lunedì 5 marzo 2012

pm:5.3.12/ Bozen, oltrepadania. L'Alto Adige deve fare la sua parte per superare la crisi. Siamo tuttora sulla stessa barca con l'Italia, anche se noi altoatesini siamo passeggeri di prima classe. Lo dice il presidente Luis Durnwalder allo Spiegel.---Monfalcone, oltrepadania, Laura Blasich: A Monfalcone un ragazzo su quattro è straniero. Nulla da meravigliarsi, se si pensa che a fine 2011 i residenti provenienti da Paesi comunitari ed extracomunitari sono aumentati ancora, mentre la popolazione complessiva della città è diminuita.

Irlando: «Caro ministro, basta con gli interventi straordinari su Pompei»
L'UNIONE SARDA - Economia: Pomodori e carciofi sardi alla conquista dell'Europa
Bce: record depositi banche a 820,8 mld
Bozen, oltrepadania. Durnwalder allo Spiegel: «Noi passeggeri di prima classe in Italia»
Monfalcone, oltrepadania. Straniero 1 ragazzo su 4 il 37% dei nati nel 2011 figlio di extracomunitari



Irlando: «Caro ministro, basta con gli interventi straordinari su Pompei»
L'esponente dell'Osservatorio patrimonio culturale: «Negli Scavi la gestione della conservazione degli scavi è, purtroppo, da troppo tempo fuori controllo»
di ANTONIO IRLANDO *
Nell’auspicio dichiarato dal ministro per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, di concludere gli interventi previsti negli scavi di Pompei con i 105 milioni dell’Unione Europea “auspicabilmente a fine 2015”, risiede un limite strutturale dell’impostazione del Progetto Pompei, da cui dovrebbe scaturire l’atteso arresto del degrado e della ormai quotidiana distruzione dell’area archeologica pompeiana. Anche questa volta s’interverrà sugli scavi di Pompei con piani straordinari e con costosi interventi, anche se con “metodo europeo”, attraverso una “cooperazione interistituzionale rafforzata”, nella “piena legalità” e proponendosi di tenere “via la camorra da Pompei”, come ha rassicurato il Ministro per i beni culturali. Ci sembra, pur sempre, che la logica prevalente rimarrà quella in vigore da tempo: spendere tanto, in tanti interventi. Un metodo che consente di poter dire, subito, di “aver salvato Pompei”, proprio come hanno fatto recentemente gli ultimi Ministri per i beni culturali.
Il ricorso ad interventi ispirati dalla logica della straordinarietà è pratica nota a Pompei, ma i risultati che producono non sono quasi mai duraturi nel tempo. La natura fragile e delicata dei monumenti archeologici a cielo aperto, in particolare, richiede che oggi s’interviene per fronteggiare la drammatica emergenza, purchè si faccia seguire, immediatamente, un’attività continua di manutenzione conservativa di tipo ordinario. Con i soldi dell’Unione Europea, ma soprattutto con le notevoli risorse ordinarie che ammontano a poco più di 20 milioni all’anno (derivanti soprattutto dalla vendita dei biglietti), occorre impiantare (subito!) un cantiere permanente per la conservazione integrata e sistematica dell’intera area archeologica. Un progetto di lungo respiro, nel quale impegnare stabilmente le competenze di molte decine di lavoratori, ora completamente mancanti, per le varie attività utili prima alla conservazione e contestualmente alla valorizzazione del sito archeologico. La storia degli ultimi decenni di Pompei è fatta di restauri compiuti con l’impegno di notevoli risorse, spalmate a pioggia su diversi ambiti e singole case della città, anche con molti fondi europei, ma i risultati sono stati, quasi sempre negativi: case mai aperte al pubblico nelle quali i danni derivanti dalla mancanza di una manutenzione costante hanno vanificato i costosi e straordinari interventi di restauro.
A Pompei la gestione della conservazione degli scavi è, purtroppo, da troppo tempo fuori controllo. Crolla e si distrugge di tutto: domus famose e anonime, restaurate di recente o abbandonate al degrado da molto tempo e finanche interi isolati! Ed ancora, edifici pubblici, templi, muri, intonaci (grezzi e decorati), mosaici ed ogni genere di apparati decorativi. Una vera è propria angosciante catastrofe che nemmeno le rassicuranti dichiarazioni ufficiali (“si tratta di patacche”, di “un muro grezzo”, di “un intonaco di preparazione”, ed infine “sarà tutto risistemato”), seguite a quasi tutti i crolli è riuscita a stemperare nell’opinione pubblica internazionale e nel severo giudizio degli ispettori internazionali dell’Unesco. Lo ripetiamo da molto tempo: l’80 % degli elementi che compongono il monumento archeologico pompeiano è, prudentemente, a rischio crollo ed irreversibile distruzione ed ogni pezzo degli scavi, dell’unicum di Pompei, non è meno importante degli altri. Ci è voluto il crollo clamoroso e devastante di un intero edificio, la “Schola Armaturarum”, per far capire che il cancro di cattive gestioni aveva ridotto l’area archeologica di Pompei in uno stato agonizzante. E’ stato detto più volte e da ogni parte del mondo che “Occorre far presto”, ma solo dopo circa due anni dovrebbero finalmente partire i primi interventi.
* Osservatorio Patrimonio Culturale

L'UNIONE SARDA - Economia: Pomodori e carciofi sardi alla conquista dell'Europa
05.03.2012
Due coop di Pula e Villasor alla Fruit logistica di Berlino
Il pomodoro di Pula e il carciofo di Villasor conquistano Berlino. Dovevano rappresentare la Sardegna e ci sono riuscite, la cooperativa Agricola ortofrutticola Villasor e la cooperativa Santa Margherita, che hanno mostrato alla Fruit Logistica di Berlino l'eccellenza dei prodotti isolani.
I NUMERI Cinquantaseimila gli operatori del settore, 2.537 gli espositori provenienti da 84 Paesi, 112 mila i metri quadri di esposizione. Sono i numeri della fiera ortofrutticola più importante d'Europa, dove non solo si mettono in mostra i propri prodotti, ma si stipulano contratti commerciali. Tra i giganti del settore provenienti da ogni angolo del pianeta, le due coop isolane sono riuscite ad avvicinare ai propri stand espositivi numerosissimi visitatori, attratti dal carciofo spinoso di Villasor e dal pomodoro mini San Marzano di Pula. Assente la Regione, i due produttori isolani sono stati affiancati dalla Provincia.
I PRODUTTORI «La partecipazione a questa fiera porterà senz'altro dei benefici - assicura Ignazio Manca, responsabile del marketing della coop Santa Margherita - è in occasioni come queste che incontri potenziali clienti e ti accorgi di come lavora la concorrenza. Il settore ortofrutticolo si sta globalizzando, per essere competitivi sul mercato è quindi necessario puntare sulla qualità. Da Berlino siamo rientrati con la possibilità di inserirci nel mercato danese». Per l'Ortofrutticola Villasor, cooperativa che conta duecentocinquanta soci e all'anno produce trentacinquemilioni di carciofi, quella di quest'anno è stata la prima partecipazione alla Fruit Logistica di Berlino. «I nostri prodotti hanno suscitato interesse negli addetti ai lavori tedeschi, olandesi e greci - spiega Mario Desogus, responsabile commerciale della coop di Villasor - siamo ampiamente presenti della penisola, ma il nostro obiettivo è quello di oltrepassare i confini nazionali». Se espandersi verso il resto d'Italia è più un sogno, per i produttori sardi conquistare mercati più lontani è una chimera. Ancora oggi infatti, non esiste un solo aereo da cargo refrigerato che parta da Cagliari.
L'IMPEGNO Se la Regione ha tagliato i fondi per la partecipazione alla fiera, la Provincia ha invece sostenuto le due cooperative. «Abbiamo deciso di appoggiare le sue coop sarde perché crediamo che la promozione dei nostri prodotti debba essere sempre sostenuta», spiega l'assessore alle Attività produttive, Piero Comandini. I. S.

Bce: record depositi banche a 820,8 mld
Prestiti marginali aumentati a 783 milioni
05 marzo, 11:48
(ANSA) - ROMA, 5 MAR - Ennesimo record dei depositi overnight delle banche presso la Banca centrale europea: venerdi' sera, comunica Francoforte, i depositi hanno raggiunto il massimo storico di 820,8 miliardi di euro dai 776,9 miliardi del giorno prima. Continua cosi' l'effetto della maxi-asta della Bce da 530 mld di mercoledi' scorso. I prestiti marginali sono aumentati a 783 milioni dai 572 mln precedenti.

Bozen, oltrepadania. Durnwalder allo Spiegel: «Noi passeggeri di prima classe in Italia»
BOLZANO. "L'Alto Adige deve fare la sua parte per superare la crisi. Siamo tuttora sulla stessa barca con l'Italia, anche se noi altoatesini siamo passeggeri di prima classe". Lo dice il presidente Luis Durnwalder allo Spiegel. Il settimanale tedesco analizza le "tendenze separatiste in Alto Adige, rinfocolate dalla rigida politica di risanamento del governo Monti". "Il ricco nord non intende pagare per il povero sud", scrive Der Spiegel, che illustra la situazione politica nella Provincia di Bolzano. Per Eva Klotz, l'unica strada possibile resta quella dell'autodeterminazione: "Cosa deve ancora accadere prima che il Südtirol si stacchi finalmente da questo Stato?", chiede. Il settimanale cita anche i Freiheitlichen che propongono uno Stato libero. C'è spazio infine anche per l'assessore provinciale Thomas Widmann (Svp), che rilancia l'ipotesi di "riscattare"
5 marzo 2012
dallo Stato il debito pro capite degli altoatesini, "comprando" così la piena autonomia da Roma.

Monfalcone, oltrepadania. Straniero 1 ragazzo su 4 il 37% dei nati nel 2011 figlio di extracomunitari
Superata la soglia del 16% delle persone non italiane Sono quasi 4500 su un totale di oltre 27.700 abitanti
 di Laura Blasich
A Monfalcone un ragazzo su quattro è straniero. Nulla da meravigliarsi, se si pensa che a fine 2011 i residenti provenienti da Paesi comunitari ed extracomunitari sono aumentati ancora, mentre la popolazione complessiva della città è diminuita. Al 31 dicembre gli stranieri sono risultati 4.486 su 27.703 abitanti, pari quindi al 16,2% del totale. L'incidenza, appunto, sale ancora quando si guarda alla fascia tra gli zero e i 18 anni: i minori stranieri sono in tutto 1.035, di cui 944 extracomunitari e 91 comunitari, pari al 25,2% dei 4.116 tra bambini e ragazzi minorenni che vivono a Monfalcone. Pure questo, in qualche modo, è un dato prevedibile, che conferma come si nasca di più nelle famiglie di origine straniera, che nel territorio, però, hanno ormai messo radici abbastanza salde. Lavoro permettendo. E non fa al pari meraviglia, dunque, che in alcune classi delle scuole primarie si sfondi abbondantemente il tetto del 30% di stranieri fissato dal ministero dell'Istruzione.
D'altra parte una fetta dei bambini stranieri lo è un po' meno, perché nata in Italia. Alla fine di novembre erano 446, tra bambini e ragazzi, che rappresentano quindi una seconda generazione in crescita e inserita nel tessuto scolastico e sempre più anche in quello associazionistico e sportivo della città. E' un numero, fra l'altro, destinato a crescere.
Il 37,3% dei piccoli con meno di un anno ed è quindi nato a Monfalcone ha genitori provenienti da nazioni fuori dal perimetro dell'Unione europea, dal Bangladesh, ma non solo. Anche se la comunità asiatica è senz'altro quella più numerosa con 1.548 residenti alla fine del 2011, pari da sola al 5,6% di tutta la popolazione residente in città. Seguono, tra i paesi ancora extracomunitari, la Croazia, che però in Ue sta entrando ora, con 375 appartenenti, la Bosnia con 365, la Macedonia con 349, la Serbia con 155 e il Kosovo con 63. Insomma, le persone originarie dell'ex Jugoslavia sono 1.307, senza contare 44 sloveni.
Monfalcone però ormai ospita anche sempre più consistente comunità originaria della Romania (525 persone). Tant'è che al negozio di generi alimentari tipici aperto in via Duca d'Aosta ha fatto seguito l'arrivo di un pope. Le funzioni religiose di fede ortodossa sono ora celebrate a Ronchi dei Legionari, dopo essere state ospitate per un periodo dall'oratorio San Michele della parrocchia di Sant'Ambrogio, che del resto ha avviato un rapporto di collaborazione con la diocesi di Yasi, tradottosi nella presenza in parrocchia di un sacerdote rumeno.
Anche la presenza albanese, 158 componenti, è ormai consolidata in città, dove i primi ad arrivare furono oltre vent'anni fa quanti cercavano un futuro migliore dopo la fine del regime di Enver Hoxha. Certo è che, nonostante la crisi, la perdita di posti di lavoro nell'indotto Fincantieri e nell'edilizia, il numero degli stranieri a Monfalcone continua a crescere in valore assoluto, oltre che percentuale, grazie anche alle nascite, va detto. Alla fine del 2010 a Monfalcone abitavano 4.270 cittadini originari di altri Paesi europei ed extracomunitari, pari al 15,3% della popolazione complessiva. Ora ce ne sono 4.486, pari al 16,2% dei residenti che, invece, tornano a scendere.
Il saldo migratorio, per la prima volta da anni, è andato in passivo nel 2011, di una novantina di unità. Il bilancio è ancora in positivo nei movimenti interni da Sud a Nord e dai Paesi stranieri. Non lo è invece quello da e verso il mandamento, da cui sono arrivati 239 residenti e verso il quale se ne sono andati 376 monfalconesi.

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