domenica 20 novembre 2011

Tutte balle, in realta’ e’ il paradossale effetto Tremonti: ogni regione del Mezzogiorno dovra’ finanziare i finanziamenti dell’Ue, indebitandosi per finanziare infrastrutture pubbliche dello Stato. Altrimenti i soldi tornano al Mef ed in piu’ il Governo risparmia il 25%. E tutto il Mezzogiorno sara’ colpevole di non aver speso, per cui i soldi prenderanno la via della padania. Lapalassiano padano.

Sud, per la banda larga 1,3 miliardi
G. Sa.
ROMA - Parte la riprogrammazione delle risorse legate al piano Eurosud, concordato due settimane fa da Roma con Bruxelles con un dimezzamento dal 50% al 25% del cofinanziamento nazionale.




La partita vale in tutto circa otto miliardi, per ora ne vengono riassegnati 3,4 perché la quota più importante riguarda le tre grandi opere ferroviarie Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria e Palermo-Catania-Messina che decolleranno effettivamente soltanto dopo il 2015.
 Il capitolo di spesa privilegiato dalla riprogrammazione dei programmi della convergenza è quello dell'agenda digitale europea: 1.140 milioni destinati agli investimenti nel Sud per la banda ultralarga, 118,9 milioni per la banda larga fino a 2 mega, 320 milioni per i data center. Anche l'istruzione guadagna una fetta di risorse di tutto rispetto, con 1.242 milioni destinate esclusivamente alle quattro regioni obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), mentre 142 milioni andranno al credito di imposta per l'occupazione. Diverso è il discorso per la rete dei trasporti, cui vengono assegnati per ora 1,2 miliardi: ci sono le strade (866 milioni) e gli aeroporti (28 milioni) ma la partita delle ferrovie è di fatto rinviata, almeno in termini di cassa.
 La riprogrammazione è contenuta nel nuovo «piano di azione per la coesione», inviato alla commissione Ue il 15 novembre, nel rispetto degli impegni assunti nella lettera del Governo Berlusconi alle autorità comunitarie. La «riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale» si concentra sul capitolo della rete ferroviaria e, in particolare, sulle tre opere meridionali individuate appunto dal Cipe nella delibera di agosto come superprioritarie.
 In questo modo il piano di azione punta a tre obiettivi: concentrare le risorse dei fondi Ue sulle grandi opere ferroviarie, liberare risorse nazionali delle Fs per altre opere previste nei piani di investimento, garantire i finanziamenti di lungo periodo, considerando che per queste tre opere viene reso noto per la prima volta un cronoprogramma degli investimenti da cui appare chiaro che gran parte della spesa si concentrerà oltre il 2016 (si veda il grafico in alto).
 Il piano di azione per la coesione inviato a Bruxelles spiega che la riduzione del cofinanziamento risponde «all'esigenza di riconsiderare la sostenibilità finanziaria di un livello di cofinanziamento nazionale tra i più elevati nella Ue alla luce dell'obiettivo del pareggio di bilancio». La destinazione degli otto miliardi che in questo modo si risparmiano sarà poi meglio dettagliata con un ulteriore documento che dovrà essere inviato entro il 15 dicembre. Da quel documento sarà anche possibile capire se Fabrizio Barca, nuovo ministro per la coesione territoriale e massimo esperto in tema di fondi europei (in questi ultimi anni è stato consulente sia della commissione Ue che del ministro Tremonti), condivida le linee impostate dall'ex ministro Raffaele Fitto, autore della politica di accelerazione e riprogrammazione dei fondi e dell'accordo con il commissario Johannes Hahn sulla riduzione del cofinanziamento. Il documento appena inviato a Bruxelles non fa mistero, per altro, che la riduzione del cofinanziamento, da attuare nei primi due mesi del 2012, potrà essere anticipata a dicembre «limitatamente ai programmi con gravi problemi di assorbimento delle risorse in scadenza al 31 dicembre 2011». Si ammette, quindi, che la decisione aiuterà ad avvvicinarsi agli obiettivi di spesa fissati per fine anno, scongiurando o limitando al minimo il disimpegno automatico dei fondi comunitari.
 Il piano inviato a Bruxelles accenna anche alla velocizzazione degli impegni e delle spese, ottenuto quest'anno grazie all'introduzione di tappe intermedie al 31 maggio e al 31 ottobre, che hanno maggiormente responsabilizzato le amministrazioni interessate. Il rapporto rivela che al 31 ottobre scorso le spese certificate sono cresciute del 45% rispetto al dicembre 2010 nel caso del Fesr e del 60% nel caso del Fse. Si evidenzia nel piano come «attraverso queste regole sia stata ridimensionata la tradizionale stagionalità delle certificazioni di spesa, concentrate negli ultimi mesi dell'anno, e fortemente circoscritto l'importo che resta da rendicontare per non incorrere nel disimpegno automatico delle risorse comunitarie».

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