di quelli che preferisce chiamare 'stability bond'. L'obiettivo e' definire una 'roadmap' entro la meta' di febbraio.

Crisi: Ackermann, mostrate carenze finanza
Euro sia ancora e non fardello, strutture Ue inadeguate
20 novembre, 12:34
(ANSA) - ROMA, 20 NOV - La crisi ha mostrato tutte le carenze del sistema finanziario internazionale: ''la carenza di una disciplina efficace per evitare gli squilibri, l'eccesso di riserve, tassi di cambio spesso disallineati''. Ne e' convinto Josef Ackermann, amministratore delegato di Deutsche Bank e presidente dell'Istituto della Finanza Internazionale, secondo il quale l'Europa ha una struttura istituzionale inadeguata e l'euro dovrebbe essere l'ancora, e non il fardello, del sistema finanziario.

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