sabato 4 febbraio 2012

Federali_mattino_4.2.12. Gianni Fresu: La cosiddetta casta è molto più ramificata rispetto alle aule parlamentari o a quelle dei Consigli regionali; comprende una fascia ben più ampia di privilegiati, un ceto per il quale la solidarietà tra cointeressati prevale su tutto. So di dire una banalità, ma per indagare il livello di degenerazione della nostra società non bisogna scrivere trattati sociologici sui suoi bassifondi; meglio studiarne il vertice, sempre che si resista al puzzo insopportabile.---Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, ha raccolto così il testimone della guida di Confindustria di Gorizia da Gianfranco Di Bert passa, dando avvio ad una svolta epocale partita proprio dall’Isontino e pronta a propagarsi in tutta la regione, nel Nordest e nel Paese.

LA NUOVA SARDEGNA - Cultura e istruzione : La prevalenza dei mediocri
Il carrello-spesa rincara del 4,2%
Inflazione, arriva stangata 928 euro a famiglia
A gennaio oltre 7mila licenziamenti in Lombardia
Premier Olanda, contrario a dare più aiuti allla Grecia
Fallisce compagnia unghererese Malev
Nova Gorica, oltrepadania. Bono: «Dobbiamo dare l’esempio e realizzare l’unione con Trieste»



LA NUOVA SARDEGNA - Cultura e istruzione : La prevalenza dei mediocri
03.02.2012
Se un giorno mia figlia dovesse manifestarmi la volontà di dedicarsi professionalmente alla ricerca scientifica, in questo Paese e stante la condizione attuale, le sconsiglierei accoratamente di imbarcarsi in una impresa tanto pericolosa. In Italia, questa almeno è la mia esperienza diretta, senza santi in paradiso o un cognome importante alle spalle non fai un passo e ciò a prescindere dalla qualità e quantità del lavoro prodotto, dai risultati conseguiti e dai riconoscimenti raccolti. Con questo non intendo certo affermare che, sempre, quanti sono riusciti a frantumare il muro della precarietà accademica lo hanno fatto soltanto grazie a quei due requisiti. Negli atenei italiani, nonostante tutto, ci sono fior di studiosi (personalmente ne conosco tanti) affermatisi anzitutto grazie alle loro capacità. Intendo affermare che in linea generale prevalgono logiche meramente oligarchiche che con la scienza, o la didattica, centrano poco. Sia chiaro, non contesto in termini assoluti l’idea della cooptazione in sé, operativa anche in altri Paesi nei quali il merito è premiato. Il problema, semmai, esiste quando attraverso la cooptazione non si cerca di consolidare una scuola di ricerca o un determinato approccio metodologico, ma s’impone d’imperio e con arroganza il «figlio/nipote/amico di...», o il proprio fedele delfino, secondo un giudizio totalmente disgiunto dalle effettive capacità da questi dimostrate sul campo. Nel corso dell’anno appena concluso, ho avuto modo di misurarmi con diversi concorsi in vari atenei italiani. Al di là delle comuni speranze dei tanti concorrenti, per ognuno di questi il verdetto era già scritto in partenza. Nel 100% dei casi il ruolo da assegnare è andato, come previsione, al candidato interno e raramente si trattava del candidato più forte. I nuovi criteri di selezione attribuiscono alle commissioni giudicanti (spesso composte da docenti con all’attivo meno pubblicazioni rispetto ai concorrenti sottoposti al loro giudizio) una discrezionalità assoluta, tale da portarli a disinteressarsi dall’esigenza di salvare almeno le apparenze di una competizione leale. Eliminata la prova scritta e quella orale, tutto è affidato alla valutazione assai soggettiva dei titoli, mentre le pubblicazioni, in gran parte dei casi, non sono neanche visionate. Ho visto con i miei occhi libri intonsi scrutati con novella curiosità dai commissari e persino alcuni di loro che, per trovare una falla in un personale percorso scientifico, chiedevano al candidato (comprensibilmente basito) come mai non fosse stato affrontato un determinato argomento, in realtà, persino citato nel titolo di un paragrafo. I «giudici» non si erano curati di leggere neanche l’indice. Ho visto candidati fortissimi - non parlo di me - con esperienze di ricerca e didattiche nazionali e internazionali, con curriculum qualificatissimi e pubblicazioni di primissimo livello con le maggiori case editrici nazionali, trattati come mezze calzette, e candidati assolutamente modesti, con una o al massimo due monografie insipide, scritte male e ancora peggio esposte, essere trattati come dei geni del XXI secolo, come fari che emergono dalla massa per puntare il proprio raggio indagatore e diradare finalmente le ombre della disciplina. Se nella discussione ho visto prove di recitazione degne dei migliori sketch di Totò e Peppino, nella lettura dei giudizi finali ho avuto modo di apprezzare le grandi doti narrative dei commissari, capaci delle capriole più ardite, di salti mortali con avvitamento doppio, pur di presentare nel miglior modo il candidato prescelto e mettere sotto la peggior cattiva luce tutti gli altri. Per l’esigenza di ripartizione delle cattedre tra il numero più ampio possibile di soggetti, le discipline hanno spesso una linea di confine estremamente labile, così se uno si presenta per la materia X i commissari inevitabilmente concluderanno che il candidato è più adatto alla disciplina Y, poi, quando lo stesso si presenta per la disciplina Y si acclara indubitabilmente la sua maggior prossimità scientifica alla materia X. Si comprende lo smarrimento o la crisi d’identità che simili oscillazioni nei giudizi possono produrre su persone già «sismicamente provate», strutturalmente in bilico per la precarietà dei propri rapporti di lavoro pregressi e dei conseguenti percorsi scientifici. Non voglio farla troppo lunga, l’elenco degli scandali che hanno messo in luce il nepotismo e la corruzione nelle università italiane è noto, purtroppo sempre aggiornato, e politicamente trasversale (destra, centro o sinistra il discorso non cambia). È però del tutto evidente che se queste sono le modalità prevalenti e consolidate non bisogna poi stupirsi se il livello di competitività internazionale della nostra università subisca di anno in anno una degradazione inesorabile e lo stesso corpo docente perda di autorevolezza presso il corpo studentesco. Tutti sanno come vanno le cose, allora per quale ragione uno studente dovrebbe esimersi dal copiare un compito quando ha piena consapevolezza delle ben più gravi truffe compiute sulla sua testa? In conclusione, se questi sono i criteri di selezione dell’alta cultura italiana, i papaveri dell’accademia hanno poco da puntare il dito contro la classe politica. La cosiddetta casta è molto più ramificata rispetto alle aule parlamentari o a quelle dei Consigli regionali; comprende una fascia ben più ampia di privilegiati, un ceto per il quale la solidarietà tra cointeressati prevale su tutto. So di dire una banalità, ma per indagare il livello di degenerazione della nostra società non bisogna scrivere trattati sociologici sui suoi bassifondi; meglio studiarne il vertice, sempre che si resista al puzzo insopportabile.

Il carrello-spesa rincara del 4,2%
A gennaio gli aumenti dei prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza è superiore al tasso d'inflazione
MILANO - Inflazione a gennaio al 3,2%, in lieve calo rispetto al 3,3% del mese di dicembre. Ma la spesa degli italiani rincara. Nessuna contraddizione dato che a gennaio il rincaro del cosiddetto carrello della spesa, ovvero i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti), è del 4,2% su base annua, un rialzo ben superiore al tasso d'inflazione (3,2%). Su base mensile la crescita è dello 0,8%, ai massimi da un anno.
INFLAZIONE - Lo rileva sempre l'Istat che spiega come l'inflazione acquisita per il 2012 è pari all'1,6%. L'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, è stabile al 2,4%. Al netto dei soli beni energetici, il tasso di crescita tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo scende al 2,2% dal 2,3%, di dicembre. Il rallentamento dell'inflazione deriva dal lieve aumento del tasso di crescita tendenziale dei prezzi dei beni (+3,9%, dal +3,8% di dicembre 2011), più che compensato dal calo di quello dei servizi (+2,3%, dal +2,5% del mese precedente). Come conseguenza di tali andamenti, il differenziale inflazionistico tra beni e servizi aumenta di tre decimi di punto rispetto al mese di dicembre.
AUMENTI - In particolare nel comparto alimentare hanno segnato un balzo, a gennaio scorso, i prezzi al consumo del caffè e dello zucchero. Il caffè ha registrato +0,5% su base congiunturale e +16,5% rispetto a gennaio 2011. Per lo zucchero si registra +0,3% e +15,9% su base annua.
Forte incremento anche dei carburanti: il prezzo della benzina, secondo i dati Istat, è aumentato del 4,9% sul mese precedente e del 17,4% su base annua (dal 15,8% di dicembre). In forte rialzo anche il prezzo del gasolio per mezzi di trasporto che ha segnato un rialzo congiunturale del 4,7% ed è cresciuto su base annua del 25,2% (in accelerazione dal 24,3% del mese precedente).
PANIERE - Intanto cambia anche il paniere dell'Istat per il calcolo dell'inflazione. Nel 2012 entrano l'E-book download, il libro elettronico, l'E-book reader, l'apparecchio per la lettura, e la mediazione civile. Il paniere si arricchisce anche delle lotterie istantanee, come il Gratta e Vinci. Il paniere 2012 è composto da 1.398 prodotti, aggregati in 597 posizioni rappresentative (591 nel 2011); su queste ultime vengono calcolati mensilmente i relativi indici dei prezzi al consumo. Fra le posizioni rappresentative già presenti nel paniere dello scorso anno, una delle modifiche di maggiore rilievo riguarda la posizione energia elettrica che, terminata l'introduzione progressiva dei prezzi biorari, viene disaggregata nelle tre posizioni Tariffa bioraria fascia diurna feriale, Tariffa bioraria fascia notturna, weekend e festivi e Quota fissa.

Inflazione, arriva stangata 928 euro a famiglia
Con il livello di inflazione registrato dall'Istat, le famiglie dovranno far fronte a una stangata di 928 euro annui. E' l'allarme che lanciano le associazioni Federconsumatori e Adusbef, in merito al dato Istat sull'inflazione. Per le associazioni, la crescita del tasso di inflazione si attesta su livelli "elevatissimi ed estremamente preoccupanti". Si tratta di aumenti "gravissimi ed insostenibili per le famiglie, che, solo nel settore alimentare, subiranno ricadute di oltre 201 Euro annui a famiglia".
Per questo "chiediamo al Governo di avviare controlli a tappeto su tutto il territorio per contrastare le intollerabili speculazioni che vanno avanti da tempo, concentrandosi soprattutto sui beni di largo consumo e sui carburanti ed accelerare i processi di liberalizzazione, rendendoli più incisivi".

A gennaio oltre 7mila licenziamenti in Lombardia
Sono ben 7.410 i lavoratori messi in mobilità, ovvero licenziati, a gennaio 2012. Un numero mai raggiunto in passato e in forte aumento. E' quanto emerge dalle elaborazioni condotte dalla Cisl Lombardia sulla base dei dati delle liste pubbliche provinciali e regionali.
 «E' un nuovo grave campanello d'allarme di una crisi che continua a colpire il lavoro – commenta Gigi Petteni, segretario generale della Cisl Lombardia -. L'aumento dei lavoratori licenziati conferma quello che da tempo diciamo: non basta limitarsi a difendere una cassa integrazione che prima o poi finisce, dobbiamo occuparci urgentemente di chi il lavoro lo ha perso o lo sta perdendo».
 In questi tre anni di crisi il numero di licenziati ogni mese è viaggiato attorno alle 4-5mila unità. Erano ad esempio 5.994 nello stesso mese dello scorso anno e 3.817 lo scorso dicembre. E' un dato variabile, ma che si è sempre tenuto su una media stabile. L'aumento rilevato a fine gennaio lascia intravvedere un 2012 di dura crisi occupazionale per molti lavoratori.
 Ad aggravare la situazione è il fatto che l'incremento più sensibile si registra tra i lavoratori delle piccolissime aziende o dei settori deboli (+ 29,3% rispetto a a fine gennaio 2011), coperti solo dopo il licenziamento da 8 mesi massimi di disoccupazione ordinaria e non dai 2 o 3 anni di indennità di mobilità come avviene nell'industria. Dei 7.410 licenziati ben 5.055 hanno solo gli 8 mesi contro i 2.355 che hanno la mobilità per intero.

Premier Olanda, contrario a dare più aiuti allla Grecia
L'Olanda si oppone fermamente all'aumento degli aiuti in favore della Grecia per aiutare il Paese a ridurre il proprio debito. Lo ha dichiarato il primo ministro olandese, Mark Rutte, durante la consueta conferenza stampa settimanale a L'Aia, spiegando che l'Olanda è già "profondamente coinvolta in molti programmi di salvataggio" e per questo non è entusiasta all'idea di "contribuire in modo ancora maggiore".
La Grecia attualmente sta intrattenendo contemporaneamente i negoziati sull'haircut del debito detenuto dai privati e le trattative con i creditori internazionali sul nuovo pacchetto di aiuti da 130 mliliardi di euro. Alcuni analisti hanno detto che l'aiuto stabilito non sará sufficiente per rendere il debito della Grecia sostenibile e i creditori privati, inclusa la Bce, saranno quindi costretti ad accettare delle perdite sui bond che detengono.

Fallisce compagnia unghererese Malev
Deciso stop per tutti voli
03 febbraio, 13:26
(ANSA) - ROMA, 3 FEB - Dichiara fallimento la compagnia di bandiera ungherese Malev. Dopo oltre 60 anni di attivita' oggi i vertici della compagnia hanno annunciato la cancellazione di tutti voli.
 Malev e' ormai rimasta a secco dopo il blocco delle sovvenzioni statali deciso dalla Ue che ha imposto alla compagnia l'obbligo di rimborsare i 200 milioni di euro di aiuti pubblici perche' in contrasto con le norme sulla concorrenza.(ANSA).

Nova Gorica, oltrepadania. Bono: «Dobbiamo dare l’esempio e realizzare l’unione con Trieste»
L’ad di Fincantieri si insedia alla guida di Assindustria e lancia un monito al mondo dell’economia: «Non basta più difendere l’esistente. Da qui deve partire un messaggio rivolto a tutto il Paese»
di Giulio Garau
«Dalla più piccola provincia dell’impero cerchiamo di dare un segnale di cambiamento agli imprenditori e nuove opportunità di sviluppo al territorio». Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, ha raccolto così il testimone della guida di Confindustria di Gorizia da Gianfranco Di Bert passa, dando avvio ad una svolta epocale partita proprio dall’Isontino e pronta a propagarsi in tutta la regione, nel Nordest e nel Paese.
Mai forse un presidente di Assindustria era stato indicato a partire dalla base e fino ai vertici in maniera così unitaria, un segno della situazione di “crisi epocale” che sta vivendo l’economia e che, secondo gli imprenditori che hanno proposto Bono, impone delle scelte forti. «Vivo con passione il mio lavoro e sono innamorato dei fatti - afferma l’ad di Fincantieri -. Se per discontinuità si intende discontinuità culturale sono d’accordo e dico che il Paese deve cambiare e le sue strutture (come le imprese e Confindustria) devono aiutare il cambiamento che presenta opportunità e minacce. Non è più possibile la difesa dell’esistente».
Il programma non è ancora pronto nei dettagli ma le indicazioni di Bono sono già chiare: «Basta chiacchiericcio e parlarci tra di noi, Confindustria è un’associazione di imprenditori che non deve parlare di cose non sue, ma lavorare per favorire le imprese». Da Gorizia parte un messaggio rivolto a tutta Italia. L’ad di Fincantieri mette a disposizione l’esperienza del colosso cantieristico «che è un aggregatore per natura e lavora con le aziende del territorio» per lanciare un programma di “unità e coesione” tra le imprese chiamate ora a fare massa critica.
«Dobbiamo creare un sistema tra le imprese - spiega Bono - per il consolidamento, il mantenimento del business e lo sviluppo dell’export. Non possiamo andare all’estero più ognuno per conto suo. Dobbiamo aggregare piccole e grandi imprese».
Dalla rete delle imprese che da Gorizia spingeranno sull’acceleratore dell’internazionalizzazione (sembra che il nuovo presidente stia preparando una forte strategia di relazioni con Slovenia ma anche con Austria e Croazia), alla semplificazione della struttura. A iniziare da Confindustria che caldeggerà pure per l’unione tra Assindustria Gorizia e Trieste. «Diamo il tempo alle commissioni che stanno valutando le sinergie - conferma Bono - l’obiettivo è la semplificazione e l’eliminazione delle sovrastrutture che in Italia sono troppe. Sono troppe 120 province, i costi sono insostenibili. E noi facciamo la nostra parte con le organizzazioni degli imprenditori».
Una rivoluzione nazionale che parte da Gorizia. «Anche dal fronte sindacale sono giunti segnali positivi - aggiunge il presidente - alcune organizzazioni dei lavoratori stanno seguendo il nostro esempio. Daremo al Paese segnali di superamento dei vecchi schemi, proprio da qui è partita la discussione dell’unione delle province. E noi contribuiremo alla discontinuità».
C’è grande attesa in Confindustria, il progetto pilota dell’unione di Trieste e Gorizia è stato già benedetto dalla presidente Emma Marcegaglia e oltre all’attesa c’è grande fermento a Gorizia dove all’assemblea sono arrivati proprio tutti e c’è gente in piedi. Bono si dirige nella sala e l’ultima battuta la rivolge ai giovani: «Da solo il mondo non lo cambi, penso ai giovani e dico che questi ragazzi adesso devono prendere il testimone e dare un contributo per far crescere la società e questo Paese».

Nessun commento: