lunedì 7 novembre 2011

Federali.sera_7.11.11. Mission impossible: i padani devono compilare un questionario.----Il Commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn: Un questionario è già stato inviato a Roma dalla Commissione europea per chiedere chiarimenti sulle misure indicate nella lettera di intenti presentate da Berlusconi al vertice del 26 ottobre ha detto il portavoce, specificando che Bruxelles vuole avere indicazoni anche sul maxiemendemento e che il questionario chiede tempi, azioni concrete e ricadute sul bilancio.----Parlando di Mare Nostrum abbiamo rispolverato non a caso la storia dell’antica Roma, in quanto proprio l’impero romano distrusse, senza lungimiranza una volta tanto, un mercato mediterraneo globale, con una sua specifica moneta addirittura. Era il quarto secolo Avanti Cristo. Tornando indietro di 2.500 anni si potrebbe progredire è ciò che Pelanda sostiene oggi: perché un mercato mediterraneo oggi può essere ricreato.

Crisi, Ue: «Tremonti deve chiarire sulle misure missione a Roma anche se governo cade»
Parigi rafforza rigore per pareggio bilancio nel 2016
Voto, pasticcio lettone
La provocazione: San Marino diventi il fulcro del Mediterraneo 




Crisi, Ue: «Tremonti deve chiarire sulle misure missione a Roma anche se governo cade»
ROMA - «Ci aspettiamo che oggi il ministro Tremonti spieghi all'Eurogruppo i dettagli della lettera di impegni inviata alla Ue dall'Italia»: lo ha detto oggi il portavoce del commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn, aggiungendo che gli esperti di Bruxelles saranno a Roma in settimana. «La missione di monitoraggio di uno staff della Commissione europea si recherà a Roma questa settimana».
 «Missione anche se Berlusconi si dimette». La missione a Roma della Commissione europea ci sarà anche nel caso in cui Silvio Berlusconi dovesse dimettersi.
«Un questionario è già stato inviato a Roma dalla Commissione europea per chiedere chiarimenti sulle misure indicate nella lettera di intenti presentate da Berlusconi al vertice del 26 ottobre» ha detto il portavoce, specificando che Bruxelles vuole avere indicazoni anche sul maxiemendemento e che il questionario chiede «tempi, azioni concrete e ricadute sul bilancio».
«La Ue lavora in stretto coordinamento con il Fondo monetario internazionale per il monitoraggio dell'Italia» ha detto il portavoce.

Parigi rafforza rigore per pareggio bilancio nel 2016
07/11 14:14 CET
Parigi annuncia un nuovo piano di rigore, con l’obiettivo di mantenere la tripla A che certifica l’affidabilità dei titoli di stato francesi.
Il pacchetto di misure supplementari per il 2012 e il 2013 ammonta a 18,6 miliardi di euro. L’obiettivo è raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2016, a dispetto del rallentamento economico.
“Per farcela – ha dichiarato il premier Francois Fillon nel corso di una conferenza stampa – occorrerà risparmiare più di 100 miliardi di euro”. Tre gli interventi caratterizzanti della manovra: l’anticipazione di un anno della riforma delle pensioni, con l’età legale che passerà a 62 anni nel 2017 anziché nel 2018; l’innalzamento dell’Iva dal 5,5 al 7 per cento, ad eccezione dei prodotti di prima necessità, come gli alimentari; e infine l’aumento del 5% sulle imposte delle grandi aziende, quelle con un giro di affari superiore ai 250 milioni di euro.

Voto, pasticcio lettone
7 novembre 2011
Stefano Grazioli
Il partito filorusso che alle elezioni ha ottenuto la maggioranza relativa rimane all’opposizione. Al governo il centrodestra con l’appoggio della destra radicale
Detto in latino fa un effetto: con conventio ad excludendum si definisce “un accordo esplicito o una tacita intesa tra alcune parti sociali, economiche o politiche, che abbia come fine l'esclusione di una determinata parte terza da certe forme di alleanza, partecipazione o collaborazione”. Nel caso specifico della Lettonia vuol dire che un paio di partiti si mettono d’accordo per lasciarne fuori dal governo un altro. Il punto è che quest’altro è quello di maggioranza relativa che alle ultime elezioni ha ottenuto la vittoria.
E così capita che chi vince una battaglia, perda poi la guerra, rimanendo fuori dai giochi. Il “Centro dell’armonia” del sindaco di Riga Nils Usakovs continua dunque a stare all’opposizione dopo che il vecchio e nuovo primo ministro Valdis Dombrovskis è riuscito a mettere insieme un governo che con la sua formazione “Unità” vede anche il partito dell’ex presidente Valdis Zatlers e la destra radicale di Alleanza nazionale. I nazionalisti vanno a sostituire in pratica al governo i Verdi (più di nome che di fatto) che facevano riferimento all’oligarca Aivars Lembergs.
Alleanza nazionale (Nacionālā Apvienība) è scaturita dall’unione alla vigilia delle elezioni di due partiti: Per la Patria e la Libertà/LNNK (Tēvzemei un Brīvībai/LNNK) e Tutto per la Lettonia (Visu Latvijai). Quest’ultimo, il cui logo richiama neanche tanto vagamente una svastica, si é distinto in passato per la sua linea antieuropea, un po’ xenofoba e sciovinista e soprattutto per la retorica antirussa, con la volontà di restringere le leggi sulla naturalizzazione discriminando le minoranze.
Il problema, di cui abbiamo già scritto, é quello dei cosidetti nepilsoni, i non-cittadini. Ci sono oltre 300.000 persone in Lettonia (Paese con meno di 2 milioni e mezzo di abitanti) sul cui passaporto sta scritto alien’s passport e di fatto sono private di diritti civili e politici, a partire da quello del voto. Il nuovo governo, sorretto da una gamba nazionalista, difficilmente potrà risolvere la questione che nonostante i richiami dell’Unione Europea negli scorsi anni non è mai stata presa seriamente in considerazione.
Da una parte c’è dunque l’occasione perduta nell’accordo mancato tra centro moderato e sinistra (non solo filorussa, visto che è stata votata dal 15% di lettoni) nel tentativo di una riconciliazione non solo politica, ma anche etnica; dall’altra parte c’è la miopia di Bruxelles che qualche hanno fa, quando in Austria era andato al governo l’FPÖ di Jörg Haider, aveva comminato sanzioni diplomatiche e inviato tre saggi in missione per sorvegliare il governo di centrodestra a Vienna, mentre ora tra Riga e Budapest (dove il primo ministro Victor Orban ne sta combinando peggio di Bertoldo) lascia tranquillamente fare senza alzare nemmeno la voce.

La provocazione: San Marino diventi il fulcro del Mediterraneo          
 Lunedì 07 Novembre 2011
SAN MARINO - Una provocazione può essere stimolante se fa riflettere. Se accende una lampadina. Quando poi arriva da chi ha un’idea ben precisa di ciò che dice, questa provocazione deve mettere in moto degli ingranaggi. Al Forum ‘San Marino meeting point dello sviluppo’, andato in scena venerdì scorso, la provocazione più interessante l’ha lanciata l’economista Carlo Pelanda, che San Marino Fixing ha intervistato un paio di settimane fa.
Pelanda, davanti alla platea del Kursaal di San Marino, ha detto che il Titano potrebbe diventare una sorta di “capitale” del Mediterraneo. Un meeting point, appunto, un fulcro, un luogo d’interscambio di idee e di proposte. Certo, qualcuno può sorridere davanti a questa immagine. Il Mare Nostrum dei romani, con tutti i suoi traffici e le sue rivoluzioni, che ruota attorno ad un minuscolo monte da cui il mare, una striscia del medio Adriatico, si vede solo in lontananza? È una provocazione, appunto. Ma anche un opportunità che a ben guardare può essere colta.
Parlando di Mare Nostrum abbiamo rispolverato non a caso la storia dell’antica Roma, in quanto proprio l’impero romano distrusse, senza lungimiranza una volta tanto, un mercato mediterraneo globale, con una sua specifica moneta addirittura. Era il quarto secolo Avanti Cristo. Tornando indietro di 2.500 anni si potrebbe progredire è ciò che Pelanda sostiene oggi: perché un mercato mediterraneo oggi può essere ricreato. Mettendo in comunicazione gli uomini di business di un’area senza dubbio vasta e dalle grandi possibilità, l’Italia, i paesi dirimpettai, la Francia e la Spagna, le giovani nazioni del Nord Africa che con la loro giovane popolazione e l’ambizione di poter godere di un futuro migliore possono rappresentare quella marcia in più necessaria per un progetto di crescita globale.
A Carlo Pelanda risponde Antonella Mularoni, Segretario di Stato per gli Affari Esteri: “In questi tre anni abbiamo radicalmente cambiato la struttura del Paese e oggi possiamo porci sicuramente come interlocutori a livello internazionale. Abbiamo una rete di 35 accordi OCSE, accordi di qualità. E oggi l’OCSE, che è un’organizzazione fondamentale, ha una visione diversa di noi. San Marino si è reso conto, almeno in buona parte, che due dei tre asset del passato oggi non sono più possibili. Abbiamo rinunciato al segreto bancario blindato e anche all’anonimato societario. Ora che abbiamo cambiato completamente questo modello, San Marino sa che deve attrarre capitali utilizzando l’elemento che da sempre è considerato il terzo fulcro, ovvero la nostra tassazione agevolata. C’è una rete di accordi contro le doppie imposizioni, che va ancora incentivata, con tutti i paesi arabi che saranno lieti di farlo con San Marino. Una volta che ci sarà questa disponibilità ci sarà automaticamente una maggiore disponibilità a collaborare economicamente. Stiamo lavorando in questa direzione, tutta la collaborazione con il mondo mediterraneo e arabo sarà molto importante”.
Gli occhi del Medio Oriente
Non solo il Mediterraneo, ma anche il Medio Oriente rappresenta una finestra importante per il Titano (e viceversa). L’interesse per possibili investimenti dagli Emirati Arabi Uniti è stato manifestato dai portavoce dello sceicco Hamad Ahmed Abdulla Murshid Alremeithi, Principe di Dubai, che proprio al Kursaal ha dimostrato interesse per San Marino. “Abbiamo notato che San Marino è geograficamente è collocata in posizione molto interessante. Stiamo studiando cosa si può fare con voi, anche perché abbiamo visto che ci sono leggi estremamente interessanti per investire, ad esempio nel settore bancario. L’importante è investire, vediamo cosa si può fare insieme”.

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