mercoledì 30 maggio 2012

am_30.5.12/ Sconclusionati

Calcioscommesse, Monti: "Sospendere calcio per 2-3 anni
Elkann,investiremo in Italia ma non fatto dovuto
La battaglia a metà contro la mafia
Spagna: deficit Stato centrale a quota 2,39% Pil ad aprile

Calcioscommesse, Monti: "Sospendere calcio per 2-3 anni
Il presidente del Consiglio: "Non sto facendo una proposta e men che meno una proposta che viene dal governo, ma è un desiderio che qualche volta io - che pure sono stato molto appassionato di calcio tanti anni fa - dentro di me sento"
ROMA. "E' particolarmente triste quando un mondo che deve essere espressione di valori alti, come lo sport, si dimostra un concentrato di aspetti tra i piu riprovevoli come la slealtà, l'illegalità e il falso". Così il premier Mario Monti ha risposto commentando lo scandalo del calcio parlando di "fenomeni indegni. Trovo inammissibile - continua poi Monti -  e me ne sono occupato anche quando ero commissario europeo, che si usino soldi pubblici per ripianare società di calcio. Non sto facendo una proposta e men che meno una proposta che viene dal governo, ma è un desiderio che qualche volta io - che pure sono stato molto appassionato di calcio tanti anni fa - dentro di me sento: se per due o tre anni per caso non gioverebbe molto alla maturazione di noi cittadini italiani una totale sospensione di questo gioco".  Mario Monti torna poi a parlare della sospensione della partita a Genova sostenendo che si dovrà approfondire quanto avvenuto e denunciando "l'invisibile ricatto pieno di omertà" con "giocatori che si sono tolti la maglia di fronte a chissà quali minacce" da parte di "poteri occulti" dando vita ad uno spettacolo "spaventoso
ZAMPARINI: "MONTI DICE SOLO STUPIDAGGINI" - "Monti dice solo delle stupidaggini. Dovrebbe pensare prima di parlare. Prima di dire che bisogna 'chiuderè il gioco del calcio, dovrebbe pensare ai suoi problemi e a tutto quello che sta distruggendo e facendo chiudere lui con i suoi provvedimenti». Così il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, commenta le parole del premier Mario Monti sulla necessità di sospendere i campionati di calcio due-tre anni.

Elkann,investiremo in Italia ma non fatto dovuto
"Ci deve esserer la volonta' del Paese"
29 maggio, 19:04
John Elkann all'assemblea degli azionisti Exor
TORINO - "Exor continuerà a investire in Italia. Nell'ultimo quinquennio che è stato un periodo di crisi, Fiat Industrial ha investito 3 miliardi, Fiat quasi 10. Ma questo non è un fatto dovuto, ci deve essere la volontà del Paese". Lo ha detto John Elkann, presidente di Exor e di Fiat, rispondendo ad una domanda durante l'assemblea degli azionisti.
Per Fiat-Chrysler sono confermati i target 2012 in America e nel resto del mondo, mentre saranno rivisti nel prossimo trimestre quelli dell'Europa. Lo ha detto John Elkann precisando che il margine operativo lordo e' confermato fra 3,8 e 4,5 miliardi.
Inoltre, ha sottolineato Elkann, ''la Fiat non ha interesse ad acquistare quote di Mazda, ma solo a sviluppare insieme il prodotto'', riferendosi al progetto di una spider." Quanto alle "preoccupazioni per Mirafiori", queste "riaffiorano e ci sono, ma l'importante è guardare ai fatti'' e "non c'é dubbio che noi, in modo costante e consistente, abbiamo continuato a portare avanti quello che avevamo detto", ha aggiunto.

La battaglia a metà contro la mafia
L’Italia onora i suoi martiri.
Giornali e televisioni della Penisola dedicano ampi spazi alle edizioni speciali. Innumerevoli sono i libri e i DVD dedicati all’avvenimento. Una vera e propria catarsi.
Abbiamo rivisto il volto allegro del giudice Giovanni Falcone, e quello più austero del suo amico e collega Paolo Borsellino. Abbiamo rivisto le foto del cratere lasciato dall’esplosione della bomba sull’autostrada tra Palermo e Punta Raisi che, il 23 maggio 1992, ha ucciso il primo e le auto bruciate dall’esplosione di un’autobomba che, il 19 luglio dello stesso anno, in via Amelio a Palermo, ha posto fine all’esistenza del secondo.
Al di là del dolore e delle lacrime, delle testimonianze e del ricordo dei fatti, mentre le indagini sono state riaperte per scoprire chi ha ucciso i due magistrati e perché, sorge la domanda: vent’anni dopo, chi ha vinto? Lo Stato, accusato di essere stato negligente, se non complice, in alcuni casi, della criminalità organizzata, o la mafia?
Il 3% del PIL nazionale
Da un punto di vista economico, la mafia nel senso ampio del termine fa affari. Il fatturato complessivo delle quattro principali organizzazioni criminali – Cosa Nostra in Sicilia, la Camorra nel napoletano, la’Ndrangheta in Calabria e la Sacra Corona Unita in Puglia – si aggira, secondo numerosi studi, sui 130 miliardi di euro ossia il 3% del PIL italiano! La’Ndrangheta ha il primato: il traffico di armi, droga, estorsione e rifiuti produrrebbe circa 44 miliardi di euro all’anno. Il suo impero, inizialmente limitato ai paesini sperduti in Aspromonte, ormai si estende alle regioni tranquille della Liguria e del Piemonte, 1 000 chilometri più a nord…
“Abbiamo vinto tante battaglie” è l’analisi di Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, “ma non abbiamo ancora vinto la guerra.” Dal punto di vista delle battaglie vinte, il bilancio parla da sé. L’assassinio dei due giudici ha permesso una presa di coscienza da parte delle istituzioni, seguita da ondate di arresti senza precedenti. I capi dei capi [in italiano nel testo, N.d.T.] della Sicilia, Totò Riina e Bernardo Provenzano, sono stati arrestati rispettivamente nel 1993 e nel 2006. Le più recenti intercettazioni di Michele Zagaria e Antonio Iovine, due capi della camorra, hanno dimostrato la tenacia del governo. Manca ancora in questo quadro Matteo Messina Denaro, considerato l’ultimo boss di Cosa Nostra.
Leggi più severe avrebbero portato all’arresto di circa 5 000 persone, tra cui 24 dei 30 mafiosi più ricercati. La creazione del reato di associazione mafiosa ha permesso ai giudici di estendere il cerchio delle loro indagini ai complici. Le informazioni sono spesso ottenute attraverso le confessioni dei pentiti, a cui lo Stato garantisce una riduzione della pena e protezione. Un altro strumento efficace è l’applicazione sistematica per i grandi mafiosi del carcere duro, in nome di una legge approvata nel 1975 [l’art. 41bis della L. 354/75, N.d.T.], ma utilizzata solo dopo gli attentati contro Falcone e Borsellino. Un regime carcerario particolarmente severo, che impedisce al boss ogni contatto con il clan e la famiglia.
Con la confisca e il sequestro dei beni appartenenti alle famiglie mafiose (imprese, terreni, case, veicoli, contanti) la criminalità organizzata viene colpita nel portafoglio. Fondata nel 2010, l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC) censisce al 1 aprile 2012 un totale di 12 083 beni sequestrati, tra cui 1 552 aziende, per un valore sulla carta di circa 10 miliardi di euro. “Se i mafiosi sono disposti a trascorrere tutta la vita in prigione, temono molto di più vedere il loro impero finanziario spazzato via” spiega Grasso.
Perché la mafia cambia e si adatta. Dopo i boss Riina e Provenzano, che hanno guidato le loro famiglie dalle stalle nascoste nelle colline della Sicilia, la mafia si è trasformata indossando il colletto bianco e il doppio petto. I suoi picciotti o i prestanomi si sono infiltrati nella politica e nel mondo degli affari nel nord Italia. Nel 1995, per la prima volta, un comune del nord, Bardonecchia, è stato commissariato per infiltrazione mafiosa. Gli arresti più spettacolari degli ultimi anni hanno avuto luogo a Milano dove, nel 2010, sono stati arrestati circa un centinaio di membri della ‘Ndrangheta. L’ex Segretario di Stato per gli affari economici del governo Berlusconi, Nicola Consentino, legato al clan dei Casalesi, che guida la camorra, ha dovuto rassegnare le dimissioni. L’ex presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, detto Totò, resta in prigione, condannato per favoreggiamento a Cosa Nostra.
Lo stesso Silvio Berlusconi, che sostiene di aver assegnato i colpi più duri al crimine organizzato, è citato da un collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza, per aver negoziato con la mafia l’arresto dei massacri degli anni ‘80 e ‘90 prima di arrivare al governo nel 1994. Uno dei suoi principali collaboratori, il senatore Marcello Dell’Utri, siciliano, avrebbe avuto il ruolo di “negoziatore”. Condannato a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, il senatore è stato “graziato” dalla Corte di Cassazione, che ha chiesto di riaprire il processo.
Resistenza civile
“Silvio Berlusconi ha fatto il doppio gioco, ed è quasi altrettanto grave” dice Francesco La Licata, esperto di mafia al quotidiano La Stampa. “Si vantava di aver fatto arrestare numerose persone, ma ha anche messo in pericolo il lavoro della magistratura, denigrandola o volendo limitare l’uso delle intercettazioni per sottrarsi ai processi e alle indagini in cui è coinvolto. ”
Ma la società sta cambiando. Le serie di arresti sono ora accolti con manifestazioni di giubilo a Palermo, Trapani e Napoli. Gli agenti di polizia coi volti coperti dai passamontagna che portano le loro prede in commissariato sono salutati come eroi. Le associazioni come Addio Pizzo, con un certo successo mediatico, invitano i negozi e le imprese al boicottaggio e alla denuncia delle estorsioni. Confindustria in Sicilia ha deciso radiare tutti gli imprenditori iscritti sospettati di legami con la mafia. Infine, il lavoro dell’ associazione Libera, guidato da un prete, Don Luigi Ciotti, ha contribuito a far crescere l’idea di una resistenza civile nei confronti della criminalità organizzata. “In Sicilia” spiega Attilio Bolzoni, giornalista de La Repubblica “la gente ora sa da che parte stanno il bene e il male. Ma a Roma o Milano? In queste città, spesso si continua a negare l’esistenza della mafia”.
Giovanni Falcone spiegava: “Come tutte le società umane, la mafia è destinata a scomparire”. L’Italia se ne libererà? Per Piero Grasso, l’opera più urgente ora consiste nel tagliare i legami tra la criminalità organizzata e gli strati poveri della popolazione che abitano in Calabria, Campania, Sicilia o Puglia, a cui la mafia fornisce una sorta di “protezione sociale”. Francesco La Licata si chiede: “Cosa accadrebbe in queste aree senza la mafia? Lo Stato non ha i mezzi economici, oggi, per sostituire l’economia legale alle attività illegali”.
Nel 2008 l’ex ministro della Cultura Vittorio Sgarbi, divenuto sindaco di Salemi, in Sicilia, urlava dalla finestra del suo ufficio: “La mafia è una m … Non esiste più!” Voleva aprire nella sua città un “museo della criminalità organizzata”, per dimostrare che questa apparteneva alla storia. Quattro anni più tardi, il Consiglio municipale è stato sciolto per infiltrazione mafiosa…
[Articolo originale "Italie : le combat inachevé contre la Mafia" di Philippe Ridet]

Spagna: deficit Stato centrale a quota 2,39% Pil ad aprile
29 maggio, 18:00
(ANSAmed) - Madrid, 29 MAG - Il deficit del governo centrale in Spagna ha raggiunto ad aprile il 2,39% del Pil, pari a quasi il 70% dell'obiettivo del 3,5% indicato per tutto il 2012, quando mancano 8 mesi alla chiusura dell'esercizio.
 Nonostante l'aumento del deficit, che fino a marzo era dell'1,85% del Pil, il ministero delle Finanze assicura che sara' centrato l'obiettivo di stabilita' fissato da Bruxelles. Secondo quanto ha indicato la segretaria di Stato al Bilancio, Marta Fernandez Curras, in dichiarazioni ai media, a pesare sui conti della pubblica amministrazione non è la caduta delle entrate, pari a un -2,5%, provocata dalla recessione, bensì l'aumento della spesa pubblica.
 In particolare, un anticipo dei trasferimenti dei finanziamenti alla previdenza sociale (2,9 miliardi) e alle comunità autonome (5 miliardi), per alleviare i problemi di Tesoreria. (ANSAmed)


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