venerdì 9 marzo 2012

am:9.3.12/ Genocidio finanziario e sabaudi chiarimenti; postmortem. - Mario Deaglio: Siccome l’adesione è stata volontaria - anche se certo non spontanea, viste le pressioni sui fondi e sulle banche che detenevano grandi quantità di titoli greci - la Grecia non è in fallimento; la valanga dei rimborsi sui Cds, i titoli-scommessa sul fallimento di Atene, ben più temibili del debito stesso, stimati in 1000-1500 miliardi di euro non si abbatterà quindi sulla finanza mondiale.---Ora la palla passa ai governi. Draghi ha poi precisato che la ripresa è graduale, molto graduale, se non lenta.

Chiarimenti tra Monti e il Presidente della Nigeria Jonathan
Nigeria, ostaggio italiano ucciso nel blitz delle teste di cuoio inglesi
Nigeria, Cameron: ho deciso io il blitz fallito
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L'Italia spende 63 miliardi per comperare energia
Condannati alla povertà
Ticino. Infine i creditori della Grecia accettano di darci... un taglio
Draghi, paesi cedano su sovranita'bilanci
Bce: Draghi, non abbiamo piano B, non abbiamo fallito
Draghi: ci sara' un firewall anticontagio adeguato nell'Eurozona
Draghi: nell'ultimo prestito a 3 anni, 460 banche erano tedesche
Draghi: come detto all'inizio del mio mandato, Smp non e' eterno
Draghi: nessun impegno futuro, ora aspettiamo risultati di Ltro
Bce: Draghi, nessuno isolato in Consiglio, soprattutto Bundesbank
Draghi: l'iniezione di liquidità è stata un successo. Ora tocca a governi e banche. La ripresa sarà lenta
Bce, Constancio esclude ristrutturazione debito altri paesi Ue
Grecia: Fmi convoca riunione su nuovo prestito per il 15 marzo
In Alto Adige la spesa media delle famiglie è di 2.846 euro
Parma, padania. Economia in stallo, l'export comincia a soffrire in Emilia-Romagna



Chiarimenti tra Monti e il Presidente della Nigeria Jonathan
8 Marzo 2012
Il Presidente del Consiglio Mario Monti ha chiesto al Presidente della Nigeria Jonathan in una conversazione telefonica, questa sera, di avere al più presto una ricostruzione dettagliata delle circostanze che hanno portato all’uccisione degli ostaggi Franco Lamolinara e Christopher McManus.

Nigeria, ostaggio italiano ucciso nel blitz delle teste di cuoio inglesi
Muore l'ingegnere Lamolinara, rapito nel maggio 2011. Monti
 chiede chiarimenti alle autorità:
 "Noi avvertiti solo a blitz avviato"
roma
L’ingegnere Francesco Lamolinara, rapito il 12 maggio scorso in Nigeria, è stato ucciso nel corso di un blitz delle truppe di Abuja e dei commandos di Londra insieme al britannico Chris McManus. Blitz autorizzato «autonomamente» e «personalmente» dal premier David Cameron e di cui il governo italiano , ha sottolineato in una nota Palazzo Chigi, è stato «informato solo ad operazione avviata».
Il presidente del Consiglio Mario Monti ha per questo chiesto al Presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan in una conversazione telefonica, di avere al più presto una ricostruzione dettagliata delle circostanze che hanno portato all’uccisione degli ostaggi. Presidente nigeriano che ha altresì annunciato che i killer di Lamolinara del collega britannico sono stati arrestati e sono membri dei fondamentalisti islamici Boko Haram. Secondo fonti dei servizi segreti nigeriani i due sono stati trovati già privi di vita quando le forze speciali inglesi e nigeriane sono riuscite a entrare nell’abitazione dove erano tenuti in ostaggio a Sokoto, capoluogo dell’omonimo stato federato del nord-ovest del Paese.
L’operazione sarebbe scattata nel pomeriggio e proseguita in serata. Alcuni testimoni, proseguono le fonti, hanno affermato di aver visto numerosi militari circondare un’abitazione e di essere stati impegnati in un conflitto a fuoco durato, appunto, diverse ore. Dall’abitazione, poi, sarebbe uscita un’ambulanza. Un cordone della polizia ha circondato l’area fino a un chilometro di distanza e impedisce a chiunque di avvicinarsi. Sentito il cordoglio del presidente Giorgio Napolitano, secondo il quale Lamolinara è vittima di una «brutale violenza». In un messaggio inviato alla moglie Napolitano ha affermato: «Suo marito apparteneva alla schiera degli italiani che fanno onore al nostro paese, portando in tutto il mondo il meglio dell’operosa creatività ingegneristica. Ora, di fronte a questa vita spezzata, l’Italia si stringe in un moto di commossa solidarietà di cui mi faccio interprete a nome delle istituzioni e dell’intero Paese». Sul fonte diplomatico Cameron, che si è rammaricato per le perdite ma non scusato con l’Italia, ha sottolineato che i due ostaggi «sono stati uccisi dai sequestratori», e ha spiegato di aver «autorizzato direttamente l’operazione» di salvataggio dei due ostaggi dopo aver ricevuto «informazioni credibili dopo mesi di assoluta incertezza sulla loro localizzazione.
Si era pertanto aperta una finestra di opportunità per assicurare il loro rilascio». Il premier britannico ha aggiunto di aver deciso il blitz perché «avevamo avuto notizie che le loro vite erano in pericolo imminente e crescente... insieme al governo nigeriano ho autorizzato (l’operazione) con il sostegno delle (forze) britanniche (secondo il Telegraph tra 16 e 20 teste di cuoio della Marina, dello ’Special Boat Servicè, ndr)». Prima del fallito blitz odierno c’è stato un altro triste precedente della morte di un italiano in un’operazione che ha visto coinvolte truppe di Londra. In Afghanistan il 24 settembre 2007, l’agente del Sismi Lorenzo D’Auria venne gravemente ferito durante un altro blitz che quella volta fu effettuato direttamente dalle forze speciali britanniche e italiane. D’auria morì il 4 ottobre all’ospedale militare del Celio. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, che ha avverto: «Occorrerà chiarire con rigore le circostanze che hanno portato le autorità britanniche a decidere l’operazione militare senza preventivamente informare le autorità italiane, ancorchè fosse coinvolto un nostro connazionale. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, nell’ambito delle proprie competenze, si adopererà affinchè sia fatta piena luce sulla vicenda».

Nigeria, Cameron: ho deciso io il blitz fallito
08 marzo, 20:17
di Alessandra Baldini
LONDRA - ''La finestra di opportunita' stava chiudendosi'': Chris McManus e Franco Lamolinara rischiavano ogni giorno di piu' di esser uccisi dai loro sequestratori. Il primo ministro David Cameron si e' assunto stasera la responsabilita' di aver ordinato il blitz delle forze speciali nigeriane appoggiate da una ventina di commando britannici. Ma il raid e' andato terribilmente male. ''Aspettiamo conferme, ma tutto lascia pensare che Chris e Franco siano stati uccisi dai rapitori prima che potessero essere salvati'', ha spiegato. Dopo avere telefonato al presidente del Consiglio Mario Monti, Cameron si e' presentato ai microfoni di Downing Street. Una breve dichiarazione da Commander in Chief che ha fallito. ''Oggi ho autorizzato il raid. Ma e' con grande rammarico che devo annunciare che sia Chris che Franco hanno perso la vita''. I dettagli del blitz sono ancora frammentari. Un video diffuso dai rapitori nei mesi scorsi aveva alimentato timori e fatto accelerare i preparativi del raid. Fonti di SkyNews, confermando la versione di Downing Street, sostengono che i due ostaggi sono stati uccisi prima che le forze speciali (per parte britannica una ventina di commando delle Sbs, le squadre dell'esercito specializzate in operazioni anfibie, trasferite in elicottero) avessero avuto l'opportunita' di entrare in azione. I genitori di McManus, con cui il Foreign Office era in contatto fin dal giorno del rapimento, si sono detti ''devastati'' ma non hanno recriminato: ''E' stato fatto tutto il possibile''. Era da maggio 2011 che Lamolinara e McManus erano nelle mani dei rapitori: ''Da allora abbiamo lavorato fianco a fianco con le autorita' nigeriane per trovarli e assicurarne la liberazione'', ha detto Cameron. ''I terroristi avevano fatto minacce chiare di volerli uccidere e avevano diffuso un video su Internet'', ha aggiunto il primo ministro. ''Dopo mesi in cui non sapevamo dove fossero, abbiamo ricevuto informazioni credibili su dove si trovavano. Una finestra di opportunità si era aperta''. Una ventina di riunioni del Cobra, il comitato britannico per l'emergenza, erano state dedicate alla vicenda dei due rapiti. ''Avevamo ragione di credere che le loro vite fossero in imminente e crescente pericolo'', ha detto Cameron. ''Insieme al governo nigeriano oggi ho autorizzato l'operazione con l'appoggio britannico. E' con grande rammarico che devo annunciare che sia Chris che Franco hanno perso la vita. Il terrorismo e orribili crimini come questo sono una vergogna per il nostro mondo. Nessuno dovrebbe dubitare della nostra determinazione di combatterlo''.
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L'Italia spende 63 miliardi per comperare energia
Nel 2011 la fattura energetica italiana, quello che il Paese paga per l'approvvigionamento all'estero, ha raggiunto la cifra record di 63 miliardi di euro (+19% sul 2010).
È quanto emerge, in base alle ultime stime disponibili, da uno studio dell'Unione petrolifera. La bolletta petrolifera è invece salita da 28,4 a 35,1 miliardi. In particolare, si legge nello studio Il quadro petrolifero in Italia nel 2011 di Rita Pistacchio stilato su dati in molti casi già di consuntivo, la fattura energetica passerà dai 52,955 miliardi di euro del 2010 ai 63 del 2011. Si tratta quindi di un record, dopo quello di 59,9 miliardi registrato nel 2008. Al totale si arriva sommando la voce petrolio (35,1 miliardi) a quelle combustibili solidi (2,9 miliardi), gas naturale (21 miliardi), biofuel (1,2 miliardi) e altri (2,7 miliardi). Rispetto agli anni precedenti, però, le geografia delle aree di importazione ha subito delle modifiche: la primavera araba e l'interruzione della produzione libica hanno infatti fatto crescere la provenienza dalle altre zone, in particolare dai Paesi dell'ex Unione sovietica. E così su un totale di 71,8 milioni di tonnellate di greggio importati (U-8,7%), 37,9 milioni arrivano dalla ex Urss, che ha superato il Medio Oriente (35,7 milioni). L'Africa è a 23,5 milioni, l'Europa a 2,7 e l'America a 0,2. Dai dati dell'Up si conferma poi ancora una volta il periodo di crisi della raffinazione: la lavorazione delle raffinerie è scesa del 5,9% a 85,8 milioni di tonnellate e in calo risultano consumi (-2,5%) ed esportazioni (-6,8%). Ancora in flessione sono poi i consumi dei prodotti petroliferi (-2,5%), con le benzina in picchiata del 6%. Dal 2004 a oggi il calo dei consumi di carburante è stato pari a 5 miliardi di litri.

Condannati alla povertà
Mario Deaglio
Alla fine la finanza ce l’ha fatta. Alle otto di ieri sera, ora italiana, è arrivato l’annuncio ufficiale: i possessori privati di debito greco hanno detto sì alla proposta di accettare la perdita di oltre metà del loro denaro.
 È stato così rinviato alle calende greche il rimborso del resto e i creditori si sono accontentati, per questo lungo periodo, di un tasso di interesse molto basso.
 Siccome l’adesione è stata volontaria - anche se certo non spontanea, viste le pressioni sui fondi e sulle banche che detenevano grandi quantità di titoli greci - la Grecia non è in fallimento; la valanga dei rimborsi sui Cds, i titoli-scommessa sul fallimento di Atene, ben più temibili del debito stesso, stimati in 1000-1500 miliardi di euro non si abbatterà quindi sulla finanza mondiale. A causa di questa valanga, alcuni grandi della finanza internazionale avrebbero potuto soccombere, ancora più facilmente della Grecia.
 L’equilibrio di fondo della finanza globale appare comunque salvo, per il momento; la testardaggine del cancelliere tedesco, temperata dai suoi partner italiani e francesi, consente ora a tutti di tirare un sospiro di sollievo. L’indice Dow Jones - leggendario termometro dei capitalismo finanziario - può riprendere la marcia verso quota 13 mila, superata di un soffio prima di ricadere nei giorni scorsi, proprio per il pericolo di un cedimento dell’euro.
 In questa situazione l’Italia incassa un bonus particolare: l’ormai famoso «spread», ossia la distanza tra i bassi rendimenti dei titoli decennali emessi dallo Stato tedesco e gli equivalenti emessi dallo Stato italiano, è sceso sotto il livello del 3 per cento. Siamo di nuovo un Paese rispettabile e l’estero non sembra dare gran peso al cicaleccio politico esploso improvvisamente due giorni fa, considerandolo normale amministrazione. Il che significa che lo Stato spenderà meno per ottenere il rifinanziamento dei debiti in scadenza nelle prossime settimane (e sperabilmente nel resto dell’anno). E gli spagnoli, nostri «cattivi» cugini, che hanno apertamente sfidato l’Europa annunciando che nel 2012 non rispetteranno l’obiettivo di deficit a loro assegnato, hanno avuto la «punizione» che si meritano: per la prima volta da molti mesi il loro «spread» è (un po’) più alto del nostro. Le distanze sono ristabilite, le normali gerarchie sono rispettate.
 Di fronte a questo complicato e fragile ritorno alla normalità occorre evitare manifestazioni premature di giubilo. E questo per tre motivi. Il primo è che quello che abbiamo fatto alla Grecia trascende i confini dell’economia: premesso che i Greci sono stati dei grandi mentitori (ma l’Europa finanziaria per anni ha voluto credere alle loro menzogne senza darsi la pena di indagare) va denunciato che il resto d’Europa li sta trattando, per certi aspetti, peggio di come gli alleati della seconda guerra mondiale trattarono la Germania sconfitta. L’accordo che mette al riparo l’euro, condanna infatti la Grecia: tra il 2009 e il 2011 il prodotto lordo greco ha già subito una caduta del 10 per cento e scenderà ancora (secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale) almeno del 2 per cento nel 2012. La disoccupazione è raddoppiata, le retribuzioni dei pubblici dipendenti sono state decurtate del 20 per cento.
 A fronte di questi enormi sacrifici, la Grecia non ha alcuna certezza che la cura funzioni. Può anzi trasformarsi in una trappola crudele: le imposte pagate da un’economia che si contrae in questa maniera si contraggono fortemente anch’esse e il sospirato pareggio di bilancio che sembra a portata di mano sfugge quando si crede di averlo afferrato. E’ già successo con il primo tentativo di salvataggio della Grecia, potrebbe succedere di nuovo. Impedendole di dichiarare ufficialmente il fallimento, l’Europa sta costringendo la Grecia a dissanguarsi goccia a goccia senza una chiara possibilità di ripresa. A questa tortura un giornale di Vienna ha dato il nome appropriato di «genocidio finanziario»: stiamo condannando quel Paese ad almeno 15 anni di relativa povertà.
 Dalla parte dell’Unione Europea non tutto è tranquillo. Il presidente della Banca Centrale Europea (Bce) ha potuto ieri suonare il «cessato allarme» per l’euro e rallegrarsi pubblicamente per il superamento dell’ostacolo e il successo delle due recenti operazioni di finanziamento a tre anni, per complessivi mille miliardi di euro, che hanno fornito all’economia europea almeno una parte dell’ossigeno necessario per sopravvivere. La stessa Bce ha però ancora una volta tagliato le stime della crescita europea che ora oscilla tra -0,5 e +0,3 per cento, il che significa stagnazione. L’inflazione è prevista tra il 2,1 e il 2,7 per cento, in significativo aumento rispetto all’1,5-2,5 per cento di dicembre, soprattutto per l’aumento del prezzo del petrolio. Non è proprio un buon segnale. Lo stesso Draghi, inoltre, ha dovuto difendersi dalle critiche dei «falchi» della Bundesbank, arrivate ai giornali grazie a un’insolita indiscrezione tedesca: dietro l’unità di facciata dei banchieri europei vi sono differenze profonde e molta incertezza.
 In questa prospettiva si colloca l’incerta situazione italiana; il rallegramento per i risultati raggiunti negli ultimi quattro mesi non deve far dimenticare che la strada che il Paese deve percorrere è lunghissima. Abbiamo scalato una collinetta, appena una piccola asperità che fa da anticima alla montagna del nostro debito, accumulato in una generazione. Stiamo andando di buon passo, ma la strada davanti a noi è ancora davvero molta.

Ticino. Infine i creditori della Grecia accettano di darci... un taglio
Lo swap del debito sarebbe andato ben oltre le attese
Missione compiuta: lo swap del debito greco in mano ai privati è andato a buon fine. I dati ufficiali saranno resi noti solamente oggi, ma sarebbero addirittura quattro su cinque i creditori che hanno accettato dei titoli con un valore nominale più basso rispetto a quello con cui erano libellate le obbligazioni che avevano in cassa. È una quota ben superiore alle soglie minime del 66% e del 75% fissate rispettivamente dall’UE e dalle autorità elleniche per decretarne il successo. Banche, assicurazioni e fondi pensioni hanno accettato infine lo scambio alle condizioni che per mesi sono state al centro di un complesso negoziato tra il Governo di Atene e l’Iif, l’organizzazione che rappresenta i creditori privati. Il taglio del valore dei bond sarà del 53,5%, che dovrebbe tradursi in una drastica diminuzione del passivo, superiore ai 100 miliardi di euro, su un debito pubblico complessivo di circa 350 miliardi. L’alternativa sarebbe stata un default incontrollato, con perdite ben più pesanti per i detentori dei titoli pubblici greci e il rischio d’innescare un effetto domino sui mercati. Tutto ciò, secondo l’Iif, sarebbe costato all’economia europea e mondiale oltre 1000 miliardi.
Ora invece l’obiettivo di rendere più sostenibili i conti greci, facendo scendere entro il 2020 il rapporto debito-Pil dall’attuale 160% al 120,5%, appare raggiungibile. Tuttavia non mancano gli scettici, come Peter Bofinger, consigliere economico di Angela Merkel, secondo il quale entro i prossimi 12 mesi sarà necessario ristrutturare nuovamente il debito ellenico. Sia come sia, un segnale importante è arrivato anche dalla BCE, che ha deciso di riaccettare come garanzia sui prestiti i titoli di Stato di Atene. E per il presidente dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi, la più grande minaccia per l’euro è ormai superata, mentre per il presidente del Consiglio, Mario Monti, la notizia del superamento della soglia critica delle adesioni fa «sperare che la soluzione del problema finanziario greco sia imminente». Per completare quella che potrebbe essere una svolta decisiva nella lunga e tormentata storia del salvataggio della Grecia – e della stabilizzazione dell’area euro attraverso il superamento della crisi dei debiti sovrani – manca ancora il via libera definitivo dell’Eurogruppo al secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi messo a punto il mese scorso.
Tutto sembra essere pronto perché i ministri delle Finanze dei 17 Paesi di Eurolandia possano dare luce verde al nuovo intervento nel corso di una teleconferenza prevista per domani. Una boccata d’ossigeno che consentirà ad Atene di affrontare senza problemi l’appuntamento del 20 marzo, quando dovrà rimborsare bond in scadenza per 14,5 miliardi di euro.
09.03.2012

Draghi, paesi cedano su sovranita'bilanci
E' unico modo per ottenere maggiore solidarieta'
08 marzo, 17:25
(ANSA) - FRANCOFORTE, 8 MAR - Non c'e' ''alcun modo'' di ottenere una maggiore solidarieta' fra i Paesi dell'area euro se questi non cederanno ''parte della propria sovranita' di bilancio''. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, dicendosi fiducioso sull'adozione delle nuove regole del 'fiscal compact' da lui stesso auspicato.

Bce: Draghi, non abbiamo piano B, non abbiamo fallito
ultimo aggiornamento: 08 marzo, ore 15:42
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - "Non abbiamo un piano B, sarebbe ammettere un fallimento e noi non abbiamo fallito". Risponde cosi' il presidente della Bce, Mario Draghi, a chi chiede se l'Eurotower stia studiando un piano alternativo rispetto all'acquisto dei bond dei Paesi in difficolta'.

Draghi: ci sara' un firewall anticontagio adeguato nell'Eurozona
08 Marzo 2012 - 15:32
 (ASCA) - Roma, 8 mar - ''Ci sara' un firewall adeguato'' per l'Eurozona, cosi' Mario Draghi, presidente della Bce, rispondendo a una domanda sulle risorse che i paesi dell'Eurozona dovranno mettere a disposizione per edificare un ''firewall (spartifuoco)'' in grado di evitare che le crisi del debito pubblico di un paese contagino anche gli altri membri dell'Euroclub.
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Draghi: nell'ultimo prestito a 3 anni, 460 banche erano tedesche
08 Marzo 2012 - 15:27
 (ASCA) - Roma, 8 mar - Nell'ultimo prestito a tre anni da 529 miliardi di euro alle banche dell'Eurozona, ''460 erano tedesche'', cosi' Mario Draghi, presidente della Bce, nel corso della conferenza stampa. Sono 800 le banche dell'Eurozona che hanno ricevuto prestiti triennali nell'ultima operazione di questo tipo avvenuta a fine febbraio.
men/

Draghi: come detto all'inizio del mio mandato, Smp non e' eterno
08 Marzo 2012 - 15:23
 (ASCA) - Roma, 8 mar - ''Come ho detto all'inizio del mio mandato, il Securities Market Programme non e' ne' eterno, ne' infinito'', cosi' Mario Draghi, presidente della Bce, rispondendo a una domanda sulle ragioni per cui la Bce, da alcune settimane, ha smesso di comprare titoli di stato dei paesi dell'Eurozona nell'ambito del Securities Market Programme.
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Draghi: nessun impegno futuro, ora aspettiamo risultati di Ltro
08 Marzo 2012 - 15:18
 (ASCA) - Roma, 8 mar - ''Noi non prendiamo mai impegni su quello che faremo in futuro, ora aspettiamo di vedere i risultati delle due operazioni di prestiti triennali (Ltro)'' alla banche, cosi' Mario Draghi, presidente della Bce, rispondendo a una domanda se fossero in programma nuove operazioni di Lrto o se, quella di febbraio, fosse l'ultima.
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Bce: Draghi, nessuno isolato in Consiglio, soprattutto Bundesbank
ultimo aggiornamento: 08 marzo, ore 14:59
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - "Nessuno isolato in Consiglio" e tantomeno lo e' la Bundesbank. Lo puntualizza con forza il presidente della Bce, Mario Draghi. "Siamo uniti, non c'e' un solo garante stabilita'", dice, evidenziando: "siamo tutti sulla stessa barca, non c'e' da combattere" in Consiglio.

Draghi: l'iniezione di liquidità è stata un successo. Ora tocca a governi e banche. La ripresa sarà lenta
«Molti governi» dell'area euro hanno fatto «progressi» nel consolidamento fiscale e nelle riforme strutturali: ora continua ad essere «fondamentale» proseguire nell'azione riformatrice. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, spiegando, con uno slogan che, dopo le il «grande successo» delle aste a tre anni che hanno iniettato oltre mille miliardi di liquidità nel sistema finanziario europeo, «ora la palla passa ai governi». Draghi ha poi precisato che la ripresa «è graduale, molto graduale, se non lenta».
Pil area euro rivisto al ribasso. Mario Draghi, che è intervenuto durante la conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo della Bce, ha spiegato che le indagini sull'attività economica nell'area euro «confermano segni di stabilizzazione, tuttavia le prospettive restano soggette a rischi al ribasso». I tecnici della Bce hanno rivisto al ribasso le previsioni sul Pil del biennio in corso.
Le nuove stime. Secondo le previsioni della Bce, la crescita economica dell'area euro sul biennio in corso sarà compresa tra -0,5% del Pil e +0,8% nel 2012 e tra 0 e 2,2% nel 2012. Lo scorso dicembre i tecnici della Bce avevano indicato un Pil 2012 tra -0,4% e +1%, e sul 2013 tra un +0,3% e +1,3%. I dati sono stati illustrati dal presidente della Bce.
Inflazione 2012 verso il 2%. «L'inflazione nell'area euro è vicina al 2%, spinta dalla crescita dei prezzi dell'energia». La Bce, ha aggiunto Draghi, «è impegnata per la stabilità dei prezzi».
Il commento sulle riforme. Il primo impatto delle misure non convenzionali «è stato positivo», ha detto Draghi sottolineando che insieme «al consolidamento fiscale e alle riforme strutturali condotte in diversi paesi della zona euro, così come al progresso verso una governance economica più forte nell'Eurozona, hanno contribuito a un significativo miglioramento nel contesto finanziario negli ultimi mesi».
Oltre alle misure di risanamento fiscale e agli interventi straordinari di sostegno, anche il "fiscal compact" europeo ha giocato un ruolo chiave nel restituire fiducia nell'economia europea.
I tassi restano invariati. «Non abbiamo discusso di cambiamenti ai tassi di interesse». ha spiegato Draghi. L'iniziezione di liquidità da parte della Bce, ha aggiunto, «ha avuto un potente effetto ma ora la palla è in mano dei governi e degli altri attori, soprattutto banche, che devono andare avanti con le riforme e risistemare i bilanci».
Nessun contrasto con la Bundesbank. «Nessuno è isolato nel consiglio di governo della Bce, specialmente la Bundesbank». I nuovi maxi prestiti di lungo periodo della Bce a favore delle banche sono stati «un successo indiscutibile». Draghi ha respinto le ipotesi di stampa di contrasti accesi in seno al direttorio su queste nuove operazioni. «Condividiamo tutti gli stessi obiettivi», ha detto, negando in particolare che vi siano dissidi con la Bundesbank tedesca. Quanto ai mega prestiti alle banche, tra i vari effetti «vediamo un ritorno di fiducia sull'euro - ha detto -. Sta tornando la domanda da parte di fondi di investimenti e fondi pensione».
Il nodo lavoro. Nonostante i segnali di stabilizzazione dell'economia nell'area euro «il mercato del lavoro resta carente» di ripresa e «l'occupazione non sale». Draghi ha citato questi fattori, indicandoli tra quelli potenzialmente calmieranti sull'inflazione, su cui però la Bce ha rivisto al rialzo le sue previsioni.
 8 marzo 2012

Bce, Constancio esclude ristrutturazione debito altri paesi Ue
Tra i paesi dell'area euro, incluso il Portogallo, non ci saranno altre ristrutturazioni del debito pubblico come quella che si sta operando in Grecia. Lo ha affermato il vice presidente della Bce, il portoghese Victor Constacio, durante la conferenza  stampa al termine del Consiglio direttivo.
Constacio, come il presidente Mario Draghi, ha ricordato che il recente rapporto della troika dei tecnici di Ue, Bce e Fmi ha rilevato che il programma del Portogallo procede come previsto sia sul risanamento dei conti che sulle riforme.

Grecia: Fmi convoca riunione su nuovo prestito per il 15 marzo
08 Marzo 2012 - 16:47
 (ASCA-AFP) - Washington, 8 mar - Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato per il 15 marzo prossimo la convocazione di una riunione del suo Consiglio di amministrazione per esaminare un nuovo prestito per la Grecia. Lo ha annunciato il portavoce del fondo, Gerry Rice, nel corso di una conferenza stampa.
 La riunione, ha precisato, e' ''ovviamente'' condizionata all'adozione delle misure preventive da parte delle autorita' greche e al buon esito dell'accordo per la ristrutturazione del debito detenuto dai privati.
fgl/

In Alto Adige la spesa media delle famiglie è di 2.846 euro
BOLZANO. La spesa media mensile delle famiglie altoatesine si è attestata sui 2.846 euro registrando un incremento del 2,2% rispetto al 2009. Considerando che l'indice dei prezzi al consumo (Nic) per la provincia di Bolzano nello stesso anno è aumentato del 2,4%, si può affermare che la spesa media mensile delle famiglie è rimasta sostanzialmente invariata, afferma l'Astat. Ad incidere maggiormente sul bilancio delle famiglie sono state le spese per beni e servizi non alimentari (pari all'86,5% della spesa totale), in particolare i  costi legati all'abitazione. 8 marzo 2012

Parma, padania. Economia in stallo, l'export comincia a soffrire in Emilia-Romagna
(ANSA) - Un’economia in stallo, esportazioni che iniziano a soffrire e le preoccupazione per la stretta creditizia e i pagamenti da parte di pubbliche amministrazioni e privati sempre più in ritardo. Non è brillante il quadro stilato dal consueto Osservatorio congiunturale sull'artigianato e la piccola impresa di Confartigianato Emilia-Romagna, per il secondo semestre 2011 e i primi 6 mesi del 2012.
La fotografia scattata in un’indagine che coinvolge un oltre 900 imprese, parla di una seconda parte delle scorso anno chiusa con una produzione in crescita dello 0,1%, un fatturato in calo dello 0,1%, occupazione in frenata dello 0,4% e esportazioni in progresso dell’1,3%. Nei primi 6 mesi del 2012, alla voce produzione le attese degli imprenditori della regione sono per un incremento dello 0,2%, mentre il fatturato è stimato in rialzo dello 0,3%. L’occupazione è vista in calo dello 0,3% e l'export dell’1%.
Guardando ai singoli settori, quello più penalizzato, secondo Confantigianato, rimane quello dell’edilizia mentre sul fronte geografico, a sorridere sono le province di Ravenna e Piacenza, stazionarie quelle di Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia, in flessione Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini.

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