mercoledì 14 marzo 2012

am:14.3.12/ Pummarole! Non si fa così. Giurate fedelta’ alla terra padana! Dai, siate fedeli: dite lo giuro! Vi regaliamo una paccata di miliardi che vi rialza il rating. - Il peso delle tasse punta a superare il 45% un livello che ha pochi confronti nel mondo. Lo afferma il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino secondo il il nostro sistema e' disegnato in modo da far gravare un carico sui contribuenti fedeli eccessivo.---L'attuazione della legge che prevedeva la sospensione temporanea dal lavoro (o messa in mobilita') di 30.000 dipendenti statali in eccedenza entro la fine del 2011 decisa dal governo greco nell'ambito del programma per la riduzione della spesa pubblica suggerito dalla troika, e' miseramente fallita.

Crisi: C. conti, con pil annuo +1% in 20 anni rispetto vincolo debito 65%
Corte Conti: fisco oltre 45%, troppo su cittadini fedeli
Lavoro, Fornero dura con i sindacati: senza sì niente paccata di miliardi
Fitch alza rating Grecia
Crisi: Grecia, solo 10.000 statali hanno lasciato il lavoro
Verso la sanzione Ecofin all'Ungheria: congelare mezzo miliardo di fondi Ue per deficit eccessivo
Serbia: Ue; Belgrado,si' a Kosovo non puo' essere condizione
Parma, padania. Pomodoro, la trattativa si è arenata

Crisi: C. conti, con pil annuo +1% in 20 anni rispetto vincolo debito 65%
ultimo aggiornamento: 13 marzo, ore 13:19
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Con una crescita del pil dell'1% annuo nei prossimi 20 anni potra' essere rispettato il vincolo di portare il debito al 65%. Lo afferma il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, nel corso di un'audizione in commissione Bilancio della Camera. Secondo la magistratura contabile si puo' calcolare che ''con un tasso di crescita medio reale della nostra economica dell'1% all'anno, nei prossimi 20 anni, il pareggio di bilancio comporterebbe di per se' il rispetto di quel vincolo e condurrebbe alla fine di quel periodo a un rapporto tra il debito e il pil del 65% circa.

Corte Conti: fisco oltre 45%, troppo su cittadini fedeli
13 marzo, 14:16
ROMA - Il peso delle tasse punta a superare il 45% ''un livello che ha pochi confronti nel mondo''. Lo afferma il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino secondo il ''il nostro sistema e' disegnato in modo da far gravare un carico sui contribuenti fedeli eccessivo''.
Le manovre di aggiustamento 2011 "sulla spinte dell'emergenza" - spiega il presidente dei magistrati contabili - hanno operato "soprattutto sul lato dell'aumento della pressione fiscale piuttosto che, come sarebbe stato desiderabile, dal lato della riduzione della spesa".
"Una volta attenuatesi le condizioni di emergenza per poter aprire lo spazio ad una riduzione della pressione fiscale che aiuti il rilancio dell'economia ma non comprometta l'equilibrio di bilancio è necessario lavorare con tenacia e determinazione alla riduzione della spesa. Salvaguardando per quanto possibile quella sua parte che ha effetti benefici sulla propensione alla crescita". Lo afferma il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino in audizione a Montecitorio.
La Banca d'Italia - ricorda il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino - prevede che il calo dello spread a quota 200 determinerà un aumento di un punto della crescita del Pil stimato dalla Banca d'Italia. Questo "da solo sarebbe sufficiente a determinare entrate fiscali aggiuntive di importo pari a quelle attese dal previsto innalzamento di due punti dell'aliquota Iva ordinaria". Cioé risorse equivalenti a "quelle necessarie per aumentare di circa un quarto la spesa per investimenti fissi delle Pa".
"Anche in condizioni di pareggio di bilancio e per quanto il risanamento faccia flettere lo spread ancora a lungo avremo a che fare con elevati oneri per interessi del debito". Lo sottolinea il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, segnalando la necessità "di non rinunciare a ridurre lo stock attraverso la cessione di quelle parti del patrimonio non funzionali allo svolgimento dei compiti essenziali e non oggetto di tutele artistiche o simili".

Lavoro, Fornero dura con i sindacati: senza sì niente paccata di miliardi
Il ministro Elsa Fornero 
ultimo aggiornamento: 13 marzo, ore 19:23
Roma - (Adnkronos/Ign) - Il ministro all'indomani dell'incontro con le parti sociali sulla Riforma: ''Mi risulta difficile capire il no dei sindacati, mi aspettavo un apprezzamento''. Poi sulla mancata indicazione della copertura finanziaria dei nuovi ammortizzatori:  ''Solo con accordo avanzato impegno a trovare risorse''. Camusso:  proposta Governo riduce tutele. Bonanni: su mobilità passo indietro o rottura coesione sociale.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Ign) - "Mi risulta molto difficile capire che i sindacati non si dichiarino d'accordo su una riforma del lavoro che prevede inclusione e universalità di ammortizzatori sociali. Avrei voluto sentire una piccola parola di apprezzamento ma non ne ho sentita neanche mezza". All'indomani dell'incontro con le parti sociali, il ministro del Lavoro Elsa Fornero  sfida i sindacati, che non avevano nascosto la loro delusione sui nuovi ammortizzatori sociali annunciati dal Governo.
Il terreno è quello della copertura finanziaria, su cui ieri il Governo non ha fornito cifre. ''E' chiaro che se c'è un accordo più avanzato mi impegno a trovare risorse piu' adeguate e fare in modo che questo meccanismo degli ammortizzatori sociali e questo mercato del lavoro funzionino abbastanza bene". Ma è altrettanto chiaro, puntualizza il ministro, che ''se uno comincia con il dire no perché dovremmo mettere lì una paccata di miliardi?".
"Non si fa così", aggiunge rivendicando al suo ministero, e al suo governo, la decisione di finanziare comunque la riforma degli ammortizzatori senza tagliare la spesa sociale. "Mi sono impegnata a che le risorse non vengano tolte dall'assistenza. Mi sembra che sia un buon impegno".
Obiettivo di questa riforma del lavoro, spiega Fornero, ''smantellare le protezioni che si sono costituite, che si sono stratificate profondamente, motivate apparentemente da buonissimi principi ma con implicazioni di conservatorismo molto forti, fino alla difesa di privilegi".
"Il mercato del lavoro deve essere dinamico dove per dinamismo si intende una relativa facilità in entrata e una relativa maggiore facilita' in uscita ma non verso la pensione che con la riforma non e' piu' possibile", spiega a margine di un convegno al ministero degli Esteri. Un mercato del lavoro, dunque, dinamico: "cioè che non mette barriere perche' un mercato molto protetto crea segmentazione e bisogna cambiarlo mentre i mercati dinamici funzionano meglio", aggiunge ribadendo però come i lavoratori che usciranno dal mercato del lavoro non saranno lasciati soli.
''Ci sarà un buon sistema di ammortizzatori sociali. E di questo stiamo parlando; di una nuova assicurazione sociale per il reimpiego che considera le persone non come disoccupati ma come soggetti che al momento non hanno un lavoro e cerca di aiutarli a rafforzare il proprio capitale umano erogando, nel frattempo, un'indennità che dovrebbe consentirgli di trovare un'altra occupazione".
L'altolà del ministro arriva dopo le critiche dei sindacati con il numero uno della Cgil Susanna Camusso che parla di ''passo indietro''. "Il problema non sono le date (i nuovi ammortizzatori entreranno a regime nel 2015 ndr), è il merito delle proposte". Secondo la Camusso quella messa sul tavolo lunedì dal Governo "non ha le caratteristiche di un ammortizzatore universale perché non si includono persone che oggi non hanno accesso all'indennità di disoccupazione, rappresenta invece una riduzione delle tutele rispetto a quelle attuali e quindi da questo punto di vista abbiamo assistito a un passo indietro rispetto alle stesse dichiarazioni che aveva fatto il governo per l'applicazione dei sussidi".
Duro anche il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Se il governo non fa un passo indietro nella trattativa sulla mobilità, "si prende la responsabilità di una rottura sociale nel Paese, che noi non vogliamo". Insomma ''non ci siamo proprio. Una mobilità ridotta per tempo, della metà, e così anche nella parte economica, significa mettere in ginocchio la gente, quella gente - ha sottolineato - che deve andare più tardi in pensione, che è cacciata fuori dalle aziende per delocalizzazioni, per chiusure fallimenti e tutto quello che conosciamo nelle varie parti d'Italia''.

Fitch alza rating Grecia
Non e' piu' in parziale default dopo swap debito
13 marzo, 18:21
(ANSA) - ROMA, 13 MAR - Fitch ha migliorato il merito di credito della Grecia a 'B-', con prospettive stabili, togliendolo da 'restricted default'. Lo comunica l'agenzia di rating in una nota, spiegando che ''il completamento del concambio ha sanato l'evento di default''. Fitch certifica dunque che la Grecia, dopo l'accordo con i creditori privati, non e' piu' in parziale default.

Crisi: Grecia, solo 10.000 statali hanno lasciato il lavoro
A fronte dei 30.000 in eccedenza secondo la troika
13 marzo, 20:00
(ANSAmed) - ATENE, 13 MAR - L'attuazione della legge che prevedeva la sospensione temporanea dal lavoro (o messa in mobilita') di 30.000 dipendenti statali in eccedenza entro la fine del 2011 decisa dal governo greco nell'ambito del programma per la riduzione della spesa pubblica suggerito dalla troika, e' miseramente fallita. Infatti, dei 30.000 dipendenti che, secondo le previsioni, sarebbero dovuti andare in cassa integrazione prima di essere definitivamente licenziati in base alla legge sulla sospensione temporanea dal lavoro se ne sono andati soltanto circa 10.000.
 Il numero degli impiegati statali che hanno lasciato il servizio e' stato di 9.502 unita' (la maggior parte dei quali era gia' in eta' da pensione) mentre altri 4.939 assunti con contratti privati starebbero lasciando in queste settimane: il dato si evince da un documento presentato in Parlamento dal vice ministro per la riforma amministrativa Dinos Rovlias e, in pratica, conferma che la misura di messa in mobilita' adottata dal governo di Atene nell'ambito delle richieste della troika per risanare i conti dello stato non ha funzionato per niente.
(ANSAmed).

Verso la sanzione Ecofin all'Ungheria: congelare mezzo miliardo di fondi Ue per deficit eccessivo
I ministri delle Finanze della Ue hanno dato il via libera alla proposta della Commissione europea di congelare fondi di coesione destinati all'Ungheria per un ammontare di 495 milioni di euro, come sanzione per non aver corretto su base strutturale il suo deficit eccessivo nel 2011.
Si tratta della prima sanzione di questo tipo approvata dall'Ecofin in virtù del pacchetto "Six Pack" sul rafforzamento della governance economica dell'Ue. L'Ungheria ha ancora la possibilità di evitare di perdere i fondi, attuando nei prossimi mesi le modifiche di bilancio raccomandate dalla Commissione. Una prima revisione della situazione da parte dell'Ecofin, per constatare se Budapest ha provveduto alle correzioni, è prevista in giugno. Il congelamento dei fondi è effettivo dal 1° gennaio prossimo.
Diversi ministri finanziari si sono dichiarati contrari a decidere adesso la sanzione. Si tratta di Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Lettonia e Regno Unito. Di qui la difficoltà di un compromesso. In ogni caso l'Ecofin decide su questa materia a maggioranza qualificata.
L'Ungheria ha portato il deficit pubblico sotto il 3% del Pil nel 2011 ma, secondo la commissione e l'Ecofin, si è trattato in misura prevalente di misure una tantum che ammontano a oltre il 10% del Pil. Di conseguenza già l'Ecofin in gennaio aveva indicato che non si tratta di una correzione strutturale e sostenibile del deficit per cui la risposta alle raccomandazioni europee è da giudicare insufficiente. All'Ungheria viene chiesto di raggiungere un deficit di bilancio del 2,5% del Pil quest'anno.
 13 marzo 2012

Serbia: Ue; Belgrado,si' a Kosovo non puo' essere condizione
Caponegoziatore, 5 Paesi Ue non riconoscono Pristina
13 marzo, 15:28
(ANSAmed) - BELGRADO, 13 MAR - Belgrado, nel suo cammino verso la Ue, non accettera' la condizione del riconoscimento del Kosovo. Lo ha ribadito il caponegoziatore serbo nei colloqui con Pristina, Borislav Stefanovic.
 ''L'opinione prevalente nella Ue e' che il Kosovo sia un paese indipendente, e che come tale andrebbe riconosciuto anche dalla Serbia. Ma la Ue nel suo insieme non puo' assumere una tale posizione poiche' vi sono cinque paesi membri che non hanno riconosciuto il Kosovo. La nostra politica mira a risolvere i problemi e non a mettere in pericolo gli interessi nazionali del paese'', ha detto Stefanovic in un'intervista oggi al quotidiano Vecernje Novosti. Sottolineando come l'obiettivo strategico della Serbia sia quello di avvicinarsi sempre piu' alla Ue, Stefanovic ha detto che in questo cammino vi sono condizioni ''che noi non accetteremo''. L'auspicio, ha aggiunto, e' che tali condizioni non vengano poste a Belgrado. I paesi Ue che non hanno riconosciuto l'indipendenza di Pristina sono Spagna, Grecia, Romajia, Cipro e Slovacchia.
 Dopo l'ottenimento dello status di paese candidato, la Serbia conta ora di avere entro la fine dell'anno una data per l'avvio del negoziato di adesione alla Ue. Di possibili ostacoli su questo cammino ha parlato Bozidar Djelic, l'ex vicepremier e ministro per l'integrazione europea, tra i principali esponenti del Partito democratico (Ds) del presidente Boris Tadic. In un'intervista all'altro quotidiano Danas, Djelic afferma che alcuni paesi, in primo luogo la Germania, potrebbero chiedere a Belgrado di abolire le strutture parallele che manitiene nel nord del Kosovo, a maggioranza di popolazione serba. (ANSAmed)

Parma, padania. Pomodoro, la trattativa si è arenata
Mara Troni
Nulla di fatto sul fronte della trattativa per la definizione del prezzo del pomodoro da industria.  Ieri sera a   tarda ora   si sono interrotte le trattative tra la delegazione delle organizzazioni di prodotto del Nord Italia e quella dell’Associazione italiana industrie prodotti alimentari (Aiipa) che fa capo a Confindustria.
 L’incontro, iniziato nel primo pomeriggio alla Stazione sperimentale delle conserve di Parma, che sembrava dovesse essere quello decisivo, non ha portato alla definizione del prezzo a causa delle posizioni ancora distanti tra le parti coinvolte.  Al momento la data per la ripresa della trattativa non è stata fissata e si ipotizza che non avvenga in tempi troppo ravvicinati.
 La negoziazione che vede impegnate le delegazioni di produttori e trasformatori riguarda una quantità di pomodoro pari a 11-12 milioni di quintali pari al 75% della materia prima trasformata dalle industrie private del Nord.
 L'incontro di ieri sembrava potesse essere decisivo anche alla luce del fatto che nei giorni scorsi è stato siglato l’accordo  tra  le industrie che fanno capo a Confapi e la parte agricola conferente,   che riguarda il restante 25% del pomodoro del Nord Italia da trasformare nella prossima campagna. L’accordo tra Confapi e la parte agricola (di cui parliamo ampliamente a fianco) ha fissato il prezzo a 85 euro alla tonnellata e  sancito una sostanziale modifica dei parametri tecnici per la definizione dei livelli qualitativi. Ma anche sollevato tante contestazioni da parte agricola.
 La fase di stallo che sta attraversando la trattativa per il contratto del pomodoro da industria coltivato nel Nord Italia preoccupa gli agricoltori che di fronte alle numerose incertezze potrebbero finire per   ridurre  le superfici coltivate a pomodoro rispetto al 2011.
 La mancanza di un  prezzo certo  non aiuta gli agricoltori a fare le necessarie scelte aziendali soprattutto alla luce del rincaro dei costi di produzione e dell’aumento dell’inflazione.
 Dalle prime indicazioni pare che la nuova intesa possa riguardare anche  un prolungamento dei tempi di   pagamento, dopo  che l'accordo siglato da Confapi li ha fissati al 15 novembre, 15 dicembre e 30 gennaio 2013.

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