mercoledì 11 gennaio 2012

Federali_sera_11.1.12. Dizionario-italiano.it: Burgràvio, titolo feudale in Germania. Wikipedia: Il Burgraviato (in tedesco Burggrafenamt, in ladino Burgraviat) è la zona attorno a Merano (Alto Adige) nonché il nome della comunità comprensoriale con capoluogo la stessa Merano. Giuseppe Rossi: Il servizio economico di base curato dal Burgraviato lo scorso anno ha erogato 5 milioni 184 mila euro di contributi alle famiglie più povere residenti nel territorio compreso tra Naturno e Verano, tra Moso in Passiria e Gargazzone. Rispetto all'anno precedente l'incremento di spesa è di circa 400 mila euro, cifra che in termini assoluti si traduce in un aumento dell'otto e mezzo per cento.---L’amministratore delegato Giuseppe Toja ha detto che l’esperienza di Alcoa in Italia è finita. L’azienda non si fida più del paese.---Con la mia politica - afferma Monti - non posso avere successo se l'Unione europea non cambia, e se ciò non si verifica il mio Paese, che è stato sempre un Paese molto favorevole all'Europa, potrebbe gettarsi nelle braccia dei populisti.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: «L'Alcoa non ha più fiducia nell'Italia»
Meran, oltrepadania. Assistenza economica sopra i 5 milioni
Bozen, oltrepadania. Benzina, 150 milioni l'anno a Bolzano
Calfosch, oltrepadania. Val Badia, niente scontrini: scatta la protesta
Il premier oggi incontrerà Angela Merkel: se l'Europa non darà segnali di ripresa e lavoro in cambio potranno scattare proteste anti-europee e anti-tedesche
Monti cerca di persuadere Merkel.
Germania: ok asta bund, boom domanda
Crisi: Spagna, crolla produzione industria, -7% su anno
In Ticino un veicolo per ogni abitante




LA NUOVA SARDEGNA - Economia: «L'Alcoa non ha più fiducia nell'Italia»
11.01.2012
L'amministratore ha gelato i sindacati, già arrivate le lettere di licenziamento
CAGLIARI. Sconcertati, allibiti, quasi senza fiato dopo quattro ore di confronto. I delegati sindacali che ieri alle 14 sono usciti dalla sede della Confindustria hanno difficoltà anche a parlare. «L’amministratore delegato Giuseppe Toja ha detto che l’esperienza di Alcoa in Italia è finita. L’azienda non si fida più del paese; in questi due anni - ha spiegato - hanno perso oltre trecento milioni di euro (ma in questa somma sono contabilizzate le somme che il Gestore del mercato energetico ha chiesto all’azienda in quanto aiuto di stato per le tariffe agevolate del passato) e non vogliono più avere a che fare con noi». Il sindacato ha chiesto tempo: «dateci almeno 20 giorni, cerchiamo di trovare alternative percorribili». Ma Alcoa, restituendo con gli interessi gli schiaffi politici ricevuti due anni fa, è stata irremovibile, e dopo il vertice con i sindacati ha incontrato le strutture tecnico amministrative della Confindustria per le deleghe e le procedure legate alla mobilità dei 502 dipendenti. Sono già arrivate le lettere di licenziamento collettive con le qualifiche professionali. Per fermare Alcoa non basteranno il dolore o gli annunci sulla mobilitazione dei sardi. Serve una strategia. La scelta di Alcoa, al di là del modo sprezzante, è una catastrofe annunciata per l’intero territorio, perché ai 501 dipendenti vanno sommati gli altrettanti dell’indotto e tutti coloro, artigiani, trasportatori, piccoli commercianti, dipendenti di mensa, pulizie, guardiania e servizi generali che vivono in qualche modo di Alcoa. In un attimo, la fiducia conquistata in anni di accorte relazioni industriali è svanita. E di contrappunto si salda un’alleanza tra piccoli professionisti e dipendenti che sino a ieri non c’era. Un’alleanza legata alla disperazione. Sono le ricadute del repentino addio di Alcoa. La multinazionale ha mostrato un volto diverso e i sindacalisti faticano ad accorgersene. «Sono senza parole - ha detto Massimo Cara della Cisl - non c’è stato dialogo, ma una litania di critiche al sistema Italia e alle diseconomie industriali sarde. E una sequenza di no. No ad allungare i tempi, no a prendere in considerazione alternative alla chiusura, no a un incontro a Palazzo Chigi. Ci è stato detto che non c’è una trattativa da aprire e quando abbiamo auspicato un cambio di proprietà dello stabilimento ci è stato risposto beffardamente: “Non faremo barricate se qualcuno volesse acquistare” Per loro siamo il passato». Alcoa sa bene che nessuno si farà avanti per rilevare quello stabilimento e che dovrà comunque lavorare anni per risolvere il problema delle bonifiche ambientali di sua competenza: un pegno già messo in conto, tanta è la voglia di scappare. Se il sindacato si sta riprendendo dalla botta e prova a reagire, ma questa volta sarà difficile contenere la rabbia operaia visto che i dipendenti hanno da perdere solo la lettera di mobilità, il mondo politico e istituzionale prova a reagire chiamando Palazzo Chigi. Il presidente Cappellacci e l’assessore all’Industria Zedda dichiarano che oggi ci sarà un vertice a Roma col governo: lo stesso governo informato da Alcoa con il quale sono state avviate, ai livelli più alti, discussioni sugli strumenti per compensare la chiusura. Altro che battaglie per impedire l’addio degli americani. Ma la mossa della Regione, ribadita da diversi consiglieri di maggioranza non viene capita dal sindacato. «Siamo davanti a una completa indifferenza politica - spiega Daniela Piras della Uil Sulcis - abbiamo espresso la nostra contrarietà a ragionamenti che vedano la dismissione dello stabilimento e chiediamo l’intervento di Palazzo Chigi e del ministero dello Sviluppo economico perchè vengano rispettati gli accordi presi con l’intesa del 2010. Alcoa ci ha detto che il costo medio di una tonnellata di alluminio è in tutto il mondo pari a 2.020 dollari, in Sardegna questo valore sale a 2.400 dollari. Il nostro prodotto ha qualità migliore, ma Alcoa non sa o non vuole più venderlo». Anche i parlamentari del Pd, con in testa Paolo Fadda chiedono un intervento immediato del governo. «Non è un problema solo industriale ma di ordine pubblico. La fine dell’industria sarda non riguarda solo quei lavoratori». Ci vorranno mesi prima che si possa fermare l’impianto: intanto alcuni dei migliori giovani ingegneri hanno già fatto le valigie e mandati da Alcoa in altri stabilimenti. «Fateci liberare i piazzali ed esaurire le materie prime, per avviare una fermata serena», ha ribadito Toja, ieri marcato stretto da un manager Usa. Un desiderio più che un appello. Oggi davanti ai cancelli ci sarà l’assemblea dei sindaci del territorio. Più tardi l’assemblea generale. Si annuncia molto calda. Non sarà l’ultima.

Meran, oltrepadania. Assistenza economica sopra i 5 milioni
L'impegno per il Burgraviato nel 2011 è cresciuto dell'8,5 per cento
di Giuseppe Rossi
  MERANO. Il ricorso all'aiuto economico dei servizi sociali per riuscire ad arrivare a fine mese in famiglia non conosce confini. Per la prima volta lo scorso anno è stata sfondata la soglia dei cinque milioni di euro, 400 mila in più del 2010 con un incremento dell'8,5 per cento.  Il servizio economico di base curato dal Burgraviato lo scorso anno ha erogato 5 milioni 184 mila euro di contributi alle famiglie più povere residenti nel territorio compreso tra Naturno e Verano, tra Moso in Passiria e Gargazzone. Rispetto all'anno precedente l'incremento di spesa è di circa 400 mila euro, cifra che in termini assoluti si traduce in un aumento dell'otto e mezzo per cento. Fino a settembre, la situazione dal punto di vista percentuale era ancora peggiore, perché l'analisi presentata al consiglio comprensoriale dal direttore dei servizi sociali Florian Prinoth parlava di un'impennata del dieci e mezzo per cento.  La parte del leone, come del resto in passato, l'ha fatta il distretto sociale che fa capo a Merano, dove lo scorso anno sono stati spesi 4,3 milioni di euro con un incremento del 9,6%. A Lana l'aumento si discosta di poco mentre nei distretti di Naturno e San Leonardo le erogazioni sono addirittura scese: da 232 a 218 mila euro in Venosta, da 126 a 120 in Passiria. A Merano si concentrano, e questo è bene ricordarlo, la gran parte di lavoratori e famiglie che provengono da fuori regione e cittadini stranieri, che
scelgono di non addentrarsi nella periferia valligiana. Gli incrementi arrivano nonostante il Burgraviato, da un
anno a questa parte, abbia intensificato i controlli, in particolare sugli aspetti economici e patrimoniali del richiedenti, che fruiscono del sostegno in base a una autocertificazione. In diversi casi sono stati richiesti indietro contributi di qualche migliaio di euro a causa della omissione di dichiarazione di altri aiuti ricevuti, come ad esempio l'indennità di disoccupazione o la pensione.  La voce che spinge maggiormente al rialzo il capitolo dell'assistenza economica di base del Burgraviato è quella degli affitti e delle spese condominiali. Un numero crescente di cittadini non riesce a far fronte al canone di affitto per l'alloggio occupato, che continua a crescere in base ai criteri Istat, ma neppure alle spese condominiali conseguenti. Nella sola città di Merano le erogazioni dell'ufficio assistenza economica di base sono cresciute da 1,6 a 1,8 milioni di euro (+12%). Assieme agli altri distretti la cifra sostenuta per questo capitolo è stata di 2,06 milioni, ormai allo stesso livello dei versamenti per garantire il minimo vitale (2,16 milioni, di cui 1,86 solo a Merano). Questa voce cresce del 18,5% a Lana, dove lo scorso anno si è arrivati a toccare i 183 mila euro.  Per arrivare ai 5,1 milioni di euro vanno poi aggiunte le erogazioni per la diaria (75 mila euro), le spese minute (354), le prestazioni varie come le spese dentistiche (378) e ulteriori prestazioni (148). La voce singola con l'incremento maggiore in assoluto è quella della diaria per i meranesi, passata da 49 a 71 mila euro (+43%)

Bozen, oltrepadania. Benzina, 150 milioni l'anno a Bolzano
BOLZANO. Anche ieri un aumento di benzina e gasolio. Quattro millesimi di euro la prima e 7 millesimi il secondo, schizzati a 1,754 a 1,742 euro al litro servito. Questo il prezzo applicato all'Agip. Un rincaro talmente forte, che i clienti cominciano a disertare i distributori. La Provincia gela chi chiede una diminuzione della accisa sui carburanti: «Non è nostra competenza, viene fissata dallo Stato». Si corre ai ripari invece per scongiurare il salasso sui cittadini per il rincaro dell'accisa sull'energia elettrica. Già ieri si è mossa la Provincia di Trento con una giunta straordinaria, dovrebbe intervenire nelle prossime ore anche Palazzo Widmann con provvedimento di giunta e legge provinciale. L'allarme sulla diminuzione di clienti ai distributori arriva dalle associazioni di categoria. «Non ho mai sentito tante proteste come in questi giorni. Iniziamo a vendere meno», spiega Emanuela Passerini, vicepresidente della Faib. Conferma Wolfgang Angerer, presidente della Figisc: «Aspettiamo fine gennaio per un primo bilancio delle vendite dopo la stangata dell'aumento dell'accisa decisa dal governo a fine anno. La diminuzione è certa, d'altronde con certi prezzi sarebbe strano il contrario». I benzinai denunciano: accisa e Iva pesano ormai sul costo del carburante con un 65-67%. CARO BENZINA. L'accisa sui carburanti porta una discreta quantità di denaro nella casse provinciali. 150 milioni l'anno scorso. Proprio per questo c'è un pressing su Palazzo Widmann per diminuire l'aliquota e ridurre il costo
alla pompa di benzina. «Non è possibile», spiegano alla ripartizione Fina
nze, «l'accisa è uno dei tributi che viene restituito alla Provincia al 90%, ma su cui non abbiamo possibilità di manovra». Ciò che la Provincia fa è rimborsare parte del costo ai residenti dei Comuni di confine entro i 20 chilometri, per evitare il pendolarismo dai benzinai austriaci e svizzeri e la perdita di introiti a Palazzo Widmann dalla accisa (rimborsato il 95% della differenza ai residenti entro 10 chilometri dal confine e il 70% tra 10 e 20 chilometri). Non potendo ridurre la accisa, la giunta provinciale sta pensando di allargare la fascia di residenti cui riconoscere il bonus per le località di confine. «E' in corso uno studio su questo tema e il mese prossimo avremo i risultati», ha spiegato l'assessore Thomas Widmann ieri in consiglio provinciale. La Provincia ha anche aumentato i contributi per i pendolari, «ma dobbiamo stare attenti, perché le richieste arrivate sono cresciute dell'11%», riferisce Widmann. CARO ELETTRICITA'. La giunta provinciale deve decidere come rimediare a una delle conseguenze del decreto Monti su cittadini e imprese dell'Alto Adige. Nel 2011 il governo aveva abolito solo per le Regioni ordinarie le addizionali provinciali e comunali sull'energia elettrica, aumentando l'accisa erariale statale. Il governo Monti ha emanato ora una circolare che prevede l'aumento dell'accisa anche per Bolzano e Trento. Le due Province però avevano conservato le addizionali provinciali e comunali. Risultato, gli altoatesini rischiano la stangata: bollette con aumento di accisa nazionale e in più le addizionali locali sparite da un anno nel resto d'Italia. Come deliberato ieri da Trento, a fianco dei maggiori introiti dell'accisa statale, la giunta provinciale dovrebbe deliberare l'annullamento dell'addizionale provinciale e di quella comunale. L'anno scorso l'accisa erariale statale ha portato a Palazzo Widmann 6 milioni. Altri 16 milioni sono stati il gettito dell'addizionale provinciale, cui vanno aggiunti 5,5 milioni di addizionale dei Comuni. (fr.g.)

Calfosch, oltrepadania. Val Badia, niente scontrini: scatta la protesta
La denuncia di un turista in giro per rifugi lungo le piste della Ladinia
Alan Conti
COLFOSCO. Settimana bianca con scontrino rigorosamente in bianco. E' un pandant fastidioso quello segnalato da Luca Bortolami, turista milanese "abbonato" alla val Badia, che nei giorni scorsi si è trovato di fronte a una serie incredibile di disavventure fiscali nelle valli ladine. Pranzare in quota, si sa, è abitudine consolidata per gli amanti della neve, ma l'aria frizzantina della vetta evidentemente nuoce alle stampanti di scontrini regolari che, in tempi di cinghia familiare che si stringe sempre più, vengono giustamente pretesi dai clienti più attenti. Capita così che Bortolami prima si stupisca dell'irregolarità e poi scriva una dettagliata mail con la propria esperienza che, purtroppo, palesa pure una certa fantasia tra gli esercenti. Creatività che scarseggia un po' di più nel momento di fornire una qualche spiegazione. «Sono rimasto amareggiato dal comportamento di alcuni operatori turistici - scrive Bortolami - della mia adorata Badia. Ho pranzato sulle piste per quattro giorni e in tre occasioni non mi è stato rilasciato lo scontrino fiscale. Due volte l'ho chiesto espressamente, mentre la terza nemmeno me ne sono accorto. Il tutto in un momento in cui tutti dobbiamo darci una mano e su un territorio già abbastanza aiutato dalla fiscalità nazionale». Dopo il preludio, prima tappa del giro dello scontrino. «Il 6 gennaio pranzo presso il ristorante "La Stua" presso il Rifugio "Edelweiss" a Colfosco e ricevo uno scontrino che appare in tutto e per tutto fiscale se non fosse privo della prevista dicitura riportante la partita Iva della società, il che esclude possa essere ritenuto tale. Ho pagato 40,50 euro per persona con carta di credito, ma mi sono accorto solo in un secondo momento dell'errore per cui ho provveduto ad avvertire la Guardia di finanza che potrà tranquillamente verificare la transazione dal mio conto. Non solo, nello stesso ristorante mi volevano negare l'acqua del rubinetto nonostante esista una legge precisa che impone all'esercente di consegnarla se richiesta. L'avrei pure pagata». La notizia porta un prevedibile scompiglio all'interno del Rifugio, da dove risponde la responsabile Maria Grazia Kostner. «I miei camerieri hanno l'obbligo di rilasciare lo scontrino: chiedo al signor Bortolami di inviarmi copia dello stesso per verificare cosa sia accaduto». Già, ma il problema non è non averlo fatto, ma averlo stampato senza partita Iva. A questo punto, però, compare il provvidenziale guasto della stampante: «Possiamo dimostrare di aver avuto dei problemi tecnici proprio nei giorni scorsi che ci hanno fatto impazzire». Appurata l'esistenza della stampante capace di saltare le righe a sua discrezione, verifichiamo l'episodio dell'acqua. «Se tutti cominciamo a chiedermi quella del rubinetto allora posso anche chiudere - il commento lapidario di Kostner - e ho scoperto l'esistenza della legge solo dopo l'episodio. In ogni caso posso chiederne il pagamento». Il secondo episodio riportato da Bortolami ci porta al rifugio Utia Baby in località Freina: la vicenda assume contorni comici. «Mi è stato consegnato un documento non fiscale che riportava a chiare lettere la sua natura e che mi invitava, qualora lo avessi voluto, a richiedere personalmente lo scontrino fiscalmente valido. Non si tratta, però, di un diritto del consumatore, ma di un obbligo dell'esercente». Terzo e ultimo pranzo l'8 gennaio a Piz Seteur a Plan de Gralba dove gli avvenimenti si fanno più "classici". «Qui - chiude Bortolami - ho semplicemente dovuto chiedere esplicitamente lo scontrino che altrimenti non mi sarebbe stato consegnato». Netta, pur se confusa, la replica del responsabile da noi contattato ieri: «Impossibile, facciamo tutto in regola al mille per mille, specialmente a pranzo e con gli italiani». Scusi, perché con i tedeschi? «Diciamo al 99,9%, ma vogliamo essere in regola. Poi capita chi ti denuncia, ricorda male la somma che ha pagato e ci prendiamo le multe della Guardia di finanza. E' questa la legge italiana». La stessa che impone la consegna diretta dello scontrino. «Noi portiamo al tavolo il conto, facciamo lo scontrino, poi se qualcuno vuole il documento fiscale viene alla cassa e se lo prende». Appunto, tanto vale consegnarlo subito. O no?

Il premier oggi incontrerà Angela Merkel: se l'Europa non darà segnali di ripresa e lavoro in cambio potranno scattare proteste anti-europee e anti-tedesche
ROMA. Agli italiani sono stati chiesti "grandi sacrifici" e se l'Europa non darà segnali di ripresa e lavoro in cambio potranno scattare proteste anti-europee e anti-tedesche. E' in sintesi quanto Mario Monti dirà oggi a Berlino al cancelliere Angela Merkel come spiegato dallo stesso presidente del Consiglio in un'intervista pubblicata sul quotidiano tedesco Die Welt e anticipata sulle prime pagine di alcuni dei principali quotidiani italiani.
Il premier teme che senza aiuti europei e senza valutare le conseguenze di un 'eccessivo rigore' nel nostro paese possa 'vincere il populismo' "Con la mia politica - afferma Monti - non posso avere successo se l'Unione europea non cambia, e se ciò non si verifica il mio Paese, che è stato sempre un Paese molto favorevole all'Europa, potrebbe gettarsi nelle braccia dei populisti".
Il premier sottolinea i "sacrifici" chiesti agli italiani, "accettati" dalla maggior parte secondo "tutti i sondaggi", ma si dice anche costretto a "constatare che questa politica non riceve nella Ue l'apprezzamento e la valutazione che obiettivamente merita. E se per gli italiani non ci sarà la percezione di successi tangibili della loro disponibilità a risparmi e riforme, ci saranno in Italia proteste contro l'Europa, anche contro la Germania vista come il leader dell'intolleranza targata Ue, e contro la Banca centrale europea". Monti ribadisce che la "buona cooperazione del tandem franco-tedesco è una precondizione dello sviluppo dell'Europa" ma non è sufficiente in una Europa a 27.
"Entrambi i Paesi - sottolinea - devono comportarsi in modo da coinvolgere gli altri, non da escluderli, e quest'ultimo pericolo è presente". Il presidente del Consiglio spiega di avere una "sensibilità molto tedesca", ma rimarca che "l'Italia può tornare ad avere un ruolo più grande in Europa, e lo avrà". Tra le questioni affrontate da Monti ci sono quelle dalla corruzione e della criminalità, che considera un problema "non esclusivamente italiano", e la natura del suo governo, "strano" perché nonostante nessuno dei suoi membri sia stato eletto gode comunque in Parlamento di "un sostegno vasto senza precedenti".
Rispetto all'era Berlusconi, aggiunge, "in Italia c'è oggi un senso d'unità come da tempo non c'era più". Da "premier" Monti "ripete" quel che diceva da "professore", ovvero che l'euro non è in pericolo, mentre la crisi finanziaria "non è la conseguenza di un difetto del modello europeo, ma deriva dagli Usa".

Monti cerca di persuadere Merkel.
Il premier evidenzierà oggi la necessità di un fondo salva-Stati più forte
articoli di Gerardo Pelosi e Alessandro Merli
BERLINO - Il rigore nei conti, da solo, non basta. In un'intervista a Die Welt pubblicata questa mattina, il premier italiano Mario Monti si è sforzato di spiegare all'opinione pubblica tedesca quale dovrebbe essere la ricetta per superare la crisi dei debiti sovrani nell'Eurozona senza sacrificare crescita e competitività.
È la stessa opinione pubblica con la quale si trova a fare i conti quotidianamente la cancelliera Angela Merkel che, dopo il presidente francese Nicolas Sarkozy lunedì e il direttore dell'FmiChristine Lagarde ieri sera, incontrerà questa mattina il premier italiano a un anno dal vertice bilaterale italo-tedesco con Silvio Berlusconi.
Monti si presenterà alla Merkel con la lunga lista dei "compiti a casa" fatti o in corso di approvazione (come le liberalizzazioni) e si attende dalla cancelliera analoga disponibilità a prendere in considerazione misure a favore della crescita in Europa. Impossibile per Monti e Merkel non affrontare temi cruciali per la crisi: dalla dotazione del Fondo salva-Stati, (il premier ritiene che la sua potenza di fuoco non sia sufficiente, come dimostrano l'elevato livello dello spread e il caso UniCredit), alla maggiore operatività della Bce agli eurobond. Ma su questi temi, a ogni piccolo spiraglio aperto dalla Merkel, corrisponde la richiesta di impegni molto vincolanti sulla disciplina di bilancio. Disciplina alla quale l'Italia non intende sottrarsi ma rispettando le norme europee attualmente in vigore. È questo il tema al centro del negoziato sul nuovo Trattato per un'Unione economica rafforzata che dovrebbe vedere la luce entro fine mese (la firma è prevista per il 1° marzo).
L'ultima versione dell'accordo premierebbe gli sforzi negoziali dell'Italia volti a salvare il cosiddetto Six Pack e, in particolare, il regolamento 1177/2011 che tiene conto degli altri "relevant factors" nella definizione del rapporto debito/Pil come il debito privato delle famiglie e la sostenibilità dei regimi pensionistici. Il testo messo a punto venerdì scorso e che sarà discusso in una nuova riunione domani a Bruxelles fa riferimento all'intero articolo 2 del Trattato (dove è richiamato esplicitamente il regolamento 1177) e non solo all'articolo 2/1a che non prevede quel richiamo. Una differenza non da poco se si pensa che i fattori attenuanti potrebbero ridurre da 120% a 90% il rapporto debito/Pil per il nostro Paese. Con il risultato che l'obbligo di ridurre di un ventesimo l'anno la quota eccedente il 60% si tradurrebbe in manovre nell'ordine di 24 miliardi di euro anziché di 48 miliardi annui. Non è ancora chiaro, però, se l'Italia riuscirà a strappare alle altre delegazioni (soprattutto a quella tedesca) anche un periodo di transizione di tre anni prima dell'applicazione delle più severe regole di bilancio.
Il 20 gennaio sarà la Merkel a volare a Roma dove incontrerà Monti e Sarkozy per un giro d'orizzonte conclusivo in vista del Consiglio europeo del 30 gennaio. Domani intanto Monti terrà un'informativa in Parlamento sulla politica europea. Ma il Pd sta già mettendo a punto il testo di una mozione che non condivide fino in fondo l'atteggiamento del Governo troppo sensibile alle esigenze tedesche. «L'Italia - spiega il presidente del Movimento europeo Virgilio Dastoli - ha ora la credibilità per fare approvare nel Trattato una dichiarazione più ambiziosa per rafforzare l'unione politica sull'esempio di quanto fecero Giuliano Amato e Gerhard Schroeder nella notte del compromesso di Nizza».

Germania: ok asta bund, boom domanda
Rendimento medio in calo allo 0,9% da 1,11% precedente
11 gennaio, 11:50
(ANSA) - ROMA, 11 GEN - La Germania ha collocato Bund a 5 anni per 3,153 miliardi registrando un boom di richieste: la domanda ha raggiunto gli 8,97 miliardi, piu' del doppio rispetto ai 4 miliardi dell'importo massimo previsto in asta.
 Il rendimento medio e' sceso allo 0,9% dall'1,11% dell'asta del 7 dicembre scorso. Il rapporto tra domanda offerta e' salito a 2,8 volte da 2,1 del collocamento di dicembre.

Crisi: Spagna, crolla produzione industria, -7% su anno
A novembre ribasso piu' forte da 2 anni
11 gennaio, 10:20
(ANSAmed) - ROMA, 11 GEN - In Spagna la produzione industriale è crollata a novembre ai minimi da 2 anni. L'indice (corretto in base ai giorni lavorati) ha segnato un ribasso del 7% su base annua, il più forte da ottobre 2009. Gli economisti avevano previsto una flessione del 5,4%, dopo il -4,2% di ottobre (dato rivisto).

In Ticino un veicolo per ogni abitante
di Nicola Mazzi
Alla fine del 2011, per la prima volta, i veicoli immatricolati in Ticino avevano superato la soglia dei 300mila. Più precisamente erano 300.204, con un aumento del 2,14% rispetto all’anno precedente. Un altro record si registra anche sul versante finanziario. Infatti quest’anno il fatturato dell’imposta di circolazione e di navigazione ha superato i 120 milioni di franchi con un incremento importante (+4.77%). Queste le due cifre che balzano all’occhio osservando i dati diramati dalla Sezione della circolazione la quale fa anche presente che dal 1 gennaio di quest’anno sono cambiati alcuni parametri sugli eco incentivi.
È più difficile ottenere  gli ecoincentivi
Proprio su quest’ultimo aspetto Aldo Barboni (aggiunto e sostituto capo sezione circolazione) ci spiega che «le nuove etichette energetiche, abbinate al Regolamento di applicazione dell’imposta di circolazione, sono nate con l’intento di far beneficiare gli sconti a coloro che sostituiscono i vecchi veicoli con altri meno inquinanti. In questo modo, inoltre, a poco a poco si rinnova il parco veicoli». E da quest’anno è cambiata la formula per determinare la categoria di efficienza energetica in modo restrittivo. In particolare l’aspetto legato al consumo del veicolo ha assunto un’importanza maggiore.
Attenzione alla data dell’immatricolazione
Una seconda novità riguarda l’applicazione degli eco incentivi che interesserà solo le auto la cui prima immatricolazione è successiva al 1. gennaio 2009. Per le auto che saranno immatricolate dopo il 1. gennaio 2012 si terrà conto dell’etichetta Energia valida a quel momento. Per le auto invece già immatricolate allo scorso 31 dicembre l’imposta di circolazione sarà calcolata in base alla nuova categoria energetica. Il sistema degli ecoincentivi si basa sui consumi ed è in vigore dal 2009. Ogni auto ha un’etichetta energetica. Le vetture che sono classificate sotto la A hanno un bonus del 50% sull’imposta di circolazione, le etichette B, C, D e E non hanno né bonus né malus e sono neutre dal punto di vista finanziario. Mentre i veicoli che appartengono alla classe F hanno un malus del 20%, quelle che consumano di più (G) del 50%. Inoltre tutti i veicoli immatricolati prima del 1 ottobre 1987 hanno un malus del 30%. Le statistiche dello scorso anno mostrano come a ricevere un bonus sono stati 5.890 veicoli, altre 13.827 vetture fanno parte di quelle categorie “neutre” mentre per 1.095 auto scatta il malus.
Record di imposte e numero di vetture
Tornando all’aumento del fatturato Barboni evidenzia che esso è dovuto all’incremento importante delle immatricolazioni e al tipo di auto acquistato (più potente, con maggiore cilindrata e peso). Mentre a proposito dell’impennata di vetture in circolazione il funzionario della Sezione della circolazione tiene a ricordare come «negli ultimi 10 anni l’aumento è stato in media di 1,64%. Un dato che deve far riflettere. Infatti in questo breve lasso di tempo abbiamo visto un incremento di 40mila veicoli. Un fatto che, oltre all’aumento del traffico, implica più sforzi anche da parte della Sezione».
Per avere altri dettagli si può consultare il sito www.ti.ch/ecoincentivi oppure il sito www.ti.ch/circolazione.
«Un parco veicoli sempre meno inquinante»
E lo stesso Aldo Barboni chiude con una nota di speranza. «Gli ecoincentivi si inseriscono in una serie di misure introdotte da alcuni anni, come l’abbassamento del tasso d’alcolemia allo 0.5 per mille, o la licenza in prova. E io credo che in questo modo, nei prossimi anni, il livello di inquinamento provocato dalle auto scenderà ancora a vantaggio delle future generazioni».

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