mercoledì 14 marzo 2012

pm:14.3.12/ Cabaret. - Il disagio occupazione che si e' creato nel nostro Paese in questi anni e' impressionante, c'e' una quota molto rilevante della nostra societa' che teme il futuro: lo ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera intervenendo a un convegno Unicredit.---Questo secondo programma di aiuti è un'opportunità unica per la Grecia, e non deve sprecarla: così il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker commenta il via libero definitivo agli aiuti.---Ticino, Giuseppe D’Amato: Il modello Putin – ossia proventi dalla vendita delle materie prime impiegati per lo sviluppo – non funziona più. Servono risorse interne. Ai russi, soprattutto a quelli benestanti, bisognerà spiegare che pagare le tasse è necessario per offrire servizi ai meno abbienti. Altro che 13% sui guadagni, come ora. In sintesi, l’autunno si annuncia caldissimo.

Lavoro: Passera, disagio impressionante occorre coesione sociale
Export, nel 2011 +11,4%. Bene il Centro
Grecia: dall'Europa ok definitivo ad aiuti
Gran Bretagna: disoccupazione all'8,4%, record da 17 anni
Congelati i fondi Ue a Budapest
Ticino. In Russia non è primavera




Lavoro: Passera, disagio impressionante occorre coesione sociale
11:30 14 MAR 2012
 (AGI) - Roma, 14 mar. - "Il disagio occupazione che si e' creato nel nostro Paese in questi anni e' impressionante, c'e' una quota molto rilevante della nostra societa' che teme il futuro": lo ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera intervenendo a un convegno Unicredit. "Dobbiamo creare benessere attraverso il lavoro, attraverso la crescita sostenibile", ha aggiunto Passera, sottolineando l'attenzione alla "coesione sociale". .

Export, nel 2011 +11,4%. Bene il Centro
(Xinhua) 
ultimo aggiornamento: 14 marzo, ore 11:26
Roma - (Adnkronos) - Secondo l'Istat, il trend positivo ha riguardato in particolare l'Italia centrale (+13%) mentre per le altre aree si rilevano tassi di crescita compresi tra il 9,6% nel Mezzogiorno e l'11,2% nel Nord-Ovest. Stando ai dati Eurostat sulla produzione industriale, in Italia si registra uno dei cali maggiori tra i paesi Ue
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Nel 2011 l'export italiano è cresciuto dell'11,4% sull'anno precedente per un valore totale di 375,8 miliardi di euro, con un trend positivo che ha riguardato tutte le macroregioni, ma più forte nell'Italia centrale (+13%), mentre per le altre aree si registrano tassi di crescita compresi tra il 9,6% nel Mezzogiorno e l'11,2% nel Nord-Ovest. Lo comunica l'Istat segnalando per il quarto trimestre del 2011 una crescita congiunturale delle esportazioni per la ripartizione del Centro (+2,7%). Rispetto al trimestre precedente, cala invece l'export per le regioni nord-occidentali (-0,2%), nord-orientali (-0,9%) e per quelle meridionali e insulari (-3,3%).
A livello di singole regioni fra quelle che forniscono il maggior contributo alla crescita delle esportazioni nazionali nel 2011 l'Istat segnala l'Emilia-Romagna (+13,1%), la Toscana (+13,7%) e il Lazio (+13,8%). Forti incrementi anche per Sicilia, Puglia, Liguria e Abruzzo.
Sui mercati extra Ue l'Istat registra forti aumenti per Calabria, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Puglia. Per l'area Ue gli incrementi di minore intensità riguardano in particolare Liguria, Sicilia, Campania, Molise e Marche.
A livello di valore, tuttavia, l'area che fornisce il maggiore contributo all'export rimane l'Italia nord-occidentale, per un totale di 150,03 miliardi di euro, seguita da quella nord-orientale (117,58 miliardi): più distaccate Italia centrale (60,57 miliardi), meridionale (27 miliardi) e le Isole (15,95 miliardi). La Lombardia si conferma leader dell'export: infatti, segnala l'Istat, il flusso di vendite verso la Germania fornisce il più ampio contributo alla crescita delle esportazioni nazionali. Rilevante è anche il ruolo delle vendite di Toscana, Lombardia e Piemonte verso la Svizzera. Riduzioni significative delle vendite all'estero si registrano per il Friuli-Venezia Giulia nel Regno Unito e in Turchia, per la Liguria nel Regno Unito e per la Sardegna nei Paesi Opec e in Spagna.
L'Istat segnala come particolarmente dinamiche le vendite sui mercati esteri di metalli e prodotti in metallo dalla Lombardia e dalla Toscana, di macchinari e apparecchi dall'Emilia-Romagna, dalla Lombardia e dal Veneto e di prodotti petroliferi raffinati dalla Sicilia. Una flessione delle esportazioni si registra per i mezzi di trasporto (esclusi autoveicoli) dal Veneto, dal Friuli-Venezia Giulia e dalla Sicilia e per il gas naturale dalla Lombardia.
Tra le province con il più alto contributo alla crescita, sono Lodi, Arezzo, Alessandria, Piacenza e Genova a far registrare i maggiori incrementi delle esportazioni nel corso del 2011.

Grecia: dall'Europa ok definitivo ad aiuti
Juncker: seconda chance atene, da non sprecare
14 marzo, 11:58
BRUXELLES - Via libera definitivo al secondo piano salva-Grecia e ai 130 miliardi di aiuti: lo comunica il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker, in una nota dove precisa che gli aiuti verranno versati "in diverse tranche".
 JUNCKER, SECONDA CHANCE ATENE, NON LA SPRECHI  - "Questo secondo programma di aiuti è un'opportunità unica per la Grecia, e non deve sprecarla": così il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker commenta il via libero definitivo agli aiuti. Le autorità greche, spiega Juncker, "devono quindi continuare a dimostrare forte impegno verso le riforme e proseguire anche lo sforzo di risanamento dei conti, e le privatizzazioni, per restare in linea con il secondo programma".

Gran Bretagna: disoccupazione all'8,4%, record da 17 anni
14 Marzo 2012 - 11:26
 (ASCA) - Roma, 14 mar - Continua a salire la disoccupazione in Gran Bretagna. Nel trimestre novembre-gennaio i senza lavoro sono aumentati all'8,4%, il livello record negli ultimi 17 anni secondo i dati diffusi dall'Ufficio Statistico. Nel trimestre i disoccupati ammontano a 2,67 milioni con un aumento di 28 mila unita' rispetto ai tre mesi precedenti.
did/

Congelati i fondi Ue a Budapest
Beda Romano
 BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
 L'Ecofin ha deciso ieri di congelare 495 milioni di euro di fondi europei destinati all'Ungheria, a cui si rimprovera una deriva dei conti pubblici. Messa al voto, la decisione ha rischiato la bocciatura. Alcuni Paesi hanno accusato Consiglio e Commissione di aver tenuto un atteggiamento troppo rigoroso nei confronti di Budapest, dopo che a Madrid poche ore prima era stata concessa maggiore flessibilità.
 A fine febbraio la Commissione ha proposto al Consiglio di sospendere dal gennaio 2013 il versamento di fondi europei destinati al Paese dell'Europa centro-orientale, colpevole di non avere risanato il proprio bilancio, nonostante le numerose sollecitazioni. Ieri la scelta si è rivelata particolarmente controversa. Austria, Repubblica Ceca, Polonia e Regno Unito hanno preso le parti dell'Ungheria.
 «A un certo punto delle discussioni è emersa la presenza di una minoranza di blocco», ammette un diplomatico. Se il pacchetto fosse stato bocciato, l'effetto ottico per la nuova disciplina di bilancio sarebbe stato pessimo. Finalmente è stato trovato un compromesso. La decisione della Commissione è passata, ma con la promessa di verificare in giugno se l'Ungheria ha fatto progressi.
 «Nel caso il Paese a metà anno abbia rimesso in ordine i conti la sanzione sarà tolta», ha spiegato il ministro delle Finanze danese Margrethe Vestager, presidente di turno dell'Ecofin. Nel corso del voto di ieri, la Polonia ha deciso di astenersi, mentre l'Austria - sensibile alla questione non tanto per ragioni storiche quanto per la presenza di molte banche austriache in Ungheria - ha deciso di allinearsi con i suoi partner.
 Ciò detto, alcuni Paesi hanno accusato Consiglio e Commissione di avere riservato un atteggiamento più duro all'Ungheria che alla Spagna. In realtà, i due Paesi sono in situazioni diverse. La Spagna potrà godere di maggiore margine di manovra nel 2012, ma dovrà comunque ridurre il proprio deficit sotto al 3% nel 2013, come previsto. L'Ungheria invece è già in ritardo di un anno nel tagliare il proprio disavanzo sotto a questo livello.

Ticino. In Russia non è primavera
di Giuseppe D’Amato - 03/13/2012
La “primavera” russa perde smalto e diversamente non potrebbe essere. Sabato sull’Arbat sono scesi a protestare non più di 20-25 mila moscoviti, molti meno rispetto alle oltre centomila persone delle precedenti manifestazioni “per elezioni pulite” del dicembre e del febbraio scorsi. Le presidenziali del 4 marzo sono ormai alle spalle e la delusione sta prendendo il sopravvento in un movimento composito che rischia di frazionarsi tra le sue molteplici anime.
La “battaglia di Russia”, come l’ha definita Vladimir Putin, non è però conclusa, come si potrebbe superficialmente credere, ma è entrata in una fase più tecnica e meno spettacolare.
Presto, infatti, verso l’inizio dell’estate il governo sarà costretto a imporre misure economiche impopolari: i prezzi sono in pratica congelati da un anno per le elezioni, con un deficit di bilancio diventato un segreto di Stato. Allora, sì, che la partita ricomincerà molto più seriamente che queste legislative e presidenziali, diciamolo pure, addomesticate e scandalose.
La variabile imprevedibile in questa situazione è rappresentata dal petrolio. Il suo prezzo alle stelle è l’unico elemento in grado di aiutare il “leader nazionale” a ottemperare alle troppe promesse elettorali. Altrimenti, saranno dolori di pancia. Il modello Putin – ossia “proventi dalla vendita delle materie prime impiegati per lo sviluppo” – non funziona più. Servono risorse interne. Ai russi, soprattutto a quelli benestanti, bisognerà spiegare che pagare le tasse è necessario per offrire servizi ai meno abbienti. Altro che 13% sui guadagni, come ora.
In sintesi, l’autunno si annuncia caldissimo. I prossimi lunghi mesi serviranno alle opposizioni per organizzarsi meglio e creare quelle strutture politiche che adesso mancano del tutto.
A Mosca la domanda imperante in queste ore è come continuare, nel frattempo, la lotta contro Putin e i suoi alleati. La prima risposta è che certamente molta dell’attuale energia verrà spesa nella crociata contro la corruzione e la superbia della nomenklatura. Il mezzo per mantenere unita la protesta sarà Internet con i suoi social forum. In Parlamento sono già in corso, da settimane, consultazioni tra alcuni dei leader delle composite opposizioni, restate fuori dalla Duma alle legislative di dicembre per i soliti giochetti, e la squadra di Putin.
Questo elemento deve far riflettere, e non poco, gli osservatori indipendenti. Ma come è giustificabile una tale trattativa quando si sono appena tenute elezioni generali? Che investitura popolare hanno gli uni e gli altri rappresentanti dei due schieramenti? L’unica cosa positiva è che si è scelta la strada del dialogo e non quella della piazza per risolvere i problemi e concordare una seria riforma politica.
In conclusione, Vladimir Putin ha vinto il primo scontro, ma la battaglia non è affatto finita e lui ne è ben coscio. La “luna di miele” col Paese, durata ben 12 anni, è definitivamente finita. Ora il “leader nazionale” ha contro una larga fetta della società russa con cui giochi e giochetti non serviranno ad alcunché. È arrivato il tempo dei fatti e delle riforme.

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