giovedì 31 maggio 2012

am_31.5.12/ Declinazione del verbo Accise: accidibb, accidist, accirett, accidemm, accider’n (d’mazzat’).

Caso Maro': Terzi, no trionfalismo subiamo ancora torto pesante
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Da guerra Abissinia tutti i ritocchi dell'accise
Serbia. Nikolic frena sull’ingresso in Europa

Caso Maro': Terzi, no trionfalismo subiamo ancora torto pesante
ultimo aggiornamento: 30 maggio, ore 15:22
Roma, 30 mag. (Adnkronos) - Nessun "trionfalismo" dopo la notizia della concessione della liberta' su cauzione per i due maro' italiani detenuti in India, perche' l'Italia continua a subire un "torto pesante". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, durante l'audizione al Senato davanti alle Commissioni Esteri e Difesa del Parlamento. "Non c'e' alcun motivo di trionfalismo, anche se la decisione dovesse essere confermata nel modo piu' aperto -ha detto il titolare della Farnesina- perche' stiamo continuando a subire un torto pesante. Si sta continuando a violare la giurisdizione esclusiva dell'Italia sui militari italiani e sulle navi battenti bandiera italiana".
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Da guerra Abissinia tutti i ritocchi dell'accise
ROMA - L'aumento delle accise di 2 centesimi deciso dal governo per la ricostruzione post-terremoto è solo l'ultimo di una lunga serie di balzelli che appesantiscono il prezzo della benzina.
Per risalire al primo intervento occorre andare addirittura al 1935, quando venne stabilito un aumento di 1,90 lire per la guerra in Abissinia.
Ecco l'elenco di tutti i ritocchi:
1935 +1,90 lire per la guerra di Abissinia
1956 +14 lire per la crisi di Suez
1963 +10 lire per il disastro del Vajont
1966 +10 lire per l'alluvione di Firenze
1969 +10 lire per il terremoto del Belice
1976 +99 lire per il terremoto del Friuli
1980 +75 lire per il terremoto dell'Irpinia
1982 +100 lire per la missione in Libano
1983 +105 lire per la missione in Libano
1996 +22 lire per la missione in Bosnia
2003 +0,017 euro per contratto autoferrotranvieri
2005 +0,005 euro per rinnovo autobus pubblici
2011 6 aprile +0,0073 euro per finanziamento FUS, 1 giugno +0,0400 euro per emergenza immigrati 1 luglio +0,0019 euro per finanziamento FUS 1 novembre +0,0089 euro per alluvioni Liguria e Toscana 6 dicembre +0,0820 euro con il decreto Salva Italia

Serbia. Nikolic frena sull’ingresso in Europa
Il neo-presidente serbo: «L’adesione non avverrà nei prossimi dieci anni. Rapporti più stretti con il Cremlino»
 di Stefano Giantin
 BELGRADO. Un radicale ultranazionalista, animato dalla malcelata ambizione di rifondare la “Grande Serbia”. Un conservatore alla difesa degli interessi nazionali. Un europeista sincero, con un occhio di riguardo alla Russia. Ma chi è veramente Tomislav Nikolic, il neo-eletto presidente serbo? Mentre i giornalisti stranieri continuano ad attaccarlo per il suo passato ultraradicale, “Toma” ha deciso di raccontarsi in prima persona e senza filtri. Lo ha fatto in un’intervista rilasciata, significativamente, a “Rt”, la Cnn russa. La stampa estera la definisce «nazionalista di destra», la prima domanda. Nikolic, a sorpresa, conferma. «Hanno assolutamente ragione. Sono un nazionalista, ma anche un democratico», ha risposto, ribadendo che rispetterà «i valori europei». «Passerà molto tempo prima che la stampa occidentale mi tratti in maniera corretta. Ma dopo aver vinto, malgrado una campagna mediatica “sporca”, è probabile che le cose cambino», il sassolino che Nikolic si è voluto togliere, prima di rivelare il suo grande progetto: «Portare ordine in Serbia, sul modello Germania». È passato poi a illustrare la filosofia che lo guiderà. L’Europa «in crisi esistenziale e di allargamento», afflitta da un euro «che si indebolisce giorno dopo giorno», rimane «un partner attraente» per la Serbia, che «soddisferà quasi tutte le condizioni che l’Ue impone». Su cosa Bruxelles non sarà accontentata? Sulla «rinuncia a parti del nostro territorio», al Kosovo, ha assicurato Nikolic. Il percorso verso l’ingresso nell’Ue sarà comunque irto d’insidie: «Non so se entreremo nell’Ue», uno dei pensieri del presidente. Ma i cittadini dovranno poter dire la loro. «Ci sarà un referendum» attraverso cui i serbi decideranno se far parte dell’Ue, ha rivelato, prevedendo poi che l’adesione non avverrà «nei prossimi 10 anni». La Serbia diventerà un satellite russo nei Balcani? «Preferirei non dover scegliere» tra Bruxelles e Mosca, «vorrei che fossimo una casa con due porte, una aperta verso Occidente, l’altra verso Oriente». Con il Cremlino le relazioni in ogni caso si intensificheranno, «dopo che dal 2000 la Serbia si è allontanata dalla Russia, fino al 2008, quando abbiamo firmato un accordo sull’energia, che permette al nostro Paese di respirare più facilmente», ha spiegato, riferendosi al gasdotto South Stream. Infine, i punti fermi del “Nikolic-pensiero”: «La Serbia non entrerà mai nella Nato, è la volontà della maggioranza». Belgrado è pronta al dialogo sul Kosovo, «ma non con Thaci», premier kosovaro «sospettato di aver commesso crimini contro il popolo serbo». «Farò del mio meglio perché i serbi del Kosovo possano vivere senza dipendere dalle istituzioni di Pristina, perché ciò significherebbe un riconoscimento indiretto dell’indipendenza del Kosovo», l’ultima promessa prima che le telecamere smettessero di registrare la confessione a cuore aperto di Toma, il presidente.

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