sabato 10 dicembre 2011

Federali_mattino_10.12.11. C’e’ nebbia sulla Manica, il Continente e’ isolato.----Fino a quando - ha concluso Lombardo - noi siciliani continueremo ad affidare la nostra rappresentanza ai quei partiti nazionali che sostengono le politiche che penalizzano il sud non possiamo lamentarci.----Sardegna: Le imprese isolane sono destinate, quindi, ad un ruolo di secondo piano. Si calcola che a loro finirebbero non più di 300 milioni. Ritengo che dovrebbero sfruttare l'occasione - risponde De Gaetano - per acquisire le conoscenze e la professionalità in maniera da inserirsi negli appalti per le reti di distribuzione del gas a bassa pressione oltre che, una volta ultimati i lavori, nel controllo, gestione e manutenzione della rete del distretto Sardegna.----Napoli, Giggino Scrivano Fiorentino: De Magistris ha scritto una lettera al premier Mario Monti per chiedere un tavolo ad hoc per la città.

Benzina, Lombardo: "Più cara in Sicilia? Manca forza politica"
Napoli. «I tagli di Monti ci mettono in ginocchio»
L'UNIONE SARDA - Economia: Il metanodotto? Lo faranno gli altri
Decreto salva italia, contribuenti.it: 3 italiani su 4 favorevoli alla tassa del 50% sul gioco d'azzardo.
First session of the EU summit: Agreement on immediate action and on new fiscal rule for the eurozone
European Council concludes discussion on the new fiscal compact
Grecia, -5% il Pil nel terzo trimestre, dato rivisto da -5,2%
Portogallo, -0,6% Pil terzo trimestre, -1,7% annuo
Efsf: pronta asta bond 3 mesi fino 2 mld
Londra isolata. Ungheria, Svezia e Repubblica Ceca aprono a un ruolo attivo nei nuovi Trattati



Benzina, Lombardo: "Più cara in Sicilia? Manca forza politica"
Fino a quando - ha detto il governatore - noi siciliani continueremo ad affidare la nostra rappresentanza ai quei partiti nazionali che sostengono le politiche che penalizzano il sud non possiamo lamentarci"
PALERMO. "E' un tema che trattiamo sempre  con i governi, ma il problema è la forza politica che la nostra  proposta ha alle spalle". Lo ha affermato il presidente della  Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, sulle accise sui  carburanti a margine del forum sul Mediterraneo a Catania.  Secondo il governatore e leader del Mpa "in Valle d'Aosta la  benzina si paga di meno" per "la presenza di una forza  politica che, nonostante le dimensioni di quella Regione,  sostiene in maniera massiccia quella tesi".  "Fino a quando - ha concluso Lombardo - noi siciliani  continueremo ad affidare la nostra rappresentanza ai quei  partiti nazionali che sostengono le politiche che penalizzano il  sud non possiamo lamentarci".

Napoli. «I tagli di Monti ci mettono in ginocchio»
Il sindaco chiede tavolo ad hoc al premier
De Magistris: dal nuovo governo neanche una telefonata, Napoli necessita di risorse per lavoro e infrastrutture
NAPOLI - Napoli e i tagli del governo. Binomio terribile secondo il sindaco Luigi De Magistris, che oggi, venerdì, ha spiegato in una conferenza stampa convocata ad horas di aver portato a Giorgio Napolitano «il grido d'allarme sul mondo del lavoro per le misure in atto e annunciate dal governo che rischiano di mettere in ginocchio la città». Il primo cittadino ha chiesto al capo dello Stato di far presente al governo i problemi di Napoli «visto che non ho ricevuto nemmeno una telefonata dal nuovo governo».

«L'AMERICA'S CUP SI FARA' QUI» - Infine su Bagnoli: «L'America's Cup è un evento di straordinaria importanza e si farà a Napoli, non c'è alcun dubbio» dice il sindaco, nonostante la bocciatura dei periti della Procura dello specchio d'acqua di Coroglio, a causa dell'inquinamento causato dalla colmata, pesante eredità dell'Ilva.

LA LETTERA - De Magistris ha scritto una lettera al premier Mario Monti per chiedere un tavolo ad hoc per la città, dati alla mano tra le realtà più tribolate del paese. «Per dare credibilità e forza all'azione del Comune è necessario avere vicino tutte le istituzioni, in primo luogo il governo» per questo «si propone l'istituzione di un tavolo con la Presidenza del Consiglio».
Ecco i punti individuati dal sindaco:
1) Esclusione dai vincoli del patto di stabilità delle risorse e delle spese sostenute dal Comune per gli interventi finalizzati al ciclo dei rifiuti e per quelli relativi al completamento delle due linee della metropolitana
2) Risoluzione delle principali tematiche afferenti il lavoro soprattutto dei giovani»
3) Dichiarazione di grande evento del Forum delle culture, che renda effettivi i poteri e i compiti della città metropolitana
4) Inserimento del Comune quale organismo intermedio per la gestione dei finanziamenti europei
5) Procedure agevolate di mobilità o uscita privilegiata per il personale del Comune e delle società partecipate in house, con maggiore anzianità anagrafica
6) Attuazione della disciplina già vigente per le zone franche urbane in cui il Cipe ha ricompreso l'area orientale di Napoli.
Al. Ch.

L'UNIONE SARDA - Economia: Il metanodotto? Lo faranno gli altri
09.12.2011
Costerà un miliardo, solo 300 milioni finiranno alle imprese sarde
CARBONIA. De Gaetano, direttore di Snam rete gas: «Le aziende locali si preparino per la gestione» Un miliardo di investimento, duemila posti di lavoro. La costruzione del gasdotto che attraverserà l'Isola per trasportare il gas dell'Algeria si annuncia come una iniezione di denaro e lavoro quanto mai salutare per l'economia sarda. Sarà ricchezza reale oppure, come spesso accade, la parte del leone la faranno le grandi imprese della Penisola che incasseranno il grosso dei finanziamenti lasciando ai sardi soltanto le briciole? «Sarà una grossa opportunità da sfruttare, l'occasione per le imprese sarde di acquisire la capacità e l'esperienza per gestire la seconda fase della metanizzazione: dipenderà tutto da loro». Parola di Salvatore De Gaetano il direttore generale di Snam rete gas, la società dell'Eni che dovrà realizzare il gasdotto e occuparsi della gestione. A Carbonia in occasione del “workshop” sulla metanizzazione promosso dalla Provincia De Gaetano ha voluto chiarire quale potrebbe essere il ruolo delle imprese sarde.
IL GASDOTTO Si tratta di stendere attraverso l'Isola un tubo di 48 pollici (circa un metro e venti centimetri di diametro) lungo 270 chilometri che approderà nel Sulcis per arrivare a Olbia. Fra due settimane da Roma dovrebbe arrivare il via libero al rilascio dell'autorizzazione unica, ai primi del 2012 la partenza. «Il tratto sardo del gasdotto costerà circa un miliardo e nei cantieri troveranno lavoro fino a duemila persone», ha spiegato il direttore di Snam rete gas. La società dell'Eni opererà attraverso appalti. Questo è il punto: che ruolo avranno le imprese sarde? De Gaetano è stato chiaro: «Ci sono non più di dieci imprese nel mondo con i requisiti per realizzare un gasdotto di quelle dimensioni (lavorerà con una pressione di 60 bar) e in grado di mettere in campo il materiale e i mezzi per un'impresa così delicata».
GLI APPALTI Le imprese isolane sono destinate, quindi, ad un ruolo di secondo piano. Si calcola che a loro finirebbero non più di 300 milioni. «Ritengo che dovrebbero sfruttare l'occasione - risponde De Gaetano - per acquisire le conoscenze e la professionalità in maniera da inserirsi negli appalti per le reti di distribuzione del gas a bassa pressione oltre che, una volta ultimati i lavori, nel controllo, gestione e manutenzione della rete del distretto Sardegna».
LA GESTIONE Il “dopo gasdotto” ha una potenzialità di almeno duemila posti di lavoro. C'è, inoltre, un'altra opportunità alla quale ha accennato il direttore di Snam rete gas. Per un'impresa di quelle dimensioni sarà necessario un polo logistico per la gestione del movimento di tutti i materiali. Il Sulcis ha avanzato la sua candidatura mettendo a disposizione una vasta area nel polo industriale di Portovesme.

