martedì 7 febbraio 2012

Federali_sera_7.2.12. Che figure di merda. – 1) La stampa Bel Paese Galbanino esulta, sebbene priva di motivo, se non quello dell’acrimonia verso i krukki. Che li schiaccerebbero con una sola mano. - Drastico e sorprendente calo della produzione industriale tedesca a dicembre. Segna una flessione del 2,9% rispetto a novembre contro stime per un dato invariato. Si tratta della peggiore contrazione da tre anni a questa parte.---2) Banche padane: circa 700 miliardi di euro da SuperMario, per poi farsi declassare da Ficht.---3) Gavino Docche: Sono creditori dell'erario, ma vengono trattati come evasori e nonostante la loro posizione (attendono da anni di essere pagati dallo Stato) fanno i conti con le cartelle esattoriali di Equitalia e i sequestri preventivi del giudice penale.---4) Carlo Bastasin: Ci sono stati molti errori nella gestione della crisi greca. I ritardi iniziali e la fretta successiva; l'iniziale negazione del default, salvo poi chiamarlo "ristrutturazione volontaria" dei crediti privati; applicare ricette da economia "aperta", per poi scoprire che le esportazioni non esistevano.

L'UNIONE SARDA - Economia: Uno Stato che pignora e non paga
Bankitalia, 202,6 mld euro fondi Bce a banche italiane a gennaio
Nessun segnale di risveglio per consumi
Verona, padania. Credito, a Verona crolla la domanda di prestiti
Giù la produzione industriale tedesca
Crisi: Grecia, oggi la firma del promemoria della troika
Non è solo colpa della Grecia
Serbia: Italia seconda per export, terza in import



L'UNIONE SARDA - Economia: Uno Stato che pignora e non paga
07.02.2012
OLBIA. Altri imprenditori nella stessa situazione combattono con il Tribunale e con Equitalia Gavino Docche deve dare 800mila euro e ricevere 10 milioni Sono creditori dell'erario, ma vengono trattati come evasori e nonostante la loro posizione (attendono da anni di essere pagati dallo Stato) fanno i conti con le cartelle esattoriali di Equitalia e i sequestri preventivi del giudice penale. Sono numerosi gli imprenditori olbiesi ai quali è stato spiegato che i loro crediti d'imposta non bloccano le procedure avviate da Equitalia e dallo Stato. NON PAGATI E DENUNCIATI In sostanza lo Stato è un cattivo pagatore e un creditore implacabile. Questa contraddizione provoca effetti devastanti quando il contribuente non è riuscito a versare per intero le tasse e allo stesso tempo deve essere pagato dal Tesoro. Su circa novanta imprenditori galluresi, denunciati per evasione fiscale e candidati al sequestro per equivalente (il giudice penale blocca i beni per un valore uguale a quello delle tasse non pagate) molti sono anche creditori dello Stato.
IL CASO GEOVILLAGE Una delle situazioni più gravi (per l'importanza dell'azienda e il numero dei posti di lavoro in gioco) è sicuramente quella del gruppo Geovillage. Le società dell'ingegnere Gavino Docche stanno cercando di superare una fase di difficoltà finanziarie e gestionali. Sono state presentate istanze di fallimento e la procedura concorsuale è sospesa perché i legali dell'azienda olbiese hanno spiegato al giudice che ci sono tutte le condizioni per uscire dalla crisi. La società Geovillage ha un credito d'imposta riconosciuto dallo Stato per un importo di circa dieci milioni di euro. Si tratta di soldi che Docche deve avere perché gli sono stati prima tolti e poi restituiti fondi pubblici destinati proprio alla realizzazione del resort Geovillage di Olbia. Lo stesso Docche, secondo l'Agenzia delle Entrate, non ha pagato circa 800mila euro di tasse. Per questa ragione, l'imprenditore è finito nel mirino di Equitalia e del Tribunale. E qui inizia l'assurdo. Per lo stesso importo sono scattate le procedure di riscossione di Equitalia (ipoteche) e un provvedimento di sequestro (blocco dei conti correnti) del giudice penale. Quando l'avvocato di Docche, Attilio Chirico, in sede di riesame, ha chiesto ai giudici di tenere conto anche dei crediti del suo assistito, gli è stato risposto che non è possibile. Dunque, per lo Stato, Docche è solo un debitore. Il resto non conta.
HOTEL DELLA SPIAGGIA Un altro caso emblematico è quello dell'immobiliare Hotel della spiaggia. La società olbiese, circa 40 milioni di euro di debiti, è affidata ad un commissario giudiziale. È stata attivata la procedura del concordato preventivo. Un credito d'imposta di 3 milioni non ha evitato il sequestro di parte dei beni per le tasse non pagate. Tutto è avvenuto nonostante il controllo sul patrimonio esercitato dal giudice fallimentare. Insomma, riscossione senza pietà.

Bankitalia, 202,6 mld euro fondi Bce a banche italiane a gennaio
Gli istituti di credito italiani hanno preso in prestito a gennaio 202,6 miliardi di euro dalla Banca centrale europea, in calo rispetto ai 210 miliardi di euro di dicembre. Lo si apprende dai dati diffusi da Bankitalia, secondo i quali le banche a gennaio hanno ottenuto 52,4 miliardi di euro durante le operazioni di rifinanziamento principali settimanali, in aumento rispetto ai 49,4 miliardi di euro a dicembre.
Gli istituti di credito hanno inoltre preso in prestito a gennaio 150,1 miliardi di euro in operazioni a più lungo termine, in calo rispetto ai 160,6 miliardi di euro a fine dicembre.

Nessun segnale di risveglio per consumi
A dicembre 2011 l'indicatore dei Consumi Confcommercio è rimasto fermo in termini tendenziali ed è cresciuto dello 0,3 per cento rispetto a novembre, giù il clima di fiducia delle famiglie.
ID doc: 73652 Data: 07.02.2012 (aggiornato il: 07.feb.2012)
A dicembre 2011 l'indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) è rimasto fermo in termini tendenziali ed è cresciuto dello 0,3% rispetto a novembre. Si tratta di dati, sottolinea l'Ufficio Studi Confcommercio, che "appaiono meno negativi se confrontati con quelli dei mesi precedenti e vanno letti con estrema cautela". Nella media del 2011 l'indicatore è sceso dello 0,4%. In termini di media mobile destagionalizzata a tre mesi il dato segna un'ulteriore flessione, indicando anche nel quarto trimestre una riduzione dei volumi acquistati dalle famiglie. La tenuta della domanda "sembra riflettere più il tentativo delle famiglie di tenere invariato il livello dei consumi in un periodo come quello delle festività di fine anno, che un'inversione di tendenza".
La dinamica tendenziale dell'ICC di gennaio riflette un aumento dell'1,5% della domanda relativa ai servizi ed una riduzione della spesa per i beni (-0,3%). Il quadro d'insieme evidenzia un deterioramento della domanda per quasi tutte le macrofunzioni di spesa che compongono l'ICC.Fanno eccezione i consumi per i beni e i servizi per le comunicazioni (+9,4), la cui domanda continua ad essere sostenuta quasi esclusivamente dalla componente relativa ai beni per l'ICT domestico. Particolarmente negativa, anche a dicembre, la dinamica relativa alla domanda per i beni e servizi per la mobilità (-6,6%). Un deciso ridimensionamento si è riscontrato anche per la domanda di abbigliamento e calzature (-3,1%), settore che vive ormai da tempo una fase critica.
Situazioni di accentuata difficoltà si sono registrate, anche a dicembre, per la domanda di beni e servizi per la casa (-3,5%), al cui interno i consumi di mobili e di elettrodomestici continuano a segnalare un netto ridimensionamento, e per l'alimentare, le bevande ed i tabacchi (-2,4).
Relativamente alle spese per i beni e servizi ricreativi, dopo il modesto miglioramento registrato a novembre, i volumi acquistati dalle famiglie sono tornati a segnalare una diminuzione (-1,7%), andamento a cui continuano a fare eccezione solo i consumi per giochi, lotterie e scommesse. Passando alle dinamiche congiunturali, il miglioramento registrato nell'ultimo mese del 2011 non ha permesso di recuperare quanto perso nei mesi precedenti. In particolare, si registra una moderata crescita della domanda sia per i servizi (+0,2%) che per i beni (+0,3%). La contenuta tendenza al recupero ha interessato quasi tutte le macro funzioni di spesa con l'unica eccezione della domanda per l'abbigliamento e le calzature (-0,7%). Tra i diversi aggregati il miglioramento più significativo si è registrato per i beni e servizi per la mobilità (+1,4%), andamento che ha determinato solo un minimo recupero rispetto alle dinamiche pesantemente negative che hanno caratterizzato quasi tutto il 2011. In moderata crescita anche i consumi per gli alimentari e le bevande (+0,2%), fenomeno che, come sembrano indicare le prime informazioni relative a gennaio, potrebbe essere derivato dalla diversa tempistica con cui le famiglie hanno effettuato le spese per le festività di fine anno più che da una modifica nei comportamenti.
Nel complesso tuttavia, si conferma la sensazione che a dicembre non si sia manifestato alcun crollo della domanda da parte delle famiglie, le quali manifestano ancora importanti segnali di tenuta della propensione al consumo. Per quanto riguarda infine i prezzi, per febbraio si stima una variazione congiunturale dello 0,3% dell'indice dei prezzi al consumo. Il dato porterebbe ad una stabilizzazione del tasso tendenziale al 3,2%, valore analogo a quello registrato a gennaio.

Verona, padania. Credito, a Verona crolla la domanda di prestiti
INDAGINE. Nei primi nove mesi 2011: -9,2% nel Veronese (-4,9% in Veneto e -3,7% in Italia). Quelli «finalizzati» ed erogati per acquisto di beni sono calati del 6,5% mentre quelli «personali» hanno toccato il record di -11,4%
07/02/2012
Nei primi nove mesi del 2011 a Verona è crollata la domanda di prestiti da parte delle famiglie: -9,2% contro n -4,9% del Veneto e addirittura -3,7% a livello nazionale sullo stesso periodo del 2010. Anche per quanto riguarda i prestiti accordati da istituti finanziari e banche in particolare, il calo nella provincia scaligera è superiore a quello regionale e nazionale: -5,4% con oltre 2 punti percentuali sul -3,1% del Veneto e oltre 3 punti sulla media nazionale del -2%. È ciò che emerge dalle rivelazioni del Crif - società bolognese specializzata nello sviluppo e nella gestione di sistemi di informazioni creditizie. 
GIÙ I PRESTITI PERSONALI. Questa dinamica, sostengono gli esperti del Crif, «evidentemente è riconducibile alla pesante incertezza che grava sull'evoluzione del quadro congiunturale e alla conseguente debolezza dei redditi e delle entrate future delle famiglie».  A Verona il calo della domanda ha colpito meno il comparto dei prestiti finalizzati, ossia i finanziamenti destinati all'acquisto di beni e di servizi da sempre trainata dall'acquisto di auto e moto, rispetto ai prestiti personali. Da gennaio a settembre 2011 infatti i prestiti finalizzati ha fatto segnare un -6.5% mentre la componente della domanda di prestiti personali registra una contrazione più elevata pari a -11,4% in relazione al numero di prestiti richiesti.
REFERE ZA CREDITIZIA. In questo scenario, tra i fattori che hanno contribuito a sostenere l'erogazione del credito al consumo rispetto al calo della domanda - spiegano gli analisti del Crif - «sembra aver giocato un ruolo chiave la buona referenza creditizia di chi ha richiesto il finanziamento. A conferma che la referenza creditizia è stato un motore trainante per l'erogazione del credito e non, come erroneamente alcuni pensano, un fattore di selezione». «Alla luce di queste evidenze appare oltremodo fondamentale che i consumatori abbiano una chiara consapevolezza del ruolo che la propria referenza creditizia e il livello di sostenibilità finanziaria hanno nella valutazione da parte di banche e società finanziarie ai fini dell'erogazione del credito», commenta Beatrice Rubini, direttore personal solution & services di Crif. Proprio per valutare la sostenibilità di un nuovo finanziamento e valutare quindi la personale situazione creditizia, Crif ha messo a punto un servizio «Mettinconto» rivolto ai consumatori, accessibile anche online sul sito www.mistercredit.it. «Mettinconto consente ai consumatori di avere un quadro completo delle proprie finanze e di pianificare con maggiore consapevolezza e serenità decisioni di investimento, consumo e indebitamento», spiega Rubini, «ma anche per rispondere alle esigenze di coloro che hanno richiesto un prestito senza ottenerlo e vogliono capire in che misura la propria situazione creditizia attuale e/o i comportamenti di pagamento passati relativamente ad altri finanziamenti possono influire nella valutazione di affidabilità creditizia da parte degli Istituti bancari e finanziari. Su questo aspetto, infatti, spesso i consumatori», conclude Beatrice Rubini, «hanno molti dubbi, scarsa conoscenza o addirittura informazioni completamente distorte».R.ECO.

Giù la produzione industriale tedesca
Drastico e sorprendente calo: a dicembre è scesa del 2,9%. Le costruzioni maglia nera -6,4%
Drastico e sorprendente calo della produzione industriale tedesca a dicembre. Segna una flessione del 2,9% rispetto a novembre contro stime per un dato invariato. Si tratta della peggiore contrazione da tre anni a questa parte.
Su base annua, l'indice - corretto per effetto di calendario - ha registrato una crescita dello 0,9%.
Ad accusare la contrazione più significativa è stato il settore delle costruzioni (-6,4%), mentre il manifatturiero ha registrato un -2,7%. Nonostante l'indicazione a sorpresa il ministero dell'economia vede nell'andamento di inizio 2012 i «primi segnali» di un superamento della fase di debolezza per il comparto industriale grazie alla stabilizzazione dei nuovi ordinativi e agli indicatori sul clima di business più positivi.Il ministero dell'Economia di Berlino fa sapere che gli indicatori economici disponibili fanno presagire un superamento dell'attuale fase di debolezza grazie a una stabilizzazione degli ordini e a un miglioramento del clima di fiducia.

Crisi: Grecia, oggi la firma del promemoria della troika
Riunione cruciale dei leader dei tre partiti al governo
07 febbraio, 10:44
(ANSAmed) - ATENE, 7 FEB - Sotto la minaccia di un fallimento incontrollato, i leader dei tre partiti greci che sostengono il governo di coalizione guidato da Lucas Papademos - Giorgos Papandreou del Pasok (socialista), Antonis Samaras di Nea Dimocratia (centro destra) e Giorgos Karatzaferis di Laos (estrema destra) - si troveranno ancora una volta insieme oggi pomeriggio alle 16.00, salvo imprevisti, per approvare definitivamente il promemoria della troika (un documento di 16 pagine dattiloscritte) condizione necessaria per sbloccare lo scambio dei titoli di Stato in mano ai privati (Psi) e dare il via libera alla concessione del secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, da 130 miliardi di euro. Il testo finale del promemoria sara' pronto sui tavoli dei tre leader oggi a mezzogiorno. Secondo informazioni giornalistiche, i sacrifici ricadranno ancora una volta sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati. L'accordo raggiunto fra il governo greco e i tre rappresentanti dei creditori internazionali del Paese prevede, secondo le prime indiscrezioni, nuovi tagli agli stipendi e alle pensioni, la chiusura di Enti statali inutili con il conseguente licenziamento dei dipendenti in esubero mentre si parla anche di un certo numero di insegnanti che dall'anno prossimo resteranno senza lavoro.(ANSAmed).

