lunedì 28 maggio 2012

am_28.5.12/ La guerra del tonno insultato da una donna in perenne stato confusionale. - Fabio Pavesi: A marzo 2012 i depositi dall'estero sono stati pari a 366 miliardi, il 20% in meno di un anno prima e addirittura il 16% in meno sul mese di febbraio 2012. Un'accelerazione evidente che testimonia della diffidenza sempre più accentuata degli stranieri rispetto alla tenuta del sistema bancario italiano. In soldoni in un anno dal marzo 2011 al marzo 2012 il flusso netto di provvista dall'estero è stato negativo per 92 miliardi con la quota estera sul totale depositi scesa dal 17% al 13%.

Maro':rinvio per liberta' su cauzione
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L'UNIONE SARDA - Economia: Scoppia la guerra del tonno
L'UNIONE SARDA - Trasporti e infrastrutture: Tariffe aeree, l'ira degli emigrati
Crisi bancarie: in Italia nessuna fuga dai depositi, ma solo grazie agli italiani. Nell'ultimo anno via dai conti correnti ben 92 miliardi esteri
Grecia: Venizelos e Tsipras contro la Lagarde, ci ha insultato

Maro':rinvio per liberta' su cauzione
Udienza aggiornata a mercoledi'
28 maggio, 08:14
(ANSA) - NEW DELHI, 28 MAG - L'Alta Corte del Kerala ha aggiornato a mercoledi' l'udienza relativa alla richiesta della liberta' dietro cauzione per i maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone detenuti nel sud dell'India per omicidio di due pescatori.
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L'UNIONE SARDA - Economia: Scoppia la guerra del tonno
28.05.2012
L'ipotesi è appena accennata ma tra Regione e Governo si annuncia un altro strappo. Motivo del contendere: i tonni. La Giunta guidata da Ugo Cappellacci, infatti, non ha gradito l'ultima disposizione ministeriale che impone lo stop alla pesca anche accidentale dei tonni. È previsto che, qualora un pescatore dovesse trovare tra le reti un tonno, deve consegnarlo alla capitaneria di porto più vicina, pena pesantissime sanzioni. È il secondo “attacco” al settore della pesca al tonno che si aggiunge al taglio delle quote-tonno per le tonnare fisse del Sulcis, le uniche ancora in attività in tutto il Mediterraneo.
IL DECRETO La Regione ha già ricorso al Tar del Lazio chiedendone l'annullamento delle quote-tonnare, ma la nuova direttiva rischia di aprire un secondo fronte. «Ancora una volta il contenuto di un decreto sul tonno rosso ci lascia di stucco e, soprattutto, profondamente insoddisfatti», è stato il primo commento dell'assessore regionale dell'Agricoltura Oscar Cherchi, il quale ha aggiunto: «Trovo che si tratti di un decreto che per l'ennesima volta non ha voluto tenere in considerazione una “vera” logica di sostenibilità non solo ambientale, ma anche socio-economica».
LE QUOTE All'origine del provvedimento del Governo Monti c'è l'esaurimento della quota-tonno per le catture accidentali fissata dal precedente decreto ministeriale. Un provvedimento già impugnato dalla Regione per l'aspetto che riguarda le tonnare fisse con una motivazione ben precisa: premia i sistemi di pesca più impattanti penalizzando quelli meno dannosi. Ciò, come sottolinea Oscar Cherchi, «ignorando gli indirizzi del nostro Parlamento, ma anche quelli recentissimi del Parlamento europeo che a stragrande maggioranza ha evidenziato la necessità di comprimere ulteriormente l'attività delle tonnare a circuizione, lasciando maggiore spazio agli altri sistemi». Un dato: delle 1787 tonnellate riconosciute all'Italia, ne sono state assegnate 1377 (il 77 per cento) a coloro che praticano la pesca a circuizione.
CONTROMISURE L'assessore Cherchi, a questo punto, ha deciso di agire «per porre rimedio ad una situazione che sta mettendo in seria difficoltà un settore già provato dalla crisi». Prima di tutto chiederà al ministro di modificare il decreto, ma nel frattempo, ha deciso di convocare d'urgenza il Comitato Tecnico Regionale per la pesca per valutare «gli interventi urgenti più adeguati per impedire che tali disposizioni trovino applicazione negli ambiti di competenza della nostra regione». Entro mercoledì o giovedì potrebbe proporre l'emanazione di un Decreto anti-divieto. «Non vorremmo essere costretti - afferma Cherchi - ad una prova di forza sulle competenze statutarie». La Regione potrebbe, insomma, avocare a sé le competenze esclusive sulla pesca nei mari attorno all'Isola ignorando le direttive ministeriali. (s. m.)

L'UNIONE SARDA - Trasporti e infrastrutture: Tariffe aeree, l'ira degli emigrati
28.05.2012
«Non possiamo consentire a nessuno di trattarci come estranei in terra nostra». «Siamo stanchi di essere considerati cittadini di serie Z». «Gli emigrati sardi non possono accettare questa discriminazione». Nella sede del circolo “Luigi Oggiano” di Bologna, alcuni rappresentanti dei circoli degli emigrati sardi hanno alzato la voce contro il modello di continuità territoriale in vigore dal 2007 in virtù delle proroghe concesse da allora. Un modello che prevede che solo i residenti in Sardegna paghino una tariffa scontata mentre tutti gli altri, emigrati compresi, pagano il ticket a prezzo pieno.
LA PROTESTA Nonostante la Giunta regionale sia orientata verso una tariffa unica per tutti, gli emigrati temono che lo schema in vigore sino al 31 ottobre venga riproposto. E lo teme anche Mauro Pili, deputato del Pdl, che contro il modello di continuità territoriale proposto dalla Regione sta conducendo un'aspra battaglia. «È intollerabile che i figli di Sardegna nati nell'Isola ma non più residenti perché emigrati debbano pagare il biglietto aereo tre-quattro volte tanto quello di un residente», ha detto il parlamentare ieri a Bologna. «Così come è una vera e propria discriminazione prevedere un costo per residenti e uno per non residenti. Non si fa altro che isolare la Sardegna e favorire nuova emigrazione». Gli emigrati hanno deciso di mobilitarsi contro la decisione del Governo e della Regione di vietare la continuità territoriale a emigrati e non residenti. Il due giugno, a Siena, la Fasi (Federazione associazioni sarde in Italia) deciderà tutte le azioni necessarie per contrastare quello che gli emigrati definiscono «un provvedimento che rischia di fare un danno senza precedenti alla nostra isola».
«SIAMO INDIGNATI» «Questo provvedimento ci offende tre volte: come sardi, come italiani e come europei», ha detto il presidente del Circolo di Bologna Francesco Murru. «Paghiamo le tasse come tutti e non possiamo subire una vera e propria discriminazione solo per favorire le compagnie aeree che usano la Sardegna per fare cassa».
PILI: GRAVE DISCRIMINAZIONE Una tesi da sempre sostenuta da Pili che ha attaccato duramente la Giunta regionale: «Siamo davanti alla più grave discriminazione tra cittadini europei che si verifica in Europa e in Italia», ha incalzato. «Ed è gravissimo che questo avvenga nel silenzio più totale e con la complicità di istituzioni regionali e nazionali». Per Max Cordeddu, promotore della manifestazione e già portavoce della nave degli indignati, «Regione e Governo si sono resi responsabili di un atto che lede la dignità di un popolo». Massimo Cossu ha chiamato alla mobilitazione: «Siamo stanchi di subire le angherie delle compagnie e di chi avalla questa situazione, ora basta».

Crisi bancarie: in Italia nessuna fuga dai depositi, ma solo grazie agli italiani. Nell'ultimo anno via dai conti correnti ben 92 miliardi esteri
di Fabio Pavesi
L'Italia non è la Grecia e neppure la Spagna. Le banche non sono, come ad Atene, al collasso dovendo ricapitalizzare le perdite per ben 28 miliardi subite dal taglio dei bond ellenici che possedevano in portafoglio. Non siamo neppure ai livelli di Madrid dove ormai i salvataggi pubblici (vedi Bankia) sono all'ordine del giorno. E non è un caso che in ambedue i Paesi il termometro della crisi bancaria sia nella fuga dei depositi: le banche elleniche hanno perso almeno un quarto dei conti correnti dall'inizio della crisi e da Madrid l'emorragia dei correntisti è costata almeno 65 miliardi nell'ultimo anno.
È il fuggi fuggi dei clienti dalle banche lo spauracchio che agita di questi tempi le autorità politiche di tutta Europa.
E l'Italia da questo punto di vista fornisce più di una rassicurazione. Gli ultimi dati dell'Abi, l'associazione bancaria italiana, dicono che la massa dei depositi degli italiani presso gli sportelli degli istituti ammontava a fine aprile a 1.137 miliardi di euro. In aumento dell'1,5% rispetto all'aprile 2011. Non poca cosa vista la forte turbolenza che imperversa ormai da molto tempo sul credito in Italia e nei paesi dell'Europa meridionale.
ESODO ESTERO PER 92 MILIARDI
Ma quel dato misura solo il grado di affezione degli italiani verso il loro sistema bancario non quello di risparmiatori e investitori stranieri. Qui la sofferenza è invece evidente.
Sempre l'Abi racconta che per il nono mese consecutivo è proseguita invece la fuga degli stranieri. A marzo 2012 i depositi dall'estero sono stati pari a 366 miliardi, il 20% in meno di un anno prima e addirittura il 16% in meno sul mese di febbraio 2012. Un'accelerazione evidente che testimonia della diffidenza sempre più accentuata degli stranieri rispetto alla tenuta del sistema bancario italiano. In soldoni in un anno dal marzo 2011 al marzo 2012 il flusso netto di provvista dall'estero è stato negativo per 92 miliardi con la quota estera sul totale depositi scesa dal 17% al 13%.
Che vuol dire tutto ciò? Che l'Italia ha tenuto rispetto al panico diffusosi in Grecia e Spagna, ma solo grazie all'apporto degli italiani. Che hanno continuato a finanziare le banche di casa e a coprire di fatto quel buco di oltre 90 miliardi provocato dall'esodo straniero.
Una sorta di nuovo patriottismo finanziario. Che fa per ora argine alla crisi di fiducia generalizzata che incombe sul settore del credito.
 27 maggio 2012

Grecia: Venizelos e Tsipras contro la Lagarde, ci ha insultato
ultimo aggiornamento: 27 maggio, ore 18:07
Atene, 27 mag. (Adnkronos) - Indignazione in Grecia dopo le affermazioni del capo del Fondo Monetario internazionale, Christine Lagarde, che in un'intervista al britannico Guardian aveva usato toni duri con Atene. Il leader socialista Evangelos Venizelos, riferisce la Bbc, ha accusato la Lagarde di "insultare il popolo greco", mentre il leader di Syriza, Alexis Tsipras, alle parole della Lagarde, secondo la quale per i greci e' venuto il momento di "pagare il conto", ha replicato che "i lavoratori greci pagano le loro tasse e queste sono a livelli insostenibili".

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