giovedì 26 gennaio 2012

Federali_sera_26.1.12. Lombardo scrive Italia e legge Sud, scrive Sud e legge Sicilia, scrive Sicilia e legge Catania, scrive Catania e legge Lombardo, scrive Lombardo e legge Italia: ma che minchia di penna usa Lombardo?---Forconi Veneti, infiltrati provocatori e padani: Penzo, rappresentante dei chioggiotti, colpito a Roma: «Caricati dalla polizia».---In padania lo sbafo ed il Pil si definiscono servizi sociali, togli questa moneta e rimarranno i capannoni abbandonati.---I sabaudi sono internazionalmente antipatici ad: albanesi, libici, serbi, tunisini, egiziani e tutti noi altri.

Incontro Lombardo-Monti, Forconi delusi         
Venezia, padania. Scontri, ferito il leader dei pescatori
L'UNIONE SARDA - Economia: «Sono prezzi disumani»
L'UNIONE SARDA - Economia: Bloccate tutte le merci
LA NUOVA SARDEGNA - Trasporti e infrastrutture: Aiuti di Stato, Ue contro la Giunta
L'Europa vuole risparmiare sui rifiuti. Così Napoli tenta di salvarsi
Bozen, oltrepadania. «Monumento ai Kaiserjäger, sì agli scavi»
Bozen, oltrepadania. Blocco dei Tir, verdura più cara
Udin, oltrepadania. Niente merci dal sud, mercati paralizzati e scattano i rincari
Treviso, padania. Il Comune: «Tagli agli enti locali, pronti a intervenire sui servizi sociali»
Balcani: Albania rinvia costruzione centrale nucleare



Incontro Lombardo-Monti, Forconi delusi         
PALERMO. Forconi delusi dalle prime notizie dopo l'incontro ieri sera tra il governatore siciliano Lombardo e il premier Monti. I manifestanti che ieri dopo il corteo si erano piazzati attorno ai palazzi del potere palermitani hanno lasciato il capoluogo in tarda serata e ora chiedono un incontro al presidente della Regione per capire bene cosa ha ottenuto dal governo. "Abbiamo sentito parlare di tavoli tecnici - dice uno dei leader del movimento - ma i tavoli sappiamo quando cominciano ma non quando finiscono".

Venezia, padania. Scontri, ferito il leader dei pescatori
Penzo, rappresentante dei chioggiotti, colpito a Roma: «Caricati dalla polizia». Intanto pesce, frutta e verdura scarseggiano su scaffali e al ristorante
VENEZIA—Un acuto delle proteste collaterali al «Movimento dei forconi» scatenato dall’aumento di carburante, pedaggi autostradali e Irpef, scuote anche il Veneto. Ieri un picchetto di 2 mila pescatori davanti a Montecitorio si è tinto di rosso: in risposta ai petardi lanciati dai manifestanti sono partite le manganellate della polizia. Ad andarci di mezzo cinque «ribelli»: tre medicati per lievi contusioni sul posto dal 118 e due portati in ospedale. Si tratta di un napoletano con sospetta frattura alla gamba e di Roberto Penzo, pescatore chioggiotto colpito alla testa. «Ero vicino a una transenna con gli agenti schierati, nel posto sbagliato al momento sbagliato — racconta — volevo fermare un manifestante che mi pareva volesse caricare. Invece il colpo è partito prima dalla polizia ». Per Penzo quattro punti e prognosi di una settimana. La protesta degli armatori cadeva nel giorno in cui il Parlamento avrebbe dovuto discutere le nuove norme europee: raddoppio delle sanzioni per chi viene sorpreso a pescare con le reti a maglia stretta e la «licenza a punti».
Per chi commette infrazioni, mesi di fermo, finchè la licenza diventa carta straccia. «La discussione—sostiene Denis Padoan di Federpesca—è stata rimandata alla prossima settimana. Purtroppo qualcuno ha scambiato il 25 gennaio con la notte di San Silvestro e s’è portato i botti da casa. Poteva finire davvero male. Non capiscono che padri di famiglia siamo noi pescatori, e padri di famiglia i poliziotti». Se non arrivassero spiragli dal governo, si minaccia di sbarcare gli equipaggi, anche se sull’ipotesi di fermare definitivamente i pescherecci non tutte le sigle sono d’accordo. E comunque mentre a Roma «Marinerie d’Italia» protestava, a Venezia le storiche cooperative bianche e rosse entravano a Palazzo Ferro-Fini. Legapesca, Federcoopesca e Agci Agrital incontravano il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, per aggornarlo sulla crisi. A Chioggia si riunisce l’unità di crisi regionale con l’assessore Franco Manzato, mentre i pescatori del Polesine annunciano lo stato di agitazione e la presenza al corteo di sabato a Roma.
