lunedì 13 febbraio 2012

Il Sisde a Potenza; ed a Matera, niente?

Monti apra inchiesta  su ciò che ha fatto il Sisde a Potenza
Interrogazione a risposta scritta 4-14800
asterisco





«Monti apra inchiesta  su ciò che ha fatto il Sisde a Potenza»
POTENZA - Ieri mattina hanno chiesto al presidente del Consiglio Mario Monti di avviare un’inchiesta parlamentare sull’ufficio Sisde di Potenza e sulle attività del vecchio servizio segreto civile nel caso del delitto di Elisa Claps e nel duplice omicidio dei coniugi Gianfredi. L’interrogazione scritta porta la firma dei parlamentari del Partito radicale Maurizio Turco (primo firmatario), Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci ed Elisabetta Zamparutti.
Maurizio Bolognetti, leader dei radicali lucani, in un comunicato stampa diffuso ieri mattina spiega il perché.
«Servizi segreti ufficiali, ufficiosi e paralleli; segreti di Stato e segreti di pulcinella; un povero corpo inghiottito per 17 anni in un luogo di culto, depistaggi e veleni. Un duplice delitto in cerca d’autore e un prete con la testa dura che non si rassegna. Un giornalista (Fabio Amendolara) che continua a dare dispiaceri “agli amici degli amici” e un giornale che continua a scavare negli angoli bui e nelle zone d’ombra. Amici che non sono amici e inquirenti distratti. Potrebbe essere la trama di un giallo o di una spy story e invece è l’inquietante contesto che emerge dai casi Claps e Gianfredi: il cuore nero della Lucania fenix, dove nulla succede perché nulla può succedere».
Bolognetti lo descrive come «un contesto da “terra dei cachi”, dove si ripete lo stanco copione che vede chi denuncia finire sul banco degli imputati. Una realtà che assurge a emblema di quella “peste italiana” che nega legalità e democrazia, stato di diritto e diritto alla conoscenza».
E spiega: «Con il deputato Maurizio Turco chiediamo al presidente del Consiglio di effettuare un’indagine atta a verificare le attività svolte dal Sisde in Basilicata negli anni ’90. Chiediamo che le informative, quelle del “caso Claps”, vengano messe a disposizione dell’autorità giudiziaria». Cosa che - risulta alla Gazzetta - non è ancora stata fatta. Il Sisde smentì nel 1997 - anno in cui fu pubblicata la notizia sull’esistenza di un dossier degli 007 sul caso Claps - l’attività sulla scomparsa di Elisa. Ma qualche mese fa un ex funzionario del Sisde ha svelato che quel dossier esisteva. La Gazzetta è riuscita anche a contattare le fonti degli agenti segreti che hanno confermato di aver parlato del caso Claps.
«Con i deputati radicali - sostiene Bolognetti - chiediamo al ministro della Giustizia di avviare un’attività ispettiva negli uffici giudiziari di Potenza. Lo chiediamo perché non possiamo tollerare che in questo paese, pluricondannato dall’Europa proprio sul fronte dell’amministrazione della giustizia, si parli di Procure parallele. Lo chiediamo perché non possiamo tollerare che una procura assurga a “porto delle nebbie”, che ci siano corvi e lettere anonime. Lo diciamo forte e chiaro, affinché la voce possa giungere nei palazzi dei segreti di Stato: questa volta niente omissis; vogliamo la verità e la vogliamo tutta. Lo dico forte e chiaro: io sto con Don Marcello e con tutti coloro che non sono disposti ad accettare lo status quo. Io sto con Gildo e la famiglia Claps, con chi non si arrende e continua a fare domande scomode e sgradevoli. Con Pier Paolo Pasolini ripeto “io so”. “Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici”, e chiedo ragione dell’assordate silenzio sulle perquisizioni, del silenzio su una inchiesta giornalistica che dovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno a cuore la parola giustizia».

Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-14800
presentata da MAURIZIO TURCO
martedì 7 febbraio 2012, seduta n.582
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Fabio Amendolara è il corrispondente de La Gazzetta del Mezzogiorno impegnato in una spasmodica indagine alla ricerca della verità sull'omicidio di Elisa Claps, uccisa il 12 settembre del 1993, e dei coniugi Gianfredi, uccisi a Potenza il 29 aprile del 1997, in un agguato che gli investigatori definiscono «di stampo mafioso»;
Fabio Amendolara fu sottoposto a perquisizioni e sequestri di materiale sul caso Claps l'8 gennaio 2011, su disposizione della procura di Salerno e interrogato come «persona informata dei fatti». Il 23 gennaio 2012 è stato trattenuto in questura per sei ore per essere interrogato su una presunta violazione del segreto di Stato mentre perquisizioni sono state effettuate in redazione e nella sua abitazione privata;
nell'articolo con il quale si dava conto del fermo - omicidio Claps Giornalista Gazzetta 6 ore in questura per violazione segreto - la Gazzetta del Mezzogiorno ripubblicava un articolo di Fabio Amendolara uscito il 19 gennaio 2012 - «Un'intercettazione fa "riemergere" il verbale dimenticato» - Che così si concludeva «Ecco cosa ricostruiscono gli investigatori della Squadra mobile: "Marranghino, all'epoca giornalista della Rai di Potenza, nel corso della conversazione, comunica a Cervone che sarebbe stata trasmessa una sua intervista che riguardava proprio la vicenda della scomparsa di Elisa Claps e del processo che vedeva imputati Eris Gega e Restivo per il reato di falsa testimonianza. Rappresentava, inoltre, che nel corso del primo processo, durante una pausa, aveva avuto modo di notare un incontro avvenuto tra Eris Gega e Restivo. Marranghino - si legge nell'informativa della polizia - avrebbe verbalizzato la circostanza davanti agli ufficiali di polizia giudiziaria della polizia di Stato ma il pubblico ministero non avrebbe ammesso la testimonianza al processo. Quanto riferito da Marranghino nel corso delle conversazioni telefoniche in argomento - secondo gli investigatori - trova ampiamente riscontro negli atti di cui questo ufficio è in possesso, acquisiti nell'ambito delle indagini riguardanti la scomparsa della giovane Elisa Claps». Toccherà agli investigatori di Salerno accertare in quale ingranaggio della macchina giudiziaria si è inceppata anche quella testimonianza;
il 4 febbraio 2012, Fabio Amendolara ha intervistato don Marcello Cozzi, leader dell'associazione antimafia «Libera», «Coperture di Stato per gli omicidi Claps e Gianfredi». Don Marcello rispondendo si chiede «Ad esempio: perché è stata bruciata l'informativa del Sisde del 1997 sul caso Claps? E chi ha fatto, in quello stesso anno, la telefonata in Questura per dire che l'omicidio Gianfredi era stato uno sbaglio (una persona dall'accento calabrese chiamò al centralino della Questura e disse che l'intento era quello di uccidere un pentito siciliano che si pensava fosse nascosto a Potenza, ndr)? Erano entrambi depistaggi?». Per poi aggiungere «(...) abbiamo notato che ogni qual volta i due casi vengono accostati c'è più di una persona che perde le staffe. C'è chi si arrabbia, tanto da avere manifestazioni strane e scomposte. E questo insospettirebbe chiunque. Ritengo, inoltre, che i due casi vadano inseriti in un contesto più ampio». E don Marcello continua «È da tempo che in Basilicata pezzi dello Stato finiscono in inchieste su sospetti tentativi di condizionare l'attività giudiziaria. Cosa è accaduto in quegli anni nei palazzi di giustizia?»; Fabio Amendolara quindi gli chiede «A proposito di queste inchieste. È di qualche giorno fa la notizia di una strana indagine condotta dalla Procura di Potenza di cui si è occupato il procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli nell'inchiesta bis sulle toghe lucane. Lei è parte offesa». E Don Marcello risponde «Mi pare di capire, dagli articoli di giornale, che ci sia stato un tentativo di fermare me e la fondazione antiusura con metodi per nulla ordinari. Mi chiedo perché il pubblico ministero Claudia De Luca s'incontrasse con un ex agente del Sisde e con carabinieri e agenti della Guardia di finanza a San Nicola di Pietragalla. C'era un ufficio distaccato della Procura? O una Procura parallela?». Fabio Amendolara prova a incalzarlo, «Ora ci diranno che era solo un incontro casuale». E don Marcello non si sottrae «Con tanto di relazione di servizio? E con la successiva convocazione di una vittima di usura che da noi è stata aiutata, ma che ha ottenuto il finanziamento solo dal ministero. Cosa avrebbero voluto che dicesse?».
sempre il 4 febbraio 2012, Fabio Amendolara firma un altro pezzo - Le attività degli agenti del Sisde nel caso dell'omicidio di Elisa - nel quale da notizia di una affermazione di Gildo Claps, fratello di Elisa, «C'era un agente segreto che mi pedinava». Quell'agente segreto, Nicheo Cervone, ha sostenuto in un'intervista pubblicata dalla Gazzetta qualche mese fa di essersi avvicinato a Gildo «solo per amicizia». L'articolo prosegue dando atto che «Una fonte interna al vecchio servizio segreto civile ha confermato che non era lui l'agente autorizzato a raccogliere informazioni sul caso Claps». E poi Amendolara scrive «Nel 1997 dall'ufficio di Potenza del Sisde partì un'informativa che ricostruiva con precisione quello che era accaduto nell'omicidio e faceva riferimento al coinvolgimento - non diretto - di un sacerdote, (...) Ma quella nota investigativa si inceppò da qualche parte nella macchina burocratica del Sisde e non arrivò mai agli investigatori. La Procura di Salerno sta ora - grazie anche al contributo informativo offerto dall'inchiesta giornalistica della Gazzetta - cercando di ricostruire con precisione cosa accadde nel 1997. L'ipotesi è che ci fu un coinvolgimento ufficiale di alcuni agenti del Sisde, che erano autorizzati a indagare dal capocentro dell'epoca, e un coinvolgimento di altri agenti che, non si sa a che titolo, si sono interessati a questioni legate al caso Claps. La stessa cosa potrebbe essere accaduta con le loro fonti. Alcune parlavano anche con un capitano dei carabinieri, senza alcuna delega della Procura. È avvenuto tutto in modo trasparente? È quello che stanno cercando di chiarire gli investigatori» -:
se il Presidente del Consiglio intenda effettuare una indagine atta a verificare le attività del Sisde negli anni novanta, in Basilicata e a trasferire all'autorità giudiziaria che segue i casi Claps e Gianfredi tutta la documentazione utile;
se il Ministro della giustizia intenda avviare attività ispettive negli uffici giudiziari di Potenza. (4-14800)

asterisco
Noi mezzi lucani, cosi’ come quelli interi, siamo l’incarnazione storica e non metaforica dei cornuti e mazziati. Eppure, i lucani per intero danno la netta impressione di non esserne affatto coscienti, il che non e’ un passo in avanti.
Dunque, vediamo un po’: i cornuti e mazziati sono quotidianamente depredati di decine e decine di milioni di euro – alla fine dell’anno fanno qualche decina di miliardi - che si volatilizzano sotto forma di greggio; se non fosse per l’utilizzo parossistico del televisore e delle automobili “messe a folle” in discesa, per la statistica i lucani sarebbero inquilini del terzo mondo, ed alcuni comuni del quarto a pieno titolo. Le donne lucane mettono al mondo emigrati doc da circa 150anni, in alcuni comuni non si sa’ cos’e’ l’erogazione continua dell’acqua d’uso domestico. Gli ospedali e le scuole sono stipendifici e produttori d’economia parallela sommersa; i servizi sociali lucani sono spesso fantasmi del concetto espresso, e se compaiono alcune tabelle lungo le strade, sono di enti ed associazioni che in realta’ elargiscono piccoli stipendi, spesso precari, e sotto la scure elettorale, a casi pietosi, di sergenti collettori di piccoli pacchetti elettorali. La – si dice per dire – classe dirigente politica, e’ inascoltabile per sintassi e vocabolario, ed inguardabile per flaccidita’ ed accidia. I giovani sono spesso uguali ai vecchi, ma i vecchi non sono pingui. I buoni tornano raramente, intanto il grano cresce, le masserie son sempre quelle, e le farmacie prosperano sui farmaci che allungano la vita delle pensioni. Gli imprenditori – si dice sempre per dire, mica sul serio – sono spesso figli dei sergenti elettorali, oppure ex sindacalisti analfabeti, oppure amministratori locali con l’accesso alle carte europee, che non sanno leggere. In Basilicata il termine magico e’ contributo. Il mare e’ lontano, nella Regione che si affaccia su due, senza uno straccio di porto; in compenso si mangia bene, e tanto. I lucani sono obesi, quasi tutti. Hanno il vuoto nel cervello, quasi tutti; i lucani hanno perso tutte le guerre, anche quelle che gli italiani hanno vinto; anche quella del grano: come il greggio evapora verso altri luoghi, dove viene trasformato in cento alimenti diversi. Il petrolio no, in circa duemila prodotti.
Eppure – in qualche modo – i lucani cercano, e credono di trovare, il modo per posizionarsi al centro dell’attenzione, nientepopo’dimenoche’ di quella nazionale. O per meglio dire, di un’attenzione immaginata, provocata prodotta e realizzata nei loro crani, ed in nessun’altra parte del globo. Insomma l’eterno ritorno di un vecchissimo sogno, mai realizzato nella realta’ delle cose italiane.
Un caso relativo, e paradigmatico. Sulla triste e macabra fine di un’adolescente hanno riempito tonnellate di carta, arrivando al culmine dello scopo che la stampa locale, e quattro coglioni dediti a quella che solo loro definiscono politica, avevano coltivato nel grembo dell’occipite frontale: a Potenza c’e’ stata e c’e’ una cospirazione degli alti livelli istiuzionali e para-similari, forse anche para-pistoleri, e forse anche qualche altra struttura deviata para-indicibile, i quali si son schiaffati dentro la tragedia di un’innocente ragazzina, per Superiori Interessi forse Para-Normali. Un teoremuccio da due soldini al surrogato di cioccolata, messo su carta, pur di dimostrare al mondo italiano che loro – i lucani – esistono, e che anche in Basilicata accadono cose brutte, come nelle altre contrade di questo piccolo mondo italiano, insomma che i lucani sono uguali al resto dell’Italia, ed il resto del mondo italiano dovrebbe porre attenzione mediatica a quello che lievita – o si fa lievitare – in Basilicata. Che diamine, perche’ le barbe finte si sono mischiate in una faccenda cosi’ turpe e deviata? Semplice, perche i servizi sono - per definizione massmediologica - deviati. E quindi deviano dalla superstrada Basentana ed entrano a Potenza. Dunque bisogna mobilitarsi, scrivere fare petizioni in alto loco, perche’ quelli locali sono – per definzione – insulsi. Ed e’ vero. Quindi e’ meglio appellarsi alle Alte Sfere, affinche’ si degnino si volgere lo Sguardo Giustiziere sulla pietosa Basilicata.
Purtroppo si, i lucani sono uguali al resto del mondo italiano, meno che in coglionaggine: in quella sono insuperabili.
grecanico

P.S. C’e’ la teorizzazione alternativa di un conoscente: l’ambaradan mediatico locale e’ utile per il Processo di Beatificazione. Ma serve almeno un miracolo. Attendiamo.

Nessun commento: