lunedì 20 febbraio 2012

News/pm.19.2.12/ Giovani inoccupati o disoccupati, emigrati dal Sud ed immigrati schiavizzati: lo storico schema del tritacarne Belpaese padanino.---Il Pil dei Paesi economicamente più avanzati cresce solo dello 0,1% nel quarto trimestre del 2011 dal +0,6% della terza frazione dell'anno, mentre in Italia il Pil arretra dello 0,7%, a fronte del -0,2% del terzo trimestre.

L’occupazione straniera resiste alla crisi nella piccola impresa
In frenata l'economia dei Paesi Ocse: in Italia il calo più netto
Crisi: Francia accelera vendita patrimonio immobiliare
Veneto, padania. Auto blu, il record del Veneto



L’occupazione straniera resiste alla crisi nella piccola impresa
Aumentano i lavoratori stranieri (+0,8%) nonostante il calo complessivo dell’occupazione (-1,3%). Maggiori possibilità di impiego nelle imprese del Centro Italia e nel settore dei servizi alle persone
Comunicato del 20/02/2012
L’occupazione straniera nelle piccole imprese italiane fa registrare nel 2° semestre 2011 un aumento del +0,8% rispetto al semestre precedente. Positivo l’andamento in tutti i settori, fatta eccezione per l’edilizia che fa registrare un calo del -0,6%. Per la prima metà dell’anno si prevede una crescita ulteriore del +2,0%, principalmente nel settore dei servizi alle persone (+5,2%). Un mercato del lavoro, quello straniero, composto principalmente da lavoratori provenienti dall’Est Europa (primo paese di provenienza la Romania, secondo l’Albania), impiegati come operai generici e reclutati dalle imprese per supplire alla mancanza di manodopera locale. Questi i principali risultati di un’indagine condotta dalla Fondazione Leone Moressa su un panel di 800 imprese italiane con meno di 20 addetti, che analizza le caratteristiche del mercato del lavoro straniero, evidenziandone le trasformazioni congiunturali in corso.
Andamento occupazionale degli stranieri nelle piccole imprese italiane. 
Le variazioni percentuali dell’occupazione straniera nella seconda parte del 2011 mostrano una ripresa nell’ordine del +0,8%, a fronte di un calo complessivo del numero di lavoratori in queste aziende del -1,3%. Si osserva un aumento maggiore degli addetti stranieri sia nelle aree del Centro (+2,6%) che del Nord (+0,5%), mentre al Sud la situazione rimane invariata. In merito alla prima parte del 2012 si prevede un ulteriore incremento del numero di occupati immigrati sull’ordine del +2,0%, in particolare per le imprese del Centro (+3,1%) e del Sud Italia (+2,5%). Nel Nord Italia si prevede una crescita più contenuta, del +1,4%. I servizi alle persone e alle imprese sono i settori che hanno evidenziato nella seconda parte del 2011 un progresso migliore in termini occupazionali rispetto alla manifattura e soprattutto rispetto all’edilizia, unico settore in cui sono diminuiti i lavoratori stranieri: infatti se nei primi tre comparti la crescita è stata, rispettivamente, del +2,7%, del +1,8% e del +0,7%, per l’edilizia si tratta di un calo dello -0,6%, Per la prima parte del 2012 si stima un andamento crescente comune a tutti i settori. L’aumento maggiore riguarderà i servizi alle persone (+5,2%) e la manifattura (+2,4%), più contenuta invece quella degli altri comparti.
Struttura occupazionale. 
In termini di numerosità, su 10 stranieri occupati nella piccola impresa italiana, 4 lavorano nel settore della manifattura e 3 nell’edilizia. Nel settore dei servizi alle imprese è impiegato il 15,8% del totale dei lavoratori stranieri, e in quello dei servizi alle persone il 14,6%. Su 100 imprese di piccola dimensione, quasi 20 contano tra i loro addetti lavoratori immigrati: in questo senso, nell’edilizia e nella manifattura si registrano rispettivamente il 27,0% e il 22,4% delle imprese che danno lavoro ad almeno un lavoratore straniero. Infine, si calcola che su 100 lavoratori occupati nelle piccole imprese italiane che annoverano personale immigrato, il 24,3% è straniero. Se nella manifattura, i lavoratori stranieri pesano per il 22,7% del totale, nell’edilizia si arriva addirittura al 26,5%. La presenza femminile straniera è più marcata nel comparto del terziario, in particolare nei servizi alle persone e alle imprese, settori in cui rispettivamente il 29,1% e il 14,3% del totale degli addetti sono lavoratrici straniere. Sul totale delle donne immigrate quasi il 44% lavora nei servizi alle persone e il 33,3% in quelli alle imprese.
Le tipologie contrattuali.
Per quanto riguarda i contratti di lavoro in essere, la gran parte degli stranieri (76,8%) è inquadrata con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Più limitato è l’impiego di contratti a termine, come l’apprendistato (10,4%), il tempo determinato (6,2%), il lavoro interinale (4,2%) e la collaborazione a progetto (2,4%). Per le future assunzioni però, gli imprenditori preferiranno inquadrare i nuovi assunti stranieri con forme contrattuali a termine rispetto al cosiddetto posto fisso: il 20,7% di essi ricorrerà al tempo determinato e il 34,5% ad altri contratti di lavoro a termine, mentre il restante 44,8% lo farà con la formula del tempo indeterminato.
Identikit dei lavoratori stranieri.
Provenienza.
I lavoratori stranieri attualmente occupati nelle piccole imprese provengono principalmente da paesi europei non comunitari (34,6%), come Albania (15,7%) e Moldavia (4,0%), e da paesi africani (30,1%), specie dalla Marocco (12,1%). Un altro 20,7% dei lavoratori stranieri proviene invece da paesi dell’Unione Europea, quasi esclusivamente dalla Romania (19,0%). Seguono gli asiatici, in particolare dall’India (4,6%) e gli americani.
Qualifica ed esperienza richiesta.
Gli stranieri occupati nelle piccole imprese ricoprono nella maggior parte dei casi posizioni da operaio generico (60,6%), nel 37,0% posizioni da operaio specializzato, mentre in appena Il 2,4% posizioni da impiegato. A questi lavoratori, non viene richiesta un’esperienza lavorativa particolare: il 53,5% degli imprenditori intervistati ricerca lavoratori stranieri con esperienza lavorativa generica e il 10,4%, nessuna esperienza lavorativa particolare. Solo il 36,1% di essi richiede ai lavoratori stranieri esperienza nel settore d’impiego.
Incontro domanda e offerta di lavoro. 
Imprenditori e lavoratori stranieri instaurano il rapporto di lavoro principalmente in seguito ad un contatto diretto (50,7%). La segnalazione di persone terze (23,3%) e l’intermediazione di agenzie per l’impiego e del volontariato (23,3%) sono percorsi anch’essi praticati, ma un po’ meno frequentemente. La maggior parte degli imprenditori (41,7%) assume stranieri per la difficoltà di trovare manodopera locale da impiegare nella propria impresa; il 21,1% perché accettano mansioni meno qualificate e più pesanti, il 13,7% perché accettano di lavorare al di fuori del consueto orario di lavoro e il 6,2% perché sono disposti a lavorare per buste paga più snelle rispetto a quelle dei colleghi italiani. L’11,3% infine, si rivolge a lavoratori immigrati perché li considera più seri ed affidabili. Per le mansioni che svolgono, quasi la metà degli imprenditori richiede ai lavoratori stranieri una conoscenza approfondita della lingua italiana (48,9%), il 48,6% si accontenta di un livello di conoscenza minimo, mentre appena il 2,5% è indifferente al fatto che i lavoratori la conoscano. Il 52,2% dei piccoli imprenditori versa gli stipendi dei lavoratori stranieri su conto corrente, il 34,4% salda i crediti tramite assegno mentre il 13,4% dei pagamenti avviene in contanti.

In frenata l'economia dei Paesi Ocse: in Italia il calo più netto
Frena vistosamente l'economia reale nei Paesi dell'area Ocse, attestandosi, nel 2011, a +1,8% dal +3,1% del 2010. Il Pil dei Paesi economicamente più avanzati cresce solo dello 0,1% nel quarto trimestre del 2011 dal +0,6% della terza frazione dell'anno, mentre in Italia il Pil arretra dello 0,7%, a fronte del -0,2% del terzo trimestre. Il nostro Paese è entrato dunque ufficialmente in recessione tecnica, con il dato più basso tra quelli dei sette Paesi più avanzati.
Il rallentamento della crescita economica nei paesi Ocse è molto differenziato. Nell'Eurozona la crescita si contrae dello 0,3% nel quarto trimestre, contro il +0,1% del terzo trimestre, mentre negli Stati Uniti si registra un'avanzata dello 0,7%, che fa seguito al +0,5% del terzo trimestre. Il Pil del Giappone si contrae dello 0,6%, dopo il +1,7% del terzo trimestre. In Europa il risultato peggiore, dietro a quello dell'Italia, è il -0,2% di Germania e Gran Bretagna, che fa seguito a un +0,6% nel terzo trimestre per entrambi i Paesi. La Francia registra un +0,2%, contro il +0,3% del terzo trimestre.
 20 febbraio 2012

Crisi: Francia accelera vendita patrimonio immobiliare
Stampa; castelli ma anche prigioni, obiettivo risanare finanze
20 febbraio, 12:48
(ANSAmed) - PARIGI, 20 FEB - Castelli, edifici, ma anche prigioni e caserme nel cuore di Parigi. Lo Stato francese accelera la cessione di beni immobiliari, con lo scopo di raccogliere 2,2 milioni di euro in tre anni. In totale, 1.872 beni immobiliari di proprietà dello Stato - in Francia e nel mondo - verranno messi in vendita entro il 2014. Obiettivo? - si legge sul quotidiano Le Parisien - risanare le finanze pubbliche, in un contesto in cui la Francia e l'Europa sono scosse dalla crisi del debito.(ANSAmed

Veneto, padania. Auto blu, il record del Veneto
A Bassano il giallo della Ferrari
Il censimento on line dal ministero della Pubblica amministrazione, dice che la giunta veneta è quella con più vetture di tutta Italia (ne ha il triplo della Sicilia)
VENEZIA —Il Ministero della Pubblica amministrazione per la prima volta mette on-line l’elenco di tutte le autovetture a disposizione degli enti pubblici — da quelle di rappresentanza o di grossa cilindrata, le vere e proprie «auto blu», a quelle di servizio, le cosiddette «auto grigie» — ed ecco che spunta il dato che non ti aspetti. Tra le giunte regionali del Paese, quella con più macchine «intestate» è proprio quella del Veneto. Il censimento, voluto dall’ex ministro Renato Brunetta (e portato a termine dal suo successore, Filippo Patroni Griffi), parla chiaro: Palazzo Balbi possiede in tutto 307 autovetture, di cui 28 con servizio autista. Una cifra che fa impallidire quella degli altri esecutivi regionali. Per capire: la giunta della Campania, seconda in questa particolare classifica, ha «solo» 173 macchine (20 con autista); il Piemonte 158 (11 con autista); l’Emilia 127 (6 con autista); la Sicilia 117 (ma tutte con autista, alla faccia degli sprechi). Delle 307 auto «in forza» alla giunta veneta (300 di proprietà, sette a nolo), ben 126 sono di cilindrata superiore a 1600 cc, misura che le fa inserire di diritto nella categoria «auto blu». Di queste, inoltre, 116 sono addirittura di cilindrata superiore a 1900 cc.
Insomma, dei «macchinoni» (si contano 8 Audi, 1 Mercedes, 44 Rover, 6 Lancia). Ma come si spiega una simile sproporzione? Per Marino Zorzato, vicepresidente della giunta regionale «si tratta solo di una questione tecnica». «Le altre giunte regionali evidentemente hanno intestato le loro auto ad altri enti - spiega -. Le vere auto di rappresentanza di Palazzo Balbi sono sette, cioè quelle a noleggio. Le altre sono macchine di servizio: trentaquattro a disposizione dei nostri 3 mila dipendenti, oltre 200 ad uso di forestali, tecnici del genio civile, etc». La giunta del Veneto, tuttavia, è segnalata nel censimento anche per avere acquistato due auto di grossa cilindrata (oltre i 1900 cc) dopo l’1 ottobre 2011, data dalla quale è imposto alle amministrazioni pubbliche il limite di 1600 cc per ogni autovettura. Per questo motivo, come segnala il ministero, la giunta veneta sarà soggetta ad uno «specifico accertamento» del Dipartimento per la Funzione Pubblica. Assieme a Palazzo Balbi saranno sottoposti ad accertamento anche altri sette enti del Veneto, che hanno fatto acquisti oltre il limite di legge. Sono l’Asl 4 di Arzignano (Vi), i comuni di Valli del Pasubio (Vi), Bardolino (Vr), Ponte nelle Alpi (Bl), Santa Maria di Sala (Ve), e quindi «Veneto Lavoro», l’ente regionale che si occupa dei problemi dell’occupazione.
Il censimento, comunque, propone una fotografia completa della realtà delle auto «pubbliche» che circolano in Veneto. In tutto si parla di 379 «auto blu» e di 4525 «auto grigie». Cifre che pongono la regione, nel suo complesso, al quinto posto nazionale. Interessante è l’elenco delle auto a disposizione delle amministrazioni provinciali (enti destinati ad essere ridimensionati, e tuttavia ricchi di un notevole parco veicoli); mentre tra le pieghe delle documentazioni, si trovano anche alcune storie particolari. La più curiosa viene da Bassano del Grappa, dove tra le auto in possesso dell’amministrazione comunale, è censita anche una Ferrari. «E’ un errore - fa sapere il sindaco del comune vicentino Stefano Cimatti -, una macchina del genere non l’abbiamo mai avuta. In ogni caso faremo tutti i controlli, perchè qualcosa non torna. Per me comunque è una beffa: sono sempre un grande appassionato di Porsche, ne ho avute 14». Infine va considerata anche la comparazione tra le macchine «in forza» alle Università. Risulta che l’Ateneo di Verona abbia il triplo delle «auto blu» di quello di Padova (sei a due); mentre Ca’ Foscari di Venezia ha due auto con cilindrata superiore ai 1900 cc.
Giovanni Viafora

Nessun commento: