martedì 24 gennaio 2012

Federali_mattino_24.1.12. “Questo paese non ce l’ha una concorrenza. La concorrenza siamo noi, sempre noi. Chiudi gli occhi. Riaprili: ecco la concorrenza” (tratto da Boris, 2011, film di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo): 1. “Le grandi sigle non hanno dichiarato il fermo. E' intollerabile - sottolinea Marcegaglia -, non si possono assolutamente creare questo tipo di problemi. Dunque condivido la posizione del ministro Cancellieri: bisogna ripristinare la legalita'”.---2. Nino Sunseri: “In che mondo viviamo? Come si fa a dimenticare che il decreto salva-Italia è stato approvato dagli stessi partiti che a Palermo hanno coperto i disordini? Come giustificano questa differenza di atteggiamento? Le stesse forze politiche che a Roma fanno i pompieri a Palermo aiutano gli incendiari. Va bene la ricerca del consenso a tutti i costi. Ma qui stiamo passando i limiti della decenza”.---3. Michele Cimino, deputato regionale di grande sud: “Con grande senso di responsabilità dobbiamo accettare la sfida migliorando la competitività, incentivando l'aumento del reddito, ma soprattutto tagliando gli sprechi e le inefficienze del sistema burocratico e dirigenziale pubblico, dobbiamo cercare di rinnovare l'Italia farlo diventare un paese snello che cresce per cercare di non farci più umiliare da una nazione come la Germania che non può fare almeno di mostrare il vero volto che purtroppo tutti nel passato abbiamo conosciuto bene.”---4. Sciopero tir, fermi tutti impianti Fiat.

Sciopero tir: Marcegaglia, rimuovere blocchi e ripristinare legalita'
Tir, la notte ha portato consiglio
La crisi ci spinga ad accettare le sfide
Sciopero tir, fermi tutti impianti Fiat
Forconi, mercoledì manifestazione a Palermo
Prezzi benzina: Sicilia, Antitrust chiede informazioni
Napoli, denuncia per 441 tassisti
In Italia ci sono 7.500 evasori totali
Bozen, oltrepadania. Incendio al carcere di Bolzano, materassi bruciati per protesta
Udin, oltrepadania. Sempre meno nascite e famiglia in crisi: è record di divorzi
La Germania colloca titoli a 12 mesi anno a tasso 0. Domanda doppia
Merkel, Germania ha protetto euro
Spagna: Banca centrale, economia verso profonda recessione
Grecia: industria alimentare riscopre materie prime locali
Eurozona, -20,6 punti indice fiducia consumatori gennaio
Balcani: importante corridoio per traffici droga
TICINO / SVIZZERA. Richiedenti asilo? 'In molti qui soltanto per divertirsi'



Sciopero tir: Marcegaglia, rimuovere blocchi e ripristinare legalita'
23 Gennaio 2012 - 14:18
 (ASCA) - Roma, 23 gen - ''Pensiamo che questi blocchi vadano immediatamente tolti''. Lo afferma la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, in conferenza stampa a palazzo Chigi a proposito della protesta degli autotrasportatori che dalla Sicilia si e' spostata nel resto dell'Italia.
 ''Le grandi sigle non hanno dichiarato il fermo. E' intollerabile - sottolinea Marcegaglia -, non si possono assolutamente creare questo tipo di problemi. Dunque condivido la posizione del ministro Cancellieri: bisogna ripristinare la legalita'''.
ceg/sam/

Tir, la notte ha portato consiglio
di NINO SUNSERI
La protesta dei forconi si è ufficialmente conclusa. Tuttavia alcuni hanno dichiarato l'intenzione di proseguire. Vuol dire che la situazione potrebbe tardare a normalizzarsi. Questori e prefetti siciliani avevano fatto sapere agli organizzatori che non sarebbe stata tollerata ulteriormente la condizione di disagio e l’enorme danno economico cui la protesta ha costretto l'isola. La notte ha portato consiglio. Tanta severità, ieri, ha convinto gli organizzatori dello sciopero a dichiararne la conclusione. Tanto più che, i padroncini dei tir avevano annunciato che, come previsto, avrebbero ripreso il lavoro alla scadenza della mezzanotte di venerdì. Adesso in piazza restano solo le frange più estreme. C'è da sperare che le autorità di polizia intervengano, se è necessario, con decisione per ripristinare l'ordine.
Ma la manifestazione dei forconi, più ancora che le forze dell'ordine, chiama in causa le responsabilità della classe politica siciliana. Gli esponenti di molti partiti, pur con accentuazioni diverse, si sono affrettati a rincorrere le ragioni della protesta. Un attivismo che ha visto in prima linea esponenti politici che all'Ars sono sia al governo che all'opposizione. Un atteggiamento a dir poco stupefacente oltre che estremamente deprecabile. I politici hanno giustificato il loro appoggio dicendo che la protesta è stata una legittima reazione alle misure di austerità varate dal governo Monti. Una spiegazione smemorata e inquietante.
In che mondo viviamo? Come si fa a dimenticare che il decreto salva-Italia è stato approvato dagli stessi partiti che a Palermo hanno coperto i disordini? Come giustificano questa differenza di atteggiamento? Le stesse forze politiche che a Roma fanno i pompieri a Palermo aiutano gli incendiari. Va bene la ricerca del consenso a tutti i costi. Ma qui stiamo passando i limiti della decenza. I forconi, accogliendo l'invito del Presidente Lombardo, hanno fatto sapere che adesso sposteranno la protesta a Roma. Contesteranno la manovra del governo Monti giudicandola la causa di tutte le loro difficoltà. Su questo punto, però, occorre molta chiarezza. Sia da parte degli organizzatori della protesta sia per i loro sponsor politici. Non c'è nessun dubbio che il decreto salva-Italia ha portato ad una aggravio della pressione fiscale. Ma qual era l'alternativa? Non esisteva. C'era solo da scegliere fra il bisturi delle tasse e l'accetta che sarebbe caduta su stipendi, salari e risparmi se l'Italia fosse finita nel baratro.
Proprio la consapevolezza che, alla fine, è stata scelta la strada più sicura dovrebbe spingere tutti a una maggiore senso di responsabilità. Tanto più che adesso il governo sta cercando di mettere in campo un po' di strumenti per favorire la crescita. In questo senso è giusto che forze politiche e sindacali utilizzino il dibattito parlamentare per le opportune modifiche e i miglioramenti del caso. Ma percorrendo le vie della democrazia. Non fomentando il ribellismo qualunquista. fondi@gds.it

La crisi ci spinga ad accettare le sfide
di MICHELE CIMINO *
I fatti di questi giorni hanno confermato che l'Europa Unita, nata con nobili presupposti sotto l'aspetto politico, da tempo è diventata l'Europa dei banchieri, aperta alle incursioni delle multinazionali. I singoli Stati, peraltro, non sono riusciti a creare quelle indispensabili condizioni politico-sociali a difesa delle produzioni locali e dei livelli occupazionali. Oggi non è facile uscire da questo stato di cose perché, a differenza delle crisi del passato, l'economia non si basa più su dati reali ma su operazioni virtuali che tendono solo a produrre reddito, a scapito delle effettive produzioni legate ai territori ed anche perché vi è in atto una guerra permanente e vince solo chi si accaparra sempre più quote di mercato.
In questo scenario l'Italia con un elevatissimo debito pubblico ha avuto una crescita inferiore rispetto agli altri Paesi europei. L'Italia non cresce perché la concorrenza estera degli Stati che hanno recentemente conosciuto un forte sviluppo è spietata, perché non riesce a superare il suo ritardo tecnologico e perché l'euro, moneta fortissima fino a poco tempo fa non ha agevolato le esportazioni. Di tutto questo si è avvantaggiata la Germania che in questo momento con una politica antieuropeista e non solidale si preoccupa solo della sua economia .
Questo modo di fare politica dei tedeschi non paga, l'esempio è quello che è accaduto nel nostro Paese dove se il nord e il sud fossero stati accomunati in un unico progetto di sviluppo volto a colmare il divario economico tra il ricco nord e il povero sud, saremmo stati tutti più forti per affrontare la crisi mondiale in atto .
Così la Germania potrà a breve termine avere benefici con questa politica di chiusura e di sfruttamento a danno dei paesi europei ma è sicuro a lungo termine che sarà travolta dalla crisi dell' euro in assenza di politiche solidali.
La politica che doveva indicare le strategie d'intervento per salvaguardare la produzione e tutelare l'occupazione e che doveva imporsi anche sul sistema bancario, chiedendo che il rapporto con le micro, piccole e medie imprese tornasse sulla valutazione del reale inserimento sul territorio, delle prospettive dell'azienda e delle possibilità di sviluppo, ha fallito anche perché non ha saputo creare le condizioni di un ritorno alla valorizzazione dell'economia reale rispetto a quella virtuale.
Se si vuole invertire questa rotta e non continuare a subire l'imposizione delle lobby nelle scelte economiche-finanziarie, la politica deve riappropriarsi del suo ruolo di programmazione non trascurando il ruolo sociale e soprattutto deve cercare di "volare alto" e non pensare di salvaguardare alcune categorie perché serbatoi di voti alle prossime elezioni ma pensare in grande e cercare di lavorare per salvare il Paese Italia. Il fallimento dei partiti tradizionali sta proprio in questo, hanno fatto una politica corporativa in quanto figli delle lobby e non hanno saputo difendere il territorio e come conseguenza è nata l'esigenza di far nascere nuovi partiti, come Grande Sud che senza padrini e scheletri nell'armadio potessero dare voce a quella massa di cittadini disillusi.
Per chi come me si occupa di politica da sempre è triste accettare che dei tecnici stanno cercando di salvare l'Italia ma quello che mi rende ancora più triste e vedere come la classe politica che ha portato in questi anni l'Italia allo sfacelo invece di far capire ai cittadini che l'Italia deve cambiare, che è finito il tempo delle caste, corporazioni, clientele, privilegi si trincera a difendere vecchie abitudini e vecchio modo di pensare.
Tutti gli italiani si sono dichiarati pronti a fare sacrifici ma quando il governo tecnico ha cominciato a parlare di liberalizzazioni e di privatizzazioni è successo il fini mondo. Io mi chiedo, se l' Italia fallisce, a chi faranno i rogiti i notai, chi avrà i soldi per comprare le farmacie? Potrei continuare all'infinito, ho citato queste categorie perché sulla bocca di tutti in questi giorni. Ed ai miei colleghi politici dico, smettiamola di difendere gli emolumenti, i privilegi, noi dobbiamo dare per primi l'esempio e se anche molte polemiche e notizie sui costi della politica sono esagerate dobbiamo fare "mea culpa" perché se avessimo lavorato meglio l'Italia non si troverebbe in questa situazione.
Con grande senso di responsabilità dobbiamo accettare la sfida migliorando la competitività, incentivando l'aumento del reddito, ma soprattutto tagliando gli sprechi e le inefficienze del sistema burocratico e dirigenziale pubblico, dobbiamo cercare di rinnovare l'Italia farlo diventare un paese snello che cresce per cercare di non farci più umiliare da una nazione come la Germania che non può fare almeno di mostrare il vero volto che purtroppo tutti nel passato abbiamo conosciuto bene.
*DEPUTATO REGIONALE DI GRANDE SUD

Sciopero tir, fermi tutti impianti Fiat
Sospeso primo turno a melfi,cassino,pomigliano,mirafiori e sevel
23 gennaio, 20:14
(ANSA) - TORINO, 23 GEN - Domni mattina gli stabilimenti Fiat di Melfi, Cassino, Pomigliano, Mirafiori e Sevel Val di Sangro non lavoreranno il primo turno a causa del mancato rifornimento di componenti provocato dallo sciopero degli autotrasportatori.
Domani mattina si sapra' se l'attivita' potra' riprendere nel pomeriggio.

Forconi, mercoledì manifestazione a Palermo
Cambia il programma degli agricoltori del Movimento che avevano previsto di radunarsi a Roma. L'iniziativa, invece si terrà nel capoluogo siciliano: "Non vogliamo farci strumentalizzare da nessuno"
PALERMO. Avevano deciso di andare a manifestare Roma, ma gli agricoltori del Movimento dei Forconi hanno cambiato idea e mercoledì prossimo, in occasione dell'incontro tra il governatore siciliano Raffaele Lombardo e il premier Mario Monti, manifesteranno a Palermo. La decisione è stata assunta dopo l'incontro di ieri a Palermo con alcuni capigruppo dell'Assemblea regionale siciliana, a Palazzo dei Normanni. "Non vogliamo farci strumentalizzare da nessuno - dice Mariano Ferro, uno dei leader del movimento - e per questo andiamo deciso di cambiare programma. Abbiamo proposto ai deputati dell'Ars di andare loro a Roma a riferire le nostre rivendicazioni, noi invaderemo Palermo con una manifestazione che partirà da via Libertà fino a Palazzo dei Normanni, dove resteremo fino a quando non avremo ottenuto risultati concreti".

Prezzi benzina: Sicilia, Antitrust chiede informazioni
Filadelfo Scamporrino - 23 gennaio 2012
Mentre lo sciopero dei tir imperversa in lungo ed in largo in tutta Italia per protestare contro i prezzi stellari del gasolio, l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato ha annunciato d’aver chiesto a ben undici compagnie petrolifere informazioni in merito ai prezzi praticati sul carburante nella Regione Sicilia. In particolare, facendo seguito ad una denuncia che è stata presentata dall’Assessore regionale all’Economia, l’Antitrust vuole rilevare se, come denunciato dall’assessore, in Sicilia i prezzi della benzina e del gasolio sono più alti rispetto alla media nazionale.
In accordo con una nota emessa in data odierna dall’AGCM, ora le compagnie petrolifere dovranno fornire all’Autorità delle informazioni dettagliate inerenti i prezzi consigliati presso gli impianti siciliani di distribuzione del carburante. Inoltre, tra gli altri dati richiesti alle compagnie petrolifere ci sono quelli relativi ai prezzi medi nazionali praticati sia sulle autostrade, sia sulla rete stradale unitamente ad informazioni dettagliate sull’attuale sistema logistico e su quelle che sono le modalità di approvvigionamento dei prodotti petroliferi.
Intanto sulla protesta dei Tir la posizione del Codacons è chiara e netta. L’Associazione, infatti, ha bollato in data odierna lo “sciopero” come illegale, e per questo chiede apertamente che i camionisti vengano precettati anche a causa dei gravi disagi arrecati alla cittadinanza. In più, per il Codacons, visto l’accaduto, serve che la Commissione di Garanzia abbia nella gestione di queste proteste maggiori poteri. Intanto in Sicilia, dopo il blocco dei tir dei giorni scorsi, la situazione sta tornando lentamente alla normalità sebbene si registrino ancora lunghe code ai distributori di benzina nelle grandi città a partire da Catania.

Napoli, denuncia per 441 tassisti
Accusa: interruzione di pubblico servizio
Sono stati denunciati dalla polizia municipale. Avevano occupato piazza Plebiscito durante le ore di lavoro
NAPOLI - Partono le denunce. Quattrocentoquarantuno tassisti napoletani sono stati denunciati dalla polizia municipale per il reato di interruzione di pubblico servizio. Si tratta per la maggior parte dei tassisti che dall'11 al 17 gennaio hanno occupato piazza del Plebiscito per protestare contro il pacchetto di liberalizzazioni del governo. I conducenti delle auto bianche che si erano radunati in piazza del Plebiscito erano stati tutti identificati. In pratica si tratta di circa il 25 per cento del totale degli autisti delle «auto bianche».
Durante la protesta i tassisti napoletani - 2376 in totale - avevano assicurati solo i servizi di emergenza, le corse per disabili e malati. I tassisti di Napoli aderivano - occupando il «salotto di Napoli - alla protesta indetta dai sindacati a livello nazionale.

In Italia ci sono 7.500 evasori totali
Ammontano ad oltre 50 miliardi i redditi non dichiarati
MILANO - Sono oltre 7.500 gli evasori totali, cioè completamente sconosciuti al fisco, scoperti dalla Guardia di Finanza nel corso del 2011. Si tratta di imprese e lavoratori autonomi che avevano occultato allo Stato redditi per oltre 21 miliardi di euro. Inoltre ci sono cinquanta miliardi di redditi non dichiarati al fisco e 8 miliardi di iva evasa. Sono i risultati ufficiali dell'attività di contrasto all'evasione fiscale che la Guardia di Finanza ha condotto nel 2011. Complessivamente le Fiamme Gialle hanno denunciato 12mila persone nel corso delle indagini su frodi e reati fiscali.
EVASIONE INTERNAZIONALE -  Oltre 902 milioni di euro sono stati sequestrati immediatamente ai responsabili dei reati fiscali; sul fronte dell'evasione fiscale internazionale, i redditi non dichiarati scoperti dalle Fiamme Gialle ammontano a circa 11 miliardi di euro. A finire sotto la lente della Guardia di Finanza principalmente i trasferimenti di comodo delle residenze di persone e societá nei paradisi fiscali e lo spostamento all'estero di capitali per non pagare le tasse in Italia. Rilevante è stata l'attivitá di contrasto alle cosiddette 'Frodi Carosellò che ha portato alla scoperta di quasi 2 miliardi di Iva evasa.
ADESIONI SPONTANEE - Sempre più elevato lo standard di qualitá dei controlli: i verbali della Guardia di Finanza, nel 96 % dei casi, sono stati integralmente recepiti dall'Agenzia delle Entrate per il successivo accertamento. In aumento anche i casi di coloro che aderiscono spontaneamente ai rilievi mossi dai verificatori del Corpo, consentendo l'immediata riscossione degli importi relativi al 10% dei verbali. Sono stati 12mila i soggetti denunciati, principalmente per aver utilizzato o emesso fatture false (1.981 violazioni), per non aver versato l'Iva (402 casi), per aver omesso la dichiarazione dei redditi (2.000 violazioni) o aver distrutto od occultato la contabilità (oltre 2.000 casi). Ai responsabili di reati fiscali sono stati sequestrati immediatamente oltre 902 milioni di euro.

Bozen, oltrepadania. Incendio al carcere di Bolzano, materassi bruciati per protesta
BOLZANO. Un incendio è scoppiato all'interno del carcere di Bolzano in via Dante. Sul posto stanno operando i vigili del fuoco di Bolzano e alcuni equipaggi del 118. Sembra che le fiamme siano partite da alcuni materassi incendiati per protesta dai detenuti. Dalle finestre delle celle stanno uscendo colonne di fumo. Alcune persone rimaste intossicate sono state portate via in ambulanza. La protesta, scaturita dalle difficili condizioni di vita all'interno della struttura, ha coinvolto la seconda sezione al primo piano dell'edificio. Il piano è stato completamente devastato dai detenuti, che adesso si trovano in cortile. Probabilmente la 23 gennaio 2012
seconda sezione sarà inagibile fino a domani.

Udin, oltrepadania. Sempre meno nascite e famiglia in crisi: è record di divorzi
In Fvg ogni centomila abitanti 248 unioni si spezzano. La regione fotografata nell’annuario statistico
Ilaria Purassanta
 UDINE. Famiglie a rischio in Friuli Venezia Giulia. Regressione demografica fra le più alte d’Italia, costante calo delle nascite, divorzi al di sopra della media nazionale, matrimoni in diminuzione: l’annuario statistico “Regione in cifre 2011” fotografa la crisi della famiglia.
 La popolazione del Fvg è scesa di poco più di un migliaio di unità, dal 2009 al 2010 (ora si attesta a 1.235.808 abitanti), ma il saldo demografico è tra i più negativi d’Italia, a pari merito con quello del Molise: meno 3 per mille contro una media nazionale di -0,4. Un divario tanto ampio fra tasso di natalità e di mortalità si registra solamente in Liguria, che detiene la maglia nera con -5,9 per mille di crescita naturale.
 Nel 2010 ogni mille residenti sono nati 8,4 bambini e sono stati registrati invece 11,4 decessi. I fiocchi rosa e azzurri sono in calo lieve ma costante: nel 2008 le nascite erano 8,6 ogni mille abitanti. «Il Friuli Venezia Giulia è purtroppo ai primi posti anche sul fronte della disgregazione familiare con 248 divorzi ogni 100.000 abitanti, contro una media italiana di 182 – aggiunge il capogruppo in consiglio regionale dell’Udc Edoardo Sasco – e i figli nati al di fuori del matrimonio sono uno su due».
 Sempre meno coppie, poi, convolano a nozze: nel 2007 sono stati celebrati 4332 sposalizi, due anni dopo sono scesi a 3961. La percentuale di riti civili è, inoltre, in crescita: se nel 2007 il 50,7% dei promessi optava per i fiori d’arancio in municipio, nel 2009 invece il 54,5% delle coppie ha scelto di sposarsi davanti al sindaco. Il tasso di nuzialità più elevato viene rilevato a Gorizia: 3,3% mentre i più restii al matrimonio sono i triestini (con un tasso del 2,5).
 «La nostra Regione – commenta Sasco – sta vivendo un’evoluzione sociale e relazionale molto preoccupante, in particolare su famiglia,matrimonio e natalità. Sono numeri che devono far profondamente riflettere soprattutto per la loro entità perché la nostra società regionale si sta trasformando a un ritmo impensabile fino a qualche anno fa, mettendo in seria crisi la composizione della famiglia, la tenuta del matrimonio e la natalità, con conseguenti elevati costi sociali, economici e valoriali che il più delle volte non percepiamo nella quotidianità del vivere e che siamo destinati a pagare sempre più pesantemente senza un’inversione di tendenza».
 In Fvg, poi, la popolazione continua a invecchiare: l’età media in regione è di 46 anni, con un picco massimo di 48,4 anni in provincia di Trieste. Il 23,4% dei friulani è over 65, con una media più elevata, anche in questo caso, nell’area giuliana (28%). Siamo, dopo la Liguria, la regione che detiene la più alta percentuale di ultra-sessantacinquenni. La fascia di popolazione più numerosa è comunque quella fra i 40 e i 64 anni di età.
 Il saldo migratorio totale è ancora positivo anche se in diminuzione: è passato dal 10,4 del 2008 al 4,4 del 2010, con una crescita totale dell’1,4 per mille.

La Germania colloca titoli a 12 mesi anno a tasso 0. Domanda doppia
La Germania ha collocato titoli del Tesoro a 12 mesi per 2,54 miliardi di euro al rendimento medio dello 0,07%. La domanda è stata più che doppia rispetto all'offerta con un bid-to-cover ratio pari a 2,2. Nella precedente asta, il rendimento era stato dello 0,346% con un bid to cover ratio di 4,3. Il 9 gennaio la Germania aveva invece collocato titoli del Tesoro a 6 mesi per 3,9 miliardi di euro e rendimento negativo dello 0,0122%.
 23 gennaio 2012

Merkel, Germania ha protetto euro
A questa considerazione ci sentiamo obbligati anche per futuro
23 gennaio, 13:58
(ANSA) - BERLINO, 23 GEN - ''La Germania ha fatto sempre tutto, quando e' stato necessario, per proteggere l'euro. E a questa considerazione ci sentiamo anche obbligati'' per il futuro. Lo ha detto stamani a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel durante una conferenza stampa con il premier belga Elio Di Rupo.

