sabato 25 febbraio 2012

News/pm.25.2.12/ Marina Pupella: La Regione siciliana si dice pronta a fare la sua parte per accelerare la spesa dei fondi comunitari, a patto che anche lo Stato si assumi le sue responsabilità, intervenendo direttamente sugli enti direttamente controllati come Rfi, Anas e Autorità portuali a cui spetta la fetta più grossa, oltre il 70 per cento, delle risorse comunitarie destinate alle infrastrutture.---In Italia cresce l’allarme disoccupazione (8,9% a dicembre 2011), con 2,243 milioni di senza lavoro. Ma le cifre reali ballano attorno al fiume magmatico dei senza impiego. Che oggi tracima per le sfuggenti figure dell’inoccupato, e ancor di più dell’inattivo, dello scoraggiato e del neet, (acronimo di Not in education, employment or training), quelli che non lavorano e non studiano. E non si capisce in realtà cosa facciano, ma ogni ipotesi è poco incoraggiante.

Sicilia. “Fondi Ue, 70% gestito da Stato”
Corte dei Conti: "In Sicilia consulenze troppo facili"
Boom di inattivi e scoraggiati



Sicilia. “Fondi Ue, 70% gestito da Stato”
di Marina Pupella
Polemiche sulle somme europee per investimenti, l’assessore regionale alle Infrastrutture mette ordine. Russo: massima collaborazione, ma il Governo intervenga su Anas, Rfi e porti
PALERMO -  La Regione siciliana si dice pronta a fare la sua parte per accelerare la spesa dei fondi comunitari, a patto che anche lo Stato si assumi le sue responsabilità, intervenendo direttamente sugli enti direttamente controllati come Rfi, Anas e Autorità portuali a cui spetta la fetta più grossa, oltre il 70 per cento, delle risorse comunitarie destinate alle infrastrutture. Un discorso chiaro e senza giri di parole quello fatto ieri da Pier Carmelo Russo, assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità, ieri in conferenza stampa ai giornalisti che gli chiedevano se rispedisce al mittente, cioè il Governo nazionale, le accuse di non riuscire a spendere i fondi europei. L’assessore ha usato però toni accomodanti, volendo evitare di gettare benzina su un fuoco che è divampato già da tempo.
 “Il nostro intento è quello di avviare una collaborazione col Governo centrale che si basi sui dati, che ad oggi attestano che a fronte di una dotazione finanziaria del Po Fesr 2007/2013 di oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro, solo 133. 071.464, corrispondenti all’8,79 per cento del totale, sono nell’esclusiva disponibilità della Regione siciliana. Dunque bisogna intervenire in modo incisivo per eliminare questi ritardi. La Sicilia è la prima vittima di questi e quindi richiede l’intervento del governo nazionale sulle proprie società”.
 Ad oggi, di questo bel gruzzolo di soldi che porterebbe ossigeno alle imprese e di conseguenza incrementare l’occupazione, sono state impegnate circa il 62 per cento delle risorse, pari a 963 milioni 906 mila euro, mentre quelle effettivamente erogate corrispondo al 21,89 per cento, per un ammontare di 340.089.463. Per quanto riguarda le somme erogate, la percentuale di quelle gestite direttamente dalla Regione è pari al 27, 41%,  mentre si attesta al 21,89% la spesa dei fondi non gestiti dall’amministrazione regionale.
 “A questo punto - prosegue Russo - ben venga da Roma un intervento commissariale per rendere più celere la spesa, visto che per la maggior parte dei casi si tratta proprio di costringere a spendere enti controllati dallo Stato”.
 Nel corso della conferenza, cui a ha preso parte anche il dirigente generale Vincenzo Falgares, si è appreso che per il completamento dell’autostrada Siracusa- Gela (per il quale la copertura finanziaria è di oltre 368 milioni di euro) l’assessorato ha già provveduto a notificare all’Unione europea la scheda definitiva della linea “Grandi progetti”.
 “Il livello di progettazione è ormai in fase avanzata - ha spiegato Falgares - e questo è una garanzia che l’opera si farà. Aspettiamo ora fiduciosi il via libera da parte della Commissione europea, al quale farà seguito il progetto esecutivo”.
 Poi, tornando al tema sui commissariamenti, Russo ha aggiunto: “Non sempre la scelta di puntare su un commissario si rivela la soluzione migliore, come dimostra il caso del passante ferroviario di Palermo, il cui bando è stato gestito dal 2009 da un rappresentante del governo centrale (Giorgio Grossi, ndr). Su quei lavori esiste, però, il fondato sospetto di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata e ciò potrebbe mettere a rischio la certificazione di oltre 280 milioni di euro, che rappresentano circa il 20% delle risorse complessivamente a disposizione della Regione. In tal caso, il danno che ne deriverebbe è facilmente comprensibile anche se va sottolineato il grande lavoro svolto dalla Prefettura, insieme a Regione e società incaricata dell’appalto, per scongiurare una tale ipotesi: chi finora è stato completamente assente è proprio il commissario, che abbiamo invano invitato per ben due volte per assumere i necessari correttivi”.
Articolo pubblicato il 25 febbraio 2012

Corte dei Conti: "In Sicilia consulenze troppo facili"
Il presidente Luciano Pagliaro punta il dito contro una pratica definita "dannosa e diffusa" nella pubblica ammnistrazione. Preoccupazione anche per la situazione attuali degli enti e dei comuni
Sul fenomeno delle "esternalizzazioni" Carlino ha ricordato che sono stati promossi vari filoni di indagine per illeciti nell'ambito di società partecipate e di associazioni gestite con denaro pubblico e per la realizzazione di obiettivi di interesse pubblico.
PALERMO. Le consulenze facili sono la pratica più dannosa, e purtroppo più diffusa, nella gestione della pubblica amministrazione in Sicilia. È descritto come un male endemico nella relazione di apertura dell'anno giudiziario dal presidente della Corte dei conti in Sicilia, Luciano Pagliaro. Il caso estremo sarebbe quello dell'ente Fiera del Mediterraneo di Palermo.  La relazione segnala anche una forte incidenza di casi di corruzione e di malasanità e un uso distorto dei contributi comunitari. Ma mette in rilievo anche la responsabilità dei dirigenti dei servizi finanziari degli enti locali - Comuni e Province - per operazioni azzardate oppure per la «sovrastima» di entrate. Si tratta di pratiche che mettono in crisi i bilanci degli enti perchè danno via libera a un eccessivo indebitamento. Questo è accaduto, per esempio, al Comune di Catania tra il 2003 e il 2004. Il dirigente responsabile che aveva preparato un bilancio preventivo fondato su false previsioni di entrata è stato condannato per danno erariale.   Di abusi nell'affidamento di numerose consulenze ha parlato anche il procuratore regionale Guido Carlino. Molte consulenze, ha osservato, sono state «conferite in carenza di adeguati requisiti professionali in capo ai nominati e senza previa verifica dell'esistenza di professionalita» interne".
"SITUAZIONE DEI COMUNI DISASTROSA" - La situazione finanziaria degli enti locali in Sicilia è «disastrosa». L'allarme è stato lanciato dal procuratore regionale della Corte dei conti, Guido Carlino, nella relazione di apertura dell'anno giudiziario.  Carlino ha parlato di sprechi, inefficienze e diseconomicità dell'azione amministrativa, «con l'aggravante, in molte ipotesi, dell'esistenza di condotte finalizzate al conseguimento di personale vantaggio dall'esercizio delle funzioni istituzionali, con pregiudizio per l'erario pubblico, anche in termini di lesione dell'immagine della pubblica amministrazione». Ma la condizione più preoccupante è quella degli enti locali. Ci sono spese costituenti danno erariale «in quanto non necessarie per il soddisfacimento degli interessi della comunità amministrata, prive di adeguata copertura finanziaria, e contrarie ai principi di sana gestione finanziaria». 
Carlino riconduce tutto questo a quella che definisce una «estensione del fenomeno patologico dei debiti fuori bilancio, indice di incapacità gestionale e spesso anche fonte di danno erariale».  Il procuratore regionale ha pure richiamato ipotesi di ricorso a illegittime operazioni di finanza straordinaria o a strumenti finanziari derivati di dubbia convenienza. E ha rilevato come numerosi siano stati i danni riscontrati per effetto di ritardi nella definizione di procedimenti
amministrativi. Quindi ha espresso particolare preoccupazione per i danni derivanti da perdita di finanziamenti di derivazione comunitaria. È un tema che in questi giorni è stato al centro dell'agenda politica regionale.

Boom di inattivi e scoraggiati
 Venerdì 24 Febbraio 2012 00:00  redazione
Disoccupazione all’8,9% ma le cifre escludono l’esercito neet-inoccupati
In Italia cresce l’allarme disoccupazione (8,9% a dicembre 2011), con 2,243 milioni di senza lavoro. Ma le cifre reali ballano attorno al fiume magmatico dei senza impiego. Che oggi tracima per le sfuggenti figure dell’inoccupato, e ancor di più dell’inattivo, dello scoraggiato e del neet, (acronimo di Not in education, employment or training), quelli che non lavorano e non studiano. E non si capisce in realtà cosa facciano, ma ogni ipotesi è poco incoraggiante.
Anche perché se il neet è soggetto sociale dai contorni sfumati, il suo identikit è piuttosto netto: tra i giovani (15-24 anni), il tasso di non occupati è pari al 31,0%.
Vale a dire uno su tre, che si “arrangia”, nella meno drammatica delle subordinate lavora in nero. Oppure proprio non sa cosa fare della propria vita. Un trauma generazionale che colpisce l’Italia più di tutti. L’Eurostat ci colloca al primo posto dell’ingloriosa classifica con circa 2,7 milioni di inoccupati (persone che non hanno non hanno mai svolto attività lavorative) ed il 30% di disoccupazione giovanile. L’Istat invece parla di “forze di lavoro potenziali”, riferendosi a quelli che vorrebbero lavorare, ma non cercano più un’occupazione: superano i 5 milioni, molti di più dei disoccupati ufficiali. Tra questi “inattivi”, annaspa la classe degli scoraggiati (il 42,5%): coloro che non cercano più lavoro perché «convinti di non poter trovare un impiego perché troppo giovani o troppo vecchi, di non avere le professionalità richieste o più semplicemente perché ritengono non esistano occasioni di impiego nel mercato del lavoro locale». Lo scoraggiato ha un profilo chiaro: : è una donna meridionale, e negli studi non è andata oltre la licenza media. Lo Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ha lanciato l’allarme: oltre mezzo milione di donne al Sud sfugge alle statistiche della disoccupazione ufficiale, così da portare il tasso di disoccupazione corretto nel 2010 al 30,6%. A queste vanno aggiunte 575 mila “scoraggiate”, disponibili a lavorare ma non in cerca di lavoro. Mentre le poche assunte regolarmente (tra le giovani meno di una su quattro) hanno uno stipendio inferiore di oltre il 30% rispetto a un uomo del Centro-Nord. Anche tra i giovani aumentano gli scoraggiati. E su inattivi e inoccupati, la crisi ha avuto un impatto forte. Dalle indagini dalla Banca d’Italia e dal ministero del lavoro è emerso che nel triennio 2005-2008 i Neet tra 15 e 29 anni erano poco meno di 2 milioni, pari al 20% della popolazione nella stessa fascia d’età; nel 2010 erano 2,3 milioni, circa il 23,4%. L’aumento è stato più marcato nelle regioni del Nord e del Centro, meno nel Sud. Dove però l’incidenza di giovani Neet era prossima al 30% già prima della crisi. I differenziali di genere sono presenti anche nelle percentuali degli inattivi in Italia; mentre le donne si attestano intorno al 26%, gli uomini raggiungono il 20% delle unità comprese nella fascia d’età 15- 29 anni. La condizione di Neet è solo in parte collegata al fenomeno della disoccupazione. Nel 2008 il 30,8% dei Neet cercava un’occupazione (il 25,3% tra le donne); tale quota ha raggiunto il 33,8% nel 2010. Nel Nordovest e al Centro quasi il 40% dei giovani che non studiano e non lavorano era alla ricerca di un’occupazione, il 38% nel Nordest. Nel Mezzogiorno, dove la partecipazione al mercato del lavoro è inferiore per tutte le fasce d’età, la quota non raggiungeva nemmeno il 30%. E manco a dirlo, l’Italia primeggia in Europa anche nel settore neet. Ma la piaga preoccupa le istituzioni comunitarie da qualche tempo in qua, anche per le sue dimensioni. La Commissione Ue, nell'Aprile 2009, comunica che un terzo dei giovani in età compresa fra i 15 ed i 24 anni sono autoesclusi. Il tasso di disoccupazione giovanile di tale gruppo d'età considerati economicamente attivi era del 15,4% nel 2008, circa 3 volte maggiore della fascia più anziana economicamente attiva. Il 26 % dei disoccupati in età compresa fra i 15 ed i 24 ed il 35% fra 25 e 29 sono disoccupati da più di un anno. La fine della scuola dell'obbligo è un’epoca critica. «Essere neets tra i 16 ed I 18 anni è un preavviso di disoccupazione, basso reddito, maternità adolescente, depressione e salute cagionevole» sostiene il dipartimento britannico per infanzia, scuola e famiglia. Una delle maggiori conseguenze: sfiducia nell'apprendimento e nell'insegnamento. Svogliati ed immotivati a partecipare a momenti educativi o formativi o attività sociali. Il rapporto del regno Unito del 2008 svela che un quarto dei neets afferma che la vita è senza uno scopo. mentre il 41% ritiene di essere meno felice ora che da bambini.

Nessun commento: