lunedì 19 marzo 2012

am:19.3.12/ PUBBLICITA’: 1) Mangiate e bevete Galbanino Padanino, il Made in Italy che fa bene all’esportazione, fisiologica. Come duopo, a Parma – padania - si son riuniti i cervelloni autoctoni, i quali hanno avuto l’originale pensata del bisogno di un nuovo welfare, che metta al centro i giovani allogeni ed autoctoni, e naturalmente i loro bisogni: l’ennesima defecazione, Made in padania.---2) E se gli italiani - ha aggiunto (Monti) - pur fieri di guardare al loro passato, avranno presente che nel presente e men che meno nel futuro si puo' pensare di avere diritto al mantenimento di un'impresa, in un mondo che e' aperto, competitivo, nel quale dobbiamo tutti renderci efficienti e attraenti, altrimenti non solo non manterremo cio' che sentiamo italiano ma non saremmo grandi proponenti della localizzazione delle imprese.---3) Fino allo scoppio della crisi, la Grecia era - anche per i giornalisti - un piccolo bengodi. In un Paese di 11 milioni di persone si contavano 11 canali televisivi nazionali e oltre 100 locali, 71 stazioni radio nazionali e oltre 300 regionali, oltre 22 quotidiani nazionali (di cui ben otto sportivi, un record mondiale) e un numero incalcolabile di periodici. Buoni stipendi e generose pensioni assicuravano ai professionisti dei media uno status sociale davvero invidiabile.

Taranto in corteo «Con i nostri marò»
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Made in Italy, nel 2011 export da record. Boom di birra in Gb e formaggi in Francia
Fiat: Monti, "Ricordi che l'Italia ha contribuito a farla grande"
Grecia, i media nella morsa della crisi: il 30% dei giornalisti sono senza lavoro
Parma, padania. Emergenza lavoro: giovani in cerca di un'economia giusta
Taranto in corteo «Con i nostri marò»
di MARIA ROSARIA GIGANTE
Ci sono cittadini comuni, politici a titolo personale, solo il sindaco di Ginosa, Vito De Palma, e l’assessore al personale del Comune di Taranto, Valeria Palumbo, in rappresentanza del sindaco Ezio Stefàno, hanno la fascia tricolore. Ci sono lavoratori delle Forze dell’Ordine e militari in borghese; rappresentanti delle associazioni di ex militari e combattenti. E ancora, Protezione Civile, insegnanti e studenti. La sezione provinciale dell’Unsi (Unione nazionale sottufficiali), che ha organizzato la manifestazione, è dietro lo striscione «Non vi lasceremo soli ». La manifestazione di solidarietà ed a sostegno della liberazione dei due marò detenuti in India, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, prende le mosse dal cuore della città simbolo della Marina Militare, oltre che città di Latorre. Alla partenza, ieri subito dopo le 18,30 davanti al piazzale dell’Arsenale, ci sono alcune centinaia di persone: circa 300. E ci sono anche i parenti del maresciallo Latorre. La moglie declina cortesemente ogni invito a rilasciare alcuna dichiarazione.
Si accendono alcune fiaccole. Molti hanno il nastrino giallo al petto. L’organizzatore, Antonello Ciavarelli, sottolinea che la manifestazione è avulsa da ogni strumentalizzazione politica ed invita i politici presenti a partecipare solo a titolo personale. Si parte. Ma presto, sotto gli ochi ignari dei passanti e forse anche di numerosi partecipanti, il corteo si sdoppia. Alla testa - davanti allo striscione ufficiale - si pone il movimento di Giancarlo Cito, nelle cui liste lo stesso Latorre fu candidato nelle vecchie tornate elettorali. La moglie dello stesso marò, alla destra di Giancarlo Cito, spinge il carrozzino con il più piccolo dei suoi figli. Gli organizzatori si tengono a distanza dietro al loro striscione «Non vi lasceremo soli».
L’intero percorso sarà a singhizzo. Se procede la testa del corteo, riprendono il loro cammino anche gli altri. La sosta finale del gruppo di testa è sotto al monumento al Marinario. Al suo arrivo, il corteo sosta sul lato opposto. Si recita la preghiera del marinaio e si canta l’inno nazionale. Alla fine, però, si recupera il senso vero dell’intera manifestazione e lo stesso organizzatore, Ciavarelli, afferma: «Siamo orgogliosi di questa unione creatasi tra città e Forze Armate».
Tra la gente che partecipa alla manifestazione, la solidarietà è il filo conduttore. «Volevamo essere vicino alla famiglia. Capiamo la sofferenza dei ragazzi, capiamo cosa vuol dire stare lontano da un padre e temere per la sua sorte» dicono Sara Giuliano, Vincenzo Camassa e Barbara Simonetti, alunni della terza H dell’Alfieri, scuola frequentata da due dei figli di Latorre, e che per questo ha partecipato ieri con una propria delegazione. I docenti: «Volevamo sensibilizzare comportamenti civili e responsabili. I ragazzi hanno bisogno di sentire anche queste sollecitazioni» dice la professoressa Teresa Palomba. «Questi ragazzi difendono la nazione e vogliamo far sentire loro la nostra vicinanza» aggiunge la professoressa Rosa Confessa. «Testimoniamo il nostro attaccamento alla Marina Militare », dice a sua volta il contrammiraglio Edoardo Faggioni, che guida le tre delegazioni dell’Anmi (Associazione nazionale marinai italiani): «Siamo solidali ai due fucilieri vilipendiosamente incarcerati, alle loro mogli e ai figli che spero non vengano dimenticati dalla politica».
E Giuseppe Mastronuzzi, agente di Polizia in servizio a Milano e tarantino di nascita, commenta: «Questi ragazzi hanno bisogno di tutto il nostro sostegno. Siamo tutti molto vicini a loro».
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Made in Italy, nel 2011 export da record. Boom di birra in Gb e formaggi in Francia
ultimo aggiornamento: 18 marzo, ore 13:35
Roma - (Adnkronos) - Coldiretti: nel 2011 raggiunto "il massimo storico oltrepassando per la prima volta quota 30 miliardi nelle esportazioni (+8%)". Crescono i settori piu tradizionali come i formaggi, a partire da Grana e Parmigiano Reggiano (+21%), vino (+12%), olio di oliva (+9%), pasta (+8%), prodotti da forno (+7%) e di salumeria (+7%)
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Nonostante la crisi non si rinuncia al Made in Italy sulle tavole mondiali che anzi raggiunge nel 2011 "il massimo storico oltrepassando per la prima volta quota 30 miliardi nelle esportazioni (+8%), superiore alla voce autovetture, rimorchi e semirimorchi ferma a 25 miliardi".
E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti sulla base degli andamenti registrati dall'Istat nel commercio estero agroalimentare lo scorso anno, dalla quale si evidenziano peraltro numerose curiosità come la crescita boom del 19% nell'export della birra italiana in Gran Bretagna o del 20% del formaggio in Francia.
"Le performance positive registrate sui mercati internazionali dal settore più rappresentativo dell'economia reale dimostra che il Paese può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l'identità, la cultura e il cibo" , ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che "l'agroalimentare e una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo".
A crescere all'estero, sottolinea Coldiretti, "sono stati i settori piu tradizionali del Made in Italy come i formaggi, a partire da grana e parmigiano reggiano che sono i piu esportati con una crescita del 21%, ma anche il vino (+12%), l'olio di oliva (+9%), la pasta (+8%), i prodotti da forno (+7%) e di salumeria (+7%)". "Il comparto più dinamico - continua la Coldiretti - è quello dei formaggi e latticini, che nel complesso fanno segnare un successo del +15% per l'aumento delle vendite all'estero dovuto, oltre che al grana padano e parmigiano reggiano, anche al gorgonzola +13% e al pecorino, in ripresa con l'8% dopo una difficile crisi". Stabile - precisa la Coldiretti - il comparto frutticolo, in cui le mele (+22%) ''hanno controbilanciato il forte calo delle esportazioni di frutta estiva e agrumi mentre fortemente negative sono state le esportazioni di ortaggi (-8%), colpite ingiustamente anche dalla psicosi ingiustificata generata dal batterio killer".
Tra i principali Paesi di destinazione dell'agroalimentare tricolore la Coldiretti rileva che "si sono verificati aumenti in valore verso la Germania (+5%), la Francia (+9%) e il Regno unito (+3%), con un incremento medio nella Unione Europea del 6%". "Crescono però a ritmi molto più sostenuti - conclude la Coldiretti - le richieste nei Paesi extraeuropei (+15%), tra i quali spicca soprattutto il ruolo degli Stati Uniti (+10%) ma va segnalato anche il boom del vino italiano in Cina con una crescita del 65%".

