venerdì 2 dicembre 2011

Federali_sera_2.12.11. La munnezza e’ meglio del petrolio, ancor piu’ se arriva Natale, ma si arriva a Natale?

Napoli. Emergenza rifiuti: servono tre discariche
Spazzatour da Potenza a Salandra e Pisticci
Calabria. Se i rifiuti sono un business
Campania del prestito: un cittadino su tre chiede soldi per tirare avanti
Merkel, Italia responsabile del futuro europeo
Auto Germania, immatricolazioni novembre +2,6%



Napoli. Emergenza rifiuti: servono tre discariche
Sabato tavolo di crisi con il ministro Clini
Si valutano i siti di Tufino, Pozzuoli e a Palma Campania
Cesaro favorevole all'invio dell'esercito. De Magistris no
NAPOLI - Sono mesi che si discute delle cave dove poter sversare la frazione umida tritovagliata e stabilizzata. Perché questo prevede il piano delle discariche redatto dal commissario Annunziato Vardè. Il punto, anzi i punti sono però due. Il primo: gli Stir al momento non producono la Futs. Il secondo: quali sono i siti disponibili al più presto, soprattutto sul territorio provinciale?
Per ora l'unica certezza è che, nelle more delle discussioni e delle polemiche sulla necessità di realizzare il termovalorizzatore per Napoli, domani sul tavolo del ministro dell'Ambiente Corrado Clini arriverà la questione discariche. Con ogni probabilità da qui ai prossimi mesi ne dovranno aprire almeno tre. Quella di Tufino, pronta in una sessantina di giorni, che potrebbe contenere fino a 400 mila tonnellate di rifiuti. Ma i tecnici provinciali stanno verificando e lavorando su Pozzuoli, precisamente in zona Montagna spaccata, dove, pare, ci sia un problema di accesso per i compattatori. La terza dovrebbe essere quella di Palma Campania. Infatti, anche se il piano Vardè prevede i siti di Chiaiano, Giugliano e Sant'Anastasia, è la stessa Provincia a non voler prendere in considerazione queste opzioni. In ogni caso si dovrà andare in questa direzione. Non c'è tempo. Tant'è che è favorevole all'invio dell'esercito il presidente della Provincia Luigi Cesaro, per il quale i soldati possono «per esempio risultare molto utili una volta che si è deciso quali siti aprire per le discariche». E chiede che al commissario per le discariche, Annunziato Vardè, venga concessa la possibilità di agire in deroga alle normative vigenti, «altrimenti è quasi impossibile riuscire a trovare sul territorio provinciale siti idonei».
Ma le polemiche tra Comune e ministero dell'Ambiente non si placano per nulla. «C'è una regia occulta dietro questa evocazione dell'emergenza» secondo il vicesindaco Sodano. Chi sarebbero gli artefici del complotto pro inceneritore? Da Palazzo San Giacomo non fanno nomi. Tuttavia basta ricostruire la cronaca dell'ennesimo botta e risposta tra il ministro Clini e il sindaco de Magistris per capire. Ieri da Trieste il responsabile dell'Ambiente ha ripetuto: «Ho detto una cosa molto semplice: la soluzione ai rifiuti di Napoli parte dalla raccolta differenziata e dalla valorizzazione dei rifiuti come risorsa. Se questo sistema, che non richiede grandi tecnologie e organizzazioni complesse perché ormai è collaudato in quasi tutta Italia, non è applicabile a Napoli perché ci sono condizionamenti esterni di cui la malavita organizzata dovrebbe essere la questione più importante, allora non è questione di organizzazione della raccolta dei rifiuti, è una questione di ordine pubblico». Clini ha proseguito dicendo che «se un'attività che viene organizzata e funziona bene in quasi tutta Italia a Napoli non si riesce a fare perché ci sono questi problemi - ha concluso - allora i problemi vanno affrontati per quello che sono». Anche se il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, in giornata sottolinea, che occuparsi di rifiuti «non è nostro compito».
Nemmeno il sindaco de Magistris è d'accordo con l'invio dell'esercito. Ieri ha replicato seccamente al ministro dell'Ambiente: «In città non c'è emergenza, le gestioni commissariali hanno prodotto guasti e l'inceneritore non annulla il problema dei rifiuti. Poi con l'ex ministro Prestigiacomo avevamo un impegno per finanziare la differenziata, il governo stia vicino alla città e alla buona politica». Ed è convinto dell'inutilità dei militari anche il procuratore Giovandomenico Lepore, secondo il quale «il problema deve essere risolto da amministratori e politici altrimenti le indagini sulla gestione criminale si concluderanno quando ormai saremo sommersi di rifiuti». Per Lepore «rifiuti ma anche sanità sono due polveriere pronte a esplodere e quindi la soluzione devono trovarla le pubbliche amministrazioni». La situazione insomma resta pesante. E molte speranze sono riposte sull'incontro di domani in prefettura col ministro dell'Ambiente. Mentre oggi ci terrà una prima riunione tecnica presso il ministero delle Politiche comunitarie per discutere la risposta da inviare all'Europa per evitare l'infrazione. Dice il governatore Stefano Caldoro: «Siamo di fronte a una oggettiva crisi strutturale perché Napoli e provincia e in parte Salerno hanno già comunicato alla Regione la loro non autosufficienza». Così il governatore della Campania, che sottolinea però la «fiducia nel nuovo governo e nella straordinaria competenza del ministro Clini in materia. Domani faremo il punto con il ministro, ma il governo ci ha già garantito di essere disponibile, se ci sarà bisogno di nuovi interventi». Caldoro ha ricordato gli impegni presi con l'Europa che «ci ha chiesto di aprire subito le discariche, di rispondere alla sfida della differenziata e di arrivare alle procedure sull'impiantistica, che sono di competenza della Regione. Su questo - ha concluso - tutti gli appalti sono già in procedura di gara».
S.B

