sabato 21 gennaio 2012

Federali_mattino_21.1.12. Se voi perdete, perdiamo tutti noi. Ma da soli non andate da nessuna parte, perche’ non riuscirete a fare peso specifico, neanche mettendo insieme il 50% dell’intera Sicilia: c’e’ bisogno di appoggio reale e concreto, in specie dalle altre regioni del Mezzogiorno. E’ vitale: avete bisogno di tantissime cose. E tutte impegnative. Altrimenti vincono loro, facile facile: basta che lascino trascorrere il Tempo, e perderete anche voi stessi. Lo stato delle cose e’ questo.

Tir, lo stop potrebbe continuare
Dobbiamo difendere gli interessi della nostra regione
Bozen, oltrepadania. «Carabinieri torturatori»: non è vilipendio
Grazie Draghi! A banche italiane oltre 50 miliardi di fondi Bce
In Germania prezzi alla produzione, record dall'82
Spagna: governo rettifica, fermi gli impegni con Bruxelles
Crisi: Grecia, citta' invase da cani randagi, e' allarme
Fiat: Serbia, a Kragujevac 100 nuovi operai



Tir, lo stop potrebbe continuare
Il movimento Forza d'Urto ha chiesto alle questure competenti una proroga di almeno cinque giorni per continuare nelle manifestazioni di protesta
PALERMO. «Stiamo chiedendo alle questure competenti le proroghe per continuare la nostra protesta». Lo dice Mariano Ferro, uno dei leader dei forconi, che fa parte del movimento forza d'urto (con Aias, pescatori e artigiani), che da cinque giorni ha attuato uno sciopero dei tir col blocco dei trasporti di merci su strada in Sicilia. Ferro ha aggiunto: «Non abbiamo ancora ottenuto risposte. Ciò che è assordante è il silenzio del governo nazionale». Alla domanda se non ritiene che i cittadini che all'inizio avevano simpatizzato col movimento ora possano esasperarsi Ferro ha risposto. «Certo se c'era consenso così lo stiamo distruggendo». Secondo voci provenienti da Forza d'urto vi sarebbero delle diversità di vedute all'interno del movimento sul proseguimento della protesta. Alcuni esponenti vogliono tenere una linea dura mentre altri, più moderati, vorrebbero allargare di molto le maglie dei blocchi e instaurare un dialogo più serrato con le istituzioni.
LA SITUAZIONE - Alla mezzanotte di oggi 20 gennaio dovrebbe terminare il fermo degli autotrasportatori in Sicilia. L'Aitras, l'Assotrasport, l'Assiotrat e i consorzi di Trapani, Palermo e Catania - si legge in un comunicato - riporteranno i mezzi nei propri piazzali, lasciando i presidi e i punti di sensibilizzazione, in quanto i cinque giorni consentiti consentiti dalla legge che regolamenta gli scioperi degli autotrasportatori scadono.
Ma i contadini del movimento dei Forconi e i pescatori in serata, alla fine di una concitata assemblea a Catania, hanno deciso di proseguire a oltranza con i blocchi nei porti, nelle strade statali e nelle raffinerie, anche se dovrebbero allentare un pò la pressione.
Intanto, per il quinto giorno consecutivo continua la protesta del movimento forza d'urto, composto da autotrasportatori, agricoltori, pescatori, che con presidi in punti nevralgici di varie province blocca il passaggio di tir e camion. Benzinai chiusi nelle grandi città perché non sono stati riforniti di carburante, supermercati con poche derrate, acqua minerale ormai rarissima, sono alcune delle conseguenze visibili dello sciopero dei padroncini che chiedono soprattutto uno sconto sul prezzo del carburante che serve loro per lavorare.
A Palermo ma anche a Catania, Agrigento e Messina sono poche le auto in circolazione: anche di mattina, ora di punta per i lavoratori che si recano in ufficio e le madri che accompagnano i bimbi a scuola, le grandi strade sono semivuote con poche auto che circolano. La paura tra la gente è che con l'annunciato sciopero dei benzinai, il proseguimento della protesta dei forconi e dei tassisti, l'approvvigionamento di benzina sia impossibile e la mobilità sia resa difficile.
AGRIGENTO, VIGILI SENZA BENZINA. La polizia municipale di Agrigento rimane a piedi a causa dello sciopero dei tir e del mancato approvvigionamento di carburante. "A causa dell'impossibilità a reperire carburante - ha spiegato il comandante Cosimo Antonica - la polizia municipale non potrà assicurare i servizi di pattugliamento su tutto il territorio, a far data da domani. Saranno, pertanto, assicurati esclusivamente i servizi nel centro città da realizzare con personale appiedato".
26 BLOCCHI STRADALI. Sono ventisei i blocchi stradali ancora attivi in sette province siciliane organizzati dal movimento forza d'urto e che in cinque giorni hanno bloccato tir, autobotti, camion carichi di alimenti, carburante, e altri prodotti. Ogni presidio ha un proprio responsabile che coordina il blocco e decide chi deve superarlo. 
Intanto è cominciato il secondo giorno di sciopero della fame di uno dei leader del movimento dei forconi, Martino Morsello, dopo le dichiarazioni del presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che ha denunciato infiltrazioni mafiose tra i manifestanti.  "Col mio gesto - dice Morsello - voglio che venga accertata la verità di tali gravissime affermazioni e conoscere i nomi dei personaggi mafiosi che potrebbero essere vicini al nostro movimento. Sono sicuro che da parte di tre protagonisti, Mariano Ferro, Giuseppe Scarlata e me, che hanno costituito il movimento, non ci può essere nessuna ombra di dubbio di collegamenti con esponenti mafiosi. Mi rendo disponibile a collaborare con Lo Bello e i rappresentanti di categoria e le istituzioni per arrivare ad accertare eventuali infiltrazioni nel movimento".
BLOCCHI SULLA PALERMO-CATANIA. Ancora blocchi stradali sulla A/19 Palermo-Catania, agli svincoli di Motta Sant'Anastasia e Catenanuova, dove colonne di tir hanno creato disagi alla circolazione delle auto impedendo anche il transito dei mezzi pesanti. Blocchi dei manifestanti pure a Capodarso, sulla provinciale Enna-Caltanissetta.
PALERMO. Questa notte i pescatori delle marinerie di Porticello, Santa Flavia e Termini Imerese hanno occupato il mercato ittico di Palermo in segno di protesta rispetto alla crisi del comparto della pesca artigianale. Il blocco è durato alcune ore, poi si è arrivati a una intesa fra il movimento di protesta e i commercianti del mercato: la vendita è ripresa all'alba con l'impegno di smaltire le scorte già in magazzino, mentre da lunedì il mercato dovrebbe chiudere in segno di solidarietà rispetto alla protesta delle marinerie locali. A manifestare sono i rappresentanti delle marinerie artigiane che già ieri hanno effettuato un sit-in di fronte l'assessorato regionale all'Agricoltura. "Il nostro comparto - dice Giusi Gerratana dell'associazione 'Donne per la Pesca' di Porticello - vive una condizione allarmante: siamo piccoli pescatori, con imprese a conduzione prevalentemente familiare. Da un lato quindi non godiamo dei vantaggi della grande pesca e della pesca industriale, dall'altro subiamo il peso della burocrazia e delle mille regole imposte dalla Comunità europea. Fra il caro gasolio, la vertenza delle licenze, il blocco della pesca del novellame e le mille regole burocratiche che ci vengono imposte, siamo in ginocchio".
GELA. Un nuovo corteo di protesta del "Movimento dei forconi" e "Forza d'urto", che manifestano da cinque giorni in Sicilia, ha percorso le principali vie di Gela (CL) per raggiungere piazza Municipio e fino ai cancelli del petrolchimico. A loro si sono aggiunti gli studenti e una parte di commercianti che, in aperta polemica con i propri sindacati, si sono riuniti in comitato spontaneo.
Questa spaccatura nella categoria potrebbe mettere a rischio quegli esercenti che non intendono aderire all'invito dei dimostranti di sospendere le attività commerciali per la durata della manifestazione. Ci ha pensato il sindaco di Gela, Angelo Fasulo, a superare la difficoltà: pressato anche dalle  organizzazioni sindacali dei commercianti e degli artigiani, "ha ritenuto di dover accogliere tale richiesta - si legge in un comunicato - sia per senso di solidarietà sia per scongiurare seri problemi per l'ordine e la sicurezza pubblica" e ha emesso un'ordinanza con cui dispone la chiusura dei negozi dalle 9 alle 12,30. C'é il timore che possano ripetersi attacchi alle vetrine di quegli esercizi eventualmente aperti. Intanto, al petrolchimico dell'Eni, questa mattina, il cambio turno del personale è stato quasi regolare (70%). Permane però una situazione di allarme sul fronte della sicurezza "perché - dicono i dirigenti aziendali - da una settimana, senza i lavoratori giornalieri, non viene garantita la manutenzione ad apparecchiature e macchine di quegli impianti che ne hanno necessità". La città è sempre invasa dai rifiuti non raccolti.

