domenica 15 aprile 2012

pm_15.4.12/ Nomenclatura degli sconti governativi: per padani subalpini ed oltrepadani valvassori della padania. - La Regione Friuli Venezia Giulia ha deciso di anticipare lo stanziamento inserito nel Fondo istituito dal governo per abbattere, fino a fine maggio, la differenza di costo dei carburanti tra le regioni di confine e i Paesi vicini: 20 milioni che il Fvg dovrà dividere con Lombardia e Piemonte.

Marò arrestati in India. E' giallo sui «loro» fucili cambiano nome nella perizia
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Crisi: boom insolvenze, buoni affari per agenzie recupero crediti
Famiglie povere senza difesa perso il 12% del potere d'acquisto
Oltrepadania. In Fvg torna il super-sconto benzina

Marò arrestati in India. E' giallo sui «loro» fucili cambiano nome nella perizia
di MARISTELLA MASSARI
Gli indiani correggono il tiro? È il dubbio che viene leggendo tra le righe delle notizie che, in questi giorni, vengono fatte trapelare sulla perizia balistica delle armi sequestrate a bordo della petroliera Enrica Lexie. Qualche giorno fa, il responsabile del dipartimento di balistica di Trivandrum, aveva dichiarato sulla stampa indiana che i fucili utilizzati da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone nel conflitto a fuoco in cui hanno perso la vita due pescatori del posto, erano due Beretta Arx-160. Poi, dopo la pubblicazione sui giornali italiani della notizia che gli stessi Arx-160 sono fucili assegnati in via solo sperimentale al Reggimento San Marco che non li ha ancora adottati, dal Forensic Sciences Laboratory, (il laboratorio che ha effettuato l’esame balistico sulle armi sequestrate a bordo della Enrica Lexie) sarebbe stato fatto trapelare un documento in cui si parla di fucili Beretta 70/90, come delle armi sequestrate sulla petroliera italiana.
Il documento, 26 pagine in tutto, ieri è arrivato nelle mani del corrispondente dall’India del Tg1 che ne ha tratto un articolato servizio dal quale si evince che, secondo la perizia degli indiani, i proiettili che hanno ucciso i due pescatori, per la cui morte sono accusati i due marò pugliesi detenuti in India ormai dal 18 febbraio scorso, sarebbero stati esplosi proprio dai due fucili Beretta 70/90 calibro 556 sequestrati a bordo della Enrica Lexie. Il tg dell’ammiraglia Rai sarebbe entrato in possesso del rapporto sulla perizia balistica inviato dal direttore del laboratorio di Trivandrum, la stessa persona che, solo poche ore prima, aveva indicato alla stampa indiana un altro tipo di fucile, al magistrato di Kollam. Ma non sarebbe mai arrivato alle autorità italiane.
Cosa ci sarebbe scritto in quei 26 fogli? «Ai punti 6 e 7 – spiega il servizio del Tg1 – i proiettili nel reperto 1.4 e 2.3 sono stati sparati dall’arma da fuoco contenuta nei reperti rispettivamente numero 14 e 11, cioè dai due fucili Beretta 70/90 sequestrati a bordo della petroliera italiana. I reperti 1.4 e 2.3 contengono i proiettili con accanto rispettivamente i nomi dei due pescatori uccisi». All’esame avrebbero preso parte alcuni «osservatori», si specifica, giunti dall’Italia.
L’invito alla cautela è d’o bbligo. Quello più autorevole era giunto, solo qualche ora prima della messa in onda del servizio, dallo stesso sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, che, ascoltato sulla questione della perizia balistica, aveva dichiarato di voler «verificare non le notizie di stampa ma quelle ufficiali» e che dovranno essere «i nostri ufficiali del Ros che erano già presenti a una parte delle analisi balistiche a verificare i risultati ufficiali».
Ieri il ministro degli Esteri Giulio Terzi, intervistato dalla Cnn ha ribadito che la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rischia di diventare un pericoloso precedente a livello internazionale.  «Senza la garanzia che ai propri militari si applichi solo la giurisdizione nazionale - ha detto Terzi -, nessun paese si impegnerà in operazioni all’estero di questo tipo». Intanto l’udienza davanti all’Alta Corte del Kerala che dovrà decidere su chi dovrà giudicare il caso è slittata a dopo il 20 maggio.
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Crisi: boom insolvenze, buoni affari per agenzie recupero crediti
Roma, 15 apr. (Adnkronos) - La crisi fa crescere i casi di insolvenza. Grandi e piccoli debiti, fino alle bollette della luce e del gas. Aumentano i contenziosi e i pignoramenti, mentre le agenzie di recupero crediti continuano a fare buoni affari. I bilanci delle prime dieci societa' italiane specializzate, consultati dall'Adnkronos, indicano in quasi 150 mln di euro i ricavi da recupero crediti nel 2011. Il fatturato conferma il deciso trend di crescita del mercato di questi ultimi anni, anche se il numero delle imprese e' calato, da 1708 del 2010 a 1541 del 2011.

