venerdì 4 maggio 2012

am_4.5.12/ Motto aureo padanino: tu zappi e cavi o’ lampascion’, e io poi me lo freco.

Sicilia. Unioncamere, 1.789 imprese in meno nel primo trimestre 2012
Sicilia: Lombardo promulga legge impugnata da commissario Stato
Tarì, i gioielli artigianali battono la globalizzazione
È cilentano il re degli agriturismi
Grecia: i ricchi patrimoni sono al riparo della crisi. La casta degli imprenditori navali resta intoccabile
Lega, laurea Renzo Bossi a Tirana ritrovata in carte cassaforte Belsito
Venezia, padania. Finanza, evasione in Veneto. 350 milioni di euro in 4 mesi
Trst, oltrepadania. Roma boccia le Province “made in Fvg”
Nova Gorica, oltrepadania. Gorizia, benzinai in piazza: «Fascia zero sul confine»
Trst, oltrepadania. Guerra al “pieno” sloveno. Ora la benzina costa meno

Sicilia. Unioncamere, 1.789 imprese in meno nel primo trimestre 2012
di Roberto Quartarone
Intanto, l’Unione delle Camere di Commercio rende noti i dati nazionali e le proposte: Pmi in difficoltà. Si presenta oggi a Palermo l’indagine dell’Osservatorio economico dell’Ente
PALERMO – È negativo il saldo del numero di imprese siciliane nel primo trimestre del 2012: dai dati Movimprese, risulta che sono 10.695 quelle che hanno chiuso tra gennaio e marzo (l’82 per cento delle quali sono ditte individuali), a fronte di 8.902 nuove iscrizioni alle Camere di Commercio dell’Isola, per una riduzione di 1.789 unità (-0,49 per cento). Si parlerà anche di questo oggi alla conferenza stampa “Economia a colazione”, fissata per le 9:30 presso la sede di Unioncamere Sicilia (all’undicesimo piano di via Emerico Amari 11 a Palermo) nell’ambito della decima Giornata dell’economia.
 Sarà l’occasione, soprattutto, per presentare un’indagine dell’Osservatorio economico dell’Unioncamere siciliana, “Le aspettative degli imprenditori siciliani per il prossimo semestre”, che prende avvio proprio dai dati di Movimprese, ed è stata coordinata da Matteo Caroli. Si tratta di un’analisi su un campione statisticamente significativo di aziende operanti nell’Isola che presenta le speranze imprenditoriali per la seconda metà del 2012.
 “Siamo in presenza – ha commentato il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace – di una fase di recessione che colpisce duramente il sistema imprenditoriale locale. L’incertezza dei mercati spinge ad essere più prudenti, soprattutto sul mercato interno, e limita gli investimenti in nuove attività. Allo stesso tempo, molte imprese sono costrette a chiudere schiacciate dal peso fiscale e sempre più in difficoltà con il sistema bancario. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i piccoli imprenditori che rappresentato la quasi totalità del tessuto produttivo siciliano. Per questo bisogna mettere in campo tutte le misure necessarie al sostegno delle Pmi, a partire dalle politiche del credito. Solo così si può ridare ossigeno alla Sicilia che produce”.
 Questa necessità di sostegno emerge anche dai dati nazionali, resi noti ieri dall’Unione italiana delle Camere di Commercio nel suo rapporto annuale. Stilata sulla base degli indicatori più aggiornati dal territorio, l’indagine ha stimato che quest’anno saranno persi altri 130 mila posti di lavoro, soprattutto tra le piccole e medie imprese, particolarmente quelle con meno di 10 dipendenti. Tutto questo, secondo il rapporto, è dovuto alla contrazione dei consumi, in media del 2,1 per cento, ma che nel Sud Italia può arrivare fino al -2,8 per cento. Anche qui, si acuisce il divario tra un Settentrione che decresce in media meno che il Mezzogiorno: la stima prevede una discesa dell’1,8 per cento, contro una media nazionale di 0,3 punti percentuali più contenuta.
 Oltre che dai dati forniti, il punto di forza del rapporto di Unioncamere può essere rappresentato da una serie di proposte illustrate dal presidente Ferruccio Dardanello. Si tratta di idee “rapidamente cantierabili e soprattutto a costo nullo zero le casse dello Stato”, come segnalano dall’Ente nazionale, che vanno dalla possibilità di ammortizzare gli investimenti aggiuntivi in tre anni per rilanciare lo sviluppo a un patto Governo/Camere di commercio per portare sui mercati internazionali altre 10 mila imprese nel prossimo triennio, da una disciplina speciale che impedisca il fallimento delle imprese causato dai ritardi nei pagamenti della Pa a un rinvio dei pagamenti Iva e Irap per i primi due anni di attività delle nuove imprese.
Articolo pubblicato il 04 maggio 2012

Sicilia: Lombardo promulga legge impugnata da commissario Stato
Il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo ha deciso di avvalersi dei poteri attribuiti dallo Statuto e promulgare integralmente la legge “Autorizzazione al ricorso ad operazioni finanziarie”, approvata dall’Assemblea regionale siciliana nella seduta dello scorso 27 aprile, nonostante l’impugnativa avanzata dal Commissario dello Stato.
Nel pieno convincimento che le scelte normative approvate dall’Ars, oltre che legittime, rispondano in modo efficace alle esigenze di comparti essenziali dell’amministrazione e del territorio – dalla forestazione, agli interventi infrastrutturali – il governo regionale ha quindi assunto la determinazione di promulgare la legge, a difesa delle competenze legislative della Regione siciliana, in relazione all’infondatezza dei rilievi avanzati dal Commissario dello Stato.
Tra l’altro – continua la nota di Palazzo d’Orleans – nell’impugnativa si censurano le modalita’ con cui la Regione siciliana intende finanziare i propri investimenti in materia di prevenzione e manutenzione straordinaria del patrimonio boschivo.
Si tratta di rilievi privi di pregio, poiche’ le scelte legislative dell’Assemblea regionale siciliana, oltre ad essere in piena armonia con le normative e i regolamenti comunitari, attingono anche al principio della “somma urgenza” legata ad interventi di carattere straordinario.
Per queste ragioni, la promulgazione integrale della legge appare un atto doveroso e costituzionalmente corretto.
“E’ l’ulteriore occasione – commenta il Presidente – per rilevare l’ingerenza sempre piu’ invasiva del Commissario dello Stato, perniciosamente lesiva dell’Autonomia statutaria conquistata dal popolo siciliano”.

Tarì, i gioielli artigianali battono la globalizzazione
Dal 4 al 7 maggio torna «Mondo Prezioso»:
500 espositori e una Gioconda di Swarovski
CASERTA - Il lusso contemporaneo torna a essere di casa al Tarì di Marcianise. Al via dal 4 al 7 maggio l’edizione primaverile di «Mondo Prezioso». Si tratta della trentasettesima edizione in 14 anni di attività; in questa tranche primaverile sono previsti ben 500 espositori. Il salone del centro orafo Tarì si conferma così uno degli incontri principali per gli operatori del settore italiano, presentando le nuove tendenze della gioielleria, orologeria, argenteria e oreficeria.

I NUMERI - Con un consolidato di 25.000 operatori attesi nei 4 giorni, la fiera continua a far registrare numeri importanti anche in questi anni difficili. Mondo Prezioso si sviluppa su 45.000 metri quadrati di superficie (del centro Tarì) più 9.500 metri quadrati esterni di esposizione in cui, in una modalità innovativa rispetto alle fiere del settore, sono presenti le ultime novità non soltanto delle 400 aziende stabilmente insediate al Tarì, ma anche di oltre 100 espositori esterni, rappresentativi delle realtà più all’avanguardia e provenienti da tutta Italia ed in particolare il 51/% nord, 24% centro, 16% sud e 9% estero tra Germania e Belgio. Il 40 % delle aziende presenti stabilmente al Tarì si occupa di servizi artigianali.

IL GIOIELLO SARTORIALE - Nell’era della globalizzazione e della standardizzazione che ha invaso, oramai, tutti i settori, il Tarì segna quindi un ritorno al gioiello artigianale, ma in un’accezione completamente nuova. Se da un lato i grandi brand tendono a monopolizzare il mercato e la comunicazione, la formula che il Tarì sostiene in modo fermo è quella dell’artigianato innovativo. L’anello di congiunzione è il Design, che al Tarì opera attraverso il Tarì Design Lab, il laboratorio di creatività che sempre più dedica anche ai singoli gioiellieri, attività di consulenza ad hoc, per la nascita di linee di prodotti il cui brand è quello che si identifica con il punto vendita o che, a loro volta, rispondono alle specifiche esigenze personalizzate del cliente finale.

INCONTRI E APPUNTAMENTI - Come per ogni edizione, la Galleria del Design presenta tendenze e idee innovative. Il tema di questa edizione è la «Policromia: orientamenti contemporanei nel colore».
Attraverso un percorso sensoriale, i colori che illuminano l'estate 2012 sono i veri protagonisti, interpretati e declinati nelle personali visioni dei 14 designers free lance del Tarì Design Lab. Grande novità di questa edizione è l’allestimento di una mostra fotografica collegata ad un concorso a premi riservato ai gioiellieri. I visitatori potranno votare il gioiello preferito, con la cartolina da ritirare presso l'Ufficio Cortesia all’arrivo. Tra tutti i partecipanti sarà messo in palio un Buono Acquisto del valore di 500 euro, da spendere in occasione della fiera di ottobre, presso l'azienda che avrà votato.

LA GIOCONDA E LA CASALEGNO - Il Tarì come il Louvre sarà illuminato dal sorriso della Gioconda, trasformandosi, seppure temporaneamente, in un museo di eccezione. Durante la fiera e fino ad ottobre, gli ospiti del Tarì potranno, infatti, ammirare, nella hall centrale, la Gioconda Shine Door di Nusco Spa, una eccezionale riproduzione realizzata con 31.707 cristalli Swarovski declinati in 8 diverse tonalità, su un’anta in ecopelle di pitone. Da Mediterraneo Gioielli, domenica alle ore 11.30, è attesa la bellissima Elenoire Casalegno, protagonista delle nuove collezioni che saranno presentate in fiera.
Marco Perillo

È cilentano il re degli agriturismi
«Zio Cristoforo», a Casal Velino al top nei giudizi positivi del sito agriturismo.it di aprile
SALERNO – L’agriturismo migliore? Per il sito specializzato agriturismo.it ad aprile è stato Zio Cristoforo, nel Cilento. Se nell’Italia delle vacanze all’insegna del relax e della natura è la provincia di Siena la meta più gettonata per chi sceglie di immergersi qualche giorno nel verde, la struttura di Casal Velino, a gestione familiare è risultata negli ultimi 30 giorni la più richiesta. Un bel primato per il Parco nazionale del Cilento che alza la voce in una classifica totale che parla il dialetto toscano. Da sola, la provincia di Siena intercetta infatti l'8,6% della richiesta totale, seguita da Firenze (5,3%), Grosseto (5,2%), Perugia (5,1%) e Verona (2,3%).
LE SPECIALITA' - Oltre alla bellezza paesaggistica, Zio Cristoforo ha il proprio asso nella manica in cucina, con piatti preparati seguendo la tradizione della dieta mediterranea utilizzando prodotti coltivati nelle vicine campagne. Tanto da meritarsi un florilegio di recensioni entusiaste dei clienti anche da un altro sito specializzato in fatto di turismo, il popolare TripAdvisor, dove l’agriturismo cilentano vanta un giudizio medio di 4.5 stelle, su 5.
Sandro Di Domenico

Grecia: i ricchi patrimoni sono al riparo della crisi. La casta degli imprenditori navali resta intoccabile
La crisi colpisce duro i cittadini greci al quinto anno di recessione, con salari minimi e pensioni tagliati del 25% e il ritorno, secondo un recente rapporto Unicef, della malnutrizione per 400mila bambini in età scolare. Ma le ricche e facoltose famiglie greche come se la passano? Sembra bene per una serie di motivi che andiamo ad illustrare.

Sconosciuti al fisco
Il 21 novembre 2011 il ministero delle Finanze greco ha fatto sapere che solo 49 contribuenti greci su 5,7 milioni di nuclei familiari - pari allo 0,001% del totale - avevano dichiarato per il 2010 un reddito di oltre 900mila euro, un numero irrisorio per di più in calo dai 73 super-ricchi che erano stati faticosamente rintracciati dal Fisco greco nel 2009. Che fine hanno fatto i benestanti armatori o le potenti famiglie che controllano i gangli del potere economico del Paese mediterraneo? Mistero! La maggioranza dei ricchi greci resta sconosciuta al Fisco di Atene che in effetti non brilla per efficienza e solerzia nei controlli.

L'astro nascente
I famosi e ricchissimi armatori greci come Aristotele Onassis e Stavros Niarkos sono stati sostituiti nell'immaginario collettivo greco da una nuova generazione di nuove leve come ad esempio Harry Vafias, uno degli uomini emergenti del panorama economico ellenico del commercio marittimo.
Ufficio situato nel quartiere esclusivo di Kifissa a pochi chilometri dal centro di Atene, ora abbandonato dai ricchi per motivi di sicurezza (troppi furti e borseggi quotidiani), Vafias è considerato l'astro nascente dell'attività marittima greca, la prima fonte di reddito dopo il turismo, che pesano entrambi circa per il 22% sul disastrato Pil. Vafis, raccontano le cronache, ama tanto l'arte contemporanea e non a caso tra gli acquirenti a New York o Londra delle aste di quadri compaiono spesso nomi dalla chiara origine ellenica. Segno evidente che i patrimoni non sono stati intaccati dalla crisi, anche se alcuni fanno notare che ultimamente sono apparsi anche nomi greci ma come venditori di opere d'arte. Ma torniamo ad Atene. Harry Vafias aveva solo 27 anni quando nel 2005 divenne il più giovane amministratore delegato di una società marittima a entrare nella borsa americana. La sua società è la Stealthgas, da lui stessa fondata.
E la crisi? Per Harry Vafias «effettivamente la crisi ha provocato la fragilità delle banche» che in Grecia blocca i prestiti alle imprese. In effetti il sistema bancario ha perso 70 miliardi di euro di depositi passando da 240 del 2010 a 170 miliardi nel 2012. Inoltre le quattro maggiori banche elleniche hanno perso 28 miliardi nello swap dei bond greci e ora necessitano di una ricapitaliazzazione. Naturalmente è possibile che molti ricchi abbiano spostato somme ingenti, provenienti dai loro conti bancari o delle loro società, verso banche svizzere, cipriote o britanniche, ma non ci sono dati ufficiali dettagliati.

Fuga dalla Svizzera
Il 6 aprile 2012 il Corriere del Ticino riportava che un certo numero di greci con soldi in Svizzera ha già ripiegato su altri paradisi fiscali mentre Atene sta negoziando con Berna un accordo sul modello di quelli raggiunti con Germania e Regno Unito (mentre all'appello stranamente manca ancora l'Italia). Lo ha dichiarato il ministro delle finanze ellenico Philippos Sahinidis, rispondendo a un'interrogazione parlamentare.
«Nel 2010, in base all'accordo bilaterale con l'Unione europea sulla fiscalità del risparmio, la Grecia ha incassato circa 6 milioni di euro di imposte alla fonte prelevate dalla Svizzera sugli interessi di capitali ellenici depositati nelle banche elvetiche», ha detto il ministro. Nel 2009 l'euroritenuta però aveva fruttato il doppio. «Ciò riflette la tendenza di questi depositi a ripiegare su paesi o territori che sfuggono all'applicazione della legge comunitaria», ha rilevato Sahinidis. Insomma sono scappati per evitare la tosatura. Ma dove sono andati i grassi ricchi patrimoni greci? In altri paradisi fiscali.

Casa a Londra
Recentemente la banca Citi ha reso noto in un report che «gli acquirenti stranieri rappresentano ormai oltre il 50% degli acquisti nel centro di Londra, con un aumento notevole di acquirenti dei periferici eurozona, tra cui i greci dall'inizio dell'anno». I ricchi greci hanno portato all'estero i capitali in attesa di vedere come andranno a finire le prossime elezioni politiche previste per il 6 maggio, se il Paese resterà nell'euro e se, casomai, con una nuova dracma svalutata si potranno fare buoni affari comprando a poco, aziende o beni statali da privatizzare per circa 50 miliardi di euro. Intanto i problemi dei periferici dell'eurozona stanno diventando un'opportunità per parcheggiare i soldi all'estero e risolvere gli affanni del mercato immobiliare e finanziario britannico.

Iva alle stelle
Nel frattempo ad Atene nonostante l'Iva sia passata dal 21% al 23% il settore navale è al riparo. È il paradosso dell'economia greca: i grandi armatori, che sono gli imprenditori più ricchi del paese, sfuggono senza problemi al sistema fiscale grazie a una legge ad hoc del 1960 e mai cambiata da nessun governo. «Lo Stato è stato finora nelle mani di tre famiglie - come mi fa notare un collega giornalista. - I Papandreou, i Karamanlis e i Mitsotakis». Tutti però molto comprensivi con gli armatori. Si tratta del bipartitismo dinastico greco, ora al capolinea.

Mr yacht
«Certo che gli affari sono toccati dalla crisi» precisa George A. Vernicos, presidente della Vernicos Yacht, leader nazionale nella vendita e nel noleggio delle barche di lusso in una recente intervista a Emmanuel Haddad. «Fortunatamente la vendita dei panfili, si trova da 10 anni in un ciclo di ripresa e non rischia di essere toccata dalla crisi». Mr Yachting, come lo chiama la stampa, non pare preoccupato ma si lamenta: «La Grecia non è un Paese fatto per gli affari». In effetti due problemi asfissiano la Grecia: l'alto numero di funzionari pubblici (sono 760mila, più degli addetti al turismo) e l'incapacità dei greci ad accettare le tasse che ora però sono arrivate tutte insieme.

Il magnate
La Marfin Investment group è una banca di proprietà del magnate greco Andreas Vgenopulos, considerato come uno degli uomini più ricchi e potenti del paese e con aspirazioni politiche finora però mai messe davvero in pratica. È proprietario dell'Olympic Air (privatizzata) e dell'Egean Airlines, ora fuse. Possiede il 20% di una delle due squadre di calcio di Atene, il Panathinaikos, dal 2008. Compare spesso nei talk show televisivi e mette all'angolo il politico di turno con ricette imprenditoriali che stupiscono per la loro efficacia e rapidità di esecuzione. Recentemente però ha fatto un passo falso quando ha dichiarato incautamente, a un giornalista che gli chiedeva se pensava di vendere uno delle sue barche da diporto per contrastare i tempi duri di crisi: «Non ci penso proprio. Mi tengo i miei tre yacht!». Meno male che non ha consigliato ai disoccupati greci, che viaggiano al 24%, di passare il tempo libero andando sullo yacht di famiglia. Sarebbe stata la versione greca delle famose brioche della regina Maria Antonietta.
 3 maggio 2012

Lega, laurea Renzo Bossi a Tirana ritrovata in carte cassaforte Belsito
Nella cassaforte dell'ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito perquisita il mese scorso a Roma, i magistrati hanno ritrovato una laurea in gestione aziendale conseguita in Albania da Renzo Bossi, figlio delleader del Carroccio Umberto. Agli atti delle indagini delle procure di Milano e Napoli - visionati da Reuters - risulta una laurea rilasciata in data 29 settembre 2010 dalla facoltà di Economia aziendale dell'università Kristal di Tirana. Il giovane Bossi viene indicato con matricola 482, con i voti più alti in matematica, contabilità finanziaria e statistica, dove ottiene 10.
Negli atti emerge anche un diploma di laurea in sociologia di Pierangelo Moscagiuro - guardia del corpodella vicepresidente del Senato e ora espulsa dalla Lega, Rosy Mauro - rilasciato in data 29 giugno 2010 dallo stesso ateneo. I magistrati sospettano che per il conseguimento delle due lauree siano stati usati i rimborsi elettorali del partito.
Le procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria stanno indagando su Belsito con le accuse di truffa ai danni dello Stato, appropriazione indebita e riciclaggio relativamente all'uso dei fondi pubblici ottenuti dalla Lega come rimborsi, chesarebbero stati usati a scopo privato da alcuni esponenti del partito. Secondo i magistrati, il denaro sarebbe stato usato per anche pagare varie spese della famiglia Bossi.

Venezia, padania. Finanza, evasione in Veneto. 350 milioni di euro in 4 mesi
Maglia nera a Vicenza e Treviso.«Migliori» Rovigo e Belluno. Nella regione 274 persone denunciate e 12 arresti
VENEZIA - È pari a quasi 350 milioni di euro l'ammontare dell'evasione fiscale accertata nei primi 4 mesi del 2012 in Veneto dalla Guardia di Finanza, che ha denunciato 274 persone e ne arrestato altre 12 per frode fiscale. Quasi il 50% dei riscontri delle fiamme gialle riguardano la provincia di Vicenza, dove l'evasione scoperta ammonta complessivamente a oltre 200 mln; 61 le persone denunciate e 8 arresti.
Segue la provincia di Treviso, con 60 mln evasi; i finanzieri hanno denunciato 42 persone ed eseguito anche un arresto. Nella provincia veronese invece le frodi scoperte ammontano a 33 mln (37 le denunce); nel veneziano l'ammontare è di oltre 17 mln (59 denunce), mentre nel padovano le dichiarazioni fraudolente e le emissioni di fatture false hanno superato i 15 mln. Ultime nella classifica dei reati fiscali nei primi 4 mesi dell'anno il rodigino e il bellunese è stata scoperta, rispettivamente, evasione per 800 mila euro (20 denunce e 1 arresto) e circa 200 mila euro (7 denunce). (Ansa)

Trst, oltrepadania. Roma boccia le Province “made in Fvg”
Il governo impugna la legge con cui la Regione avoca a sé il diritto di decidere. Garlatti: «Specialità violata, resisteremo»
di Marco Ballico
 TRIESTE. Sulle Province, tra Roma e Trieste, siamo allo scontro. Il governo impugna la legge 3 del 2012, quella in cui il Friuli Venezia Giulia difende la sua autonomia sugli enti locali. Un attacco alla specialità che la Regione non accetta. «Resisteremo», assicura Andrea Garlatti.
La legge impugnata Non è la prima volta che nella capitale le leggi Fvg incrociano uno stop tecnico. Ma in questo caso il tema è più ampio, riguarda le prerogative di un ente a statuto speciale. La legge rinviata dal governo alla Consulta è un articolato molto recente, l’ok dell’aula è del 9 marzo scorso. “Norme urgenti in materia di autonomie locali” dispone la distribuzione ai Comuni dei 65 milioni di euro che piazza Oberdan aveva messo in cassaforte ma che si sono resi indispensabili, da subito, per l’impatto della nuova Imu e dei conseguenti importi da restituire allo Stato. Ma quelle stesse “Norme” fissano anche il principio politico, all’articolo 1: «Si applica la legislazione regionale in materia elettorale, sugli organi di governo e sulle funzioni fondamentali di Comuni, Province e città metropolitane».
Le norme nazionali Una sorta di scudo di fronte alle novità che Roma impone in tempi di crisi. Scudo che Roma vuole però piegare. Nell’impugnativa del Consiglio dei ministri datata 30 aprile il governo, prendendo di mira proprio l’articolo 1, fa valere il dettato del decreto legge 201/2011, poi convertito nella 214, lì dove si precisa che organi della Provincia saranno il Consiglio (a non più di 10 eletti) e il presidente (votato dal Consiglio), ma non più la giunta. Vale per tutti, secondo Roma, anche per le “speciali”. E dunque pure il Friuli Venezia Giulia dovrà «adeguare i propri ordinamenti entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto legge».
Il risanamento dei conti Perché, ancora più nel dettaglio, «la trasformazione delle amministrazioni provinciali in enti di secondo livello si configura quale principio fondamentale della legislazione statale e, come tale, da valere sull'intero territorio nazionale». Ma l’autonomia regionale? Secondo il Cdm, le disposizioni della legge 3 «eccedono dalla competenza statutaria, ponendosi in contrasto con il principio di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario». Tale principio, si legge ancora nell’impugnativa, «come più volte affermato dalla Corte, deve ritenersi applicabile anche alle autonomie, in considerazione dell'obbligo generale di tutte le Regioni, ivi comprese quelle a statuto speciale, di contribuire all'azione di risanamento della finanza pubblica».
Lo scontro In sostanza, trattandosi di contribuire all’azione di risanamento dei conti dello Stato, il Friuli Venezia Giulia non si può sottrarre. Evidentemente un caso aperto. E una questione di principio. Gianfranco Moretton denuncia «il solito tiro al piattello verso una maggioranza incapace di costruire un rapporto con i governi» e attacca: «L’errore della giunta Tondo è stato di non attuare la legge 1 del 2006 che prevedeva il referendum consultivo sulle Province. L’avesse fatto, sarebbe avanti rispetto a tutta Italia». Ma che farà ora la Regione? Mentre l’Idv chiede il taglio delle Province, Garlatti non ha dubbi: «Ci opporremo». L’assessore è convinto che, in una materia su cui vale la potestà primaria regionale, «ci prendiamo l’onere e l’onore di decidere. Perché, altrimenti, non avrebbe senso il nostro impegno a cercare sulle Province una soluzione legislativa compatibile alla nuova realtà». Dopo di che, insiste, «sarà la Corte a dover far emergere la verità».
L’assestamento “salvo” Quello che stupisce gli uffici regionali è che l’impugnativa non tocca il comma 3 della 3: «Entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge, la giunta presenta al Consiglio un disegno di legge di riforma dell'assetto istituzionale degli enti locali». Quanto meno «un’incongruenza», osserva Garlatti. Nella stessa seduta del Cdm la Regione ha invece incassato la «rinuncia parziale» del governo all’impugnativa sull’assestamento di bilancio 2011, «a seguito di riforma e abrogazione di norme regionali precedentemente impugnate innanzi alla Corte costituzionale».

Nova Gorica, oltrepadania. Gorizia, benzinai in piazza: «Fascia zero sul confine»
I gestori dei distributori si rimarranno accampati tutto il giorno ai giardini pubblici di Corso Verdi, distribuendo volantini. Con il supersconto dal 25 aprile le vendite di carburante sono aumentate del 20%.
GORIZIA. «Tondo, basta zuccherini» e ancora «Fascia zero sul confine? Sì, se pol»: questi gli slogan dei volantini che da stamattina i benzinai di Gorizia stanno distribuendo ai giardini pubblici di corso Verdi, dove rimarranno accampati per tutta la giornata con un camper. Gestori dei distributori nuovamente sul piede di guerra, appoggiati dalla Figisc.
 «Sono quattro mesi – denuncia Roberto Ponzalli, presidente provinciale del sindacato dei benzinai – che attendiamo dai palazzi del potere una soluzione per parificare il prezzo dei carburanti a quello sloveno. È ora che la politica regionale e nazionale si assuma la responsabilità di intervenire in maniera definitiva, e non con provvedimenti tampone a tempo determinato. Cosa succederà dopo il 31 maggio?
 Gli automobilisti della provincia isontina, trattati dalle istituzioni come palline da ping pong, dove andranno a fare il pieno la prossima estate, in Austria, visto che costa ancora meno che in Slovenia»? Da quando è stato rei-introdotto il supersconto di 27 centesimi sulla benzina, il 25 aprile, le vendite alle pompe isontine hanno registrato un’impennata del 20%. Ogni volta che è stato soppresso il supersconto, invece, i gestori hanno registrato una perdita di incassi fino al 60%.

Trst, oltrepadania. Guerra al “pieno” sloveno. Ora la benzina costa meno
L’ultimo sconto disposto dalla giunta Tondo azzera la forbice sulla “verde”. Ma un rifornimento di gasolio oltreconfine fa risparmiare sino a 17 euro
TRIESTE. Continua la guerra dei prezzi con la Slovenia. Se nella scorsa settimana lo sconto maggiorato ha fatto tornare il prezzo della benzina al di sotto di quello sloveno in una ventina di distributori tra le province di Trieste e di Gorizia (su un totale di quasi cento), con il ritocco all’ingiù deciso da Lubiana la situazione è nuovamente cambiata. I 27 centesimi di contributo regionale sulla benzina, ripristinati il 25 aprile e operativi fino a fine maggio (a meno di ulteriori proroghe) hanno comunque fatto si che il differenziale tra il carburante italiano e quello sloveno si sia ridotto notevolmente, ma se fino a qualche giorno fa la forbice andava da poco più di un euro di risparmio per chi faceva il pieno nei distributori triestini e goriziani a una differenza di quasi 8 euro, ora siamo sostanzialmente sugli stessi livelli di prezzo nei distributori più economici della fascia confinaria con un differenziale che supera i 9 euro in quelli più cari.
 La situazione è mutata da martedì quando la Slovenia ha abbassato notevolmente il prezzo della verde passando da 1,536 euro al litro (livello record oltre confine) agli attuali 1,488, ribasso che invece non c’è stato al di qua dell’ex confine. Tuttavia il rincaro del carburante c’è stato, e pesante, anche in Slovenia. Se pensiamo che a giugno 2011 il prezzo della benzina stabilito da Lubiana era di 1,255 euro al litro, significa che in poco meno di un anno il costo è aumentato di quasi il 20% mentre in Friuli Venezia Giulia il nuovo sistema di contribuzione, che aveva portato lo sconto a 21 centesimi al litro nelle aree svantaggiate (tra cui quelle di confine), e il successivo intervento della Giunta che ha portato altri 6 centesimi tra febbraio e marzo, ripristinato poi nei giorni scorsi, ha consentito di rendere un po’ meno ampio il divario di prezzo riuscendo quantomeno a frenare l’emorragia di automobilisti che si recano oltre confine a fare il pieno e le conseguenti perdite nelle vendite, quantificate in circa 200 milioni di litri all’anno pari a oltre il 30%.
 Non possono dire la stessa cosa coloro che guidano una macchina diesel visto che il gasolio non ha avuto il beneficio dell’ulteriore sconto, rimanendo a 14 centesimi al litro nella fascia con il contributo più alto. Una scelta, quella della giunta Tondo, motivata fin dall’inizio con le ristrettezze di bilancio e con il mercato ancora sbilanciato verso la benzina verde, anche se dall’opposizione fin da subito si sono alzate voci di protesta contro il mancato intervento sul gasolio. A questo va sommato il fatto che, al contrario della benzina, il prezzo del gasolio sloveno non ha avuto la stessa impennata tanto che gli attuali 1, 337 euro al litro non sono il massimo storico (toccato un mese fa a 1,365) anche se non è lontano; nell’ultimo anno l’incremento di prezzo del carburante per motori diesel è stato nell’ordine del 10%, sostanzialmente la metà rispetto a quanto accaduto per la benzina. Il maggior aumento del prezzo avvenuto in Italia e il concentrarsi delle azioni della Regione per contenere il divario del costo della benzina hanno portato ad un allargamento molto più consistente della forbice tra Slovenia e fascia confinaria.
 Ad oggi il pieno di gasolio costa come minimo una decina di euro in più nei distributori di Trieste e Gorizia rispetto alla Slovenia con punte che raggiungono i 17 euro di differenza. In attesa che arrivino i 10 milioni del Fondo di valorizzazione e promozione socio-economica delle regioni di confine (che ha una dotazione complessiva di 20 milioni di cui circa la metà dovrebbe spettare proprio al Friuli Venezia Giulia) e di aprire la partita, decisamente più complessa, dell’aumento delle compartecipazioni sulle accise, bisognerà accontentarsi del sollievo limitato alla benzina. Se da Roma arriveranno nuove risorse, l’intervento potrà essere più incisivo per tutti.

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