Decreto salva italia, contribuenti.it: 3 italiani su 4 favorevoli alla tassa del 50% sul gioco d'azzardo.
AOSTA -Stando al sondaggio effettuato da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it Magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani, 3 italiani su 4 sono favorevoli alla riforma della tassazione sul gioco d'azzardo legalizzato introducendo l'imposta unica sostitutiva su tutti i giochi legalizzati (IUG) pari al 50% della vincita unitamente alla tracciabilità di tutte le vincite ed all'identificazione di tutti i giocatori per contrastare l'evasione fiscale, il riciclaggio del denaro sporco e l'accesso ai giochi ai minorenni.
Il sondaggio rileva che il 74,38% dei contribuenti italiani vuole l'introduzione dell'IUG pari al 50%. Su 5.641 voti, 4.196 (pari al 74,4%) si sono pronunciati favorevolmente, mentre 1.442 (pari a 25,6%) contro.
Secondo lo studio elaborato dall'Associazione Contribuenti ! Italiani è possibile introdurre l'IUG a partire dal 1° gennaio 2012 introducendo l'imposta unica sostitutiva del 50% su tutte le vincite superiori al 500 euro per tutti i giochi legalizzati come il Lotto, Superenalotto, Scommesse Sportive, Poker on line, Giochi da casinò, Bingo, Lotterie etc.
L'importo derivante dal prelievo del 50% alle vincite superiori ai 500?, secondo il sondaggio dovrebbe essere destinato per il 50% all'erario per abbattere il debito pubblico e per il 50% per lo sviluppo del Paese e per incentivare il consumo.
L'Italia ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavoli da gioco, una media quasi 2.205 euro a persona.
I giocatori più incalliti sono quelli residenti in Molise con il 57%, segue la Campania con il 51% e dalla Sicilia 50,7%. In ultimo posto troviamo quelli del Trentino Alto Adige con il 31,9%.
In Italia, il gioco legalizzato coinvolge circa 31,7 MLN di persone, di cui 7,9 MLN con frequenza settimanale, e sviluppa un ! fatturato di circa 72 MLD di euro. Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato del 8,1%, passando, in tre anni, da 860 mila unità a 3,3 milioni, raggiungendo il 33% di tutte le giocate.
"Il governo Monti deve fare di più. Si possono risanare i conti introducendo una tassa volontaria come l'IUG, con il pieno consenso di tutti gli italiani - afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - Per un reale rilancio dell'economia e per accompagnare il paese dall'uscita della crisi economica servono misure che non deprimono i consumi come l'aumento dell'IVA o delle accise".
Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani

First session of the EU summit: Agreement on immediate action and on new fiscal rule for the eurozone
At the first working session of the European Council of 8 and 9 December, an agreement was reached on short-term action to overcome the debt crisis and on a new fiscal compact for the euro area.
At a press conference Herman Van Rompuy, President of the European Council, and José Manuel Barroso, President of the European Commission, explained the short-term measures. Up to €200 billion will be made available to the IMF, the European Financial Stability Facility (EFSF) leverage "will be rapidly deployed" and the European Stability Mechanism (ESM) should enter into force in July 2012.
For the medium and longer term, the 17 eurozone countries and six others, Bulgaria, Denmark, Latvia, Lithuania, Poland and Romania, will conclude an inter-governmental treaty. This fiscal compact, to be signed no later than March 2012, will establish a new, stronger fiscal rule, including more automatism in the excessive deficit procedure. The Czech Republic and Sweden do not yet have a mandate to participate.
The governance of the euro area will also be reinforced by holding regular euro summits at least twice a year.
On the second day, the heads of state or government will continue the discussion on the above-mentioned issues and will debate economic policies, energy, enlargement and external relations.

European Council concludes discussion on the new fiscal compact
At the end of the 8-9 December EU summit in Brussels, the President of the European Council Herman Van Rompuy confirmed that the 17 members of the euro area and several other EU countries were ready to participate in the new fiscal compact and engage in a significantly stronger coordination of economic policies.
The goal of the compact, as a response to the current crisis, is to strengthen fiscal discipline and introduce more automatic sanctions and stricter surveillance.
The fiscal compact agreed today will be made legally binding by an international agreement. The agreement will be open to the EU member states that are currently not members of the euro area. All EU member states apart from one said they were considering participating.
The precise number of participating countries will be known after the national parliaments have been consulted. "I am optimistic because I know that it is going to be very close to 27", said Van Rompuy. "In fact, 26 leaders are in favour of joining this effort. They recognise that the euro is a common good."
The main elements of the fiscal compact include a requirement for national budgets to be in balance or in surplus (the structural deficit should not exceed 0.5% of nominal GDP) and a requirement to incorporate this rule into the member states' national legal systems (at constitutional or equivalent level).
Member states undergoing an excessive deficit procedure will have to submit to the Commission and the Council for endorsement the structural reforms they plan to take in order to meet the requirement to correct excessive deficits.
The member states will also have to report on their national debt issuance plans.
The international agreement may be signed in March or earlier. The objective remains to integrate these provisions into the treaties of the Union as soon as possible.
Herman Van Rompuy declared that the European Stability Mechanism (ESM) treaty will be finalised in the coming days with the aim of ratifying it by mid-2012.
The heads of state and government also declared that the rules governing the excessive deficit procedure will be reinforced for the euro area. There will be "automatic consequences" unless a qualified majority of euro area member states vote against. The member states would also have to vote by qualified majority to stop the Commission from imposing sanctions.
The member states are also committed to coordinating their economic policies and working towards a common economic policy.

