venerdì 9 marzo 2012

pm:9.3.12/ 1) Scrivi 007 del Belpaese_padanino e leggi Postini di Bustarelle, niente di piu’. 2) Quello greco e’ un imbroglio ai danni dei piccoli risparmiatori. - Isabella Bufacchi: Che bello! La comunità finanziaria internazionale, i fondi pensione e le banche greche, i piccoli risparmiatori e i grandi speculatori, insomma tutte le categorie dei privati detentori di titoli di Stato greci, si sono messi diligentemente in fila per aderire spontaneamente in massa (a tanto equivarrebbe una partecipazione "volontaria" allo swap greco del 75% e più) per accollarsi qualcosa come 100 miliardi di euro di perdite. Uno sforzo lodevole anche se, come oramai sanno persino le pietre del Partenone, non è risolutivo ai fini di salvare definitivamente la Grecia dal baratro del default disordinato.---

Ashton: per marò Ue farà tutto necessario
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L'UNIONE SARDA - Economia: Spesa record per l'energia
Produzione industriale in forte calo a gennaio
Grecia: Germania, intesa su debito passo avanti per stabilità
Grecia, -7,5% anno su anno Pil quarto trimestre 2011
Crisi: Grecia, disoccupazione al 21% tocca nuovo record
Crisi: Grecia, arrivi turisti in primi due mesi -6.7%
I mercati festeggiano e ora guardano a Lisbona



Ashton: per marò Ue farà tutto necessario
"Pronti a sostenere sforzi membri", dice responsabile pol.estera
09 marzo, 13:29
(ANSA) - COPENAGHEN, 9 MAR - L'Unione europea è pronta "a fare tutto il necessario" per risolvere la vicenda dei due marò italiani detenuti in India, ha assicurato l'Alto rappresentante della Politica estera Ue, Catherine Ashton.
"Siamo sempre pronti a sostenere gli sforzi dei Paesi membri", ha detto Ashton al Consiglio Esteri di Copenaghen. "I servizi Ue e io stessa siamo sempre disponibili e abbiamo già lavorato strettamente con i Paesi membri per vedere come risolvere le crisi", ha detto.
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L'UNIONE SARDA - Economia: Spesa record per l'energia
09.03.2012
I costi per l'approvvigionamento dall'estero crescono di circa dieci miliardi In Sardegna il Governo taglia le addizionali locali Confcommercio certifica che gli italiani stringono la cinghia: giù i consumi nel primo mese dell'anno (-1% rispetto allo stesso mese del 2011). E una delle cause è da ricercarsi nell'aumento dei costi per le famiglie, a iniziare da quelli energetici. Le stime dell'Unione petrolifera dicono che nel 2011 la fattura energetica italiana è salita alle stelle, toccando un nuovo record. L'Italia dovrà pagare per l'approvvigionamento all'estero di energia la cifra record di 63 miliardi di euro (+19% sul 2010). In tutto questo, c'è anche una buona notizia per la Sardegna, che ha strappato al Governo una riduzione delle addizionali sull'energia elettrica, dopo l'aumento delle accise (previsto dai decreti di fine anno). La bolletta petrolifera è invece salita da 28,4 a 35,1 miliardi.
LA BOLLETTA ENERGETICA La fattura energetica italiana, secondo i dati dell'Up, passerà dai 52,955 miliardi di euro del 2010 ai 63 del 2011. Un record, dopo quello di 59,9 miliardi registrato nel 2008. Al totale si arriva sommando la voce petrolio (35,1 miliardi) a quelle combustibili solidi (2,9 miliardi), gas naturale (21 miliardi), biofuel (1,2 miliardi) e altri (2,7 miliardi). Cambia, però, le geografia delle aree di importazione: la primavera araba e l'interruzione della produzione libica hanno infatti fatto crescere la provenienza dai Paesi dell'ex Unione sovietica. E così su un totale di 71,8 milioni di tonnellate di greggio importati (U-8,7%), 37,9 milioni arrivano dalla ex Urss, che ha superato il Medio Oriente (35,7 milioni). L'Africa è a 23,5 milioni.
PETROLIO Ancora in flessione poi i consumi dei prodotti petroliferi (-2,5%), con la benzina in picchiata del 6%. Dal 2004 a oggi il calo dei consumi di carburante è stato pari a 5 miliardi di litri. Guardando alle fonti, il petrolio resta largamente in testa con il 39%, seguito dal gas naturale con il 36%. Seguono le rinnovabili (11%), i combustibili solidi (9%) e le importazioni nette di energia elettrica (5%).
ADDIZIONALI La Sardegna, però, pagherà meno le addizionali locali sull'energia elettrica, visto che il Governo ha deciso di cancellare, con un emendamento al decreto sulle semplificazioni, le imposte ancora in vigore per le Regioni a statuto speciale. Le norme varate dall'esecutivo nello scorso dicembre, infatti, prevedevano l'aumento delle accise sull'energia, con il conseguente taglio delle addizionali locali, a iniziare dalle Regioni ordinarie, mentre quelle speciali dovevano recepire la norma in fase di avvio del tavolo sul federalismo fiscale (quindi chissà tra quanti mesi), con una evidente disparità di trattamento tra territori. Importante è stata la presa di posizione di Confindustria nazionale e Sardegna che hanno chiesto e ottenuto un intervento del Governo.

Produzione industriale in forte calo a gennaio
ID doc: 74129 Data: 09.03.2012 (aggiornato il: 09.mar.2012)
I dati Istat indicano un'avvio d'anno decisamente negativo per l'industria italiana. La produzione industriale, a gennaio, è infatti "crollata" del 5% (dato corretto per gli effetti di calendario): si tratta del dato peggiore dal dicembre del 2009. L'indice destagionalizzato della produzione industriale
è diminuito, rispetto a dicembre 2011, del 2,5%. Nella media del trimestre novembre-gennaio l'indice è sceso dell'1,9% rispetto al trimestre immediatamente precedente.

Grecia: Germania, intesa su debito passo avanti per stabilità
L'intesa con i creditori privati sullo swap del debito greco, "è un grosso passo avanti verso la stabilizzazione e il consolidamento a un livello sostenibile del debito, che concede alla Grecia una grande opportunità". Lo rivela il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble, il quale precisa che la troika valuterà se questo risultato è in linea con le richieste dell'Eurogruppo.

Grecia, -7,5% anno su anno Pil quarto trimestre 2011
Il Pil greco nel quarto trimestre del 2011 ha registrato una contrazione del 7,5% anno su anno (dato non destagionalizzato). Lo ha reso noto l'ufficio di statistica nazionale ellenico, ricordando che la prima lettura del dato aveva segnalato una contrazione del 7% anno su anno.

Crisi: Grecia, disoccupazione al 21% tocca nuovo record
09 marzo, 13:21
(ANSAmed) - ATENE, 9 MAR - La disoccupazione in Grecia ha raggiunto un altro record, toccando il 21% nel dicembre 2011, in forte aumento dal 14,8% nello stesso mese nel 2010 e superando anche il 20,9% del precedente mese di novembre quando, per la prima volta, il numero dei disoccupati aveva oltrepassato il milione di unita' su una popolazione di 11 milioni. Lo riferisce l'agenzia Ana citando dati forniti dall'Istituto statistico ellenico (Elstat). Il numero degli occupati e' pari a 3,899,319 persone mentre i disoccupati sono 1.033.507 e le persone inattive sono 4.424.562. Il numero degli occupati è diminuito di 334,445 persone rispetto al dicembre 2010 (-7,9%) e di 1.950 unita' rispetto al novembre 2011 (-0,05%). Il numero dei disoccupati è aumentato di 299.862 unita' rispetto al novembre 2011 (+0.02%). (ANSAmed).

Crisi: Grecia, arrivi turisti in primi due mesi -6.7%
09 marzo, 13:08
(ANSAmed) - ATENE, 9 MAR - Gli arrivi di turisti stranieri in Grecia nei primi due mesi dell'anno sono stati 360.931, con un calo del 6,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lo riferisce l'agenzia Ana citando dati elaborati e diffusi dall'Associazione delle aziende turistiche elleniche (SETE). I responsabili del settore attribuiscono il declino nel traffico turistico e nelle prenotazioni relative a questa stagione alla pubblicità negativa che il Paese ha ricevuto, sia per la grave crisi economica sia per le violente proteste di piazza ad Atene, e il ritardo nell'adozione di adeguate misure per il suo rilancio. Nel periodo gennaio-febbraio di quest'anno gli arrivi di turisti ad Atene sono diminuiti del 10,7%, mentre a Salonicco, seconda citta' della Grecia per numero di abitanti, sono aumentati del 8,9%. (ANSAmed).

I mercati festeggiano e ora guardano a Lisbona
di Isabella Bufacchi
Che bello! La comunità finanziaria internazionale, i fondi pensione e le banche greche, i piccoli risparmiatori e i grandi speculatori, insomma tutte le categorie dei privati detentori di titoli di Stato greci, si sono messi diligentemente in fila per aderire spontaneamente in massa (a tanto equivarrebbe una partecipazione "volontaria" allo swap greco del 75% e più) per accollarsi qualcosa come 100 miliardi di euro di perdite. Uno sforzo lodevole anche se, come oramai sanno persino le pietre del Partenone, non è risolutivo ai fini di salvare definitivamente la Grecia dal baratro del default disordinato. L'attesa della conferma della "buona" novella sul concambio ha contribuito ieri a riportare temporaneamente lo spread tra BTp e Bund sotto la soglia dei 300 punti. Ma perchè un haircut argentino nel cuore dell'Eurozona, imposto sul debito di uno Stato membro della moneta unica, sarebbe poi una tale gran bella notizia?
Nell'immediato, i mercati hanno deciso di accontentarsi. Per ora basta apprendere oggi in via ufficiale che la Grecia e l'Eurozona si sono messi d'accordo per non esercitare in via retroattiva le clausole di azione collettiva (Cacs) introdotte nei giorni scorsi nei titoli di Stato soggetti alla legge greca, clausole che hanno il potere di imporre dall'alto l'haircut sul 100% dei bond domestici ellenici. Nella speranza di veder scongiurato il pericolo dell'attivazione del credit event e del trigger sui credit default swap della Grecia, causato dall'uso delle Cacs, i mercati ieri hanno provato a tirare un sospiro di sollievo.
Nel medio-lungo periodo, i mercati stanno iniziando a metabolizzare e quindi a scontare il default caotico della Grecia e l'uscita di Atene dalla moneta unica. La certezza di una reazione "soft" alla peggiore delle ipotesi possibili dovrà naturalmente essere provata sul campo, al dunque: ma l'andamento di spread e Borse anche ieri ha indicato che la tenuta dell'Eurozona nell'eventualità di un euro a 16 è più concreta. L'epilogo di una Grecia messa al bando, anche se solo temporaneamente, all'inizio della crisi del debito europeo era considerato un finale apocalittico per la sopravvivenza stessa dell'euro: invece potrebbe essere tollerato dai mercati, purchè la Grecia sia confermata, come promesso a più riprese da Bruxelles e dalla Germania, un caso unico ed eccezionale.
Quel che ha portato l'Eurozona sull'orlo del fallimento e l'Italia sull'orlo del baratro è stato un mix letale, recessione ed effetto-contagio. Se l'Europa riuscirà a spezzare quella catena che fin dal 2010 ha legato il destino della Grecia a quello di tutti i Paesi europei periferici o con alto debito pubblico, potrebbe spuntare una luce in fondo al tunnel della crisi del debito sovrano europeo. Il condizionale è però d'obbligo perchè dalla Grecia l'attenzione del mercato si sposta a Portogallo, Irlanda e Spagna.
La gestione da ora in avanti da parte dei politici europei della crisi portoghese e delle tensioni che si stanno addensando sulla Spagna sarà fondamentale inprospettiva per riaffermare l'affidabilità dell'euro e dell'Eurozona. I ritardi sul potenziamento della dotazione congiunta dei fondi salva-Stati Efsf e Esm non consentono infatti ai mercati di contare sul ricorso - male che vada - a una rete di sicurezza estendibile alla Spagna, in aggiunta a Grecia, Portogallo e Irlanda. Accantonato il caso ellenico per almeno qualche settimana o qualche mese, i mercati si focalizzano sulla sostenibilità dei conti pubblici portoghesi. Circolano già ipotesi sul rischio di una seconda e imminente proposta di ristrutturazione di debito pubblico europeo, questa volta applicata ai titoli di Stato portoghesi. Ebbene, questo dubbio dovrà essere sciolto al più presto: gli Stati membri dell'euro, con o senza la collaborazione del Fondo monetario internazionale, dovranno dimostrare con i fatti che la Grecia è un caso isolato perchè il PSI (Private sector involvement) non verrà neppure lontanamente preso in considerazione quando emergerà il "buco" tra i 9 e i 15 miliardi nel programma di salvataggio del Portogallo. Questo stesso approccio dovrà essere confermato ogni qual volta i conti pubblici degli Stati dell'Eurozona più deboli, e a bassa crescita, dovessero attraversare crisi di liquidità o di sfiducia sui mercati. Se l'Eurozona dovesse invece vacillare nella gestione di eventuali prossime crisi sovrane, mantenendo la potenza di fuoco dei firewalls a 500 miliardi (di cui almeno 250 già impegnati), allora lo spread tra i BTp e i Bund inevitabilmente tornerà ad accusare i sintomi del contagio.
 9 marzo 2012

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