giovedì 31 maggio 2012

pm_31.5.12/ Il podestà straniero con la fantasia di Alice nel Paese delle Meraviglie

I due marò liberi (ma non abbastanza)
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Canpania. Fondi Ue, ultimi per spesa: Fornero ha ragione
Visco, le "considerazioni finali" in pillole
La fantasia di Alice
Perché i politici greci e italiani sono così scadenti?

I due marò liberi (ma non abbastanza)
Dopo 100 giorni si può tirare un primo sospiro di sollievo, ma non è ancora arrivato il momento della definitiva tranquillità, che solo un epilogo legittimo e definitivo può dare all'Odissea dei due marò incarcerati in India. Ieri le autorità del Kerala hanno lasciato cadere l'accusa di terrorismo e schiuso le porte della libertà dietro cauzione a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha però avvertito che «non ci sono motivi di trionfalismo perché gli indiani stanno continuando a violare la giurisdizione italiana».
La libertà è stata infatti accompagnata da condizioni stringenti quali una cauzione di 143mila euro per ciascuno con la segnalazione di due garanti indiani per l'equivalente della somma e di un domicilio nel raggio di dieci chilometri dal commissariato di Kochi, dove i due militari italiani dovranno presentarsi ogni mattina. Non ci si può che rallegrare dell'uscita dal carcere di Latorre e Girone, ma le garanzie che l'India deve offrire ai nostri connazionali sono ben altre.
 31 maggio 2012
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Canpania. Fondi Ue, ultimi per spesa: Fornero ha ragione
Erogati 116,4 milioni, Sicilia arriva a 400
NAPOLI — A schiodarsi dall'ultimo posto — fra le regioni meridionali, per quanto riguarda la spesa delle risorse comunitarie dell'Fse (Fondo sociale europero) — la Campania proprio non ci riesce. Percentuali che armano di bacchetta la ministra Elsa Fornero, la quale dice, in una lettera al Mattino, di «nutrire qualche preoccupazione nel registrare l'incapacità della Regione di far fronte ai suoi impegni di spesa derivanti dal Fondo sociale europeo e, soprattutto, la presumibile incapacità di gestire tutto il capitolo delle politiche attive, peraltro in una Regione come la Campania che, più di altre, avrebbe un gran bisogno di tali strumenti».
STATO DI SALUTE FSE - Un affondo al quale l'assessore regionale al Lavoro Severino Nappi ha risposto, sempre sul medesimo giornale, che «al momento dell'insediamento della Giunta Caldoro, nel giugno 2010, la spesa certificata per il Fondo sociale europeo era di 5 milioni, 360 mila 462 euro, mentre al 31 dicembre 2011 è diventata di 153 milioni, 698 mila 730 euro». Come stanno allora le cose? Fornero troppo (e inutilmente) severa? Giustificazioni sufficienti quelle del titolare al Lavoro? Si capirà. Per prima cosa siamo andati a vedere lo ‘‘stato di salute'' dell'Fse sia a giugno di due anni fa che a febbraio di quest'anno (Monitoraggi ufficiali della Ragioneria generale dello Stato). Ebbene, ora come allora la Campania è sempre agli ultimi posti. L'ultimo rediconto sancisce che del miliardo e 118 milioni di euro che l'Unione europea le ha accordato per ‘‘fare'' occupazione o al massimo tenerla, la Regione ha speso il 15,1 per cento (169 milioni 555 mila euro circa). Una cifra che s'accorda, per aumento, con quella indicata da Nappi (153 milioni e spiccioli), tra l'altro ferma a due mesi prima. Dove non ci si trova è sui pagamenti, riferiti a giugno 2010 (per essere chiari amministrazione di centrosinistra con Bassolino che ha dato avvio alle risorse comunitarie 2007-2013). L'assessore parla di 5 milioni più qualche spicciolo, la Ragioneria dello Stato di 26 milioni 539 mila euro (2,37& dell'intero contributo).
SITUAZIONE SUD - Cifre che come abbiamo detto pongo la Campania a fondo classifica. Prendiamo, per semplificare (nella tabella sopra il raffronto) l'ultimo monitoraggio. In testa, fra le Regioni più performanti, c'è la Basilicata: 36,1% (116 milioni 486 mila gli euro spesi); seguono la Calabria al 26% (223 milioni 993 mila euro); la Puglia al 22,4% (287 milioni 300 mila); la Sicilia al 17,4% (362 milioni 977 mila); la Campania al 15,1% (169 milioni 555 mila euro). Dove ha ragione Nappi, forse l'unica che si intravede? Sull'incremento dei pagamenti: a giugno 2010 erano fermi a 26,5 milioni; solo a febbraio di quest'anno sono arrivati a 168,5 milioni. In pratica in otto mesi hanno fatto sei volte e mezzo quel che la giunta Bassolino ha fatto in poco meno di tre anni. Questa ‘‘velocizzazione'' della spessa ha avuto effetti sull'occupazione? Pare di no, almeno a guardare il tasso di disoccupazione della Campania: a giugno si attestava al 14,3%, a dicembre del 2011 era al 14,6.
MARGINI DI MIGLIORAMENTO - «I risultati disastrosi sul piano dell'occupazione, dello sviluppo, dell'ambiente e del sociale nell'utilizzo fallimentare dei fondi Ue ha nell'ex superassessore bassoliniano Cozzolino uno dei principali protagonisti. È soprattutto grazie a lui e ai suoi sodali se la Campania non è uscita dall'Obiettivo 1 ed ha ancora oggi i dati peggiori di tutte le aree europee», afferma il segretario campano della Cisl, Lina Lucci. «Qualcosa, tuttavia, in parte è evidentemente cambiato — continua —. Il miglioramento dei risultati, il forte incremento della spesa, e l'aria nuova (come riconosce l'Europa) che si respira in Campania dipendono da diversi fattori, a cominciare dalla concentrazione delle risorse su pochi grandi progetti, chiudendo i mille rivoli precedenti, che erano funzionali solo a esigenze clientelari. È un risultato determinato anche attraverso una forte azione propulsiva del sindacato e di tutte le forze sociali. Ci sono forti margini di miglioramento: mentre con la nuova legge sul lavoro puntiamo anche a una riallocazione efficace delle risorse, non altrettanto si è fatto per lo sviluppo. L'assenza di una pianificazione su settori, priorità e obiettivi concreti, rappresenta oggi, grazie all'omologo di Cozzolino, Vetrella, il principale vulnus per la nostra Regione. Velocizzare la spesa, individuare obiettivi misurabili in termini di occupazione e di sviluppo e poi monitorarli sarebbe utile a tutti. Ma su questo, oggi come ieri, la Regione è sorda». Patrizio Mannu

Visco, le "considerazioni finali" in pillole
11:03 31 MAG 2012
(AGI) - Roma, 31 mag. - Queste le "Considerazioni Finali" del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco in "pillole".
RIPRESA. La ripresa "potra' affiorare verso la fine dell'anno, con probabilita' tanto maggiore quanto piu' saranno efficaci gli interventi strutturali volti a migliorare l'utilizzo delle risorse pubbliche e private, quanto piu' chiara e decisa sara' la coesione mostrata dall'Unione europea".
TASSE. La pressione fiscale e' arrivata "a livelli ormai non compatibili con una crescita sostenuta" e quindi il suo inasprimento "non puo' che essere temporaneo".
CRISI. E' di "una gravita' eccezionale" e la via d'uscita "non sara' breve". SPREAD. A livelli alti sono "una fonte di rischio per la stabilita' finanziaria", ma anche "un ostacolo alla crescita" e pesano negativamente sul Pil per l'1% annuo.
EUROPA. Servono "processi decisionali che favoriscano l'adozione di politiche lungimiranti, nell'interesse generale; risorse pubbliche comuni per la stabilita' finanziaria e per la crescita; regole davvero condivise e azioni concordate e tempestive sul sistema finanziario e sulle banche.
BCE. "Il suo contributo a sostenere i mercati e la liquidita' resta essenziale; l'uscita dall'attuale assetto e' oggi del tutto prematura".
TAGLI. "Se accuratamente identificati e ispirati a criteri di equita' i tagli non comprometteranno la crescita; potranno concorrere a stimolarla se saranno volti a rimuovere inefficienze dell'azione pubblica, semplificare i processi decisionali, contenere gli oneri amministrativi".
RIFORME. Attraverso incisivi interventi strutturali e' possibile "rianimare la capacita' di crescita". Proseguire percorso "con energia accresciuta e visione ampia, dall'istruzione, alla giustizia, alla sanita'".
EQUITA'. "Tirarci fuori dallo stretto passaggio che attraversiamo impone costi a tutti. Sono costi sopportabili se ripartiti equamente e con una meta chiara. Il percorso non sara' breve".
TERREMOTO. "Sono giorni in cui ciascuno, Stato, istituzione o individuo deve applicarsi a svolgere il proprio compito al meglio delle sue possibilita'".
DRAGHI. "In questi anni la sua opera, anche nelle impegnative funzioni di Presidente del Financial Stability Board, ha dato lustro al nostro Istituto, ne ha rafforzato la reputazione, in Italia e a livello internazionale".
BANCHE. La critica alle banche di essere disattente alle esigenze dell'economia non e' corretta: sono esposte in misura rilevante nei confronti delle famiglie e delle imprese meritevoli di credito, anche se in difficolta'; possono continuare a sostenerle". Poi l'invito ad "apportare tagli incisivi ai costi operativi e ridurre i compensi dei dirigenti e i componenti dei cda".
POLITICA. "La societa' italiana non puo' non confrontarsi con un mondo cambiato, che non concede rendite di posizione" evidenzia aggiungendo che "al tempo stesso, la politica deve assicurare la prospettiva di un rinnovamento profondo che coltivi la speranza, vada incontro alle aspirazioni delle generazioni piu' giovani".

La fantasia di Alice
di F.For.
Affidarsi alla buona volontà delle compagnie petrolifere per evitare che l'aumento di 2 centesimi delle accise sulla benzina si trasmetta ai consumatori è degno della fantasia di Lewis Carroll. La sua Alice non sarebbe arrivata a tanto. Poco male, si direbbe, se non fosse che saranno i cittadini a farsi carico di tanta ingenuità. Ancor peggio se il ricorso alle risorse potenziali della spending review dovesse rendere inevitabile l'aumento dell'Iva. Certo, l'emergenza è emergenza. E l'aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto non ammette timidezze. Ma da un Governo di esperti ti aspetti soluzioni meno scontate. E magari una rapida consultazione in sede Ue per escludere dal calcolo del deficit le spese per la ricostruzione.
 31 maggio 2012

Perché i politici greci e italiani sono così scadenti?
– 31 maggio 2012
Pubblicato in: Gran Bretagna
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
ROMA – In Grecia, il leader conservatore Antonio Samaras ha insistito nell’indire le elezioni all’inizio di questo mese, le quali hanno però determinato una drastica riduzione dell’appoggio al suo stesso partito e hanno indotto il Paese verso un cammino che potrebbe vederlo schiantarsi fuori dall’euro.
In Italia, politici guidati dal premier travolto dagli scandali, Silvio Berlusconi, sono stati costretti ad ammettere di non essere in grado di gestire una crisi che ha portato il Paese vicino alla catastrofe finanziaria lo scorso anno ed hanno delegato il compito di salvare la situazione al tecnocrate Mario Monti.
Questi sono solo alcuni dei pasticci compiuti da politici già largamente disprezzati in Grecia e in Italia, dove la gente protesta per la mancanza di una forte leadership nel momento di maggior bisogno, chiedendo perché questi leader abbiano fallito in modo così spettacolare.
I politici di Atene, dopo le elezioni del 6 maggio, non hanno fatto altro che perdere tempo in furiosi battibecchi invece di trovare una via d’uscita da una minacciosa strada senza uscita, costringendo il Paese a una nuova e altamente imprevedibile elezione il mese prossimo.
Il Partito della Nuova Democrazia di Samaras e i socialisti del PASOK, che insieme hanno dominato la Grecia per quasi quarant’anni, hanno visto i loro voti scendere dal 77% al 32% il 6 maggio, dopo una campagna elettorale disastrosa. Il carismatico di sinistra Alexis Tsipras ha compiuto enormi passi avanti a loro spese, opponendosi al programma di salvataggio UE/FMI. “In termini di strategia e di campagna, è stato terribile”, ha dichiarato Costas Panagopoulos della società di sondaggi ALCO.
Anche ora stanno mostrando scarsa propensione a spiegare che il nuovo voto del 17 giugno sarà una scelta netta fra restare nell’euro o essere buttati fuori, sebbene tale messaggio possa riportare voti ai partiti tradizionali sottraendoli a quelli che hanno sostenuto Tsipras nel primo voto.
Alle elezioni amministrative di questo mese gli italiani hanno dato un grosso schiaffo in faccia ai partiti tradizionali, in particolare all’alleanza di centro-destra che ha sostenuto Berlusconi, fornendo un successo senza precedenti a un gruppo di protesta guidato dal comico dai capelli arruffati Beppe Grillo che definisce i politici una “diarrea”.
I numerosi scandali di Berlusconi, in testa ai quali c’è lo sconcertante caso sessuale “Rubygate”, hanno paralizzato la sua capacità di combattere la crisi del debito della zona Euro, che era iniziata in Grecia e hanno costretto il grande uomo di spettacolo a ritirarsi per dare spazio a Monti lo scorso novembre.
Tutti i grandi partiti in Italia sono attualmente macchiati da scandali per corruzione ad alti livelli. Anche la separatista Lega Nord – alleata chiave di Berlusconi – è stata devastata da un’indagine per corruzione, nonostante questo partito fosse stato fondato proprio per combattere la corruzione.

CIVILTÀ ANTICHE
Perché la Grecia e l’Italia, culle di due grandi civiltà antiche – la prima ha inventato la democrazia – sono state gestite così male dai loro politici moderni, in un momento così cruciale?
Le risposte sono di ordine sia moderno sia storico, e in alcuni casi sono antiche di secoli.
Senza dubbio in entrambi i Paesi i politici tradizionali stanno subendo la rabbia delle popolazioni che finora hanno votato per loro in modo così compiacente, visto che la crisi economica ha creato profonda sofferenza fra la gente comune.
Ciò ha portato la speranza, almeno, per un vero cambiamento. “Il problema è che loro non hanno mai avuto un vero lavoro – non hanno mai dovuto guadagnarsi da vivere, per cui non hanno la più pallida idea di come sia la società. Non hanno valori e l’unica cosa di cui s’interessano è ritirare il loro piccolo stipendio. Sono marci fino all’osso. Questa è la nostra disgrazia” ha detto un tassista greco, Nikos Kremidas, 60 anni.
Martedì scorso un sondaggio ha rilevato che il gruppo di protesta guidato da Grillo, che chiama il Premier italiano “Rigor Montis “, ha spinto il partito di Berlusconi un tempo dominante, il PDL, al terzo posto per la prima volta da quando è stato costituito nel 2008.
I partiti italiani sono in fermento per trovare nuove e più credibili identità prima delle elezioni del prossimo anno, ma, malauguratamente per Monti, stanno prendendo le distanze dalle sue impopolari politiche di austerità.
Allo stesso modo, il Panagopoulos di ALCO ha detto che qualunque sia il risultato delle elezioni del 17 giugno in Grecia, i partiti centristi prima dominanti devono cambiare o morire. “Se rimangono così come sono ora, sarà la fine per entrambi i partiti”.
Il 6 maggio molti greci hanno votato per punire questi partiti per decenni di corruzione e incompetenza, nonché per la sofferenza imposta in cambio di un piano di salvataggio che sta tenendo a galla la Grecia.
Sia in Italia sia in Grecia la corruzione alimentata dalle somme necessarie per sostentare la politica nell’era della televisione e i profitti generati dalla vendita di beni statali, uniti alle rigide strutture di partito, hanno contribuito a creare delle classi politiche al servizio di se stesse.

CLIENTELISMO
Allo stesso modo entrambi i Paesi hanno un sistema di clientelismo o patronato che affonda le sue radici nel 19° secolo e oltre, e la recente “morte delle ideologie” seguita alla fine della Guerra Fredda ha sottratto ai partiti le idee fondamentali che li hanno guidati per decenni.
Il clientelismo esisteva già ai tempi dell’antica Roma ed era diffuso anche nel 19° secolo, ancor prima che l’Italia fosse creata. È stato rafforzato dopo la seconda guerra mondiale, quando gli elettori illetterati venivano facilmente manipolati dai politici. Lo scambio di favori e di voti era così evidente che agli elettori rurali veniva a volte data una sola scarpa o mezza banconota strappata prima delle elezioni, da rimborsare dopo il voto corretto.
Sia in Italia sia in Grecia, questi fattori storici sono stati perpetuati anche in tempi recenti.
Sono anni che il Parlamento italiano discute per cambiare una legge elettorale che il suo stesso autore ha definito “spazzatura”. Essa rafforza il potere dei leader di partito ed incoraggia frammentazione e coalizioni spesso incompatibili.
Sergio Romano, influente commentatore ed ex ambasciatore italiano a Mosca, ha dichiarato che lo scandalo della corruzione che ha portato a “Mani Pulite” nei primi anni ‘90 ha impedito all’Italia di svilupparsi come gli altri Paesi dopo la caduta del comunismo perché ha distrutto sia la dominante Democrazia Cristiana sia i socialisti.
“Il corso della politica italiana dopo la fine della Guerra Fredda è stato diverso da qualsiasi altro Paese democratico in Europa occidentale”, ha dichiarato a Reuters. A destra, il vuoto è stato riempito dal fiammante miliardario dei media Berlusconi, e a sinistra è stato creato il nuovo Partito Democratico composto da ex comunisti e democristiani di sinistra.
“Questo è stato come mischiare olio e acqua”, ha detto Romano. Egli ha aggiunto che l’egemonia di Berlusconi per 17 anni fino all’anno scorso ha ulteriormente contribuito a questa paralisi politica, in quanto era costantemente preoccupato ad emanare leggi che gli consentissero di sfuggire ai suoi problemi legali, scendendo a compromessi con politici intenti a proteggere i loro interessi.
Le rigide strutture di partito in Italia e in Grecia hanno favorito l’ascesa di “politici macchina” piuttosto che di leader carismatici e hanno bloccato l’emergere di nuove e talentuose personalità.
“Le spaccature all’interno dei partiti sono raramente venute alla luce negli Stati Uniti, mentre qui con l’eccezione di Berlusconi e pochi altri, ci sono sempre state le spaccature nei partiti” ha detto il professor James Walston della American University di Roma. “C’è così tanto potere nei partiti che i singoli leader hanno pochissima flessibilità”.

PER SOPRAVVIVERE DEVI ESSERE CORROTTO
I problemi della Grecia hanno molte somiglianze con l’Italia, dalle forti strutture di partito alla corruzione endemica. “Il problema è che le persone che entrano in politica in Grecia devono corrompersi per sopravvivere”, ha detto il commentatore politico Nikos Dimou.
“Una persona franca e onesta che non si presta a questo tipo di giochi non ha molte possibilità di sopravvivere nell’arena politica greca.” Dimou ha affermato che il sistema di patronato ha profonde radici storiche come in Italia, risalenti ai cinquecento anni che la Grecia ha trascorso sotto il dominio dell’Impero Ottomano.
Il sistema è stato perpetuato e aggravato dopo la fine di una giunta militare in Grecia nel 1974. “Nuove classi di persone sono entrate in politica e queste persone, diciamo così, erano più affamate”, ha dichiarato Dimou a Reuters. Nello stesso periodo è iniziato anche il predominio di famiglie politiche come i Papandreou, il cui discendente George è stato rimosso dalla carica di capo del PASOK lo scorso anno a causa della sua erronea gestione della crisi.
“I nostri politici non sono solo corrotti, ma hanno anche scarsi livelli di cultura, di intelligenza, di capacità… non hanno mai lavorato nella loro vita, non hanno idea di come vadano i problemi finanziari o sociali e vengono designati per governare il Paese senza aver mai amministrato una piccola azienda nè un piccolo negozio”, ha detto Dimou.
Nel caso delle recenti elezioni in Grecia, i partiti principali sono stati oscurati da Tsipras, nonostante la sua linea di rifiuto del piano di salvataggio internazionale pur volendo rimanere nell’area euro sia stata rigettata dai leader europei perché impossibile.
Sebbene i due Paesi abbiano problemi simili, gli analisti dicono che l’Italia ha avuto almeno la flessibilità di nominare un governo tecnico di rispetto per la seconda volta in vent’anni, cosa che i politici greci hanno respinto.
E sì, anche questo ha radici storiche. Monti si è paragonato a un “podestà straniero” – essendo i podestà governanti esterni chiamati nel Medioevo da città-stato per amministrarle temporaneamente quando queste erano paralizzate dalle dispute.
[Articolo originale "Why are Greek and Italian politicians so bad?"]

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