domenica 25 marzo 2012

pm:25.3.12/ Complacency. – Bozen, oltrepadania, Davide Pasquali: L'attuale crisi economica globale contribuisce a far lievitare il numero delle scuole dedite al potenziamento del tedesco. Soltanto alle elementari in lingua italiana, in un solo anno le classi potenziate - per la precisione quelle che adottano il cosiddetto metodo di insegnamento Clil, ossia veicolare - sono salite da 16 addirittura a 33.

India, nave italiana ancora ferma a Kochi il dramma di altri 4 marò
«Campagna stampa locale contro i marò»
------------------------------------------------------------------           
Salvagente europeo da rendere più sicuro
Bozen, oltrepadania. Tedesco, raddoppiate le classi potenziate
India, nave italiana ancora ferma a Kochi il dramma di altri 4 marò
di Maristella Massari
TARANTO - Dal Gargano al Salento, un’intera regione è in ansia per la sorte di ben sei fucilieri di Marina costretti a restare in India in seguito al caso dell’«Enrica Lexie». Non sono, infatti, ore di angoscia solo per il tarantino Massimiliano Latorre e il barese Salvatore Girone, i due militari del San Marco finiti in carcere perché accusati di aver ucciso due pescatori scambiandoli per pirati.
Altre quattro famiglie di Puglia, da oltre un mese, vivono costantemente in ansia per la sorte dei loro cari costretti a restare a bordo della petroliera italiana in India, fino a quando l’Alta Corte del Kerala non avrà sciolto le riserve sul caso giudiziario. Sulla «Enrica Lexie», che resta «a disposizione» delle autorità di polizia indiane pur non essendo formalmente sotto sequestro, ci sono infatti altri quattro militari, tutti pugliesi e in forza al San Marco.
Sono i colleghi di Massimiliano e Salvatore e fanno parte del loro stesso team di protezione che era stato imbarcato pochi giorni prima dell’incidente, a bordo della petroliera italiana. Si tratta del sergente Renato V. di Brindisi, del sottocapo di seconda classe Massimo A. di Surbo (Lecce) e dei sottocapi di terza classe Alessandro C. di Pulsano (Taranto) e Antonino F., di Vico del Gargano (Foggia).
La Gazzetta è riuscita ad ottenere l’informazione da fonti confidenziali, ma è costretta per esigenze di riservatezza militare e di sicurezza degli stessi fucilieri, a non pubblicare le loro generalità complete. I quattro sottufficiali, che insieme con Latorre e Girone compongono il Nucleo militare di protezione imbarcato sulla «Enrica Lexie», dal giorno dell’incidente, non sono mai sbarcati. Dopo l’uccisione di due pescatori indiani lo scorso 15 febbraio, la petroliera è ancorata al largo della baia di Kochi. Pur non essendo formalmente sotto sequestro, la sua partenza è condizionata ai nulla osta di diverse autorità indiane. L’Alta Corte del Kerala ha esaminato ieri la petizione presentata dall’armatore della «Enrica Lexie» in cui si chiede il rilascio della petroliera e ha aggiornato l’udienza al prossimo martedì. Il giudice ha accolto la richiesta dei rappresentanti legali del governo del Kerala, secondo la quale non è possibile «rilasciare» la nave finchè le indagini della polizia sono in corso.
La «Lexie» deve quindi essere ancora «a disposizione», nel caso in cui gli investigatori debbano tornare a bordo per interrogare l’equipaggio e gli altri quattro fucilieri pugliesi. E intanto in Puglia cresce l’agitazione dei loro familiari.

«Campagna stampa locale contro i marò»
KOCHI – «Dichiarazioni pretestuose riportate dalla stampa indiana per alimentare un certo sensazionalismo contro i marò». Lo ha detto all’ANSA una fonte italiana che sta seguendo la vicenda giudiziaria a proposito delle accuse di «atto di terrorismo» lanciate ieri dal giudice dell’Alta Corte del Kerala. «Come avvenuto in passato la stampa indiana cerca ogni pretesto a sostegno della tesi colpevolista» ha aggiunto la fonte precisando di «non avere sentito la parola «terrorismo» durante il dibattito in aula.
Secondo quanto riportato dai media locali, il giudice P.S. Gopinathan ha osservato che gli atti dei due marò «erano assimilabili a atti di terrorismo» perchè avvenuti contro pescatori disarmati e senza alcun colpo di avvertimento in base alla denuncia per duplice omicidio presentata dai familiari delle vittime.
Il rilievo del giudice è avvenuto dopo che l’avvocato dell’armatore V.J. Thomas ha precisato che le azioni dei marò non potevano essere definite «terrorismo» come specificato in una convenzione dell’Organizzazione internazionale marittima (Imo) contro la pirateria internazionale. La convenzione, nota come «Sua Act» (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation, 1988) o anche «Convenzione Lauro» (perchè nata in seguito al dirottamento dell’Achille Lauro» è stata citata dai rappresentanti del governo del Kerala e dai legali delle famiglie delle vittime per giustificare l’applicabilità delle leggi indiane in acque internazionali nel ricorso presentato dagli italiani sulla giurisdizione presso la stessa Corte.
In particolare, il «Sua Act» definisce il «terrorismo marittimo» come dirottamento di una nave, violenza contro le persone che si trovano a bordo o danneggiamento della nave o del suo carico. Secondo l’accusa indiana, nella definizione di «nave» rientra anche quello del peschereccio che sarebbe stato «attaccato» dalla petroliera Enrica Lexie.
------------------------------------------------------------------           
Salvagente europeo da rendere più sicuro
In questi giorni, a Bruxelles, i diplomatici più avveduti spiegano che il rischio maggiore, dopo aver garantito un nuovo salvagente finanziario alla Grecia, è di cadere nel pericolo della complacency, dell'illusione che la crisi debitoria sia alle spalle. Nulla di più pericoloso. È anche per questo che alcuni Paesi sono convinti che, oggi più di ieri, sia necessario rafforzare il fondo salva-stati Esm. I pericoli all'orizzonte sono la Spagna e il Portogallo, per non parlare di un eventuale nuovo shock petrolifero e di una recessione più lunga del previsto.
 L'Agenzia internazionale per l'Energia ha avvertito venerdì che nel 2012 le importazioni nette di petrolio dell'Unione saranno di 502 miliardi di dollari, pari al 2,8% del Pil, rispetto a una media tra il 2000 e il 2010 dell'1,7%. Le opzioni sul tavolo per potenziare l'Esm ci sono. La soluzione più ambiziosa avrebbe il merito di rassicurare i mercati finanziari e il Fondo monetario. Bismark usava dire: «La diplomazia senza le armi, è la musica senza gli strumenti». Nell'attuale battaglia finanziaria i cannoni sono il denaro.

Bozen, oltrepadania. Tedesco, raddoppiate le classi potenziate
Boom alle elementari. L'intendenza lancia il marchio: «Scuola attiva per le lingue»
scuola, bilinguismo
di Davide Pasquali
BOLZANO. L'attuale crisi economica globale contribuisce a far lievitare il numero delle scuole dedite al potenziamento del tedesco. Soltanto alle elementari in lingua italiana, in un solo anno le classi potenziate - per la precisione quelle che adottano il cosiddetto metodo di insegnamento Clil, ossia veicolare - sono salite da 16 addirittura a 33. «Ce lo chiede la società: i genitori sono convinti che per trovare un lavoro sopravvivendo alla crisi economica l'unica strada praticabile per i figli sia il plurilinguismo.
Una marcia in più per emergere nel mercato del lavoro». Lo precisa l'intendente provinciale per la seconda lingua, Franz Lemayr. Ex dirigente di istituti tedeschi (Appiano ecc.), con grande esperienza didattica alle spalle, Lemayr è a capo di un gruppo di lavoro istituito quest'anno presso l'intendenza scolastica italiana. Si sta lavorando a un nuovo progetto: il lancio del marchio «Scuola attiva per le lingue».
Si tratta di un decalogo; la versione attuale, non ancora presentata ai dirigenti scolastici e suscettibile di variazioni, è in realtà di 13 punti, ma verrà probabilmente limata. I singoli istituti, in base all'autonomia scolastica, potranno essere interessati o meno. Chi lo sarà, potrà candidarsi e l'intendenza, in base al rispetto o meno del decalogo, concederà o negherà il label di scuola plurilingue. Il campo è minato, sempre suscettibile di richieste di chiarimenti in consiglio provinciale da parte delle destre tedesche. Quindi Lemayr
per ora preferisce non rendere noti i risultati delle numerose statistiche avviate quest'anno per monitorare la
situazione.
 L'ispettore però fornisce delle anticipazioni almeno sui programmi in atto. «Non siamo noi a volerci muovere. È la società che ce lo domanda. Di recente siamo stati invitati alla Camera di commercio, dove ci hanno illustrato i dati di quanti affari perdono le aziende altoatesine per carenza di competenze linguistiche». Le scuole raccolgono la sfida, e chiedono consulenze e supporto all'intendenza. Anche per questo, l'assessorato sta lavorando a una razionalizzazione del comparto. L'intento, non dichiarato ma chiarissimo, è anche di arginare il fenomeno del marketing spinto dei singoli istituti.
 Negli anni, le scuole specializzatesi nel potenziamento delle lingue, non solo del tedesco, hanno cominciato ad attrarre sempre più alunni, sottraendoli ovviamente agli altri istituti. Un fatto positivo, perché ha stimolato la concorrenza e quindi ha dato la sveglia a molte scuole, che hanno preso spunto dai precursori e si sono adeguate. Ma ha dato il via anche a fenomeni di marketing un po' troppo spinto.
 «I buoni progetti plurilingui - spiega - non dipendono da quante ore di L2 si contano. Non importa se sono le 6 curricolari fatte col Clil o le 9, 10 o ancora di più. Tutto dipende dalla bontà del progetto. Esistono numerosi modelli differenti, tutti potenzialmente apprezzabili». In alcune scuole ci sono solo le ore curricolari, ma si punta molto sull'extrascuola, compresi genellaggi, scambi eccetera. In altri casi si lavora coinvolgendo i genitori e facendoli partecipare a corsi di tedesco per sviluppare le loro capacità comunicative. C'è chi ha il potenziamento spinto, chi lo ha meno. Chi mette dei paletti più o meno restrittivi per puntare alle certificazioni internazionali.
 «Ma ridurre tutto al fatto che la scuola X faccia più ore di tedesco della scuola Y è davvero riduttivo». Per stabilire la bontà del progetto, potendosi fregiare del marchio di scuola attiva per le lingue, gli istituti dovranno rispettare il decalogo. Per esempio, dovranno avere una biblioteca specializzata, un protocollo per le certificazioni eccetera. Da fuori i genitori, per orientarsi, avranno vita facile. Chi ha il logo, è certificato: scuola attiva per le lingue. 25 marzo 2012

Nessun commento: