lunedì 23 gennaio 2012

Federali_mattino_23.1.12. Disinformazione Mistificazione e Framing imperversano a tutto spiano; Rai, Agenzie, Televideo, stampa padana ed anche siciliana: di tutto, sulla Sommossa Popolare. Esigono Tabula Rasa nella memoria. Eccezzziunal verament, ma parecchio penosi, perche’ siamo solo all’incipit.

Sciopero treni e autotrasporto confermati
Fisco, contribuenti.it: canone rai, tassa piu' evasa dagli italiani.
Svizzera. I pericoli del 2012 e le pressioni dell’offerta
Croazia: referendum Ue, chiusi seggi
Svizzera. E fanno 28: nell'UE entra la Croazia



Sciopero treni e autotrasporto confermati
Filadelfo Scamporrino - 22 gennaio 2012
Mentre nella Regione Sicilia, dopo una dura protesta dei tir, del Movimento dei Forconi, e del Movimento Forza D’urto, la situazione in queste ore sta tornando lentamente alla normalità, sono in arrivo a livello nazionale nuove agitazioni sia per il trasporto ferroviario, sia per il settore dell’autotrasporto. Dopo l’approvazione delle liberalizzazioni da parte del Governo del Premier Monti, infatti, Trasportounito nella giornata di ieri con un comunicato ha comunque confermato il fermo per il settore dell’autotrasporto dalla mezzanotte del 23 gennaio alla stessa ora di venerdì prossimo, 27 gennaio del 2012.
Secondo Trasportounito, nonostante la buona volontà dell’Esecutivo di intervenire in extremis sul recupero di una quota parte delle accise sui carburanti, il comparto ha bisogno di interventi non solo più ampi, ma anche più incisivi a partire dai tempi di di pagamento dei servizi e passando per i pedaggi e per il costo, sempre più insostenibile, delle coperture assicurative.
In arrivo oltre al fermo dell’autotrasporto c’è anche lo sciopero dei treni, in questo caso proclamato dall’USB, CUB Trasporti ed Orsa. Nel dettaglio l’agitazione scatta dalle ore 21 di giovedì prossimo, 26 gennaio del 2012, per poi terminare alla stessa ora del giorno dopo. A fronte della garanzia dei servizi minimi essenziali, nella fasce a maggior frequenza da parte dei pendolari, nelle 24 ore sono attesi disagi per le corse dei treni, con cancellazioni e/o limitazioni di percorso, soprattutto per i convogli regionali mentre come al solito i disagi dovrebbero essere decisamente più circoscritti e limitati per i treni nazionali, ovverosia quelli a media ed a lunga percorrenza.

Fisco, contribuenti.it: canone rai, tassa piu' evasa dagli italiani.
ROMA - E' la tassa concessione televisiva, meglio nota come Canone RAI, la tassa più evasa dai contribuenti italiani italiani. Questo risultato emerso dallo studio sulle imposte più evase dagli Italiani, condotto da KRLS Network of Business Ethics, per conto di Contribuenti.it Magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani, a pochi giorni dalla scadenza del pagamento della tassa..
Dalla ricerca è emerso che l'evasione del Canone RAI delle famiglie si attesta intorno al 41% con punte che arrivano fino al 87% in alcune regioni quali Campania, Calabria e Sicilia, mentre quello delle imprese si attesta intorno al 96%. In termini di imposta evasa, si stima che ogni anno le famiglie italiane evadono 550 MLN di euro.
Ma in Italia, non tutti sanno, che esistono due canoni: quello ordinario, dovuto dalle famiglie, e quello speciale, dovuto dalle imprese! , lavoratori autonomi, enti pubblici, enti pubblici non economici, enti privati. Se il canone ordinario e' dovuto per il possesso di "apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni", il canone speciale si paga anche per il possesso di computers e/o monitors e altri apparecchi multimediali (videofonino, videoregistratore, iPod, sistemi di videosorveglianza, ecc.) posseduti dalle imprese o enti pubblici o privati.
L'evasione del canone RAI delle famiglie, che già nel 2005 ammontava al 22%, è balzata, nel 2011, al 43% (contro l'8% della media europea) e, si stima che nel 2012 arriverà al 46%.
Tra i maggiori evasori del Canone Rai figurano le famiglie residenti nelle province di Caserta, Imperia, Foggia e Bolzano, dove l'evasione sfiora il 90% delle famiglie. All'opposto le province più virtuose sono quelle di Aosta, Siena, Pescara e Campobasso dove l'evasione si attesta al 12%.
Ma l'evasione maggiore si riscontra nelle imprese. Secondo i dati! di Contribuenti.it in Italia esistono circa 4,5 MLN di imprese di cui il 98% collegata con Internet con almeno un computer, per cui almeno 4,4 MLN di imprese dovrebbero pagare il canone speciale. Ma dai dati pubblicati dalla RAI risulta che i canoni speciali riscossi ogni anno sono meno di 180 mila, per cui almeno 4,2 MLN di imprese, non pagano il canone con un 95% di evasione. Limitandosi ad applicare il canone speciale base di 195,31 euro a 4,2 milioni di imprese, l'evasione e' di 820 MLN di euro. E se si considera che oltre alle imprese devono pagare il canone anche i lavoratori autonomi, i circoli, le associazioni, le fondazioni, le sedi di partiti politici, gli istituti religiosi, gli artigiani, le scuole e gli enti pubblici e che il canone speciale va pagato per ciascuna sede o ufficio, e che lo stesso varia da 200,91 a 6.696,22 euro l'anno a seconda della tipologia commerciale, Lo Sportello del Contribuente stima che l'evasione del canone speciale ammonta a circa 1,2 M! LD di euro l'anno.
Tra i maggiori evasori del Canone Rai figurano le imprese con sede nelle province di Milano, Venezia, Torino e Roma dove l'evasione sfiora il 98% delle imprese. All'opposto le province più virtuose sono quelle di Aosta, Napoli, Pescara e Firenze dove l'evasione si attesta al 92%.
In assoluto i contribuenti più fedeli restano quelli della Valle d'Aosta, Toscana, Emilia-Romagna e Puglia ma in buona posizione si piazzano anche aventi sede nelle regioni meridionali dell' Abruzzo, Molise, Puglia e Campania.
In assoluto i contribuenti più fedeli restano quelli della Valle d'Aosta, Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo e Molise.
Il canone Rai di 112,00 euro per famiglia è nella media europea. In Europa, il record del canone più esoso appartiene all'Islanda con 346 euro, seguita dalla Svezia e Finlandia dove la tassa è pari rispettivamente a 210 e 208,5 euro, dalla Germania con 206 euro, dall'Inghilterra con 176 euro e dalla Francia con 116 euro. All'estr! emo opposto troviamo la Spagna, il Portogallo, Olanda e Ungheria dove gli utenti non pagano il canone per vedere la TV pubblica.
Perché si evade? Dall' indagine di Contribuenti.it è emerso che il 56% delle famiglie non paga il canone perché pensa che sia un abbonamento e non una tassa, il 21% per la troppa presenza dei politici in TV, il 14% per la troppa pubblicità e solo il 9% perché non ha soldi.
"L'abbonamento alla RAI è una tassa e come tale va pagata. La TV pubblica deve smetterla di confondere i contribuenti continuando a dire agli utenti che è un abbonamento e che solo chi chi rinnova ha dei vantaggi partecipando addirittura al concorso a premi Telefortuna 2012. Così facendo diseduca i cittadini ed incentiva l'evasione fiscale - afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - La lotta all'evasione fiscale del governo Monti deve partire dal Canone Rai. E deve sanzionare l'Agenzia delle Entrate quando dimentic! a di richiedere il pagamento della tassa di concessione governativa durante le verifiche generali, pur avendo la delega all'accertamento".
Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa Infopress 3314630647 – 0642828753

Svizzera. I pericoli del 2012 e le pressioni dell’offerta
di Joseph Stiglitz - 01/23/2012
L’anno 2011 sarà ricordato come il periodo in cui molti americani, sempre ottimisti, hanno cominciato a perdere la speranza.
Il presidente John F. Kennedy una volta ebbe a dire che l’alta marea solleva tutte le barche.
Ma ora, nella marea che si ritira, gli americani stanno cominciando a vedere che non solo le imbarcazioni con gli alberi più alti sono state sollevate di gran lunga di più, ma anche che, nella loro scia, molte delle barche più piccole sono state ridotte in pezzi.
In quel breve momento in cui la marea era effettivamente in crescita, milioni di persone hanno creduto di poter avere buone possibilità di realizzare il “Sogno Americano”. Ora anche quei sogni si stanno ritirando.
Con l’anno scorso sono stati spesi i risparmi di coloro che avevano perso il lavoro nel 2008 o nel 2009. Gli assegni di disoccupazione sono scaduti.
Gli annunci di nuove assunzioni – ancora non sufficienti a tenere il passo con il numero di coloro che normalmente avrebbero fatto il loro ingresso nel mercato del lavoro – hanno significato ben poco per i cinquantenni con poche speranze di potere avere un giorno di nuovo un lavoro.
In effetti, persone di mezza età, che pensavano che sarebbero state disoccupate per un paio di mesi, hanno ora compreso di essere, di fatto, forzatamente in pensione. Giovani, che si sono laureati al college con un debito di decine di migliaia di dollari per la loro formazione, non sono in grado di trovare un lavoro in alcun modo. Persone che si sono trasferite da amici o parenti sono diventate dei senzatetto. Case acquistate con il boom immobiliare sono ancora sul mercato o sono state vendute in perdita. Più di sette milioni di famiglie americane hanno perso la casa.
Il lato oscuro del boom finanziario del decennio precedente è stato completamente svelato anche in Europa. L’anno scorso, il tergiversare sulla Grecia e la devozione verso l’austerità di alcuni governi nazionali chiave hanno cominciato a essere pagati a caro prezzo. Il contagio si è esteso all’Italia. La disoccupazione spagnola, che era stata vicina al 20% dall’inizio della recessione, è salita a livelli ancora più alti. L’impensabile – la fine dell’euro – ha cominciato a sembrare una possibilità reale.
Quest’anno appare anche peggiore. È possibile naturalmente che gli Stati Uniti risolvano i propri problemi politici ed, infine, adottino le misure di stimolo di cui hanno bisogno per abbattere la disoccupazione al 6% o al 7% (è troppo sperare nel livello pre -crisi del 4% o 5%). Ma questo è improbabile tanto quanto il fatto che l’Europa capisca che l’austerità da sola non risolverà i propri problemi. Al contrario, l’austerità non farà che aggravare il rallentamento economico. Senza crescita, la crisi del debito – e la crisi dell’euro – non potranno che peggiorare. E la lunga crisi iniziata nel 2007 con il crollo della bolla immobiliare e la conseguente recessione continueranno.
Inoltre, i principali Paesi emergenti, che hanno attraversato con successo le tempeste del 2008 e del 2009, potrebbero non farcela a fronteggiare altrettanto bene i problemi che si affacciano all’orizzonte. La crescita del Brasile è già in fase di stallo, alimentando l’ansia tra i suoi vicini in America Latina.
Nel frattempo, non sono scomparsi i problemi a lungo termine – tra cui il cambiamento climatico e le altre minacce ambientali, e le ineguaglianze crescenti nella maggior parte dei Paesi del mondo. Alcuni sono diventati più gravi. Per esempio, l’elevata disoccupazione ha depresso i salari e aumentato la povertà.
La buona notizia è che affrontare questi problemi a lungo termine potrebbe effettivamente contribuire a risolvere i problemi a breve termine. Maggiori investimenti per riconvertire l’economia per far fronte al riscaldamento globale potrebbero contribuire a stimolare l’attività economica, la crescita, la creazione di occupazione. Una tassazione maggiormente progressiva, ridistribuendo di fatto il reddito dall’alto verso il centro e il basso, potrebbe allo stesso tempo ridurre le ineguaglianze ed incrementare l’occupazione, stimolando la domanda totale. Imposte più alte per i livelli più elevati di reddito potrebbero generare entrate per il finanziamento degli investimenti pubblici necessari, e per fornire una certa protezione sociale per coloro che si trovano ai livelli più bassi di reddito, compresi i disoccupati.
Anche senza allargare il deficit di bilancio, tali incrementi “in pareggio” delle imposte e della spesa abbasserebbero la disoccupazione ed aumenterebbero la produzione. La preoccupazione, però, è che la politica e l’ideologia su entrambi i lati dell’ Atlantico, ma soprattutto negli Stati Uniti, non permetteranno che niente di tutto questo si verifichi. L’attenzione fissa sul disavanzo porterà a tagli nella spesa sociale, al peggioramento delle diseguaglianze. Allo stesso modo, il fascino duraturo della “economia dell’offerta”, nonostante tutte le prove contro di essa (soprattutto in un periodo in cui la disoccupazione è elevata), impedisce l’aumento delle tasse ai livelli alti.
Anche prima della crisi, c’era un riequilibrio del potere economico – di fatto, la correzione di una anomalia storica di 200 anni, in cui la quota dell’Asia del Pil mondiale, ad un certo punto, è scesa da circa il 50% a meno del 10%. L’impegno pragmatico alla crescita che si vede in Asia e negli altri mercati emergenti oggi è in contrasto con le politiche sbagliate dell’occidente, che, guidate da una combinazione di ideologia e interessi di parte, quasi sembrano riflettere l’impegno a non crescere.
Come risultato, il riequilibrio economico globale rischia di avere una accelerazione, dando luogo quasi inevitabilmente a tensioni politiche. Con tutti i problemi che l’economia globale si trova a fronteggiare, saremo fortunati se questi attriti non cominceranno a manifestarsi entro i prossimi dodici mesi.

Croazia: referendum Ue, chiusi seggi
Alle 16:00 aveva votato il 33,8% degli aventi diritto
22 gennaio, 19:25
(ANSA) - ZAGABRIA, 22 GEN - Sono terminate in Croazia alle 19 le operazioni di voto per il referendum sull'adesione all'Unione europea, e per ora l'unico dato ufficiale e' la bassa affluenza: alle 16 aveva votato solo il 33,8% degli aventi diritto. Il dato riflette la scarsa fiducia che ha contrassegnato le precedenti fasi di allargamento dell'Ue, a causa soprattutto del calo di fiducia nelle istituzioni europee nella presente situazione di crisi. In sondaggi danno comunque una maggioranza dei voti in favore del 55%.

Svizzera. E fanno 28: nell'UE entra la Croazia
di Redazione
Nel referendum di ieri i croati si sono detti largamente a favore dell’adesione del loro Paese all’Unione europea, che diventerà effettiva il primo luglio 2013. La Croazia sarà così il 28mo Stato membro e il secondo Paese ex jugoslavo, dopo la Slovenia, a entrare nell’UE. La Croazia è l’unico Paese europeo a maggioranza cattolica a non fare ancora parte dell’UE. Proprio la scorsa settimana, i vescovi cattolici si sono pronunciati a favore dell’adesione, invitando i fedeli a votare per l’ingresso nell’Unione. I negoziati di adesione sono durati quasi sei anni e vengono considerati tra i più lunghi e difficili finora sostenuti da un Paese candidato, per tutta una serie di criteri di valutazione più severi introdotti da Bruxelles dopo alcune esperienze negative con altri Paesi, in particolare la Bulgaria e la Romania.
Le tappe dell’adesione
Ecco le principali tappe del processo di adesione della Croazia.
25 giugno 1991: Zagabria dichiara l’indipendenza dalla Jugoslavia, conquistata poi in una guerra contro la Serbia durata fino al 1995.
15 gennaio 1992: La Comunità europea riconosce l’indipendenza della Croazia e della Slovenia.
3 gennaio 2000: A Zagabria arrivano al potere le forze europeiste e democratiche per le quali l’ingresso nella UE e nella NATO diventa il principale obiettivo strategico della Nazione.
21 febbraio 2003: Il Governo di Zagabria consegna la domanda ufficiale per l’adesione.
17 giugno 2004: Il Consiglio europeo conferisce alla Croazia lo status di Paese candidato. L’inizio concreto dei negoziati viene però bloccato per più di un anno a causa dell’incompleta collaborazione con il Tribunale penale internazionale dell’Aja per i crimini commessi nella ex Jugoslavia.
4 ottobre 2005: Dopo che al TPI viene consegnato l’ultimo ricercato, iniziano i negoziati.
Dicembre 2008: La Slovenia (entrata nell’UE nel 2004) mette il suo veto sul proseguimento dei negoziati di Zagabria con Bruxelles per una disputa sul confine marittimo nel nord Adriatico.
1 aprile 2009: La Croazia entra nella Nato.
11 settembre 2009: Zagabria e Lubiana, dopo pressioni da parte di Washington e con la mediazione della Commissione europea, raggiungono un accordo sul confine marittimo. La Slovenia ritira il suo veto.
9 dicembre 2011: Firma a Bruxelles del Trattato di adesione.
22 gennaio 2012: In un referendum i croati si dicono largamente a favore dell’ingresso nell’Unione. Il Trattato di adesione dovrà essere ratificato da parte di tutti i Paesi membri prima della data prevista per l’ingresso a pieno titolo, il primo luglio 2013.
23.01.2012

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