lunedì 26 marzo 2012

am:26.3.12/ Oltrepadania austroungarica, ovvero della buona vita a sbafo. A costi tuoi, terun’.

Udin, oltrepadania. In Regione consulenze per 3,3 milioni
Trst, oltrepadania. Fondo Trieste, «Critiche al Fondo Trieste come se nessuno sapesse...»



Udin, oltrepadania. In Regione consulenze per 3,3 milioni
Nel 2011 in Friuli Vg assegnati 230 incarichi esterni: dalla lotta al “gambero killer” alla catalogazione di terrecotte
di Anna Buttazzoni
  UDINE. Ritorna il “gambero killer” a minacciare le specie autoctone. Ritornano gli incarichi per il 6° censimento generale dell’Agricoltura, avviato nel 2010. E ritornano i tanti fondi per progetti europei. Nel 2011 l’amministrazione regionale ha speso oltre 3,3 milioni per 230 consulenze, stando almeno ai documenti pubblicati sul sito della Regione. Perché i decreti o le lettere di impegno non sono omogenei, alcuni riportano Iva e oneri previdenziali – che per la pubblica amministrazione sono un costo – altri no. In alcuni c’è l’indicazione che la cifra finale è omnicomprensiva, in altri si indica che ci sarà anche il rimborso delle spese, ma per quanto? Impossibile da dire, serve attendere i rendiconti.
 Di certo ci sono quindi il numero degli impegni – 230 – e i 3,3 milioni come somma di quanto è dato sapere. Un dato che fa archiviare il 2011 come l’anno in cui in Friuli Vg si è speso meno in incarichi esterni. Al primo posto il 2010 quando le consulenze furono 335 per 6.416.410,58, cifra al momento record nella gestione del centro-destra. Al secondo il 2009 con 300 incarichi per 4.004.018,66 e al terzo il 2008 quando da maggio – mese di avvio del governo di Renzo Tondo – a dicembre furono spesi 2.702.257,92 per 162 compiti.
 Da settembre a dicembre 2011 (i mesi precedenti sono già stati pubblicati) è proseguito il 6° censimento dell’Agricoltura con 13 incarichi per 125 mila 592 euro e i nomi degli incaricati sono spesso gli stessi. L’assessore Claudio Violino ha cercato di chiudere le polemiche su un progetto che alla fine dovrebbe costare 1,6 milioni spiegando: «Sono fondi statali da non poter impegnare altrove». Continua anche la caccia al gambero rosso della Louisiana perché l’Ente tutela pesca – che allo stesso scopo nel 2010 aveva assegnato un incarico per 5 mila euro e nel 2009 per 9 – a dicembre ha affidato a un professionista l’allevamento dei gamberi d’acqua dolce. L’incarico dovrebbe concludersi il 31 agosto 2014 e costare 78 mila e 400 euro a carico della Ue. Proprio per ottenere fondi europei o gestire i progetti la Regione utilizza la maggior parte delle consulenze, anche a una società di Roma.
 Tra le spese minori ci sono l’incarico dell’Erdisu di Udine, 284,81 euro per 7 ore di lavoro per creare il profilo Facebook dell’ente, e partecipazioni a conferenze o docenze. Sono fondi regionali, invece, i 30 mila euro divisi tra sei professionisti per la catalogazione di terrecotte, reperti numismatici e di materiale epigrafico, e i 28 mila e 600 a otto professionisti di supporto alla Commissione regionale di tutela dei beni paesaggistici.

Trst, oltrepadania. Fondo Trieste, «Critiche al Fondo Trieste come se nessuno sapesse...»
Bassa Poropat: mancanza di visione strategica, ma nella Commissione c’erano gli enti locali e i partiti. Con quei soldi realizzate tante opere importanti
«Mi sorprendono tutte queste prese di posizione sul Fondo Trieste, posto che molti di quelli che oggi ne parlano hanno fatto parte della Commissione. È mancata una visione strategica? Vero, ma ciò non va imputato al Fondo in quanto strumento: qui c’è una tendenza forte a sostenere singoli progetti senza visione di interconnessione, di strategia globale. E ricordo anche che nella Commissione sedevano tanto gli enti locali quanto partiti di entrambi gli schieramenti». Insomma, «adesso pare che nessuno fosse al corrente di quanto veniva fatto...»
 Maria Teresa Bassa Poropat, presidente della Provincia che ha guidato la Commissione Fondo Trieste dal 2006 al 2008, non ci sta. «Dai teatri agli ospedali, con il Fondo si sono realizzati una miriade di interventi importanti.Non è vero che i soldi siano stati spesi male», attacca. E anzi, «queste posizioni - non rispettose di quanto fatto - non giovano a nessuno. Semmai nel tempo non è stata data sufficiente comunicazione di quanto realizzato».
 Ma i soldi distribuiti a pioggia? «Certo li si sarebbe potuti usare in altro modo - riconosce la presidente - ma era nell’ordine delle cose. E in anni recenti gli stanziamenti per sociale, sport, parrocchie costituivano anche una camera di compensazione a fronte del taglio di risorse avuto a livello regionale. Anche su questo c’è sempre stata condivisione in Commissione».
 Ad ogni modo, Bassa Poropat vuole ricordarlo: «Quando sono arrivata, nel 2006, ho inteso dare un segnale di ritorno allo spirito originario del Fondo incrementando i trasferimenti su economia, porto e ricerca e rivedendo la distribuzione tradizionale del 50% del Fondo a favore di altre iniziative. Quanto alla ricerca, ricordo di avere portato all’attenzione la necessità che non fossero i singoli membri della Commissione, bensì - in base alle competenze - l’Università a decidere sugli stanziamenti».
 Un altro aspetto rileva Bassa Poropat: «Forse il vero nodo è quello dei fondi perenti», non utilizzati. «E anche questo non era un problema del Fondo, bensì di chi nelle varie sedi amministrava le risorse. Paradossalmente proprio i soldi che andavano ai “piccoli”, alle strutture del sociale e sportivo, venivano puntualmente rendicontati». Non così in enti e istituzioni? «Io stessa ricordo ho dovuto istituire una sorta di task force interna alla Provincia, quando ne sono divenuta presidente, per recuperare risorse all’ente destinate ma poi non rendicontate». Infine, il libretto mai pubblicato: «Non è vero, come sostiene Bruno Marini, che non lo si pubblicò per non far sapere a Roma quanti soldi erano arrivati. Semplicemente, all’epoca iniziava la campagna elettorale. Pareva inopportuno esporre il Fondo a strumentalizzazioni». Fondo comunque «utile, che a Trieste ha lasciato un segno».

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