Spagna: Banca centrale, economia verso profonda recessione
23 gennaio, 14:53
(ANSAmed) - Madrid, 23 GEN - L'economia spagnola va verso una profonda fase di recessione, che porterà a una contrazione dell'1,5% del Pil nel 2012, con effetti prolungati fino al 2013, quando la crescita sarà di un magro 0,2%, secondo le nuove previsioni pubblicate oggi dalla Banca di Spagna. I pronostici negativi confermano quelli fatti nei giorni scorsi dal Fmi.
Secondo l'organismo di supervisione, la recessione è già cominciata nell'ultimo trimestre del 2012, dal momento che "la recrudescenza, dall'estate scorsa, delle tensioni sui mercati finanziari dell'eurozona, ha debilitato la fiducia degli attori privati e inasprito le condizioni di finanziamento, colpendo negativamente le prospettive di crescita economica", secondo quanto riportato nel Bollettino diffuso oggi. Alla debolezza della domanda privata e alla restrizione del credito, che hanno già causato la recessione del 2009, si unisce ora 'la manovra fiscale", col risultato che l'economia è tornata sui valori negativi fra ottobre e dicembre dello scorso anno (-0,3% su base trimestrale), con conseguente diminuzione della crescita media del 2011 allo 0,7%. La recessione, che secondo il Banco di Spagna durerà nell'intero 2012 e nel primo trimestre del 2013, avrà un impatto negativo sull'occupazione, che in Spagna segna già livelli record, superiori al 20% della popolazione. Secondo il supervisore, andranno distrutti quest'anno mezzo milione di posti di lavoro, con una caduta di 3 punti, che porterà il tasso di disoccupazione al di sopra del 23%. La creazione di posti di lavoro si riattiverà solo nel secondo semestre del 2013, ma non sarà sufficiente a compensare le perdite di impiego nel primo semestre dell'anno. (ANSAmed)

Grecia: industria alimentare riscopre materie prime locali
A lungo prodotti stranieri considerati migliori
23 gennaio, 17:37
(di Furio Morroni) - ANSAmed) - ATENE, 23 GEN - I prodotti e le materie prime della Grecia stanno guadagnando nuovi estimatori non solo tra i consumatori in questo Paese, ma anche nell'ambito dell'industria alimentare sia a livello locale che a livello di aziende multinazionali. La nuova tendenza, come ha evidenziato di recente il quotidiano Kathimerini, interessa in particolare quelle aziende che - oltre ad utilizzare materie di produzione locale per produrre birra, formaggi ed altre bevande e cibi - stanno ricominciando ad utilizzare i prodotti locali che erano caduti in disgrazia in quanto parecchi consumatori si erano ormai convinti che quelli stranieri d'importazione fossero di qualita' migliore. Fra questi, quello del burro e' il caso piu' eclatante.
 La birreria Athenian e' stata la prima nel 2008 a rilanciare l'uso dell'orzo coltivato in Grecia nella produzione di birra e sin da allora utilizza orzo proveniente dai campi della Grecia settentrionale e centrale per produrre le proprie etichette di birra "Amstel" ed "Alfa". Nel triennio 2008-2010, la Athenian ha acquistato circa 40mila tonnellate di orzo per un valore di otto milioni di euro, mentre nel 2011 ne ha comperate altre 18mila ed ha l'obiettivo di raggiungere le 70mila tonnellate entro il 2014. Inoltre, dall'anno scorso la stessa azienda ha lanciato la coltivazione sperimentale di orzo a Lamia, Serre, Larissa e Livadia nella speranza di trovare una nuova varietà con caratteristiche e qualita' migliori.
 Nella riscoperta dei prodotti locali, non e' da meno la sua concorrente Olimpic - che produce la diffusissima birra "Fix" - la quale ora ha cominciato anche a coltivare 200mila metri quadri di orzo a Thiva, dove crescono due varietà diverse, e spera di raggiungere entro la prossima estate un raccolto di 100 tonnellate con l'obiettivo più ampio di coprire in un prossimo futuro tutte le proprie esigenze di orzo per il mercato interno.
 FrieslandCampina, l'azienda lattiero-casearia olandese a livello mondiale, l'anno scorso ha inaugurato uno stabilimento vicino al porto di Patrasso ed oggi utilizza esclusivamente latte greco per i suoi prodotti venduti in questo Paese in cui rappresenta il 15% di tutta la produzione di latte nazionale. Il caseificio viene rifornito dagli allevatori della Tessaglia, che di recente hanno costituito la cooperativa "Thesgala", oltre ad altri 40 produttori indipendenti.
 Minerva, un'azienda molto conosciuta per l'olio d'oliva e che si e' conquistata in passato il monopolio delle importazioni nella categoria del burro, di recente con una campagna pubblicitaria in grande stile ha lanciato "Horio", un tipo di burro greco tradizionale fatto con latte di capra, ottenendo un vero e proprio successo di vendite.
 Il pastificio Misko, acquisito dal gruppo italiano Barilla nel 1991 ma ancora con sede in Grecia, produce da sempre pasta e prodotti affini con grano duro locale ma di recente ha lanciato una nuova linea "paradosiaka" (tradizionale) che ricorda molto da vicino la pasta fatta a mano in varie regioni del Paese.
 Nello stesso tempo, stanno guadagnando popolarita' e fette di mercato - nonostante siano piu' costosi - anche i prodotti di piccole aziende greche, tra cui quelle di specialità gastronomiche come la pasta fatta a mano "Mylelia" o l'olio d'oliva, le salse e i sughi di "Gea", che dopo aver conquistato i consumatori ellenici stanno adesso puntando con baldanza verso quelli stranieri.
 E, nonostante la crisi economica che attanaglia la Grecia, una tendenza analoga è emersa anche nel settore della ristorazione, con ristoranti ed alberghi sempre più dediti alla realizzazione di menu basati sulla dieta mediterranea e prodotti tipici greci. In particolare, per il settore alberghiero le campagne promozionali ideate dalla Camera ellenica degli Hotels (HCH) e da singoli albergatori hanno di recente puntato i riflettori proprio sui prodotti greci: ultimi esempi in ordine di tempo sono l'accordo firmato tra la HCH e la Federazione del vino greco e la campagna "Colazione alla greca" lanciata qualche mese fa. (ANSAmed).

Eurozona, -20,6 punti indice fiducia consumatori gennaio
L'indice della fiducia dei consumatori nell'area euro a gennaio, secondo i dati preliminari, ha registrato un calo a -20,6 punti rispetto ai -21,3 punti di dicembre (dato rivisto), ha reso noto la Direzione generale per gli Affari economico-finanziari della Commissione Europea. Si tratta del settimo calo mensile consecutivo.

Balcani: importante corridoio per traffici droga
enormi quantitativi stupefacenti provenienti da Afghanistan
23 gennaio, 18:28
(ANSAmed) - SKOPJE, 23 GEN - Enormi quantitativi di droga raggiungono l'Europa occidentale provenienti dall'Afghanistan e da altri paesi asiatici attraverso la Turchia e i corridoi balcanici, come confermano l'ultima analisi degli esperti delle Nazioni Unite e i responsabili regionali impegnati a contrastare il contrabbando di stupefacenti.
 ''La rotta dei Balcani resta un importante corridoio per il contrabbando dei narcotici dall'Afghanistan verso i paesi europei'', ha detto il rappresentante del Consiglio internazionale delle Nazioni Unite per il Controllo degli stupefacenti, Hamid Goxha, citato dai media a Skopje, in Macedonia Secondo l'analisi delle Nazioni Unite, si stima che finora l'80 per cento della droga arriva in Europa occidentale dall' Afghanistan, attraverso la Turchia e i Balcani.
 I gruppi criminali spesso in precedenza hanno usato il corridoio settentrionale dei Balcani, in particolare per l'eroina, dall'Afghanistan attraverso Turchia, Bulgaria, Romania, Serbia, Ungheria e Romania. Recenti ricerche indicano che i trafficanti utilizzano sempre di più percorsi attraverso Turchia, Grecia, Macedonia e Albania verso l Italia, soprattutto quando si tratta di cocaina.
 ''La Turchia ha intensificato la lotta contro i trafficanti di droga. Negli ultimi cinque mesi abbiamo sequestrato più narcotici noi che non tutti i 27 Stati membri dell'Unione Europea insieme'', ha detto Beshat Ekichi, capo del dipartimento turco per la lotta al contrabbando e alla criminalità organizzata.
 I paesi della regione negli ultimi tempi collaborano sempre più nella lotta contro il traffico di stupefacenti, dietro il quale vi sono gruppi in collegamento fra loro, e che operano dal Sudamerica e dall'Afghanistan verso l'Europa occidentale.
Tuttavia si puo' fare ancora di piu'.
 ''Il contrabbando di droga si deve prevenire e combattere sul piano globale, il che significa una cooperazione ancora più ampia. Non è questo solo un problema con la Turchia e la Grecia, ma coinvolge anche altri paesi come l'Afghanistan, l'Iran e l'Europa occidentale ", ha dichiarato da parte sua Ioannis Mihaletos, della Fondazione per la rete globale della sicurezza di Atene.
 La lotta contro il contrabbando di sostanze stupefacenti deve essere rafforzata anche sul piano nazionale, dal momento che è diventato un buon affare anche per i gruppi criminali locali, con cui spesso collaborano membri della diaspora balcanica.
 Nei Balcani tra i gruppi criminali locali il piu' noto e' la mafia albanese, che si e' specializzata nel traffico di eroina nella regione e nei paesi UE.
 Di tale rete internazionale fanno parte anche la 'ndrangeta italiana, i clan montenegrini della droga, i cartelli della droga turca, così come i criminali russi e caucasici.
 Ai traffici di droga partecipano anche i curdi turchi che sono legati ai membri delle loro comunita' che vivono in Iraq, Iran e Asia Centrale ed hanno dei canali ben rodati per il contrabbando dall'Afghanistan, il più grande produttore di eroina al mondo. (ANSAmed)

TICINO / SVIZZERA. Richiedenti asilo? 'In molti qui soltanto per divertirsi'
Secondo l'esperto di migrazione Thomas Kessler il "90% dei richiedenti asilo non sarebbero da considerare perseguitati politici, bensì migranti economici o in cerca di fortuna"
ZURIGO - In Svizzera la tematica scottante dei profughi non riguarda soltanto Chiasso e il Ticino. Anche in Svizzera se ne dibatte ormai da mesi. Oggi a Bellinzona il Gran Consiglio voterà, molto probabilmente nella prima seduta, la proposta di iniziativa cantonale del gruppo liberale radicale sul Centro per richiedenti l'asilo di Chiasso, che si vorrebbe trasferire altrove. La Confederazione ha comunque già fatto sapere nei giorni scorsi, che il centro di registrazione di Chiasso non si tocca e che, di conseguenza, non sono previste né chiusure, né trasferimenti fuori città.
 Oggi a parlare della tematica dei richiedenti asilo è un esperto di migrazione, Thomas Keßler, direttore dell'Ufficio cantonale per lo sviluppo di Basilea città. Keßler, commentando la situazione attuale in Svizzera e i dati, che parlano di un aumento di richieste d'asilo, nel 2011, dell'ordine del 45%, non usa tanti giri di parole.: "Oltre il 90% delle persone arrivate in Svizzera sono migranti economici e in cerca di fortuna".
 Con migranti in cerca di fortuna abbiamo tradotto un concetto che in tedesco è espresso in "Abenteuermigranten" (Migranti d'avventura, ndr). Un termine che, secondo Kessler, descrive a pennello la loro condizione, di giovani immigrati che, "al contrario di chi è alla ricerca di un lavoro, non hanno come scopo di trovare la classica occupazione stipendiata, bensì la possibilità di avere una casa, del cibo, denaro e feste con alcol e donne, cioé tutto quello che vogliono tutti i giovani di questo mondo".
 Attualmente, secondo Kessler, coloro che possono considerarsi veri e propri rifugiati politici, cioé persone che cercano rifugio in Svizzera per motivi politici o perché perseguitati nel loro paese, non rappresenterebbero che il 10%. Essi provengono dall'Oriente e dall'Africa Orientale. I cosiddetti migranti economici e "d'avventura" sono, invece, giovani tunisini senza famiglia.
 Secondo Kessler questo fenomeno si spiegherebbe anche dal fatto che i giovani nordafricani, confrontati nei loro paesi con una società molto chiusa e caratterizzata da un forte controllo sociale e di costume, sarebbero invogliati a raggiungere l'Europa sulla base di quello che essi osservano dai turisti europei. "Europei che veicolano un'immagine di un continente ricco e permissivo e questi giovani arrivano con la pretesa di poter godere di tutti vantaggi dell'Europa".
 La politica di asilo in Svizzera costa un miliardo di franchi all'anno e ora sul territorio confederale, sempre secondo Kessler, sarebbe necessario costruire almeno altri tre centri di registrazione. Una necessità anche dovuta dal fatto che i tempi di procedura di una richiesta durano in media 1.400 giorni. Con i tre nuovi centri si potrebbero abbattere i tempi e ridurli a 150 giorni.
 Una problematica che si è aggiunta recentemente e di cui parlava il Tages Anzeiger sabato, riguarda l'annuncio dell'Italia di voler limitare il numero di richiedenti l'asilo ripresi dalla Penisola a 250 al mese. In un comunicato diramato oggi, i consiglieri nazionali Roberta Pantani Tettamanti e Lorenzo Quadri chiedono al Consiglio federale se esso "non intenda attivarsi affinché l'Italia ottemperi all'obbligo di riprendersi i richiedenti l'asilo di sua spettanza".

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