domenica 4 marzo 2012

Am.4.3.12/ Non solo la Grecia. - Friuli Venezia Giulia, oltrepadania, Marco Ballico: Lo prevede la legge 38 del 1995, quella che all’articolo 16 dispone che hanno diritto a conseguire una quota pari al 60% dell’assegno vitalizio, nel caso appunto di morte del consigliere, il coniuge o il convivente more uxorio; i figli fino al diciottesimo anno di età; i figli fino al ventiseiesimo anno se studenti o titolari di reddito inferiore a quello previsto per le persone fiscalmente a carico; i figli inabili al lavoro in modo permanente e assoluto. All’articolo 17 si precisa inoltre che, in caso di morte successiva del coniuge o del convivente, la quota dell’assegno viene suddivisa tra i figli in parti uguali. Se uno di essi decede, o perde altrimenti il diritto, la quota dell’assegno viene infine ridistribuita tra gli altri figli. Un vitalizio, insomma, che resiste nel tempo. Pure in quello eterno.---Il testo della Legge della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia: http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/scarico.aspx?ANN=1995&LEX=0038&tip=0&id=

Su La7 la “masseria privata” del governatore lucano
Mozzarella Dop: il Consorzio smentisce l'Accademia dei Sapori
L'Austria fa i conti del default greco: 1 miliardo di costi
Trst, oltrepadania. Le mogli degli ex consiglieri hanno diritto al 60%, ma vale anche per i figli.
Venezia, padania. Imprese: Confindustria Veneto, il 40% denuncia flessione attivita'
Verona, padania. Jeans e scarpe si pagano a peso



Su La7 la “masseria privata” del governatore lucano
Riportiamo di seguito il commento di un esponente del PdL critico con il presidente della Regione De Filippo sull’ultima performance di La7 sul petrolio lucano. Una posizione che sembrerebbe non in linea con l’accordo bipartizan sul Memorandum che raddoppia le estrazioni di greggio in Basilicata. Una contraddizione che riporta ad aspetti di una vicenda che si conferma sempre più una “recita a soggetto” sui favorevoli e presunti contrari al disastro che si abbatte però concretamente sui territori e sulle comunità, soprattutto della Valli dell’Agri e del Sauro Camastra. Ecco l’intervento dell’esponente del PdL Rosa: “Ora è chiaro a tutti, ai lucani e a coloro che hanno seguito la trasmissione gli ‘Intoccabili’ su La7 che Vito De Filippo considera la Lucania quale sua ‘masseria personale’, dove comanda, ma non amministra, dove devono essere soddisfatte solo le sue esigenze e quelle dei suoi mezzadri senza migliorare le condizioni dei cittadini, dove tutto si fa a suo piacere, ma nessuno deve sapere nulla”. Ad affermarlo il consigliere regionale del Pdl, Gianni Rosa.
“A seguirlo su una trasmissione nazionale – aggiunge l’esponente del Pdl – sono rimasto esterrefatto dalla capacità di mistificare e minimizzare tutto, anche le questioni serie e spinose come il mondo del petrolio. Ho ascoltato tanti altri Presidenti di Regione di tutti gli schieramenti e colori politici, nelle loro parole e discorsi (condivisibili oppure no) emergeva sempre il pragmatismo e l’approccio super partes sui vari problemi; anche nel mettersi in discussione sui punti dolenti ed accentando il confronto. Nell’intervento di Vito De Filippo non ho trovato nulla di tutto questo; ho sentito le abili parole di un esponente che sta cercando un posizionamento nel suo partito nazionale. Per fare questo non affronta nessun nodo cruciale e nessuna delle tante ombre della sua attività di Governatore ma preferisce o glissare, o negare l’evidenza, oppure mandare quei messaggi suadenti di una Basilicata che non esiste e che non ci può essere almeno finché il blocco di potere del centrosinistra avrà il dominio lucano”.
“Forse il Governatore De Filippo, entrato nello studio, avrà pensato che fosse la continuazione di Sanremo, delle futili luci della ribalta sulla lucanità e sulla Basilicata. Ma Potenza – continua Rosa – non è San Remo e la Basilicata non è la terra dei fiori, anzi, diciamo che l’inquinamento e la non curanza imperante stanno portando sempre più gravi conseguenze al nostro habitat naturale. Cosa ci toccava sentire per Tv? – si domanda il consigliere – Che il petrolio non ha portato ricchezza in Basilicata e che le multinazionali la fanno da padrone. La scoperta dell’acqua calda. Però, quando tutto questo era fatto rilevare dal Pdl lucano vi era la reazione e la negazione da parte dello stesso De Filippo e dei partiti dell’oligarchia lucana. Ma scusate – si chiede ancora Rosa – De Filippo è al potere da un mese? Se non ricordo male è in politica dai tempi della prima repubblica, da astro nascente della Dc è stato assessore regionale in tutti i governi di centrosinistra della seconda repubblica e da ben 8 anni è Presidente della Regione Basilicata
Si accorge ora che qualche problema esiste nell’economia e nello sviluppo lucano, che non esiste un indotto attorno alle attività estrattive, che la tutela dell’ambiente è stata sempre messa da parte. Ma crede che nella ‘Masseria di Basilicata’ tutti siano suoi coloni da credere e pendere dal suo Verbo? Perché il Governatore di Basilicata non dice che gli accordi del 1998 non sono stati rispettati anche per la superficialità del centrosinistra di Basilicata. Perché non dice che le royalties sono state buttate nella forestazione per mantenere in piedi un sistema di clientele oppure investite nelle gare veliste o in sagre e festicciole. Colpa delle multinazionali o di chi ha svenduto la Basilicata e la Lucanità. Poi l’offensiva ironia di De Filippo sulla card benzina. Che il cittadino De Filippo non abbia fatto richiesta è nella sua libertà, ma dubito che abbia mai parlato con un corregionale che ne ha fatto richiesta, che semmai anche 100, 200, 300 euro sono un reale aiuto nell’economia familiare; sono centinaia di migliaia i lucani che l’hanno richiesta. Ma De Filippo, però, non dice che la Bonus card nasce da un aumento delle royalties dal 7 al 10 per cento voluto dal Governo Berlusconi e sostenuto da tutti i parlamentari lucani del centrodestra. Mentre la memoria storica ci riporta a quando il centrosinistra, con Prodi al Governo, sosteneva che non era possibile tale misura perché contraria alle norma europee. Falso. Ma come mai il Governatore De Filippo non dice che nei governi amici di centrosinistra, dal primo D’Alema ad Amato non è stato fatto nulla per ritoccare le royalties. Perché non dice che nel secondo Governo Prodi, vi era un sottosegretario allo sviluppo economico che era lucano, un certo Filippo Bubbico, che nulla ha fatto per rivedere gli accordi, proporre un aumento delle royalties, fare pressing sulle multinazionali per creare un indotto vero, qualche azione governativa per sostenere l’imprenditoria lucana affinché crescesse attorno al petrolio”.
”Ieri in Tv – conclude Rosa – ho assistito indignato all’ennesimo schiaffo alla dignità dei miei corregionali. Ho avuto la riprova che senso istituzionale, senso civico, buona politica, governo per il bene comune non esistono. Per il bene della Basilicata e per la sua carriera personale invito il presidente De Filippo a dimettersi; i lucani potranno scegliersi un Governatore meno annoiato dalle piccole cose locali e l’onorevole Enrico Letta un posto sulle rive del Tevere lo troverà anche per il ‘filosofo’ della Val D’agri”.

Mozzarella Dop: il Consorzio smentisce l'Accademia dei Sapori
È iniziata ieri e terminerà domani, domenica 26 febbraio, “Tutte le forme del formaggio”, mostra-mercato promossa dall’Assessorato al Commercio del Comune di Brescia, in collaborazione con la Circoscrizione Centro e l’Accademia dei Sapori. L'iniziativa, interamente dedicata ai prodotti caseari artigianali di qualità, rientra nella rassegna “Brescia in tutti i sensi” e punta a portare nel capoluogo lombardo tanto i prodotti del territorio quanto l’eccellenza di altre parti d'Italia. Perlomeno stando alle dichiarazioni degli organizzatori e dei media locali.
 Tra di essi, quello che si definisce il "primo giornale telematico di Brescia e provincia", quibrescia.it, che in un suo recente articolo ha dato spazio ad alcuni tra i protagonisti dell'appuntamento, tra cui il presidente dell’Accademia dei Sapori, Fabio Bongiorni. Questi, da esperto qual è, intervistato a proposito della "mozzarella fatta al 100% con latte di bufala, del pluripremiato caseificio Sorrentino di Nola" (testuali parole del pezzo di quibrescia.it, ndr), ha pensato bene di affermare quanto segue: «E’ una chicca perché il disciplinare delle mozzarelle di bufala consente di utilizzare fino al 70% di latte vaccino. Sarà interessante per i consumatori scoprire un prodotto fatto esclusivamente con latte di bufala».
Sorvolando sulle altre proposte della manifestazione ma incuriositi da quanto testé riportato, abbiamo deciso di sentire il direttore del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, Antonio Lucisano (nella foto di Antonio Calamo), che dopo averci manifestato il suo disappunto per quanto affermato dal Bongiorni attraverso il sito web bresciano, ha precisato: «Non conosco questo caseificio, per il semplice motivo che esso è estraneo al sistema di certificazione della Dop Mozzarella di Bufala Campana, né potrebbe farvi parte, essendo localizzato al di fuori della zona d'origine riconosciuta a livello comunitario», e sino a qui poco male, ma soprattutto tornando a mettere i necessari puntini sulle "i" a proposito di quanto disposto dal disciplinare di produzione della mozzarella di bufala.
 Quel che a noi più meraviglia è che in circolazione ci siano personaggi che paventandosi per esperti del settore giungono a veicolare informazioni errate, inducendo i lettori - e quindi i consumatori - a credere che la Mozzarella di Bufala Campana Dop possa essere prodotta anche con latte vaccino.
 «Francamente non comprendo a quale disciplinare si faccia riferimento», ha aggiunto poi Lucisano. Quello della Dop obbliga a produrre mozzarella di bufala esclusivamente con latte fresco di bufala di razza mediterranea italiana, per giunta senza far ricorso a fermenti diversi dal semplice siero innesto ottenuto dalle lavorazioni precedenti».
 «I prodotti non Dop», ha concluso il direttore del Consorzio Mozzarella di Bufala Campana Dop, «non devono sottostare a questi vincoli e possono essere prodotti con qualsiasi tipo di latte o di fermento. Perciò in questi giorni stiamo lanciando la campagna "L'originale non è mai nuda", mirata spiegare al consumatore quanto sia importante pretendere che la mozzarella che acquista sia sempre confezionata. Solo così si può verificare se è davvero Dop o se è un prodotto privo delle garanzie offerte dal marchio europeo e da quello del Consorzio, e quindi non sottoposto ai relativi controlli di filiera».
25 febbraio 2012

L'Austria fa i conti del default greco: 1 miliardo di costi
di Vittorio Da Rold
È il primo segnale del tanto temuto effetto domino in Eurolandia. Una bancarotta della Grecia costerebbe all'Austria circa 1 miliardo di euro per gli interventi di salvataggio in favore del Kommunalkredit, una delle banche di Vienna più esposte sul debito sovrano di Atene.
La stima (perché di questo ancora si tratta) è autorevole in quanto è stata formulata dal ministro delle Finanze austriaco in persona, Maria Fekter, proprio dopo la decisione del 2 marzo dell'agenzia Moody's di abbassare al grado minimo di spazzatura il suo rating sul debito sovrano greco.
Se Atene si mostrasse insolvente, ha detto il ministro, l'Austria dovrebbe accollarsi le garanzie sui titoli in carico al Kommunalkredit, istituto specializzato nel finanziamento di infrastrutture, nazionalizzato nel 2008 in seguito agli effetti della crisi finanziaria globale.
LA VOLKSBANKEN. Non solo. All'inizio della settimana, la democristiana Fekter ha annunciato che il governo di Grosse koalitione avrebbe speso oltre 1 miliardo di euro per nazionalizzare parzialmente Oesterreichische Volksbanken, il terzo istituto finanziario austriaco a finire sotto il controllo pubblico.
Lo Stato austriaco ha deciso di acquisire una quota del 49% nella Volksbanken, anche se ha precisato di voler cercare un acquirente per la banca entro il 2017. Insomma fra cinque anni. A confermarlo è stato il 29 febbraio sempre l'attivissimo ministro delle Finanze del governo di Vienna, Maria Fekter.
La ragione dell'operazione di salvataggio è legata alle difficili condizioni dell'istituto di credito, ed, tanto per cambiare, in particolare alle esposizioni nei confronti del debito greco. La stessa banca lunedì aveva preannunciato una parziale nazionalizzazione e un'iniezione di capitale finanziata con denaro pubblico pari a 250 milioni di euro. Le banche regionali, tuttavia, l'altro socio, rimarranno azionisti maggioritari, e a loro volta investiranno una cifra di 230 milioni. Il costo totale del salvataggio, tuttavia, sarà ben più alto: compresi i deprezzamenti e le garanzie si raggiungerà probabilmente il miliardo di euro.
Ciò nonostante, la Fekter ha dichiarato che la manovra non avrà a suo parere alcun impatto nell'ambito del processo di consolidamento delle finanze pubbliche austriache. La fonte dei capitali necessari giungerà infatti da un prelievo fiscale straordinario operato sul settore bancario a partire dallo scorso anno.
Volksbanken è la terza banca del Paese alpino ad essere parzialmente nazionalizzata, dopo Hypo Alpe Adria e appunto Kommunalkredit che dovrà avere un altro miliardo entro fine anno. Tutto a carico degli entusisti contribuenti austrici.
 3 marzo 2012

Trst, oltrepadania. Le mogli degli ex consiglieri hanno diritto al 60%, ma vale anche per i figli.
La Regione spende 1,5 milioni di euro all’anno. Il caso della consorte di Trauner, sposato in punto di morte pochi mesi fa
TRIESTE È il privilegio post mortem, il vitalizio che sopravvive anche dopo chi, in Consiglio regionale, ha passato solo 5 anni di vita. L’ultima pratica approvata, in settimana, porta il nome di...
 di Marco Ballico
 TRIESTE
È il privilegio post mortem, il vitalizio che sopravvive anche dopo chi, in Consiglio regionale, ha passato solo 5 anni di vita. L’ultima pratica approvata, in settimana, porta il nome di Francesco De Carli, l’ex vicepresidente scomparso poco più di un mese fa. La sua pensione da consigliere del Friuli Venezia Giulia di lungo corso (15 anni in piazza Oberdan), seppur ridotta, viene trasferita alla moglie. Non una rarità. Negli ultimi giorni gli uffici consiliari registrano altre due “reversibili”, sempre con decorrenza 1 marzo: per la moglie di Antonio Chieu e per quella di Sergio Trauner. Con le ultime tre, sono 50 le vedove che incassano l’assegno della Regione.
I paletti
È la reversibilità, nulla di diverso apparentemente dal sistema Inps. Nel caso della Casta, però, bastano 5 anni di lavoro in aula, e un versamento pari al 2% dell’indennità di presenza (212,89 euro), per poter mantenere il vitalizio in famiglia pure dopo la morte dell’eletto, con decorso dal primo giorno del mese successivo a quello del trapasso. Lo prevede la legge 38 del 1995, quella che all’articolo 16 dispone che hanno diritto a conseguire una quota pari al 60% dell’assegno vitalizio, nel caso appunto di morte del consigliere, il coniuge o il convivente more uxorio; i figli fino al diciottesimo anno di età; i figli fino al ventiseiesimo anno se studenti o titolari di reddito inferiore a quello previsto per le persone fiscalmente a carico; i figli inabili al lavoro in modo permanente e assoluto. All’articolo 17 si precisa inoltre che, in caso di morte successiva del coniuge o del convivente, la quota dell’assegno viene suddivisa tra i figli in parti uguali. Se uno di essi decede, o perde altrimenti il diritto, la quota dell’assegno viene infine ridistribuita tra gli altri figli. Un vitalizio, insomma, che resiste nel tempo. Pure in quello eterno.
Gli ultimi casi
Accade, eccome, in Friuli Venezia Giulia. Solo alle donne, però. Tutte vedove e nessun vedovo all’interno dei 50. Curiosamente, fanno sapere gli uffici del Consiglio, le consigliere morte nel corso degli anni non erano sposate e non avevano figli. Le ultime tre beneficiarie sono così le mogli dei tre eletti scomparsi di recente: De Carli a fine gennaio, Chieu a inizio febbraio – l’ex consigliere di Pinzano al Tagliamento aveva fatto parte della prima legislatura regionale nel gruppo della Democrazia cristiana – e Sergio Trauner, avvocato cassazionista, padre costituente dello Statuto Fvg, vicesindaco e uomo tra i più potenti a Trieste, bandiera del Partito liberale, consigliere regionale dal 1964 al 1978, morto il primo di febbraio con il diritto maturato a un vitalizio da poter consegnare alla moglie.
In articulo mortis
Un passaggio in extremis di quel 60% di assegno che spetta al coniuge perché Trauner, già malato, ha sposato alla Pineta del Carso in seconde nozze la sua ultima storica compagna non più lontano dello scorso 4 novembre, pochi giorni prima del trasferimento definitivo a Cattinara. Un caso, quello del matrimonio “in articulo mortis”, per il quale valgono tutte le clausole del rito ordinario concordatario: ha quindi valore religioso e civile a tutti gli effetti di legge. Conferisce i diritti di successione, pensionistici, di comunione dei beni. Compresi i sei decimi della pensione da ex consigliere.
I costi
Dalla Regione si precisa che non è facile distinguere le voci. Ma, considerato che le 144 attuali erogazioni valgono circa 7,7 milioni di euro (il 32% del bilancio consuntivo del Consiglio, la seconda voce di spesa più onerosa), con importi che, a seconda delle legislature, vanno da 1.640 euro a 4.800 euro, si può stimare all’incirca in 1,5 milioni di euro il peso degli assegni ridotti pro vedove nel totale del costo dei vitalizi. Nell’attesa che dalla prossima legislatura entri in vigore il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, la Casta prepara intanto nel triennio 2012-2014, altri 25 nuovi ingressi tra i beneficiari dei vitalizi. Questione d’età: si tratta di raggiungere i 60. Tamara Blazina, lo scorso 16 gennaio, ha bruciato tutti.

Venezia, padania. Imprese: Confindustria Veneto, il 40% denuncia flessione attivita'
03 Marzo 2012 - 12:43
 (ASCA) - Venezia, 3 mar - La dinamica degli indicatori economici che emerge dall'indagine congiunturale di Confindustria Veneto su un campione di quasi 1200 aziende manifatturiere, a consuntivo del IV* trimestre 2011, registra un rallentamento di tutti i settori economici. Quasi il 40% delle imprese venete denuncia una flessione dell'attivita' produttiva. L'analisi evidenzia debolezza in tutti i principali indicatori economici, rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente: Produzione -2,1%, Vendite in Italia -2,1%, Vendite UE +1,4%, Vendite Extra UE +2,1%, Occupazione -0,2%, Prezzo Materie Prime +4,2%.
Nel dettaglio per quanto riguarda la Produzione industriale si assiste a una diminuzione generalizzata del trend.
Soffrono in modo piu' significativo i comparti del Legno/arredo -4,3% e dell'Occhialeria -4,4%. Si mantiene invece su performance positive l'Alimentare +2,5%.
Sul fronte dell'export, il quarto trimestre dell'anno evidenzia una dinamica in peggioramento in tutti i mercati di destinazione. Sono ancora le imprese piu' strutturate a mostrare un andamento migliore con il 41,2% di aziende che dichiara esportazioni in crescita fuori dai confini comunitari.
Sul mercato interno assume carattere ancora piu' critico la debolezza della domanda. Soffrono i settori del Legno/arredo -5,5% e dell'Occhialeria -10,9%; anche il Metalmeccanico manifesta un rallentamento -1,9%; tengono invece i comparti dell'Alimentare +2,5% e delle Materie Plastiche e Gomma +2,5%. Per quanto concerne invece i mercati UE ed extra Ue, e' in corso una fase di decelerazione, pur in presenza di un andamento moderatamente positivo. Nel mercato della UE il 28,7% delle imprese ha potuto incrementare le esportazioni, il 26,9% del campione le ha ridotte, mentre il 44,4% ha dichiarato una situazione di stabilita'. Sono soddisfacenti le performance dell'Alimentare +3,6%, delle Materie Plastiche e Gomma +7,0% e dell'Occhialeria +3,5%. Soffrono il Tessile, Abbigliamento -2,4% e il Legno/arredo -0,3%. Per quanto riguarda i mercati extra europei il 31,9% delle aziende venete dichiara buone performance, risulta invece negativo per il 23,2% e stabile per il 44,9%. In particolare, sono in salita i risultati del comparto dell'Alimentare +3,4%, del Metalmeccanico +2,9%. Si evidenzia un trend negativo per il Legno/arredo -4,8%.
Il mancato recupero dell'economia veneta si conferma nella sostanziale stabilita' anche sul fronte dell'occupazione, che registra un -0,2%.
Questa fase e' accompagnata inoltre dal perdurare di una tensione sui costi delle materie prime, dichiarati in crescita per il 64% degli intervistati, in modesta contrazione rispetto al dato precedente.
Inoltre e' ancora rilevante il ritardo dei pagamenti rispetto ai termini stabiliti. Il 61,1% delle imprese venete denuncia una difficolta' in questo ambito che investe tutte le classi dimensionali.
 Le prospettive per l'inizio dell'anno confermano la situazione di instabilita' e difficolta' per le imprese venete. Il sentiment degli imprenditori intervistati non e' incoraggiante e prevede per il I* trimestre 2012 una flessione sia per la Produzione -2,5%, che per gli Ordini interni -1,9%, per gli Ordini dall'estero -0,5%, per gli Investimenti -0,1%, stabilita' per il dato Occupazionale (0,0%) rispetto allo stesso trimestre dell'anno passato.
