domenica 18 marzo 2012

pm:18.3.12/ A fare i conti sono Adusbef e Federconsumatori, che assegnano al governo Monti il record dell'esecutivo che, negli ultimi 15 anni, ha registrato la piu' consistente crescita mensile del debito pubblico, pari a 15,4 miliardi. Da febbraio 2011 a gennaio 2012, spiegano le due associazioni, il debito pubblico e' passato da 1.875,917 a 1.935,829 euro, con un aumento di 59,912 miliardi. Pertanto, solo nell'ultimo anno, l'aumento del carico per ciascuno dei 60 milioni di residenti, neonati compresi, e' stato pari a 998 euro (a 32.300 euro), mentre per ciascuna famiglia l'onere e' cresciuto di 2.723 euro a circa 88mila euro.---I Freiheitlichen hanno questo progetto: Stato libero del Südtirol.

Crisi, debito da record: oltre 32mila euro a testa
La rivincita «inutile» degli armatori greci
Bozen, oltrepadania. Ulli Mair rilancia "Stato libero del Südtirol"

Crisi, debito da record: oltre 32mila euro a testa
Adusbef-Federconsumatori, durante governo monti + 15 mld al mese
18 marzo, 13:20
ROMA - Una macchina di grossa cilindrata, una cucina di design, forse l'anticipo per un piccolo appartamento: se ogni italiano potesse 'spendere' il debito pubblico che grava sulle proprie spalle potrebbe realizzare almeno uno di questi sogni, visto che ormai l'Italia e' arrivata alla cifra-monstre di 1.935,829 euro, vale a dire 32.300 euro per ciascuno, neonati compresi.
A fare i conti sono Adusbef e Federconsumatori, che assegnano al governo Monti il record dell'esecutivo che, negli ultimi 15 anni, ha registrato la piu' consistente crescita mensile del debito pubblico, pari a 15,4 miliardi. Da febbraio 2011 a gennaio 2012, spiegano le due associazioni, il debito pubblico e' passato da 1.875,917 a 1.935,829 euro, con un aumento di 59,912 miliardi. Pertanto, solo nell'ultimo anno, l'aumento del carico per ciascuno dei 60 milioni di residenti, neonati compresi, e' stato pari a 998 euro (a 32.300 euro), mentre per ciascuna famiglia l'onere e' cresciuto di 2.723 euro a circa 88mila euro. Dal 1996 in poi, sottolineano ancora Adusbef e Federconsumatori, gli incrementi del debito pubblico sono andati crescendo di volume: il primo governo di centro sinistra (1996-2001) ha proceduto a colpi di 2,7 miliardi di euro al mese.
Col successivo governo Berlusconi (2001-2006) siamo arrivati ad oltre 3,8 miliardi al mese. Il nuovo governo Prodi (2006-2008) ha ritoccato le emissioni portandole a 3,9 miliardi al mese. Con l'ultimo governo Berlusconi (2008-2011) l'incremento si impenna fino a superare i 6 miliardi al mese. Ma sotto il governo Monti la cifra e' addirittura raddoppiata arrivando a quasi 15,5 miliardi di euro al mese e ''raggiungendo un record difficilmente superabile''.
Oltre a fare i conti, le due associazioni ricordano anche la loro ricetta per ridurre il debito pubblico, ripetuta negli ultimi 10 anni: la soluzione, dicono, ''passa per la vendita dell'oro e delle riserve di Bankitalia, non piu' necessarie a garantire la circolazione monetaria, la lotta agli sprechi ed alla corruzione, i tagli dei privilegi ovunque siano annidati, il tetto agli stipendi dei manager pubblici, la sostituzione delle auto blu in tutti i settori (nessuno escluso) con l'abbonamento ai servizi pubblici di trasporto locale e nazionale, la riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti''.
Per rilanciare l'economia in recessione, infine, ''occorre finalizzare almeno il 50% dei prestiti triennali di 251 miliardi di euro, che le banche hanno ricevuto dalla Bce al tasso dell'1%, costituendo un fondo straordinario per ridare ossigeno alle famiglie ed alle imprese strangolate, ad un tasso non eccedente il triplo, introdurre l'accisa mobile sui carburanti per impedire un surplus fiscale (ben 4 miliardi di euro negli ultimi anni incassati dallo Stato), congelare l'aumento dell'Iva previsto dal 1 ottobre dal 21 al 23% ed i rincari dell'Iva intermedia che vanno a gravare sui beni di prima necessita'''.

La rivincita «inutile» degli armatori greci
Anche la Grecia costretta all'austerità può prendersi la sua piccola grande rivincita contro chi - la Germania - questa austerità gliel'ha voluta somministrare più di chiunque altro. È in mare che Atene, nonostante la crisi devastante della sua economia, mantiene un primato nei confronti dei tedeschi che è anche leadership mondiale. Non parliamo delle isole, ma delle compagnie di navigazione, un modello di business ancora legato alle grandi famiglie di armatori che ha assorbito bene i contraccolpi della prolungata recessione nazionale. Molto meglio dei concorrenti tedeschi (secondi in Europa, i secondi al mondo sono i giapponesi) ormai controllati da fondi, ai quali possono partecipare anche privati cittadini, dove spesso è difficile risalire alla catena di comando. Ad aiutare la flotta greca, però, c'è anche una legge che risale al tempo dei colonnelli e dà agli armatori di Atene un vantaggio competitivo notevole: la possibilità, cioè, di poter controllare naviglio battente bandiera di Paesi offshore, quindi fiscalmente "interessanti", previo versamento di 50mila dollari all'anno per il mantenimento dell'organizzazione e degli uffici in Grecia. Una legge talmente importante per il Paese da essere una legge costituzionale.

Bozen, oltrepadania. Ulli Mair rilancia "Stato libero del Südtirol"
La consigliere provinciale eletta ieri con l'87% dei consensi alla guida dei liberalnazionalisti
autodecisione, autonomia, partiti, freiheitlichen
di Orfeo Donatini
BOLZANO. Ulli Mair è fra le poche donne in Alto Adige chiamata alla guida di un partito: è stata eletta infatti ieri dai Freiheitlichen con l'87% dei consensi con lo slogan "Stato libero del Südtirol". Visibilmente emozionata all'esito della votazione del congresso che l'ha vista eletta alla presidenza del partito con l'87% dei consensi dei delegati, Ulli Mair - 37 anni, consigliere provinciale dal 2003, rieletta nel 2008 con oltre 27 mila preferenze e ai vertici dei Freiheitlichen dal 1999 - è così da ieri una delle poche donne alla guida di un partito altoatesino. «Sono orgogliosa di questo esito del nostro congresso - ha poi commentato Mair - perchè il risultato è stato al di là di ogni aspettativa. In ogni caso ci tengo a dire subito che nel nostro partito c'è stato un cambio generazionale, ma non ci sarà sicuramente un cambio di linea politica rispetto a quella da 18 anni portata avanti da Pius Leitner e che tanti positivi risulati ci ha portato». Ed a ripercorrere le tappe della crescita del partito liberalnazionalista della destra di lingua tedesca in apertura dei lavori congressuali del resto è stato proprio il leader di sempre, Pius Leitner, che non ha mancato così di ribadire come «ci sia assoluto bisogno di nuove basi per un nuovo progetto politico che ci conduca oltre l'autonomia. I Freiheitlichen hanno questo progetto: Stato libero del Südtirol». «I Freiheitlichen - ha proseguito Leitner - non sono un partito antiautonomista, ma sono fortemente critici rispetto a questa autonomia. Del resto - ha 
aggiunto ironizzando - quando qualcuno come la Volkspartei si pone l'obiettivo dell'"autonomia integrale" come hanno indicato i suoi dirigenti in vista del prossimo loro congresso, mi viene da pensare che chi per decenni ha parlato della migliore autonomia esistente al mondo e poi finisce per chiedere la "Vollautonomie", allora dimostra evidentemente di avere avuto solo un'autonomia parziale». Ricordando il risultato ottenuto alle elezioni provinciali del 2008, quando con oltre 43.000 voti i Freiheitlichen sono passati da due a cinque seggi in consiglio provinciale, Leitner ha ribadito «le due direttrici dell'azione politica del partito che per un verso punta a svolgere fino in fondo la sua funzione di controllore del potere e per altro verso è impegnato anche in una quotidiana lotta al "sistema Südtirol" con proposte alternative a quelle dei concorrenti politici». Confermando la propria decisione, annunciata da tempo, di non ricandidarsi alla presidenza, Leitner ha dichiarato il proprio appoggio a Ulli Mair, "erede naturale" alla guida del partito. Ed ha ottenuto una vera e propria ovazione di approvazione e sostegno a dimostrazione che, seppur il partito dopo 18 anni ha dimostrato di sapersi rinnovare, sarà sempre lui il "grande vecchio" dei liberalnazionalisti sudtirolesi con le sue posizioni di rottura, ma anche con la sua capacità di mediazione interna ed in aula.

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