Sul fronte dei tir la rivolta si smorza. I «Forconi Veneti» si sono trovati appena in sei nel parcheggio del casello autostradale di Vicenza Est, per il terzo giorno consecutivo. Controllati da una quindicina tra poliziotti e carabinieri, hanno esibito striscioni e cartelli, in attesa della marcia su Roma del 22 febbraio. Altri dieci camion si sono incolonnati lungo la Pontebbana, a Ponte della Priula (Treviso), senza però creare problemi al traffico. Sparito infine il presidio di Carceri, nel Padovano, al quale non ha fatto seguito l’annunciato ritrovo a Monselice. Il ritorno alla normalità dovrebbe far rientrare l’allarme rifornimento merci. Confcommercio segnala in difficoltà pescherie, ristoranti di pesce (il giovedì viene fatta la maggior parte degli ordinativi per il weekendmaoggi si ricorrerà alle scorte), pizzerie bisognose di mozzarella fresca e pomodorini dal Sud (il cui prezzo è aumentato) e ortofrutta. «Dalla Sicilia non arrivano più agrumi, pomodori, zucchine, melanzane e peperoni—conferma Ruffato —. Scarseggiano anche carciofi, carote e verdure a foglia provenienti da Campagna, Puglia e Lazio e i nostri agrimercati stanno perdendo quote rilevanti di fatturato, a causa del blocco delle esportazioni all’Est». La Coop registra un calo del 20% nell’assortimento di frutta e verdura e annuncia che oggi «potranno essere più sguarniti i banchi di pesce», mentre sono tornati alla normalità i rifornimenti di alimentari freschi, carne, latticini e prodotti confezionati. Il problema è che già alcuni prodotti «bloccati» sono aumentati e allora contro i rincari stamattina, alle 11.30, la Coldiretti offrirà frutta e verdura a pensionati e famiglie in difficoltà lungo il Canal Grande, alla mensa dei poveri di Betania.
Enrico Bellinelli
Andrea Alba

L'UNIONE SARDA - Economia: «Sono prezzi disumani»
26.01.2012
Gli autotrasportatori incolonnati all'ingresso Dogana del porto.
A Cagliari protesta sui costi del carburante.
«Il nostro interlocutore è la colonnina del gasolio. Nessun altro». Una frase che non lascia spazio a interpretazioni e che di fatto individua l'unico, o comunque il più importante, grimaldello che potrà sbloccare la situazione relativa alla protesta degli autotrasportatori. Secondo giorno di blocco che, per ora, si limita a un imponente rallentamento del traffico. Gli ingressi a Cagliari sono fortemente rallentati, sia in viale Monastir che all'altezza della rotonda in uscita da Sestu. Altri problemi al Porto canale e all'ingresso verso il molo Dogana del porto. Quest'ultimo è sbarrato, con i Tir parcheggiati in fila indiana su tutta la carreggiata destra di viale la Playa.
I COSTI «I problemi che ci accomunano riguardano, prima di tutto, il costo del carburante e la situazione vessatoria da parte di Equitalia», parole di Luigi Toro, rappresentante del Movimento artigiani liberi: «Ho due camioncini, negli ultimi due o tre anni l'aumento dei prezzi del gasolio ha influito, sul mio lavoro, del 20% in più. Per questo motivo stiamo dando tutta la solidarietà agli autotrasportatori». La situazione peggiora quando l'economia riguarda i mezzi pesanti che hanno un consumo notevole. «Il pieno di un Tir mediamente ha un costo di mille euro», spiega Luca Todde autotrasportatore, «bisogna considerare il fatto che con un litro riusciamo a percorrere appena tre chilometri».
I CONTI NON TORNANO Si aggiungono altre voci di spesa che riducono notevolmente il guadagno su un trasporto: «L'anno scorso», spiega ancora Todde, «per imbarcare il Tir spendevamo all'incirca 360 euro, adesso si arriva anche a pagarne 550 per andare da Cagliari a Livorno».
RIVENDICAZIONI I motivi del malessere sono elencati nei nove punti riportati su un volantino redatto dal sindacato Trasportounito Fiap. Richieste che vanno dalla certezza del credito a una regolamentazione del settore dei trasporti. Inoltre, «chiediamo solo che anche per la nostra categoria ci sia la possibilità di una fornitura di gasolio agevolata», conclude Todde, «perché se la situazione non cambia, non esiste alternativa: dobbiamo chiudere l'attività».
OLTREMARE Il telefono squilla, dall'altra parte la voce di Ninetto Cara, autotrasportatore: «Io e altri sardi partecipiamo ai blocchi a Pisa. La situazione è tranquilla anche se comincia a esserci il problema delle forniture di carburante». Il blocco è programmato sino a domani, senza interruzioni durante la giornata. Matteo Sau

L'UNIONE SARDA - Economia: Bloccate tutte le merci
26.01.2012
Olbia, assalto al porto: centinaia di camion fermi all'Isola Bianca.
Il presidio è iniziato all'alba, sbarchi e imbarchi restano off-limits.
OLBIA Nei supermercati sardi le scorte cominciano a scarseggiare. E nei prossimi giorni gli scaffali potrebbero svuotarsi. Le merci non arrivano, perché il porto di Olbia è occupato. Da ieri mattina la Sardegna è quasi totalmente isolata: dalla porta principale, quella della Gallura, passano i passeggeri ma restano a terra i camion, a parte quelli che trasportano prodotti locali destinati all'esportazione. Per tutti gli altri carichi non è possibile superare la barriera umana innalzata dal popolo degli indignati. Non sono tanti ma molto arrabbiati quelli schierati arrivati all'Isola Bianca da tutta la Gallura, dal Sassarese e dal Nuorese. La protesta è iniziata all'alba, ma l'assedio al porto andrà avanti a lungo. Fino a domani di sicuro, ma forse si prosegue anche la settimana prossima.
LA TRATTATIVA A Villa Devoto, il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha incontrato una delegazione di autotrasportatori. I rappresentanti della consulta dei movimenti hanno chiesto l'implementazione delle corse della Flotta sarda, con un collegamento per Livorno. Il governatore ha assicurato il suo impegno e ha fissato un incontro per oggi alle 12,30 tra i camionisti e l'assessore ai Trasporti, Christian Solinas. In mattinata, a Sassari, una delegazione di artigiani e commercianti ha incontrato il prefetto Salvatore Mulas, che ha garantito di riferire al Governo le ragioni della mobilitazione. E intanto, da Nulvi e Ittiri parte l'occupazione dei municipi del Nord Sardegna.
CAMION FERMI Nel piazzale dell'Isola Bianca, al tramonto, c'è l'ingorgo: in fila, bloccati, ci sono almeno cento tir. I primi a trovarsi in trappola sono quelli scesi dal cargo della Moby arrivato da Livorno e ormeggiato alle 19,30: «Qui passano solo gli animali vivi o i medicinali. Tutti gli altri aspettano». Discorso identico per i mezzi pronti a imbarcarsi: in banchina, in attesa di salpare, ci sono i traghetti della Moby, della Tirrenia e della Saremar. «I passeggeri possono passare, i camion si fermano, eccetto quelli che trasportano i prodotti sardi». Ma per avere il permesso di superare il check-point bisogna mostrare la bolla di accompagnamento o aprire il portellone. Questa mattina si prosegue: i mezzi in arrivo dovranno mettersi in fila, ma quasi nessuno potrà uscire dal porto. L'Isola Bianca è rimasta assediata anche durante la notte: i camionisti e gli artigiani hanno fatto i turni, i pastori non sono tornati a casa e hanno acceso un grande falò.
LA GIORNATA Le bandiere e gli striscioni hanno fatto la loro comparsa molto presto: i primi gruppi sono arrivati alle 6.30 ma la protesta è diventata più chiassosa in tarda mattinata. E nel pomeriggio c'è stata anche qualche tensione, perché non è poi così facile spiegare a un camionista tedesco le motivazioni di questa protesta. Lui non si vuole fermare, preme sull'acceleratore e tira dritto. Tra le urla e le maledizioni. Bloccato c'è anche qualche camion carico di carne e di altri prodotti alimentari: il rischio è che la protesta vada avanti a lungo e che il carburante non sia sufficiente per tenere in moto le celle frigorifere. Gianfranco Corona ha il tir pieno di dolci piemontesi: «Dovrei arrivare a Macomer e Cagliari, ma non posso muovermi. Aspetterò». Angelo Artizzu, dipendente di una grossa ditta di trasporti, dovrebbe consegnare a Sassari una scorta di alimenti per animali in arrivo da Modena: «Io onestamente non conosco neppure le ragioni di questa protesta. È vero che siamo colleghi ma io per fortuna sono un dipendente».
VOCI DALLA PROTESTA La battaglia per il caro-traghetti non è ancora vinta: «Aspettiamo la tratta Olbia-Livorno - grida Salvatore Marrone di Buddusò - Chiediamo che lo sconto sulle accise del carburante venga applicato subito, senza dover aspettare i rimborsi». Poi c'è il problema degli stipendi: «I nostri datori di lavoro devono affrontare costi sempre più alti e abbassano i compensi per noi - sottolinea Elisa Congiu, camionista di 37 anni di Villamassargia - La concorrenza oramai è diventata sleale». Federico Cristian ha un allevamento di polli a Orosei: «Le multinazionali hanno invaso anche il mercato sardo. E producono a costi più vantaggiosi rispetto alle aziende sarde. Chi ci aiuta?». Nicola Pinna

LA NUOVA SARDEGNA - Trasporti e infrastrutture: Aiuti di Stato, Ue contro la Giunta
26.01.2012
CAGLIARI. I finanziamenti concessi dalla Regione alle società di navigazione dal 1988 al 1996 sono un caso irrisolto per la Commissione europea. Dopo la bocciatura di quattro anni fa del contributo come “aiuto di Stato”, ieri Bruxelles ha chiesto alla Corte di giustizia la condanna dell’Italia, per non aver «messo in atto nessun provvedimento destinato al recupero di quel finanziamento illegittimo per 6,5 milioni». In particolare, alla Regione e dunque al Governo è contestato di non aver dato ai commissari la possibilità di definire quanto «singolarmente doveva essere recuperato da ciascuna impresa».

L'Europa vuole risparmiare sui rifiuti. Così Napoli tenta di salvarsi
La Campania spera di fermare la procedura d'infrazione di Bruxelles, che potrebbe costarle oltre 500.000 euro al giorno
Mentre la Regione Campania deve ancora convincere Bruxelles sulla bontà dei propri sforzi per fronteggiare l’emergenza spazzatura, la Commissione europea vuole accelerare sulla piena applicazione delle leggi Ue per la gestione dei rifiuti. Si potrebbero risparmiare 72 miliardi di euro l’anno, sostiene l’esecutivo del Vecchio continente, se le norme in materia fossero rispettate da tutti gli Stati membri. Inoltre, l’industria dello smaltimento e del riciclo potrebbe aumentare i suoi ricavi di 42 miliardi l’anno (arrivando così a 187), creando più di 400.000 nuovi posti di lavoro nel settore entro il 2020.
Campania all'inseguimento
Gli occhi sono puntati sugli Stati membri più refrattari a questi cambiamenti. È il caso, appunto, dell’Italia, incorsa nella procedura d’infrazione di Bruxelles per non aver saputo gestire le tonnellate di spazzatura che negli ultimi anni hanno invaso le strade del napoletano. La procedura era scattata per l’emergenza rifiuti del 2007-2008; una sentenza della Corte di giustizia europea nel marzo 2010 aveva condannato il nostro Paese per l’incapacità di tutelare la salute umana e l’ambiente con opportune misure (inceneritori e raccolta differenziata). Pochi giorni fa, il 10 gennaio, la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha espresso un parere analogo a quello della Corte di giustizia.
Il Governo ha inviato una lettera a Bruxelles per evitare in extremis le sanzioni da oltre mezzo milione di euro al giorno per le inadempienze della Campania. È la risposta alla lettera di messa in mora inviata dalla Commissione Ue lo scorso settembre. Il documento del nostro esecutivo ha citato il piano sui rifiuti appena approvato dal Consiglio regionale: previsti tre inceneritori a Salerno, Napoli Est e Giugliano, più discariche, nuovi impianti di compostaggio e la raccolta differenziata al 50% già nei prossimi mesi. Un piano che però ha incontrato le critiche degli ambientalisti (troppi inceneritori a scapito delle iniziative di prevenzione e riciclo) e su cui lo stesso sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha qualche perplessità essendo contrario a costruire l’impianto di Napoli Est. Il 25 gennaio sarà una data cruciale, perché il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, insieme con le autorità campane, dovrebbe incontratre il commissario Ue Janez Potocnick. Solo allora si saprà se l’Europa vorrà darci credito.
La strategia di Bruxelles
Il mantra dell’Unione europea è sempre lo stesso: bisogna considerare i rifiuti come una risorsa e quindi fare leva sulla prevenzione, il riutilizzo e il riciclo per ridurre al minimo la percentuale di spazzatura destinata alle discariche. Inceneritori, raccolta differenziata, imballaggi ecologici realizzati con materiali riciclati sono alcune delle soluzioni prospettate da Bruxelles per diminuire l’inquinamento, la dipendenza dai combustibili fossili e, al contempo, favorire lo sviluppo economico e occupazionale dei diversi Paesi. Partendo dalla Direttiva sull’uso efficiente delle risorse, la Commissione studierà delle misure vincolanti per scoraggiare i conferimenti nelle discariche, seguendo il principio “chi inquina paga” e incrementando così i costi dello smaltimento. Ci dovranno essere più controlli: Bruxelles sta pensando a ispezioni comuni a livello europeo coordinate dall’Agenzia per l’ambiente (Eea, European environment agency).

Bozen, oltrepadania. «Monumento ai Kaiserjäger, sì agli scavi»
Durnwalder corregge il tiro, ma la Svp cittadina lo incalza: «Basta scavalcarci»
Francesca Gonzato
BOLZANO. Sui monumenti fascisti lo scontro adesso è tutto spostato dentro la Svp.Il gruppo cittadino si è sentito scavalcato da Palazzo Widmann nell'accordo sul museo dentro il Monumento alla vittoria e mette i bastoni tra le ruote chiedendo di «storicizzare» i resti del distrutto monumento ai Kaiserjäger. Durnwalder replica seccato chiedendo alla Svp cittadina di darsi da fare per sbloccare la copertura del bassorilievo di Mussolini in piazza Tribunale. Intanto però Durnwalder apre alla possibilità di scavare nell'area davanti al Monumento alla vittoria e coprire con un vetro eventuali tracce delle fondamenta del monumento ai Kaiserjäger. In mezzo ai due fuochi il vicesindaco Klaus Ladinser, preso di mira ieri dal consigliere Norbert Clementi per la sua «grave» assenza durante la discussione in commissione cultura sul museo al Monumento. In tutto questo il centrodestra sfodera le armi della diplomazia e in commissione dà luogo a una discussione pacata purché, avverte Alberto Sigismondi (Pdl), «non si vogliano imporre forzature storiche e furbate con la scusa della commissione di tecnici». Il monumento al II reggimento Tiroler Kaiserjäger (avviato nel 1916 e distrutto nel 1927 durante il cantiere di Piacentini) fa parte dell'indice tematico elaborato dal gruppo di tecnici (Soragni, Di Michele, Roilo, Obermair e Spada) e approvato da Stato, Provincia e Comune. La sua storia entra di diritto nella storia del Monumento alla Vittoria, costruito sul medesimo terreno. La Svp cittadina chiede però una traccia più forte. Spiega il capogruppo Georg Mayr: «Se si vuole fare una ricostruzione storica seria, si dovrebbero riportare alla luce i resti del primo monumento e coprirli con un vetro. Certo non ricostruire alcunché. Questa è la posizione del nostro gruppo, irritato per essere costretto a inseguire le notizie sui progetti portati avanti dagli assessori Svp in Provincia: abbiamo chiesto loro un incontro». Su questo argomento nei giorni scorsi c'è stata polemica, perché Durnwalder aveva chiarito: «Non si ricostruisce il monumento ai Kaiserjäger». Ieri il presidente provinciale è tornato sul tema: «Le reazioni della Svp di Bolzano fanno pensare a un equivoco di fondo. Non mi sono mai pronunciato contro l'eventualità che vengano riportati alla luce resti del monumento ai Kaiserjäger. Non avrei nulla da ridire. Sono invece contrario alla ricostruzione, in qualsiasi forma la si volesse fare, perché non avrebbe senso». Sistemato questo, Durnwalder precisa di aspettarsi ancora «il sostegno dalla Svp bolzanina per la copertura del bassorilievo di piazza Tribunale. La giunta provinciale sarebbe pronta a partire con i lavori, ma serve la concessione edilizia del Comune per coprire la struttura con la vetrata opaca». Spagnolli ha ribadito: «Serve la firma del ministero delle Finanze alla richiesta di concessione edilizia». Durnwalder resta fermo: «Nella lettera di Bondi viene chiarito che il ministero competente aveva espresso il consenso. Credo che ciò sia sufficiente per la concessione».