Le attese appaiono in peggioramento per quanto riguarda sia il mercato interno sia quello estero, che comunque rimane determinante per la tenuta delle imprese venete. Sul mercato interno in particolare si prevedono risultati negativi soprattutto per i comparti maturi quali il Tessile, Abbigliamento e Concia -3,2%, il Legno/arredo -2,4% e il Metalmeccanico -2,1%. Per gli ordini dall'estero i trend si mantengono pressoche' stabili, con flessioni negative per il Tessile, Abbigliamento e Concia -0,7% e Metalmeccanico -0,7%.
Si registra invece una parziale tenuta per il Legno/Arredo 0,0% e per l' Occhialeria +0,1%.
Per quanto riguarda l'andamento occupazionale si prevede una fase di stabilita' in tutte le aree merceologiche: positivo il settore dell'Occhialeria +4,1% legato anche alla stagionalita' della produzione.
In leggera crescita la percentuale d'imprese che non prevede investimenti per i prossimi 12 mesi (37,5%) contro un 16,8% che prospetta invece di incrementare gli impieghi e un 6% di imprenditori che dichiara di diminuirli. La quota di chi non prevede investimenti e' particolarmente rilevante per le piccole imprese (58,9%) mentre si riduce nelle aziende di taglia maggiore (20,1%). In particolare e' il settore delle Materie Plastiche che non prevede investimenti registrando un -13,5%.
com-map/rf/ss

Verona, padania. Jeans e scarpe si pagano a peso
A Verona apre «Kilo Fascion»
In via Mazzini un negozio di capi griffati: ma sarà la bilancia a deciderne il prezzo. Primo esperimento in Veneto
VERONA - Mezzo chilo di jeans, quattro etti di camicia, due chili di stivali. Detto così sembra quasi un supermercato surreale quello che, sabato mattina, ha aperto in pieno centro, a Verona. Nasce, infatti, nel cuore del salotto buono della città, il primo «Kilo Fascion» del Veneto (il secondo in Italia, dopo quello di Milano), un mega store multipiano all’angolo fra via Mazzini e piazza Erbe, dove poter compare capi griffati pagandoli a peso. Una formula che spiazza la matematica dei negozi monomarca del centro, in piena stagione di «prezzi pieni» pre-primaverili, ma che, come dimostra l’esperimento meneghino, alla clientela è piaciuta tantissimo. La politica dei gestori del punto vendita, che oggi aprirà i battenti in pompa magna con tanto di dj set e atmosfera da grande party fino a sera, d’altra parte è semplicissima e viene spiegata anche con spicciole indicazioni postate alle vetrine: si sceglie un capo (al primo piano c’è l’abbigliamento, al piano interrato le calzature), lo si mette sulla bilancia e, in base al suo peso, viene decretato il prezzo.
La merce, infatti, viene suddivisa in tre categorie: «good», «better», «best». «Good» corrisponde al livello economico più basso; «better» corrisponde al livello economico intermedio; «best» corrisponde al livello economico più basso. «Tre voci che suddividono i prodotti in base alla qualità - si spiega dall’ufficio stampa che cura l’inaugurazione che, questa mattina, vedrà anche la partecipazione diretta alla vendita dei gestori del negozio - e che corrispondono, dunque, ad altrettanti livelli di diverso valore economico». Così, se il prezzo di un jeans "good" vale 2 centesimi al grammo, quello dei jeans fascia "best" qui sarà di 7 centesimi al grammo. Per le camicie, si varia da 5 a 20 centesimi, per le sneakers si va da 2 centesimi a 10 al grammo. Se, da una parte, è presumibile che il vestiario sia delle passate collezioni, dall’altra ci sarà il piacere di comprare a buon mercato, con un pizzico di curiosità per le nuove regole da imparare: non ci sarà uno stilista più importante di un altro, ma, come nel reparto ortofrutta del supermercato, sarà solo la bilancia a definire il costo dei capi. Una trovata originale, e, in tempi di crisi, una sfida alla vetrina ininterrottà del centro, dentro la quale il primo «Kilo Fascion» del Veneto ha saputo farsi spazio. Giocando con il motto che in questi giorni ha pubblicizzato l’apertura: «Diamo peso alla moda». Insomma, preparate le calcolatrici.
Silvia Maria Dubois

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