Fiat: Monti, "Ricordi che l'Italia ha contribuito a farla grande"
(AGI) - Torino, 18 mar. - "Fiat ha fatto grande questo Paese, cosi come il Paese l'ha fatta grande e sono sicuro che questo continuera' a essere il patrimonio per il futuro se il grande gruppo si ricordera' quanto impegno, talento e sudore degli italiani hanno contribuito a renderla grande". Cosi' il Premier Mario Monti, tra gli applausi, nel suo intervento questa sera al Concerto conclusivo delle celebrazioni di Italia 150 a Torino. "E se gli italiani - ha aggiunto - pur fieri di guardare al loro passato, avranno presente che nel presente e men che meno nel futuro si puo' pensare di avere diritto al mantenimento di un'impresa, in un mondo che e' aperto, competitivo, nel quale dobbiamo tutti renderci efficienti e attraenti, altrimenti non solo non manterremo cio' che sentiamo italiano ma non saremmo grandi proponenti della localizzazione delle imprese". .

Grecia, i media nella morsa della crisi: il 30% dei giornalisti sono senza lavoro
ultimo aggiornamento: 18 marzo, ore 15:27
Atene - (Adnkronos) - Si moltiplicano le chiusure delle maggiori testate del Paese. Dopo il fallimento dello storico Apogevmatini, molte altre testate sono in bancarotta. Eleftherotypia che da mesi non paga gli stipendi ai suoi 135 giornalisti, ha portato i libri in tribunale. Stessa sorte per piccoli giornali e tv
Atene, 18 mar. - (Adnkronos) - Fino allo scoppio della crisi, la Grecia era - anche per i giornalisti - un piccolo bengodi. In un Paese di 11 milioni di persone si contavano 11 canali televisivi nazionali e oltre 100 locali, 71 stazioni radio nazionali e oltre 300 regionali, oltre 22 quotidiani nazionali (di cui ben otto sportivi, un record mondiale) e un numero incalcolabile di periodici. Buoni stipendi e generose pensioni assicuravano ai professionisti dei media uno status sociale davvero invidiabile.
Anche in questo settore, però, c'è un prima e un dopo: e il dopo - ovvero l'oggi - vede senza lavoro il 30 per cento dei giornalisti professionisti mentre si allunga la lista delle testate che hanno cessato le pubblicazioni, a iniziare dallo storico Apogevmatini, chiuso allo scoppio della crisi nel novembre 2010, nonostante fosse di proprietà del gruppo Sarantopoulos. Stesso destino per il settimanale economico Kosmos tou Ependyti, che aveva visto la sua diffusione ridursi al contagocce.
E per quelli che ancora vanno in edicola, la situazione non è migliore: il secondo giornale più diffuso del Paese, Eleftherotypia, non riesce a pagare i suoi 135 giornalisti dallo scorso agosto e la proprietà ha presentato istanza di fallimento al tribunale di Atene, lamentando debiti per oltre 50 milioni di euro. Stessa situazione in piccoli giornali come Avriani, Express, Xenios, Epikinonia, Kitrinomavri Ora, o nella tv privata Alter, dove centinaia di persone non hanno ricevuto buste paga negli ultimi sei mesi.
Per quanti ancora ricevono uno stipendio, peraltro, incombono misure d'austerità davvero draconiane. Il sindacato dei giornalisti ha denunciato come gruppi editoriali come la tv SKAI o il giornale Ethnos stiano incalzando i loro dipendenti per rinegoziare i contratti di lavoro con tagli salariali fino al 30 per cento. E c'è chi va oltre, come spiega una giornalista economica, che preferisce rimanere anonima, il cui datore di lavoro "chiede che i nostri stipendi vengano ridotti di quasi la metà a 450 euro al mese".
Le cose non vanno meglio neppure nei media statali, dove i licenziamenti hanno colpito i lavoratori della televisione e della radio NET oltre alla agenzia di stampa Amna, mentre gli altri hanno sperimentato un taglio delle buste paga del 25 per cento in linea con quello effettuato agli altri dipendenti del settore pubblico. Ma non è solo una questione di posti di lavoro e stipendi. Come spiega Dimitris Trimis, presidente dell'ESIEA, il sindacato dei giornalisti greci, il rischio è che la crisi finisca con il limitare il diritto dei cittadini all'informazione. "Non siamo le sole vittime della crisi, ma la societa' sara' danneggiata da questa carenza di informazione" ha detto alla Dpa. "Ci stiamo dissanguando, assistiamo a un numero crescente di giornalisti che lavorano come free-lance, con salari bassissimi e nessuna tutela", aggiunge, ricordando come il sindacato abbia offerto più di 340.000 euro in aiuti e cibo ai colleghi dall'inizio della crisi. "Teoricamente, vorrei essere la' fuori a riferire sulla crisi economica, e invece mi tocca aiutare altri giornalisti, come me, che sono finiti vittime della crisi" osserva.

Parma, padania. Emergenza lavoro: giovani in cerca di un'economia giusta
di Tiziana Nicastro
Bisogna pensare a un nuovo welfare che metta al centro i giovani e i loro bisogni.
 E’ questa una delle considerazioni che emerge dal convegno «Giovani, lavoro, impresa»: un’iniziativa promossa da numerose associazioni e movimenti di Parma che a distanza di un anno si son ritrovati per la seconda volta per riflettere sul mondo del lavoro, ancor più in questo periodo di crisi.
 L'emergenza lavoro
 E’ appena andato via da Parma il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni, quando sindacalisti, docenti universitari, imprenditori ed esponenti dell’associazionismo locale s’incontrano, nella sala Santa Elisabetta del campus universitario, per riflettere e dialogare su quella che è una vera e propria emergenza: il lavoro. Questa volta non ci si pone la domanda quanti sono i disoccupati in Italia, bensì ci si interroga su i valori che vanno rimessi alla base dell’agire sociale.
 Il cappellano universitario don Umberto Cocconi puntualizza che nel mondo di oggi «il lavoro è ridotto purtroppo a merce», e dunque c'è la necessità di formare i giovani «in scienza e coscienza».
 Attenta e precisa l’analisi svolta dal professore Franco Mosconi che vede nella crisi che governa il mondo di oggi, e permea anche l’Italia, un segnale forte di richiamo: «C’è bisogno di passare dalla finanza fine a se stessa e dal profitto accresciuto di trimestre in trimestre, a un’economia giusta - così come la definisce lo scrittore Edmondo Berselli -, ove è lo Stato a ridistribuire in modo equo la ricchezza».
 E un Paese avanti all’Italia per capacità di coniugare al meglio equità ed efficienza è senza dubbio la Germania. Anche il Paese tedesco non è esente dalla crisi finanziaria che sta investendo il mondo intero; «basti pensare - spiega il prorettore dell’università di Parma Guido Cristini - che il volano finanziario in giro per il mondo è 10 volte la ricchezza del mondo», un dato che porta conseguenze - che stiamo già verificando in prima persona - pesanti.
 E’ per questo che diviene urgente e prioritario «rimettere al centro l’economia reale - come sostiene Cristini -, un’economia che risponda ai bisogni delle persone, lavoratori e fruitori di servizi».
 E poi da ultimo, ma non di minor importanza, vi è la necessità che le agenzie educative lavorino al fianco dei giovani e s’impegnino con essi a verificare passo passo obiettivi da seguire per la piena realizzazione dei giovani, come persone e lavoratori.
 L'economia di comunione
 Il dialogo sul tema è appassionato e ognuno dei relatori porta la propria visione e il proprio contributo. Un seme di speranza arriva dal progetto dell’economia di comunione presentato da Alberto Frassineti: «Si tratta di un’idea nata 20 anni fa in Brasile da Chiara Lubich; un’idea che vede le imprese aderenti destinare parte dei propri utili agli indigenti».
 Alla base dell’edc vi è la persona, non solo il profitto dell’azienda, così chi dona e chi riceve hanno pari dignità. Come diceva Chiara Lubich «l’indigenza si vince quando scatta la fraternità». Se si pone questo pensiero come regola alla base dell’agire sociale certamente vi saranno meno poveri, più persone capaci e pronte a lavorare per realizzare se stesse e per dare il proprio contributo all’umanità.

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