Grecia, -5% il Pil nel terzo trimestre, dato rivisto da -5,2%
Il Pil greco è sceso del 5% nel terzo trimestre su base annuale (dato rivisto da -5,2%). Lo comunica l'Ufficio nazionale di statistica. Le spese per i consumi, in particolare, sono diminuite del 5,1% e gli investimenti del 15,2%. Le esportazioni sono aumentate del 3,2% a 13,8 miliardi, mentre le importazioni sono diminuite del 4,3% a 14,2 miliardi. Per l'intero 2011 l'Ufficio di statistica stima un calo del Pil greco pari al 5,5% e per il 2012 al 2,8%. La Grecia si trova nel quarto anno di recessione.

Portogallo, -0,6% Pil terzo trimestre, -1,7% annuo
Il prodotto  interno lordo in Portogallo è sceso dello 0,6% nel terzo trimestre e dell'1,7% su base annua. E' quanto comunicato dall'Istituto nazionale di statistica. Le prime stime realizzate a metà novembre calcolavano un calo del pil dello 0,4% e dell'1,7% su base annua.

Efsf: pronta asta bond 3 mesi fino 2 mld
Prevista in prossima settimana, S&P assegna rating 'A-1+'
09 dicembre, 15:17
(ANSA) - ROMA, 9 DIC - Il fondo di salvataggio europeo Efsf punta a raccogliere fino a 2 miliardi di euro nella prima asta di bond a 3 mesi. E' quanto si legge in una nota in cui si precisa che l'emissione verra' gestita dalla Bundesbank e che le richieste dovranno pervenire il 12 dicembre per poi procedere al collocamento il giorno successivo. Intanto Standard & Poor's oggi ha assegnato alle emissioni a breve dell'Efsf il rating 'A-1+'. (ANSA).

Londra isolata. Ungheria, Svezia e Repubblica Ceca aprono a un ruolo attivo nei nuovi Trattati
In un primo momento, il tentativo fallito di mettere d'accordo tutti e ventisette i componenti dell'Unione europea su una riforma dei Trattati, sembrava aver creato tre gruppi di Paesi: i ventitré disponibili al "sì" nei confronti del pacchetto di misure rigoriste che dovrebbero confluire in un accordo intergovernativo (i diciassette Paesi aderenti all'Eurozona più sei "volenterosi", e cioè Danimarca, Bulgaria, Romania, Lettonia, Polonia e Lituania); i due Stati in stand-by, in attesa di consultare i rispettivi Parlamenti nazionali (Svezia e Repubblica Ceca); i due rocciosi partigiani del "no" (Regno Unito e Ungheria).
Poi Budapest ha corretto questa mappa e si è affrettata a sganciarsi da Londra, lasciando in perfetta solitudine il premier britannico David Cameron, ben deciso a non cedere e a far prevalere il rampante euroscetticismo isolano di cui sono intrisi il Regno Unito e, soprattuttto, il suo Partito conservatore. L'Ungheria si è affrettata a precisare che la sua posizione prudente e attendista non la deve far collocare a fianco dell'Inghilterra, ma più precisamente nel gruppo composto da Repubblica Ceca e Svezia.
Infatti il premier magiaro Viktor Orbán sostiene di non poter prendere in proprio decisioni che possano condurre a una rifilatura della sovranità nazionale senza aver prima sottoposto i termini dell'eventuale accordo europeo al Parlamento ungherese.
Al di là della formalità, il repentino ammorbidimento della posizione magiara sembra rispecchiare un momento di indecisione del primo ministro. Orbán, pur avendo coltivato in tutta la sua vita politica il profilo dell'"uomo forte", ha probabilmente avuto qualche dubbio nel collocare con fermezza il suo Paese – che ha soltanto dieci milioni di abitanti, ha un'economia piccola (la diciottesima per grandezza nel contesto dell'Ue) e ha recentemente chiesto assistenza finanziaria al Fondo monetario internazionale – in una posizione ultraminoritaria condivisa soltanto da Londra.
Infatti il ricorso al parere del Parlamento nazionale annunciato dall'Ungheria, al di là dell'aspetto puramente formale, non può essere particolarmente vincolante per Orbán, il cui partito conservatore Fidesz ha più di due terzi dei seggi.
In ogni caso il ministro ungherese per gli Affari europei, Enikö Györi, questa mattina, dopo aver detto che sulla posizione del suo Paese si era verificato un completo misunderstanding, ha ulteriormente zuccherato l'atteggiamento di Budapest nei confronti del pacchetto su cui si sono accordati i ventitré. «Siamo favorevoli a regole più rigide che facciano cessare le turbolenze sui mercati che colpiscono anche la nostra economia», ha detto Györi, e ha aggiunto: «Noi abbiamo l'obbligo di aderire all'euro, vogliamo aderire, ma purtroppo le nostre condizioni economiche al momento non ce lo consentono».
Mentre l'Ungheria corregge la sua posizione, la Repubblica Ceca rimane saldamente collocata nello schieramento degli attendisti, rimandando a una verifica nel proprio Parlamento la sua eventuale firma sul pacchetto di misure confezionato a Bruxelles.
Al riguardo va notato che, al di là del rispetto delle procedure formali, Praga non è nuova a resistenze nei confronti di un rafforzamento dell'Unione europea a discapito della sovranità nazionale e che il premier ceco Petr Nečas (di centrodestra come tutti i primi ministri del fronte del "no" e del "ni" all'accordo) appartiene al Partito civico democratico di cui fa parte anche il presidente della Repubblica ceca Václav Klaus, che è uno dei campionissimi dell'euroscetticismo.
Il terzo Paese che chiede tempo per potersi rivolgere al proprio Parlamento è la Svezia. Dopo la celere marcia indietro dell'Ungheria, e a eccezione del Regno Unito che ha già formulato il gran rifiuto dell'accordo, è proprio il Paese scandinavo a mostrare la posizione più intransigente.
La Svezia – che con un referendum ha deciso nel 2003 di conservare la propria moneta nazionale ma che, a differenza di Londra e Copenaghen, non ha mai ufficialmente negoziato un opt-out per rimanere fuori dall'euro – si sente estranea al pacchetto di misure deciso a Bruxelles: «Un Paese che non appartiene all'Eurozona non può ragionevolmente firmarlo», ha detto il premier Fredrik Reinfeldt.
Il capo del Governo svedese ha affermato che tutto gli sembra un po' strano visto che «l'intero testo è scritto per rendere i componenti dell'Eurozona soggetti a determinate restrizioni e per indurli a fare determinate cose». «La Svezia, che non è tra i membri dell'euro, non vuole legarsi a regole che sono confezionate su misura per l'Eurozona», ha concluso Reinfeldt.
Per comprendere meglio le perplessità di Stoccolma, va ricordato che il Paese scandinavo, anche grazie alla sua estraneità alla moneta unica europea, è riuscito a tenersi al margine della crisi economico-finanziaria che attanaglia il Vecchio continente, al punto che Anders Borg, il giovane ministro delle Finanze della Svezia, noto per il suo look ben poco tecnocratico (coda di cavallo, occhialini ovali e orecchino al lobo sinistro), è stato eletto dal Financial Times come miglior ministro economico dei Ventisette nel 2011.
E Reinfeldt conosce anche i sondaggi condotti tra i cittadini del suo Paese, che mostrano picchi inediti di euroscetticismo: in una recente inchiesta soltanto il 9,7 per cento degli svedesi si è detto favorevole all'adozione dell'euro da parte di Stoccolma.
Al termine del vertice, però, è emerso chiaramente l'isolamento di Londra. Nella Dichiarazione finale redatta dai capi di Stato o di Governo della zona euro la posizione di Ungheria, Repubblica Ceca e Svezia non è infatti separata da quella degli altri Paesi che non appartengono all'Eurozona. Il dcumento si conclude con questa frase: «I capi di Stato o di Governo di Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria hanno indicato la possibilità di partecipare a detto processo, ove appropriato previa consultazione dei rispettivi Parlamenti».
 9 dicembre 2011

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