Non è solo colpa della Grecia
Dopo anni di errori da parte di tutti, il livello di sfiducia nei confronti della Grecia è tale che i partner europei continuano a trattarla come un covo di furbi e di fannulloni. Ma questa ipoteca morale impedisce di ragionare sul fatto che le resistenze di Atene sono legittime.
Questo perché le ricette economiche ordinate fin qui dalla troika (Fondo monetario, Bce e Ue) non hanno avuto successo. Sotto la pressione di un rischio di default che contagerebbe l'area euro, i partner europei chiedono ora al Governo tecnico di Lucas Papademos di ridurre i salari minimi del 20% e quelli del settore privato del 15%. Le resistenze dei partiti che sostengono Papademos sono comprensibili: tagliando i redditi nel mezzo di una recessione, l'economia del Paese rischia di andare a picco e di rendere il debito pubblico (160% del Pil) ancor meno sostenibile. Proprio come è successo finora.
Per tutta risposta Merkel e Sarkozy chiedono garanzie per i creditori prima di concedere il nuovo prestito di 130 miliardi, senza il quale a marzo Atene fallirà. Il Governo greco deve vincolare una parte dei fondi ricevuti al rimborso futuro dei creditori e deve destinare le proprie entrate prima di tutto a ripagare il debito, anziché a nuove spese. Merkel e Sarkozy vogliono evitare ricatti e cioè che, ricevuti i soldi, Atene minacci il fallimento come ha fatto in passato, o torni a indebitarsi. Nessuno può avere molta simpatia per i partiti greci. In fondo sono loro ad aver portato il Paese in queste condizioni con pratiche che noi italiani, più di chiunque altro, siamo in condizione di temere.
Ma è giusto chiedersi se le strategie seguite dalla troika dal 2010 a oggi abbiano avuto qualche successo. Nel 2011 il Pil greco è sceso del 6% e la disoccupazione è arrivata al 16,5%. Ma nonostante la deflazione il recupero di competitività è minimo. Non ci sono segnali che gli investimenti stiano tornando e i 110 miliardi stanziati a più stadi dal maggio 2010 non hanno portato molto. Il disavanzo del bilancio 2011 è rimasto al 9% (l'obiettivo era il 7,5%). Non ci sono più margini per aumentare le tasse e le uniche entrate possono venire dalla lotta all'evasione, che richiede cambiamenti profondi nell'amministrazione pubblica, e da privatizzazioni che oggi non sono realistiche. L'idea che tutto si risolva in una logica di emergenza, con quella che gli americani chiamano "brinkmanship", cioè portando la trattativa sull'orlo del baratro, è una violenza sulla razionalità e serve solo a fare le politiche sbagliate o a farle male.
La trattativa per il taglio dei crediti privati, per esempio, sta arrivando al limite. C'è un accordo perché le banche taglino i crediti nei confronti del Governo greco del 70%. Anche se si arrivasse al 99%, le analisi di sostenibilità del debito dimostrano che non basterebbe comunque. Il problema del taglio dei crediti privati è che colpisce le banche greche, ormai le uniche ad avere ancora debito greco nei portafogli. Le banche greche però non hanno abbastanza capitale per sostenere una perdita del 70% del valore dei bond e così i depositanti hanno paura e portano via i loro risparmi. Nel 2011 sono usciti dalla Grecia 32 miliardi di euro, pari al 16% del valore totale dei depositi a fine anno. Inevitabilmente il credito si riduce e l'economia non può crescere.
Tuttavia, se non si rilancia la crescita, il debito greco non sarà mai finanziabile. Il livello di crescita potenziale deve quindi aumentare sul medio termine. Per questo la troika chiede riforme strutturali per l'aumento della produttività a ogni costo. I partiti invece difendono i redditi delle famiglie perché finora le riforme strutturali non hanno dato i risultati sperati, non hanno cioè modificato gli incentivi a investire in Grecia. D'altronde, come potrebbero, in un tale clima di sfiducia?
Colpe della politica greca? Certo, alcune riforme sono rimaste atti legislativi e non sono state mai pienamente messe in atto. Ma anche se per magia il quadro normativo greco diventasse "danese", la Grecia non sarebbe comunque in grado di sostituire il crollo della domanda interna con maggiori esportazioni (pari a solo l'8% del Pil). I prezzi interni scenderebbero e i redditi reali soffrirebbero meno, ma l'economia continuerebbe a calare.
Ci sono stati molti errori nella gestione della crisi greca. I ritardi iniziali e la fretta successiva; l'iniziale negazione del default, salvo poi chiamarlo "ristrutturazione volontaria" dei crediti privati; applicare ricette da economia "aperta", per poi scoprire che le esportazioni non esistevano. Ora le riforme strutturali e le privatizzazioni sono indispensabili ad attrarre investitori stranieri che col tempo creino produzioni di qualche contenuto tecnologico, tali poi da essere esportate. Possiamo far finta che quello greco sia un problema etico, ma la realtà è che la Grecia è un caso straordinariamente difficile di riforme lunghe. Di ciò l'Europa deve farsi carico pazientemente, in particolare se aspira ad assistere i greci in un esercizio di sovranità condivisa e non in uno stile da podestà straniero.
 7 febbraio 2012

Serbia: Italia seconda per export, terza in import
07 febbraio, 13:24
(ANSAmed) - BELGRADO, 7 FEB - L'Italia si conferma tra i principali partner commerciali della Serbia, risultando seconda per l'export e terza per l'import del paese balcanico.
 Stando agli ultimi dati dell'Ufficio nazionale di statistica a Belgrado, nel 2011 il primo partner della Serbia in fatto di esportazioni e' stata la Germania, con beni esportati per un valore di 1,33 miliardi di dollari, seguita da Italia (1,31 miliardi di dollari) e Bosnia-Erzegovina (1,19 miliardi di dollari).
 Per le importazioni operate dalla Serbia lo scorso anno al primo posto figura la Federazione russa con beni per 2,66 miliardi di dollari, seguita da Germania (2,18 miliardi di dollari) e Italia (1,8 miliardi di dollari).
 I paesi della Ue, e' stato rilevato, coprono piu' della meta' dell'intero interscambio commerciale della Serbia, al secondo vi sono i paesi della Cefta (Accordo di libero scambio dell'Europa centrale). (ANSAmed)

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