Spazzatour da Potenza a Salandra e Pisticci
di Antonella Inciso
POTENZA - Il tour della spazzatura continuerà per altri due mesi. I viaggi dei rifiuti tra Potentino e Materano andranno avanti sino al prossimo primo febbraio. Poi, si vedrà. Poi, forse, si saranno presi altri provvedimenti o si sarà dato seguito agli ampliamenti già previsti.
La nuova ordinanza della Regione in materia di rifiuti arriva nella tarda mattinata di ieri e di fatto consente di prendere altro tempo per la soluzione definitiva del problema rifiuti.
Per due mesi, dunque, a partire da ieri, i rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni del «bacino centro» della Provincia di Potenza saranno trasferiti nel Materano. Precisamente nelle discariche di Pisticci e Salandra, due dei comuni in cui i rifiuti sono stati trasferiti sino a qualche giorno fa. Dando seguito all’intesa raggiunta con le due Province, i Comuni capoluogo e l’Ato Rifiuti, la nuova ordinanza, quindi, conferma i provvedimenti presi sino ad oggi.
In particolare, il decreto prevede un’estensione temporale della possibilità di trasferimento, rispetto a quanto previsto dai precedenti decreti, ma non un aumento di volumetria, in quanto va a sfruttare le volumetrie che erano già state individuate dalle precedenti ordinanze e che non sono state utilizzate. Il che, di fatto, significa che la disponibilità prevista con la nuova ordinanza è per l’impianto di Salandra di un quantitativo di 1.500 tonnellate e per l’impianto di Pisticci per un quantitativo di 4.500 tonnellate.
Una capacità non proprio piccola, ma che anzi consentirebbe - se si valutano i dati sui conferimenti effettuati la scorsa estate - di andare avanti anche qualche giorno in più rispetto ai due mesi previsti. Detto questo, però, altro elemento interessante è quello legato alle varie tappe che dovranno fare i rifiuti prima di arrivare in discarica. Nell’ordinanza, infatti, viene evidenziato che le operazioni di trasferimento dei rifiuti dai comuni del «bacino centro alle discariche saranno organizzate dalla Provincia di Potenza che potrà anche avvalersi della stazione di trasferenza di contrada Aia dei Monaci di Tito mentre i due comuni titolari delle discariche di destinazione dovranno dare disposizioni ai gestori affinché accettino i carichi previsti.
«Stiamo procedendo sia pure a piccoli passi verso la normalizzazione del sistema – sostiene l’assessore all’ambiente Agatino Mancusi che ha presieduto la riunione dell’Osservatorio Rifiuti in cui è stata raggiunta l’intesa – la situazione sconta una difficoltà iniziale, ma siamo convinti di riuscire a portare tutto a regime».
«Ancora una volta la collaborazioni tra vari livelli istituzionali consente il superamento dei problemi - aggiunge il presidente De Filippo – ma questo rappresenta solo una parte del lavoro. Parallelamente – ammette – stiamo lavorando sul più sostanziale versante del potenziamento della differenziata e dell’implementazione delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti, cosa che consentirà, nel medio termine, il superamento definitivo del problema». Ma se l’ordinanza aiuta, sicuramente, a prendere fiato, è altrettanto vero che per la soluzione definitiva del problema servono altri tipi di intervento. A cominciare dall’ultimazione dell’impiantistica, come assicura l’assessore provinciale al ramo, Massimo Macchia. «In due mesi di tempo non credo che si possano risolvere i problemi strutturali - sostiene Macchia - per cui sicuramente l’impegno che ci deve essere è di lavorare per la raccolta differenziata in modo che in discarica arrivino sempre meno rifiuti. Allo stesso modo in prospettiva stiamo lavorando in maniera alacre all’impiantistica perchè dobbiamo arrivare all’aggiudicazione dell’impianto di compost di Venosa e fare il bando per l’impianto di compost di Sant’Arcangelo. Certo è, però, che avere l’ordinarietà nella gestione dei flussi darà un migliore governo del processo».

Calabria. Se i rifiuti sono un business
Confiscati trenta milioni
 Venerdì 02 Dicembre 2011 10:15  Redazione desk
Un’indagine partita in seguito a una condanna per estorsione. Da questo sono partiti gli uomini della Dia, la Direzione investigativa antimafia, di Catanzaro che nelle utime ore hanno confiscato il patrimonio aziendale e personale di un imprenditore, di origine crotonese, per l’ammontare di oltre trenta milioni di euro. Tra i beni confiscati, ci sono due aziende con sede a Crotone, diversi beni mobili e immobili, svariati rapporti finanziari, oltre a cospicue quantità di denaro. Il provvedimento di confisca è stato adottato dalla corte di appello del capoluogo calabrese su proposta della procura generale, in seguito agli accertamenti eseguiti dalla Dia catanzarese. Tutti i particolari dell’operazione sono stati poi chiariti nella mattinata nel corso di una conferenza stampa organizzata all’interno degli Uffici della procura generale di Catanzaro. Il destinatario del provvedimento di confisca dei beni mobili e immobili è Francesco Arcuri, imprenditore di 62 anni, originario di Crotone, già condannato in via definitiva per il reato di estorsione tentata e aggravata dal metodo mafioso. A lui sono stati confiscati il patrimonio aziendale dell’impresa individuale denominata "Arcuri Francesco impresa individuale" con sede a Crotone e dedita al recupero, riciclaggio di rifiuti solidi urbani e industriali; il patrimonio aziendale e capitale sociale della "Recycling Srl" con sede a Crotone e dedita alla raccolta, imballaggio, compattazione, stoccaggio, trasporto dei rifiuti con destinazione al recupero e allo smaltimento. E poi ancora, confiscati quattro terreni; undici fabbricati; sei autovetture; 41 mezzi industriali; 12 rapporti finanziari. Arcuri era stato coinvolto nell’operazione "Obra", ed era stato condannato a tre anni di reclusione con pena diventata poi definitiva. Secondo le indagini dell’epoca, l’estorsione sarebbe avvenuta ai danni di un responsabile della Biomasse spa impegnata nella realizzazione di una centrale a Strongoli, in provincia di Crotone. La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha eseguito gli accertamenti che hanno riguardato, per un arco temporale compreso tra il 1985 e il 2009, tutti i cespiti in qualunque modo riconducibili ad Arcuri, l’analisi dei bilanci aziendali, copiosa documentazione bancaria, allo scopo di documentare, tra l’altro, la netta sproporzione tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte dirette e le attività economiche esercitate.

Campania del prestito: un cittadino su tre chiede soldi per tirare avanti
Non c’è alcun dubbio che la sindrome della quarta settimana sia ormai sempre più diffusa nel Meridione
NAPOLI - Mezzo milione, un numero enorme. A occhio e croce un cittadino ogni tre. Sono davvero tante le famiglie campane che hanno chiesto prestiti per tirare avanti. È l’ennesimo record, preoccupante, che detiene la regione, da dove parte oltre il 10% di tutte le domande di finanziamento presentate in Italia. Non c’è alcun dubbio che la sindrome della quarta settimana sia ormai sempre più diffusa nei territori più arretrati del Paese, soprattutto tra quanti vivono dei propri guadagni da reddito fisso. Per di più ogni spesa imprevista diventa fonte di legittime preoccupazioni, che solo ricorrendo a denaro preso in prestito può essere spesso fugata dall’oggi al domani. A uno ogni quattro di quanti lo chiedono serve urgentemente contante, poco più di uno ogni cinque deve fare lavori in casa, al 12% serve per comprare l’auto. A dicembre, poi, il quadro diventa ancor più preoccupante, nonostante siano in arrivo le tredicesime, perché le spese lievitano in modo esponenziale: tasse da pagare, conguagli fiscali in busta paga, assicurazioni e bolli auto, rate di mutui per la casa e chi più ne ha più ne metta. Quest’anno, poi, con la stangata governativa in arrivo, le cose non potranno che peggiorare, per tutti. Inoltre, avvicinandosi il Natale, ci sono i regali da fare, almeno ai bimbi, i sempre più alti costi dei cenoni in casa con i parenti da considerare e così via. Per le ormai imminenti festività più della metà di coloro che chiedono soldi in prestito avrebbe bisogno di una cifra non inferiore ai 2 mila euro. A richiederli sono soprattutto giovani entro i 25 anni, ed è perfettamente comprensibile se si pensa che la maggior parte a Napoli e nelle altre province non lavora ma, come i ragazzi e le ragazze che vivono ad ogni latitudine, ha un livello di consumi più elevato degli adulti. E anche, e ciò a prima vista potrebbe addirittura apparire contradditorio, i più anziani, coloro che hanno superato i 60 anni. Invece non è affatto un caso se a soffrire in modo più acuto della media dei cittadini campani siano proprio i pensionati, la metà dei quali ha un assegno mensile dell’Inps inferiore a mille euro: su 360 mila che hanno bisogno di un prestito sull’intero territorio nazionale, oltre 50 mila vivono in Campania e lo hanno già chiesto. Una percentuale del 7,6%, ben più alta di quella media italiana ferma al 6,5%: in concreto significa che 14 richieste ogni 100 partono dalla nostra regione. Gli over 60 avrebbero bisogno, in media, di circa 16 mila euro, da rimborsare in più di 5 anni, con una rata mensile che oscilli attorno ai 300 euro. La domanda di prestiti non è, però, solo indice di una crisi economica sempre più aggressiva e di un’effettiva riduzione della capacità di spesa della gente. Potrebbe perfino agire da leva per arginare l’incombente recessione e avere, perciò, una valenza innovativa, se si riflette sul fatto che il credito al consumo, da anni radicato nella vita delle persone all’estero, a cominciare dagli Usa, diventa adesso un’abitudine anche in Italia: in particolare, al Sud, con la Campania che ha la più alta propensione verso i prestiti dell’intero Paese. A patto, però, che non comporti una drastica diminuzione del risparmio privato, tuttora il principale motore dell’economia italiana, con la conseguente impossibilità, nel medio periodo, di far quadrare i bilanci familiari tra entrate e uscite. Perché questo rischio oggettivamente esiste, quando si dilazionano i pagamenti senza un’accorta programmazione delle risorse finanziarie disponibili.
Emanuele Imperiali

Merkel, Italia responsabile del futuro europeo
"La sfida che attende l'Italia è enorme, poiché è responsabile del suo futuro e di quello dell'Europa". Lo ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel, nel corso del suo intervento al Parlamento.

Auto Germania, immatricolazioni novembre +2,6%
Le immatricolazioni di auto, in Germania a novembre, sono aumentate del 2,6% a circa 270.000 veicoli, dice una fonte di settore a Reuters. Nei primi 11 mesi dell'anno l'aumento è stato dell'8%.

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