domenica 29 gennaio 2012

Federali_mattino_29.1.12. Borderline - Lo Bello ha il tono del “te l’avevo detto”, di chi vuol dare ad intendere che sapeva prima degli altri. Forse e’ il caso che vada a parlare col Gip.---Questa e’ una minaccia, da prendere in seria considerazione - Miccichè: Potrei anche candidarmi.---Sono qui, con la mia piccola borsa, a raccogliere denaro. Più chiaro di così... Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), non ha usato giri di parole al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, per chiedere ancora una volta aiuti per far fronte alla crisi dell'Eurozona.---Anche Tajani dovrebbe andare a parlare col Gip.

Forconi, Lo Bello: "I sospetti di infiltrazioni erano fondati"
Palermo, Miccichè: "Potrei anche candidarmi"
Davos, Svizzera. Vuoi sapere cos'è la società classista? Cerca di andare in bagno a Davos
Davos, Svizzera. Lagarde: «Sono qui a raccogliere fondi»
Crisi: Tajani,agenzie rating pro dollaro
Crisi, Berlino: commissariare la Grecia



Forconi, Lo Bello: "I sospetti di infiltrazioni erano fondati"
Il presidente di Confindustria Sicilia: "Gli arresti dimostrano che le denunce erano vere. I leader del movimento ora dovrebbero chiedere scusa. La politica dia subito le risposte necessarie"
di GIACINTO PIPITONE
PALERMO. Nel giorno in cui le inchieste giudiziarie confermano il rischio di infiltrazioni della criminalità nella protesta che ha bloccato l’economia siciliana, Ivan Lo Bello invita la politica a decisioni rapide per passare dal clientelismo alla crescita. Per il presidente di Confindustria bisogna evitare «che proteste nate da un malcontento che non può essere sottovalutato tornino a ripetersi a breve».
L’OPERAZIONE DI POLIZIA CHE HA FATTO SCATTARE ARRESTI FRA LA CAMPANIA E LA SICILIA HA CONFERMATO CHE NEL SETTORE DELL’AUTOTRASPORTO CI SONO INFILTRAZIONI. CAMBIERÀ IL GIUDIZIO SULLA PROTESTA DEL MOVIMENTO FORZA D’URTO?
«Questa indagine, così come l’inchiesta di Report che ha mostrato come alcuni esponenti legati al clan Santapaola si siano avvicinati a Giuseppe Richichi (leader degli autotrasportatori dell’Aias, ndr), conferma che le nostre denunce erano fondate. Mi aspetto adesso dai leader della protesta che ha paralizzato la Sicilia una seria riflessione e delle scuse per i toni usati anche contro di me».
NELL’ULTIMA MANIFESTAZIONE UNA FRANGIA URLAVA «LO BELLO MAFIOSO, TU SEI IL MANDANTE».
«I leader della protesta abbiano il coraggio di riconoscere che hanno sottovalutato il pericolo di infiltrazioni della criminalità all’interno dei loro movimenti. E riconoscano anche la loro irresponsabilità. Quegli slogan possono accendere gli animi, oltre ad essere vergognosi e violenti. Facciano una riflessione sulle infiltrazioni della criminalità».
QUESTA VICENDA DIMOSTRA CHE LA MAFIA HA ANCORA UNA BUONA CAPACITÀ DI PENETRAZIONE IN TUTTI I FATTI IMPORTANTI CHE RIGUARDANO LA SICILIA. NON È SCORAGGIATO DAL FATTO CHE I TANTI ARRESTI RECENTI NON ABBIANO INDEBOLITO QUESTA CAPACITÀ?
«Che la mafia continui ad avere un ruolo rilevante purtroppo è un fatto. Ma va fatta anche un’altra analisi. È possibile che l’obiettivo delle infiltrazioni e dell’aver soffiato sul fuoco di questa protesta sia proprio il tentativo di destabilizzare la Sicilia creando allarme sociale. E l’interesse a far ciò, creando confusione e ingovernabilità, può nascere proprio dall’aver subito colpi micidiali da magistratura e forze dell’ordine».
ORMAI LA PROTESTA SEMBRA FINITA, ALMENO NELLE FORME PIÙ ESTREME. MA VA DETTO CHE CIÒ CHE È SUCCESSO NON È DERUBRICABILE A UN NORMALE FATTO DI CRONACA. CHE BILANCIO RESTA?
«La protesta nasce da un’emergenza sociale ed economica. E dunque la politica deve dare risposte di carattere sociale ed economico. Altrimenti tutto si ripeterà. Nessuno pensi che col ritorno dei camion sulle autostrade e con gli scaffali dei supermarket di nuovo pieni il problema sia stato risolto. Al disagio che è emerso in tutta la sua gravità vanno date risposte concrete».
COSA SI ATTENDE DAL GOVERNO REGIONALE?
«Io credo che la politica debba partire dall’interrompere la demagogica solidarietà ai movimenti. Bisogna smetterla con l’idea che lo scopo ultimo della politica è l’intermediazione, cioè la distribuzione di risorse in modo clientelare. Noi di Confindustria siamo disponibili da subito a sederci per discutere di un modello di crescita generale che dia risposte vere».
COSA SI PUÒ FARE SUBITO, SFRUTTANDO L’ONDA EMOTIVA DELLA PROTESTA?
«Io credo che basti una settimana al governo per prendere decisioni su progetti industriali e infrastrutturali che i privati hanno già presentati ma che sono fermi in attesa di risposte dalla pubblica amministrazione. Il governo si assuma la responsabilità di decidere senza rinviare ancora le scelte. La pubblica amministrazione deve essere organizzata in modo trasparente come trasparente deve essere l’intero procedimento che porta alle autorizzazioni. Il principio guida di questa fase deve essere che la crescita della Sicilia passa dalle imprese e dal lavoro e non dalla pubblica amministrazione».
L’OBIEZIONE È SEMPRE QUELLA DELLA CARENZA DI RISORSE. SECONDO LEI DA DOVE SI POSSONO RECUPERARE FONDI PER FINANZIARE LA CRESCITA?
«Una cosa che si può fare in un mese è un serio esame del bilancio. Serve una valutazione seria di inefficienze, duplicazioni di spesa e sprechi vari. Il governo nomini un gruppo di esperti autorevoli che a loro volta individuino dove agire all’interno del bilancio regionale recuperando così risorse per investimenti. Io so perfettamente che le responsabilità degli sprechi sono di molti e risalenti a molto indietro nel tempo. Ma non si può andare avanti sprecando risorse per la formazione professionale o per stabilizzare precari senza concorso e solo per meriti politici. So anche che tutto ciò ha un costo in termini politici ma bisogna essere consapevoli che occorre pagarlo altrimenti la Sicilia va a rotoli. La politica scelga».

Palermo, Miccichè: "Potrei anche candidarmi"
Il leader di Grande sud: "Sto pensando che il partito debba candidarsi da solo in tutte le città, con un proprio sindaco, e nel capoluogo potrei essere io"
PALERMO. «Sto pensando che Grande sud debba candidarsi da solo in tutte le città, con un proprio sindaco. Forse a Palermo io stesso». Lo scrive Gianfranco Miccichè su Twitter, a margine della manifestazione di Agrigento organizzata dal coordinamento provinciale di Grande sud.

Davos, Svizzera. Vuoi sapere cos'è la società classista? Cerca di andare in bagno a Davos
Una sola toilette per migliaia di persone. Poi ci sono gli eletti: grandi spazi e hostess che fanno la guardia
Dal nostro inviatoFEDERICO FUBINI
DAVOS (Svizzera) - Il partecipante medio del World Economic Forum a Davos vive una condizione esistenziale per lui, o lei, nuova: non ha libero accesso a un bagno. Il solo nel quale può recarsi è spesso occupato, piccolo e di un livello di igiene quantomeno equivoco. È una questione di gerarchia, che si declina a partire dal numero di mattonelle della toilette in cui ciascuno è autorizzato a introdursi. Per il Davos Man, l’homo davosiano medio il cui reddito si misura spesso in milioni, la cui casa ha di solito ha un bagno per ogni stanza, il cui ufficio è monumentale, è un’esperienza in più su cui riflettere. Il Centro Congressi del World Economic Forum ospita infatti migliaia di delegati, ma per la gran parte di loro un’unica ritirata è palesemente accessibile. Le altre non lo sono, come fossero una materia prima rara e per questo tanto più preziosa.
RIFLESSIONE - È qui che il Davos Man, accuratamente senza parlarne ad altri, trova per sé materia di riflessione. Il grande Centro Congressi dispone infatti di altri w.c., ma essi non sono aperti all’uomo medio di Davos. L’elaborata piramide umana che domina l’evento stende la sua ombra anche su questo aspetto fondamentale della vita in società. A Davos ci sono i servizi per lo staff, minuscoli, quelli per il delegato medio, e infine i bei bagni riservati ai soli portatori di ranghi più elevati. Chi ha un normale badge bianco, al pari dell’umanità un po’ inferiore in badge arancione (quella che non entra gran parte dei dibattiti), si accontenta dell’angusto gabinetto per tutti.
UMORISMO CASUALE - Poi però al piano superiore del Centro Congressi c’è un luogo guardato con cura da una hostess, dominato da una grande scritta argentata: Strategic Partners. È l’area riservata alle aziende che pagano una somma sostanziosa al World Economic Forum, di solito mezzo milione di dollari l’anno. Sono un centinaio di nomi celebri come Goldman Sachs, Bank of America, Bill and Melinda Gates Foundation, Google, Saudi Basic Industries. Chi appartiene a questi marchi, ha libero accesso per i propri momenti di relax a un luogo grande, pulito e nella gran parte del tempo disabitato. Forse è solo una metafora di come l’umanità tenda sempre a organizzarsi in strutture gerarchiche in tutte le sue attività principali. Di certo conforterà il frequentatore medio dell’altro più misero bagno la scritta sulla porta per arrivarci: Follow the path to higher learning, segui il cammino verso un apprendimento più elevato. L’umorismo, trattandosi di Davos, va considerato senz’altro puramente casuale.

Davos, Svizzera. Lagarde: «Sono qui a raccogliere fondi»
La numero uno del Fondo monetario internazionale mostra la borsa al Forum di Davos
MILANO - «Sono qui, con la mia piccola borsa, a raccogliere denaro». Più chiaro di così... Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), non ha usato giri di parole al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, per chiedere ancora una volta aiuti per far fronte alla crisi dell'Eurozona.
FONDI - Lagarde ha ribadito la disponibilità dell'Fmi a sostenere la crisi finanziaria europea e ha sollecitato i Paesi membri del Fondo a «dimostrare il proprio sostegno» per contribuire a una soluzione della crisi del debito. La funzione del Fmi, ha detto la Lagarde, è quella di «agire da propagatore di fiducia e stabilità. Nessuno è immune dalla crisi, non siamo stati mai così connessi e quindi questa non è solo una crisi della zona euro». Secondo Lagarde in Europa sono stati fatti «progressi» ma è fondamentale che venga sviluppato un meccanismo «chiaro e semplice» di fondi salvastati per dissuadere gli speculatori. A quanto dovrebbe ammontare il fondo? A circa 500 miliardi di dollari, secondo le stime più accreditate.
RUOLI - Alcuni Paesi dell'Eurozona hanno la flessibilità necessaria a spingere la crescita per aiutare la ripresa dell'economia dell'area, ha aggiunto Lagarde. Senza nominare la Germania, la direttrice generale dell'Fmi ha detto che non tutti i membri dell'euro devono adottare tagli per ridurre il debito allo stesso ritmo o allo stesso livello. «Alcuni devono andare avanti veloci con il consolidamento fiscale, ma altri hanno più tempo», ha detto. Finora la cancelliera Angela Merkel ha respinto gli inviti dell'Fmi per un rafforzamento degli strumenti del futuro Esm (European stability mechanism), il Fondo permanente di salvataggio dei Paesi in difficoltà che dovrebbe disporre di almeno 500 miliardi di dollari in più rispetto ai 385 della dotazione attuale. Il ministro delle Finanze britannico, George Osborne, a Davos ha chiosato che il Regno Unito è pronto a partecipare al fondo salvastati, a patto che la zona euro faccia la sua parte. Il premier giapponese Yoshihiko Noda, intervenuto via video al Forum, ha fatto sapere che il suo Paese «è pronto a sostenere gli sforzi degli europei il più possibile» e ha anche lanciato l'avvertimento: la crisi dell'Eurozona «è la principale fonte di rischio per l'economia mondiale».

Crisi: Tajani,agenzie rating pro dollaro
Vice presidente Ue,problema e'il potere di influenzare i mercati
28 gennaio, 20:20
(ANSA) - ROMA, 28 GEN - Le agenzie di rating ''che intervengono con scelte a orologeria diventano agenzie che lavorano con degli obiettivi: nel momento in cui il dollaro si confronta con l'euro, il sospetto che non aiutino l'euro ma il dollaro viene spontaneo''. Lo afferma il vice presidente della Commissione europea Antonio Tajani aggiungendo che ''il problema e' l'uso che l'agenzia di rating fa del potere di influenzare i mercati''.

Crisi, Berlino: commissariare la Grecia
 Atene: non cederemo la nostra sovranità
Economisti a Davos: presto Grecia e Portogallo fuori dall'euro Irlanda e Spagna a rischio
DAVOS - Dopo la Grecia toccherà al Portogallo uscire dall'euro entro l'anno, e dopo non molto sarà la volta dell'Irlanda e forse della Spagna: sono le previsioni fosche cha arrivano da Davos per l'Eurozona, considerata il principale rischio per l'economia mondiale non solo da economisti notoriamente pessimisti come Nouriel Roubini, diventato celebre per aver predetto la crisi dei subprimes, ma anche da altri accademici e leader politici. Le cassandre risparmiano, almeno per ora l'Italia considerata ancora un caso "borderline".
Merkel: Atene rimarrà nell'eurozona. La cancelliera tedesca Angela Merkel conta sul fatto che nonostante i problemi attuali, la Grecia rimarrà nell'eurozona: lo ha detto alla Bild in un'intervista che sarà pubblicata domenica. «Al momento ci sono 17 paesi dell'eurozona e io conto sul fatto che diventeranno di più - ha detto Merkel - L'ho detto più di una volta: se fallisce l'euro fallisce l'Europa. Perché l'euro è stato un passo decisivo verso una integrazione più profonda, che non si può revocare senza gravi conseguenze e grandi rischi».
Ft: Berlino vuole commissariare la Grecia. Intanto il Financial Times scrive che il governo tedesco, prima di dare il suo assenso al secondo pacchetto di salvataggio per la Grecia, vuole che Atene ceda sovranità sulle decisioni fiscali e di spesa, da affidare a uno speciale commissario di bilancio europeo. Ft, citando i documenti della presa di posizione tedesca, parla di una «estensione senza precedenti del controllo della Ue su uno stato membro». Il documento citato dal Ft, che arriva mentre la Grecia sta negoziando un difficile accordo di ristrutturazione del debito con i creditori privati che dovrebbe spianare la strada a un nuovo prestito da 130 miliardi di euro, sarebbe circolato nell'ambito dello "euro working group", un gruppo di lavoro di sherpa dei ministeri delle Finanze Ue. La cessione di sovranità equivarrebbe a un vero e proprio commissariamento: il "commissario al bilancio" avrebbe il potere di veto sulle decisioni di spesa e di imposizione fiscale prese da Atene.
Atene: non cederemo la nostra sovranità. «La Grecia esclude di cedere all'Unione europea la sua sovranità in tema di politiche di bilancio. C'è effettivamente una nota informale che è stata presentata all'Eurogruppo - ha detto una fonte governativa greca - per l'attuazione permanente del controllo europeo sul bilancio della Grecia, ma la Grecia non vuole prendere in considerazione una simile eventualità, è escluso che noi l'accettiamo, queste competenze appartengono alla sovranità nazionale».
Ue: Atene ha la responsabilità del proprio bilancio. Il governo greco, «che risponde ai suoi cittadini e alle istituzioni, deve mantenere la piena responsabilità dei compiti» del potere esecutivo: lo ha sottolineato il portavoce del commissario Ue all'Economia Olli Rehn, dopo quanto pubblicato dal Financial Times. «Questa responsabilità grava sulle loro spalle e deve rimanere così» prosegue il portavoce in un comunicato.
Minaccia Eurozona. Vista dalle nevi di Davos, dove sono riuniti i leader economici e politici del mondo per meeting annuale del Forum economico mondiale, che domenica chiude i battenti, l'Eurozona appare come una possibile minaccia. La crisi dell'area euro «è la principale fonte di rischio per l'economia globale» avverte il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda in un video messaggio. «Le forze dei mercati finanziari globali hanno assalito incessantemente i Paesi e, una volta che una nazione ha perso la sua credibilità, non c'è verso di tornare indietro e la crisi europea ne è un chiaro esempio» ha detto Noda, assicurando comunque che Tokyo continuerà a sostenere l'Eurozona il più possibile.
Portogallo a rischio. Il paese su cui gli economisti indirizzano ora i riflettori del rischio è il Portogallo. Dopo la Grecia, infatti, secondo Kenneth Rogoff, professore alla Harvard University, sarà il Portogallo a dover avviare una ristrutturazione del debito sovrano. Probabilmente poi toccherà anche all'Irlanda e probabilmente anche alla Spagna e potrebbero aver bisogno di una ristrutturazione anche Cipro e pochi altri piccoli paesi. Rogoff non crede infatti agli annunci sui miglioramenti dei paesi periferici dell'eurozona sul debito: sono un'illusione, ha detto, sostenendo che gli spread sono scesi solo grazie alla Bce.
Italia borderline. L'Italia, invece, secondo l'economista statunitense, «è un caso borderline, dove potrebbe verificarsi solo un problema di liquidità». Contro Grecia e Portogallo punta il dito anche Roubini, che definisce l'eurozona «un disastro ferroviario al rallentatore» che rischia di sgretolarsi nei prossimi anni. La prima a sfilarsi dall'euro sarà la Grecia che, secondo l'economista professore alla New York University, potrebbe uscire dalla zona euro nel giro di un anno. Dopo sarà la volta del Portogallo, al quale potrebbe servire un po' di tempo in più. «Non tutti i Paesi membri sono in grado di restare» nell'eurozona, ha detto Roubini, indicando che c'è il 50% di probabilità che l'area euro «vada in pezzi nei prossimi 3-5 anni».
Sabato 28 Gennaio 2012 - 20:55    Ultimo aggiornamento: 20:57

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