Dobbiamo difendere gli interessi della nostra regione
scritto da Raffaele Lombardo
Non c’è dubbio che la crisi economica colpisce le regioni più deboli e le economie più fragili. Quella siciliana è sicuramente tra queste e ora vengono al pettine nodi che sono stati legati nei decenni.
Ieri ho incontrato i manifestanti e alcuni di loro si sono detti delusi. Ma io ho detto loro la verità e non li ho presi in giro. Non ho il potere di abbassare il prezzo della benzina o le tariffe autostradali o quelle delle assicurazioni.
Lo Statuto siciliano, dopo 50 anni di falsa autonomia e di politiche tutt’altro che autonomiste, purtroppo, è stato ridotto ad un pezzo di carta. Tutto quello che posso fare con i miei poteri e le mie competenze lo faccio. Al di là di questo non posso andare.
Sulla Serit e sulla politica della Crias stiamo intervenendo così come anche con una legge che dovrà inquadrare il settore del commercio e della grande distribuzione che taglia fuori i nostri produttori.
Non c’è dubbio che prezzo della benzina, traghettamenti, tariffe varie, lontananza dai mercati si ripercuotano pesantemente sui nostri produttori e sono tutti temi che ho chiesto al presidente del consiglio di trattare. Lo incontrerò la settimana entrante e queste rivendicazioni saranno portate con forza e con determinazione come sono solito fare.
Le ragioni delle manifestazioni le condivido tutte, le faccio mie, le difendo e le sostengo. E credo sia stato saggio dichiarare che stasera il blocco avrà termine perché se continua la protesta si ripercuoterebbe in maniera micidiale sui siciliani. Se si vuole protestare bisogna farlo a Roma per far sentire lì il disagio e la protesta. Credo abbiano fatto bene a capire che da stasera è il caso di interrompere questo meccanismo.
Io sottoscrivo la fondatezza e la bontà delle ragioni che hanno ispirato questa protesta. Rispetto alle infiltrazioni di cui si è discusso in questi giorni la magistratura e le forze dell’ordine stanno verificando e ci atterremo alle risultanze di queste indagini.

Bozen, oltrepadania. «Carabinieri torturatori»: non è vilipendio
 Per il manifesto diffuso in tutto l'Alto Adige in occasione dei 50 anni dalla cosiddetta «Notte dei fuochi» (che l'11 giugno 1961 diede il via alla stagione delle bombe anti italiane) non vi sarà probabilmente alcun procedimento penale. Come si ricorderà sui manifesti «1961-2011 Feuernacht Folternächte» («notte dei fuochi, notti di torture»), accanto alla parola «Folternächte» venne raffigurata una macchia di sangue con un cappello d'ordinanza dei carabinieri. Un messaggio pesantissimo: i carabinieri nel loro complesso venivano indicati come torturatori. Gli esponenti del Südtiroler Freiheit Eva Klotz e Sven Knoll furono iscritto sul registro degli indagati con l'ipotesi di accusa di vilipendio. Nonostante l'autorizzazione a procedere fornita qualche settimana fa dal ministro di Grazia e Giustizia Severino, il procuratore Guido Rispoli ha però depositato istanza di non luogo a procedere. Secondo il magistrato, infatti, il manifesto non configurerebbe il reato di vilipendio (nel senso di «tenere a vile» l'Arma dei carabinieri) ma di diffamazione, reato per il quale non è possibile procedere per mancanza di querela. Ora l'ultima parola spetta al giudice delle indagini preliminari.
20 gennaio 2012
procedere per mancanza di querela. Ora l'ultima parola spetta al giudice delle indagini preliminari.

Grazie Draghi! A banche italiane oltre 50 miliardi di fondi Bce
Con la Bce, le banche italiane hanno fatto la parte del leone: hanno ottenuto oltre 50 miliardi di euro, attestandosi come le maggiori utilizzatrici dello speciale meccanismo triennale di finanziamento lanciato dalla Banca centrale europea lo scorso dicembre. È quanto risulta da un rapporto della banca d’affari Morgan Stanley, di cui il Financial Times pubblica i risultati.
Unicredit è in testa, con 12,5 miliardi di euro, seguita da Intesa Sanpaolo con 12 miliardi e da Monte dei Paschi di Siena con 10 miliardi. Con il denaro attinto dalla Bce, nota il Ft, le banche italiane hanno già coperto il 90% delle esigenze di finanziamento complessivo per il 2012.
I dati, osserva il quotidiano britannico, “sottolineano quanto in alcune nazioni dell’eurozona le banche siano diventate dipendenti dai meccanismi d’emergenza messi in atto dalle autorità europee”. Il Ft prevede “la gratitudine” del sistema finanziario italiano verso Mario Draghi, che ha istituito il meccanismo poco dopo essere diventato presidente della Bce.
Oltre alle banche italiane, tra gli utilizzatori “significativi” del meccanismo della Bce ci sono la Royal Bank of Scotland, che ha attinto 5 miliardi attraverso la sua filiale olandese, e le banche spagnole (queste ultime hanno coperto un terzo delle loro esigenze per quest’anno, con 25 miliardi complessivi). Le banche francesi e tedesche non hanno reso nota l’entità della loro partecipazione, ma non avrebbero sorpassato gli istituti di credito italiani.
Chi appoggia il meccanismo sostiene che è stato “vitale” nel permettere che le economie dell’eurozona continuassero a funzionare, poiché le banche reinvestono il denaro in prestiti alle imprese e ai governi.
I 489 miliardi di euro raccolti da oltre 500 banche nell’asta di dicembre “sono stati messi al lavoro” – scrive il Financial Times – e i depositi d’emergenza presso la Bce sono scesi dal picco di oltre 450 miliardi all’inizio dell’anno ai 395 miliardi di adesso. Inoltre, i prestiti triennali hanno aumentato di 193,4 miliardi l’ammontare di liquidità fornito dalla Bce.
Una seconda asta si terrà il 28 febbraio. Parlando ad Abu Dhabi, giovedì, Draghi ha detto che probabilmente nel secondo round gli importi saranno probabilmente inferiori, ma saranno sempre “molto alti”. Morgan Stanley prevede che le banche attingeranno altri 400 miliardi di euro di finanziamenti.
Per le banche europee vede nero il Wall Street Journal, che punta l’attenzione in particolare di Commerzbank, Monte dei Paschi e Bankia. “Nessun sollievo per tre importanti banche europee”, titola.
“Appena sei mesi dopo avere fatto aumenti di capitale per miliardi di euro e avere dato la speranza che il settore bancario europeo sia sulla via della guarigione, tre grandi banche in Paesi chiave dell’eurozona sono stati colpite da una nuova ondata di problemi”, scrive il quotidiano Usa.
La tedesca Commerzbank e l’italiana Monte dei Paschi di Siena – osserva - si affannano per riuscire ad avere miliardi di euro di nuovi capitali in modo da adeguarsi alle regole europee. E potrebbero avere bisogno di tornare a battere cassa dagli investitori o dai contribuenti. La spagnola Bankia, intanto, affronta la possibile fusione con un rivale più forte, appena sei mesi dopo avere fatto un’Ipo che ha raccolto 3 miliardi di euro ed era stata considerata un successo.
Secondo gli analisti e gli investitori, scrive il Wsj, il “travaglio” delle tre banche, emerso così poco tempo dopo che hanno chiesto capitali ai mercati, probabilmente renderà gli investitori “ancora più riluttanti” a mettere soldi nelle banche europee.
E’ un brutto momento, constata il Wsj, ricordando che entro oggi 31 banche europee devono sottoporre alle autorità europee i loro piani su come intendono recuperare 115 miliardi di capitale entro giugno. Finora una sola, Unicredit, ha annunciato di volere aumentare il capitale con l’emissione di nuove azioni.
Monte dei Paschi, la terza banca italiana, incontra problemi da quando ha fatto l’aumento di capitale di 2,2 miliardi lo scorso giugno, afferma il Wsj. L’operazione fu salutata dai responsabili della banca come un grande successo, ma da allora, tra le paure crescenti per lo stato delle finanze italiane, il titolo Mps è sceso di quasi il 60%.
Ora la banca deve trovare nuovi capitali per 3,3 miliardi di euro per soddisfare le autorità. Tra gli ostacoli c’è il profondo debito della fondazione Mps, azionista di maggioranza, che “non è in grado di acquistare altre azioni”.
Sia Mps che Banco Popolare hanno detto che non faranno nuove emissioni azionarie, fa notare un blog del Wsj dal titolo “La vera scadenza dell’Autorità bancaria europea potrebbe essere marzo”.
In un incontro a porte chiuse, martedì a Roma, i dirigenti della Banca d’Italia avrebbero detto ai responsabili delle principali banche italiane che a marzo (quando dovrebbe essere in funzione il fondo di salvataggio europeo) ci si aspetta un calo dei rendimenti sui titoli pubblici. “Quando i rendimenti scendono, i prezzi dei titoli salgono”, osserva Christopher Emsden. “E se questo succede, i calcoli dell’Autorità bancaria europea sulla potenziale carenza di capitale delle banche italiane potrebbe restringersi notevolmente”.
In un’ampia analisi, Les Echos sottolinea che “ la maggior parte delle banche europee si ricapitalizzeranno con mezzi propri”.
 20 gennaio 2012

In Germania prezzi alla produzione, record dall'82
I prezzi alla produzione in Germania sono cresciuti nel 2011 in media del 5,7% su base annua, la percentuale più alta registrata negli ultimi trent'anni, dal 1982 (allora +6%). Lo ha reso noto stamani l'Ufficio di statistica federale Destatis, precisando che l'aumento del 2010 era stato pari all'1,6% e nel 2009 al 4,2%.
Una crescita così netta è stata determinata prevalentemente dai costi dell'energia, che l'anno passato sono saliti del 10,6% rispetto al 2010. Al netto dei costo per l'energia, l'aumento è stato pari al 3,5%.
A dicembre 2011 la salita registrata sui prezzi alla produzione - importanti come indicatore per il costo della vita - è stata del +4% su base annua e del -0,4% rispetto a novembre.
 20 gennaio 2012

Spagna: governo rettifica, fermi gli impegni con Bruxelles
20 gennaio, 13:21
(ANSAmed) - MADRID, 20 GEN - Il governo spagnolo è cosciente della difficoltà della situazione, ma mantiene "l'impegno assunto" con Bruxelles di riduzione del deficit al 4,4% per quest'anno e, a tal fine, accelererà le riforme. E' quanto segnala il portavoce del ministero delle Finanze, citato dall'agenzia Europa Press, per sgombrare il campo dai dubbi sollevati dalle dichiarazioni rilasciate dal ministro al ramo, Cristobal Montoro, in un'intervista al Financial Times Deutschland, intitolata 'Spagna preoccupata per l'obiettivo del deficit". Al quotidiano Montoro sottolineava che l'obiettivo di tagliare circa 40 miliardi di euro dal déficit, per ridurlo al 4,4% del Pil per l'anno in corso, si basava "su previsioni di crescita obsolete".
"Questo sarà un anno difficile, eccezionale", sottolineava il ministro, secondo cui la Spagna avrà bisogno di due anni per generare la crescita sufficiente alla creazione di posti di lavoro. "Vogliamo superare la crisi il più rapidamente possibile, ma questo significa che bisogna avere spazi di manovra. Necessitiamo tempo per superare la crisi", rilevava nell'intervista il titolare delle Finanze. Nella successiva rettifica, il portavoce ministeriale ha precisato: "E' vero che le nuove previsioni macroeconomiche - come quelle del Fmi, che annunciano 2 anni di recessione - complicano la situazione, ma è proprio per questo che il governo mantiene l'impegno di varare le riforme strutturali previste. Il Consiglio dei ministri valuterà oggi due rapporti sulla riforma del lavoro e del settore finanziario e sulla futura legge di stabilità di bilancio, le tre grandi riforme pendenti.
(ANSAmed) YK8

Crisi: Grecia, citta' invase da cani randagi, e' allarme
Meno soldi in giro e sempre piu' animali abbandonati
20 gennaio, 11:51
(di Furio Morroni). - (ANSAmed) - ATENE, 20 GEN - La pesante crisi economica che ha colpito la Grecia si fa sentire in tutti i settori della vita non solo delle persone ma anche degli animali che finiscono anch'essi per soffrire delle ristrettezze patite dai loro amici umani. In particolare, in questi ultimi tempi i gruppi ellenici che si occupano di diritti degli animali si trovano in gravi difficolta' a causa di una combinazione di fattori tra cui i tagli ai finanziamenti delle loro attivita', le diminuite donazioni di amici e sostenitori e un numero sempre crescente di randagi, soprattutto cani, in giro per le strade.
 Sono ormai decine e decine ogni giorno i cani di tutte le età e razze che i volontari di questi gruppi raccolgono dopo averli trovati legati a una panchina, a un albero o a un palo della luce. Tutti animali, naturalmente, abbandonati dai proprietari che ritengono di aver piu' abbastanza denaro per nutrirli e prendersi cura di loro.
 "La situazione è completamente fuori controllo", ha detto Christiana Kalogeropoulou, una volontaria del gruppo non-profit Stray.gr, sfofandosi con il quotidiano Kathimerini "Tutti gli sforzi fatti in passato per cambiare la mentalità della gente e far si' che lo Stato si assumesse le proprie responsabilita' circa il fenomeno del randagismo non sono serviti a niente".
 Le autorità statali hanno smesso di finanziare le operazioni di soccorso degli animali a partire dal 2009, aggiunge Grigoris Gourdomichalis, capo dell'Associazione ambientale per i Comuni di Atene e Pireo, ed il suo gruppo - che è il più grande del genere in Grecia - e' da tre anni che non riceve dallo Stato nemmeno un centesimo nonostante per legge abbia diritto a finanziamenti pari al 70% del suo bilancio annuale.
 Nonostante cio', l'associazione continua a nutrire, vaccinare e sterilizzare randagi nelle 18 circoscrizioni che compongono Atene e il Pireo. Ma Gourdomichalis ci tiene a precisare che "stiamo facendo il nostro dovere con estrema difficoltà proprio nel momento in cui il numero dei cani randagi per le strade è arrivato alle stelle ed e' scoppiata un'epidemia di cimurro che, per un cane, è una delle principali cause di morte".
 Malgrado la crisi abbia indotto i responsabili del comune di Atene a ridurre quest'anno le spese anche per le tradizionali decorazioni natalizie in piazza Syntagma, in municipio si sta cercando di fare di tutto per mantenere in vita il programma di protezione dei randagi pure se il finanziamento per il canile comunale è stato piu' che dimezzato, passando a 190.000 euro dai 500.000 di due anni fa.
 Secondo il vice sindaco di Atene con delega per l'Ambiente, Angelos Antonopoulos, l'anno scorso gli addetti del comune di Atene hanno raccolto nelle strade della capitale 457 cani randagi e hanno fornito cure mediche a 305 di essi.
 Antonopoulos, che di professione fa il veterinario, ammette che i casi di abbandono di animali domestici - in particolare di cani - sono in preoccupante aumento proprio a causa della crisi economica, ma rivela che, per lo stesso motivo, si sta creando una nuova tendenza. Infatti sempre piu' persone che desiderano avere un cane per amico scelgono di adottare un randagio al canile piuttosto che acquistarlo in un negozio di animali o in un allevamento. "La gente sta diventando molto più consapevole del problema", conclude Antonopoulos con un filo di ottimismo per i suoi pazienti a quattro zampe. (ANSAmed).

Fiat: Serbia, a Kragujevac 100 nuovi operai
In vista avvio produzione nuovo modello a fine maggio
20 gennaio, 15:24
(ANSAmed) - BELGRADO, 20 GEN - Fiat Automobili Srbija (Fas) ha assunto in gennaio un centinaio di nuovi operai, gran parte dei quali verra' impiegata nella preparazione della produzione del nuovo modello 'L-zero', il cui avvio e' previsto per la fine di maggio.
 Coma ha riferito Fas in un comunicato, del quale ha dato notizia la Beta, entro la fine di quest'anno allo stabilimento di Kragujevac e' previsto un organico di 2.400 operai.
 La realizzazione dell'investimento di circa 940 milioni di euro e' entrato nella fase finale, afferma il comunicato sottolineando come quello di Kragujevac sara' uno dei piu' moderni e avanzati impianti Fiat al mondo.
 Fas e' una joint venture tra Fiat e il governo serbo, che detengono rispettivamente il 67% e il 33%. (ANSAmed).

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