LA COMMISSIONE. Si è presentato il sindaco Luigi Spagnolli ieri con l'assessore Patrizia Trincanato alla seduta della commissione cui hanno partecipato Silvia Spada e Hannes Obermair. Il primo confronto tra consiglieri sul progetto al Monumento. Riassume Mariateresa Tomada (Pdl): «La critica principale riguarda il mancato coinvolgimento. Sui contenuti, chiediamo grande cautela, visto che nell'accordo si parla di "presunta italianità" e altre perle». Silvia Spada ha spiegato che i cinque esperti si sono suddivisi il lavoro per aree tematiche. Da Gianfranco Piccolin (Unitalia) una critica sulla cronologia: «Sarebbe giusto spiegare anche il Monumento negli anni degli attentati». Sergio Bonagura (Pd) e Angelo Gennaccaro (Udc) sottolineano: «La tranquillità della discussione dimostra che siamo sulla strada giusta».

Bozen, oltrepadania. Blocco dei Tir, verdura più cara
Scarseggiano i prodotti dal Sud, in arrivo merce rimasta in frigo da giorni
Fabio Zamboni
BOLZANO. Non siamo ancora alla frutta, come si usa dire, ma qualche prodotto è sparito, altri incominciano a scarseggiare e qualche prezzo a salire. L'effetto del blocco nazionale degli autotrasportatori sui mercati ortofrutticoli locali incomincia a farse sentire. Il disagio per ora è limitato dal fatto che gran parte della frutta e della verdura che arrivano in Alto Adige provengono dai magazzini del Veneto e da quelli padani. Ci sono alcuni prodotti che in questo periodo arrivano esclusivamente dalla Sicilia, e sono quelli a mettere in crisi venditori e clienti. «Arance, finocchi e zucchine - ci dice Paolo Peroni, direttore dei Magazzini Generali di Bolzano - sono i tre prodotti maggiormente interessati, quelli che quassù incominciano a scarseggiare per via del blocco dei Tir. Per le arance, molti rimediano acquistandole dalla Spagna. I prezzi? Saliranno quelli dei singoli prodotti, in particolare di quelli più difficili da trovare. Quelli delle arance spagnole invece sono inferiori». Verifichiamo in Piazza delle Erbe, dove Loris Lotti vende frutta e verdura «da 31 anni, 14 ore al giorno» ci tiene a precisare. «Il blocco dei Tir? Da quattro giorni scarseggiano pomodori, carciofi, zucchine. Blocato il grande centro di stoccaggio e smistamento di Fondi, arrivano le scorte ma sono arance di pezzatura inferiore, oppure arrivano dalla Spagna. I prezzi? Proprio oggi ho dovuto aumentare le zucchine di 1 euro, da 2,80 a 3,80, e da ieri i finocchi di 70 centesimi portandoli a 2,50. Quando la merce scarseggia i prezzi salgono subito. Paghiamo di più noi, pagano di più i clienti». Previsioni? «Lo sblocco dei Tir creerà un problema nuovo: incomincerà a girare merce vecchia, quella bloccata per dieci giorni nei frigo. Noi staremo attenti, i clienti ancor di più...». Bruno Mayr, in Piazza Erbe banco "Lola" numero 29, fa l'elenco della merce sparita dalla sua "vetrina" open air: «Basta peperoni, finite le melanzane, niente pomodori già da due giorni: tutta roba che arrivava dalla Sicilia. Arance? Da due giorni arriva solo la pezzatura inferiore che dobbiamo vendere al prezzo di quella più grande. E i pochi pomodori che arrivano salgono alle stelle: il ramato da 2,50 a 3,50. I peperoni invece sono aumentati di 30 centesimi, ma non si trovano quasi più. Se andiamo avanti così, nei prossimi giorni venderemo solo patate e cappucci». Del resto momenti come questi sono anche occasione di speculazione per produttori e soprattutto per grossisti, che contingentano i prodotti più richiesti e meno disponibili alzando poi i prezzi. In alcune città italiane, ieri le zucchine hanno raggiunto addirittura i 6,50 euro al chilo. Anche perché, come sempre, il panico generale induce molti ad aumentare i prezzi indiscriminatamente. Federconsumatori ha calcolato ieri che questo blocco con conseguente rincaro costerà al consumatore almeno 22 euro al mese. I rincari comunque interessano di più il Centro-Sud, dove i prezzi base erano nettamente più bassi rispetto all'Alto Adige e dove quasi tutta la merce arriva dalle zone "bloccate". Niente problemi di approvvigionamento, almeno per ora, in un altro settore merceologico, quello dell'industria: Fabio Parrichini, segretario provinciale Fiom-Cgil, spiega che «effettivamente le materie prime alle aziende bolzanine Iveco, Acciaierie e Sapa arrivano su gomma, ma non dalle zone interessate ai blocchi dei Tir. Difficile fare previsioni, ma per ora in Alto Adige non si segnalano disagi».

Udin, oltrepadania. Niente merci dal sud, mercati paralizzati e scattano i rincari
Attività ridotta quasi a zero a Udine. Bloccati tutti i trasporti di ortofrutta dal Sud. Aumento dei prezzi del 30% e prodotti introvabili.  Da ormai 10 giorni non arriva merce dalla Sicilia e da 5 o 6 neanche da altre regioni del Sud Italia, quali Calabria, Campania e Lazio
Federica Barella
 UDINE. Alcuni prodotti sono già spariti dai banchi dei negozi locali di ortofrutta. Impossibile, o quasi, soprattutto nei negozi di quartiere e in quelli medi trovare, a esempio, le arance tarocco. Come pure è sempre più difficile acquistare i mandarini e le clementine nella loro varietà tardiva. Da ormai 10 giorni non arriva merce dalla Sicilia e da 5 o 6 neanche da altre regioni del Sud Italia, quali Calabria, Campania e Lazio. Il blocco dei Tir, in seguito alla protesta degli autotrasportatori, sta mettendo in ginocchio anche il mercato generale di Udine, con attività ridotta al Partidor di un netto 70 per cento, che arriva all’80 per cento per alcuni generi. Il piazzale al mattino è vuoto.
 E all’interno del mercato in questi giorni c’è solo qualche camioncino che scarica merce. Il tutto con conseguenze dirette anche per le tasche dei consumatori, con aumenti che sfiorano in certi casi anche il 30 per cento.
 «E’ un gigantesco effetto domino - spiega Giuseppe Pavan, vicepresidente esecutivo di Udine Mercati, la società locale che gestisce il mercato all’ingrosso, e dall’altr’anno anche presidente di Mercati Associati, l’associazione nazionale delle società di gestione dei mercati all’ingrosso in Italia -. Ed è un effetto domino che colpisce l’intera filiera: dal produttore la consumatore. Nessuno contesta la possibilità dei lavoratori di protestare. Ma qui si stanno provocando effetti che non potranno essere facilmente controllati. In questi giorni il mercato all’ingrosso di Udine ha subìto una riduzione dell’attività pari al 70 per cento. Ma già domani (oggi, per chi legge, ndr)la riduzione del volume di lavoro sarà dell’80.
 Quasi tutte le aziende dei mercati generali avevano fatto scorta, quindi la situazione è lontana dall’essere drammatica. Ma alcuni prodotti iniziano a non esserci più: tra questi le arance tarocco, alcuni tipi di piccoli agrumi. E poi ancora, nei prossimi giorni, potranno iniziare a esserci problemi con prodotti quali peperoni, melanzane, finocchi, zucchine, insomma con tutto ciò che arriva da Calabria, Puglia, Lazio. Inoltre - conclude Pavan - anche la maggior parte delle aziende che esportano dalla Spagna hanno bloccato i loro Tir verso l’Italia per paura delle proteste e dei disordini».
 In un simile quadro, che non preannuncia miglioramenti a breve, ci sono però anche notizie positive. Da un lato la mancanza di blocchi e di proteste anche direttamente al mercato generale friulano (a Torino, a esempio, si sono registrati vari disordini), dall’altra la possibilità per Udine di rifornirsi attingendo alla rete produttiva del Triveneto.
 «I friulani e gli udinesi non rischiano certo di fare la fame - assicura Andrea Freschi, responsabile del settore ortofrutta al dettaglio di Confcommercio Udine -. Certo è che per noi sta diventando sempre più difficile lavorare. Senza contare che purtroppo noi stessi siamo tra quanti subiscono i rincari che in questo momento più che mai si stanno già facendo sentire lungo tutta la filiera. Siamo infatti i primi a pagare come merce di prima scelta quella che invece è di seconda o di terza».
 Per evitare di cadere vittime dei rincari, ormai oscillanti sul 30 per cento per molti dei prodotti provenineti dal Sud, i consigli sono sempre gli stessi in simili casi, ovvero preferire i prodotti il più possibile a chilometro zero. «Ovviamente la scelta non sarà ampissima - precisa Freschi -. Comunque i prodotti autoctoni non mancano». Per i pomodori pachino invece è meglio aspettare. L’ultimo camion proveniente da Napoli, con i classici 120 quintali di merce fresca, è arrivato al Partidor sabato mattina. Poi l’autista è tornato al Sud, ma in treno. Troppo pericoloso affrontare, anche al rientro, il viaggio verso la Campania.

Treviso, padania. Il Comune: «Tagli agli enti locali, pronti a intervenire sui servizi sociali»
Manovra-choc in arrivo: «Bagno di sangue». Manca il personale, il sindaco di Breda serve i pasti in mensa
TREVISO — L’allarme è stato lanciato dagli amministratori trevigiani: se ci saranno altri tagli agli enti locali, l’impatto sarà devastante. L’assessore al Bilancio del Comune di Treviso, Fulvio Zugno, prospettando la situazione nel capoluogo, parla già di un «bagno di sangue ». E, per la prima volta, ammette che sarà con molte probabilità necessario intervenire anche con tagli ai servizi sociali. «Per i cittadini cambierà poco - afferma -, al di là di quelli che attingono al sociale, per loro potrebbe cambiare qualcosa. Dovremo cercare di contenere ulteriormente i costi e ormai sinceramente non so più dove si possa arrivare». Lo scorso anno il welfare di Treviso è stato graziato, non senza aspre discussioni in maggioranza. Si è cercato di far quadrare i conti in modo da non far pesare la situazione sulle famiglie in difficoltà; e per reperire risorse è stata aumentata la tariffa oraria dei parcheggi, con introiti da destinare proprio al Sociale e allo Sport.
Ma Zugno l’aveva detto che il previsionale 2012 approvato a dicembre avrebbe subito dei ritocchi prima di primavera. «I tagli in arrivo da Roma saranno più incisivi di quelle che erano le attese, la mia impressione è molto negativa» sottolinea l’assessore. E rischiano proprio i contributi per il sociale: «Al momento non posso valutare di che entità saranno i tagli, lo decideremo con la giunta, ma dovremo fare una politica di ulteriore riduzione delle spese. Sarà un bagno di sangue». Negli altri Comuni della Marca non va meglio. Martedì mattina l’Anci ha incontrato una ventina di sindaci di diversa provenienza politica e le sigle sindacali per firmare un documento da inviare alle istituzioni. «Chiediamo aiuto per sostenere il patto di stabilità, riconoscendo ai virtuosi spese ulteriori - commenta il presidente Virgilio Pavan -. Gli accorpamenti fra Comuni non bastano, anzi rischiano di essere costosi perché l’impianto, nuovi server e il dialogo fra uffici richiedono investimenti. Siamo pronti a fare sacrifici, ma ci serve supporto». Ci sono anche casi limite. «Il sindaco di Breda di Piave, Raffaella Da Ros, ci ha raccontato di aver portato di persona i pasti caldi agli anziani della casa di riposo, perché non c’era personale a sufficienza in municipio - afferma Pavan -, e di aver accompagnato un anziano a una visita perché mancavano addetti. L’assessore al Bilancio di Casale ha detto che sarà costretto a sforare il patto di stabilità per pagare le aziende che hanno lavorato per l’amministrazione, e che rischiano il fallimento se non saranno pagate ». Ma se Casale sforerà, sarà sanzionato dallo Stato: il bivio non è semplice. Il «bagno di sangue» previsto da Zugno potrebbe non essere confinato a Treviso.
Silvia Madiotto

Balcani: Albania rinvia costruzione centrale nucleare
Berisha a Podgorica, Fukushima inpone ripensamento
26 gennaio, 11:30
(ANSAmed) - PODGORICA, 26 GEN - L'Albania ha congelato i piani di costruzione di una centrale nucleare prevista nella regione di Scutari, fino a quando non verranno chiarite fino in fondo tutte le questioni relative all'impatAgenzia per lto sull'ambiente e l'insieme del territorio. Lo ha detto il premier, Sali Berisha.
 ''L'energia nucleare e' la piu' pulita e la piu' economica, ma la catastrofe di Fukushima ha imposto un ripensamento sulla realizzazione dell'impianto a Scutari'', ha detto Berisha ai giornalisti a Podgorica al termine di un colloquio con il premier montenegrino, Igor Luksic.
 Berisha ha ricordato al tempo stesso come la zona di Scutari, e in generale l'intero territorio comprendente Albania e Montenegro, siano caratterizzati da grande attivita' tettonica, e che per questo il progetto della centrale nucleare viene rinviato fino a quando non saranno disponibili i pareri scientifici e specialistici al riguardo.
 La citta' di Scutari e' situata sul lago omonimo, le cui acque sono divise tra Albania e Montenegro. Nel loro colloquio, Berisha e Luksic hanno constato l'ottimo stato delle relazioni fra Albania e Montenegro, a loro avviso un esempio di collaborazione fruttuosa nella regione balcanica. I due premier hanno concordato che l'integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea e' nell'interesse dei due paesi e dei loro cittadini. (ANSAmed).

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