Famiglie povere senza difesa perso il 12% del potere d'acquisto
Per loro il costo più alto della crisi. L'identikit della classe più svantaggiata: donne pensionate residenti al Sud. Di mille euro da usare per spese e bollette, 120 sono andati letteralmente in fumo
di FILIPPO SANTELLI
Lo leggo dopo
C'è un gruppo di famiglie italiane che dalla crisi non è mai uscito. Neanche nel 2010, anno in cui l'economia del Paese era tornata a crescere. Sono quelle più povere, costrette ad arrangiarsi con meno di mille euro al mese. Per lo più pensionati, molte donne, in gran parte residenti al Sud o nelle Isole. Il loro reddito disponibile, negli ultimi anni, non ha fatto che diminuire. Lo rivela un'analisi di tre ricercatori, Monica Montella, Franco Mostacci e Paolo Roberti, basata sui dati della Banca d'Italia e pubblicata sul sito lavoce.info. Nel biennio 2009-2010 il reddito delle famiglie italiane, al netto dell'inflazione, è di poco aumentato. Ma mentre per la classe media il recupero di potere d'acquisto è stato sensibile, il decimo più povero delle famiglie italiane lo ha visto scendere del 4,5%. Una caduta che sommata a quella del biennio precedente, del 7,5%, spinge il bilancio familiare per il periodo 2007-2010 in profondo rosso. Di 1000 euro da usare per spese e bollette quasi 120 sono andati persi.
L'IDENTIKIT
Per dare corpo ai numeri gli autori disegnano un profilo delle famiglie più svantaggiate. Quasi sei su dieci vivono al Sud o nelle Isole e sono formate da un solo componente. Nel 57,5% dei casi il capofamiglia è donna, un valore quasi doppio rispetto alla media italiana. Cittadini con un livello di istruzione basso: la metà non ha nessun titolo di studio o solo la licenza elementare. Ma ciò che più li accomuna è il vivere fuori 
dal mondo del   lavoro. Esserne esclusi, come nel caso del
22% dei capifamiglia disoccupati, quando il dato complessivo per l'Italia non arriva al 4%. O esserne usciti: la metà di loro è in pensione.
MONOREDDITO
Da dove arrivano i soldi? Nella torta delle entrate delle famiglie la fetta più importante è quella degli stipendi, quasi il 40% del totale. Seguono pensioni e rendite, rispettivamente al 25 e al 22%. Se però isoliamo il gruppo delle famiglie più deboli la ricetta per arrivare a fine mese cambia. Il lavoro, autonomo o subordinato, conta appena per un quarto, mentre la quota dei trasferimenti netti si allarga, tra pensioni e sussidi, fino al 52%. Ma più ancora del "come", sui bilanci domestici incide il "quanto", la varietà delle fonti di reddito. In quasi tutte le famiglie più povere è solo uno dei componenti a guadagnare. Se in Italia le famiglie monoreddito sono molte, quasi la metà del totale, nel gruppo dei più svantaggiati arrivano a nove su dieci.
INVERSIONE DI TENDENZA
Tra il 2006 e il 2008 il potere d'acquisto delle famiglie italiane era sceso del 4,1%. Nei due anni successivi è tornato a crescere, dello 0,3%. Ma dell'inversione di tendenza hanno beneficiato soprattutto le famiglie a reddito medio, tra i 25 e i 35mila euro l'anno, che hanno visto le disponibilità di spesa aumentare di quasi il 2%. Così nel biennio l'indice di Gini, termometro delle disuguaglianze del Paese, è sceso di qualche decimo. "Ma quello è un valore complessivo", spiega Franco Mostacci, uno degli autori della ricerca, "i dati scomposti per classi di reddito dicono di più". Qualcosa di preoccupante rispetto al welfare italiano: "Fino al 2006 erano i più deboli ad ottenere i maggiori dividendi della crescita economica. Poi la tendenza si è invertita: la redistribuzione della ricchezza li ha sfavoriti". Da tenere presente, in tempi di riforme delle pensioni e del lavoro.
(15 aprile 2012)

Oltrepadania. In Fvg torna il super-sconto benzina
Giovedì la giunta regionale approverà la delibera per garantire il bonus da 15 a 27 cent il litro fino a fine maggio
di Renato D’Argenio
 UDINE. Ritorna il “super-sconto” sulla benzina: 27 centesimi su ogni litro di benzina, contro gli attuali 21 per l’Area 1; e 15 centesimi, invece di 14, per l’Area 2. La Regione Friuli Venezia Giulia ha deciso di anticipare lo stanziamento inserito nel Fondo istituito dal governo per abbattere, fino a fine maggio, la differenza di costo dei carburanti tra le regioni di confine e i Paesi vicini: 20 milioni che il Fvg dovrà dividere con Lombardia e Piemonte.
 «La giunta regionale delibererà la prossima seduta – probabilmente giovedì, ndr – l’anticipo ai gestori, fino al 31 maggio, dello sconto benzina», ha detto il presidente della Regione, Renzo Tondo. «La decisione sarà presa in attesa che sia stabilita la quota spettante dei 20 milioni per il 2012 previsti dal Fondo di valorizzazione e promozione socio-economica delle regioni di confine che saranno utilizzati per parificare il costo della benzina nelle aree di confine. La Regione – ha continuato Tondo – è consapevole del perdurante grave stato di disagio che il differenziale di prezzo della benzina al distributore genera nei gestori di confine e dei pesanti riverberi negativi per l’economia regionale del “pendolarismo del pieno”, in particolare da Trieste e Gorizia verso la Slovenia».
 «Non sappiamo, ancora, esattamente quanti soldi arriveranno alla nostra Regione – aggiunge l’assessore regionale alle Finanze, Sandra Savino –. Non credo saranno molti, visto che dobbiamo dividerli con Lombardia e Piemonte. Comunque, lo sconto non dovrebbe essere inferiore a quello già praticato: 27 e 15 cent il litro a seconda delle fasce. Se i termini amministrativi ce lo consentiranno – continua Savino – lo faremo partire dal giorno successivo la delibera, quindi venerdì 20. Sennò da lunedì 23 a fine maggio».
 Particolarmente soddisfatto il primo cittadino di Gorizia, Ettore Romoli, uno dei sindaci della fascia confinaria, che vive con maggiore apprensione il problema e che proprio per questo aveva ipotizzato la possibilità di anticipare gli aiuti. «La decisione della giunta Tondo è molto importante perchè garantisce un po’ di ossigeno ai distributori della fascia confinaria e interrompe l’esodo verso quelli della vicina Slovenia. Certo – continua Romoli – sarebbe stato meglio se il governo avesse adottato l’emendamento-trasversale firmato dai parlamentari friulani che modificava i decimi spettanti alla nostra Regione; anche perchè quella sarebbe stata una misura definitiva. Ora, invece, nel migliore dei casi, potremo prendere cinque o sei milioni e, poi, saremo costretti a richiedere un contributo».
 Soddisfatto, ma comunque preoccupato, il presidente goriziano di Confcommercio regionale, Pio Traini, tra l’altro ex presidente regionale Figisc, la Federazione italiana gestori impianti stradali carburante: «È chiaro che una simile notizia fa piacere, ma bisogna vedere se la Regione riuscirà a garantire un sconto competitivo con i prezzi sloveni. Mi sembra che Roma vanifichi, con gli aumenti, quanto di buono potrebbe garantire un ulteriore bonus regionale sul pieno: l’ultima è la tassa per sostenere la Protezione civile. Nulla contro la Pc, ma alla fine chi paga sono sempre i gestori. Spero che la giunta regionale trovi le risorse per portare il “super-sconto” oltre quei 27 centesimi: la forbice fra noi e la Slovenia si fa sempre più ampia e molti distributori sono al limite sopravvivenza».
 La Regione Friuli Venezia Giulia aveva già rimodulato gli sconti sulla benzina a febbraio, garantendo, appunto, sei e un cent in più su uno sconto che, comunque, è in vigore: 21 e 14 centesimi il litro per la benzina, 14 e 9 sul gasolio che non è inserito nell’ipotesi “super-sconto”.

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