venerdì 4 maggio 2012

pm_4.5.12/ Deligere oportet quem velis diligere (Bisogna scegliere chi si vuole amare – Cicerone)

L'UNIONE SARDA - Economia: Sardegna in crisi: Pil giù dell'1,9%
Lombardo: "Forse lo Stato vuole 50 mila persone sul lastrico"
Le rimesse: un capitale da 7,4 miliardi di €
Grecia: nelle urne il referendum 'invisibile' sulla dracma
Friuli-Venezia Giulia, oltrepadania. La lezione di Clini sulla laguna


L'UNIONE SARDA - Economia: Sardegna in crisi: Pil giù dell'1,9%
04.05.2012
Secondo Unioncamere l'Isola è tra le ultime anche sui consumi (-2,6%) e sul lavoro (-1,7%) Peggio della media nazionale (-1,5%) e del Meridione (-1,8%) Una Sardegna ancora molto indietro, su tutti i fronti. A partire dal Pil, il prodotto interno lordo: l'Isola si colloca agli ultimi posti della classifica nazionale, tra le regioni che nel 2012 perderanno più ricchezza. Se Abruzzo, Molise e Basilicata sono in coda con un -2%, la Sardegna è a -1,9%: peggio della media non solo nazionale (-1,5%), ma anche del Mezzogiorno (-1,8%). Sono i dati emersi ieri dal Rapporto Unioncamere 2012, diffuso in occasione della decima giornata dell'Economia.
CONSUMI Sardegna male anche nella graduatoria sui consumi. La media nazionale registra una contrazione del 2,1%, mentre quella delle regioni del Sud Italia del 2,4%. L'Isola, invece, è ancora più giù, insieme a Campania e Puglia, al -2,6%. Peggio fanno soltanto Basilicata (-2,7%) e Molise (-2,8%). Numeri sotto la media nazionale e del Sud anche per gli investimenti lordi: la riduzione nel 2012 sarà del 5,7%.
LAVORO La crisi continuerà a colpire soprattutto le piccole e medie imprese con meno di 10 dipendenti. A fine anno il saldo totale dei posti di lavoro sarà pari a -130 mila. Il decremento nell'Isola è stimato all'1,7%. E anche in questo caso la Sardegna è tra le ultime: peggio, secondo le previsioni di Unioncamere, faranno Valle d'Aosta, Sicilia, Molise, Calabria, Puglia e Abruzzo. Le stime parlano di 19.830 persone in entrata nel mondo del lavoro, ma anche di 23.510 in uscita con un saldo negativo di -3.690 unità.
DATI PROVINCIALI I dati, riferiti, alle vecchie Province, dicono che nel 2012 Sassari avrà 7.550 nuovi contratti, ma ne perderà 8.750 con un saldo negativo di 1.200 unità. A Nuoro si registrano 3.280 movimenti in entrata, 3.820 in uscita e meno 540 posti di lavoro. A Cagliari saldo negativo di 1.630 unità con 8.090 ingressi e 9.730 uscite. A Oristano, invece, gli occupati in meno saranno 320, il risultato di 900 movimenti in entrata e 1.220 in uscita. Percentuali più preoccupanti a Nuoro e Oristano (-2,2%), mentre limita i danni Cagliari con un -1,4%.
EXPORT L'unica consolazione arriva dall'export: con il 2% previsto per il 2012 la Sardegna non è poi così lontano dalla media nazionale del 2,8%. Esportazioni sostenute come sempre dai prodotti petroliferi. E comunque l'Isola si colloca più o meno a metà classifica sopra diverse regioni del nord Italia come Piemonte, Liguria e Trentino Alto Adige. Tra le diverse aree del Paese sarà soprattutto il Nord-Est, Veneto in testa, a registrare la variazione più consistente (+3,1%), seguito dal Centro guidato dalla Toscana (+3% a fine anno). La crescita delle esportazioni e del numero di imprese che stabilmente opera sui mercati internazionali è frenata però dalla modesta dimensione aziendale, definita un ostacolo da 4 imprese manifatturiere non esportatrici su 10.

Lombardo: "Forse lo Stato vuole 50 mila persone sul lastrico"
Il presidente della Regione dopo l'ennesima impugnativa da parte del commissario del disegno di legge all'accensione del mutuo da 558 milioni. "Colgo questa sensazione dalle parole di qualche ministro tecnico. Noi non ci stiamo e andiamo avanti così"
PALERMO. «Ho la sensazione che lo Stato voglia farci buttare sul lastrico 50 mila persone, lo colgo anche nelle parole di qualche ministro tecnico. Noi ovviamente non ci stiamo». È questa la lettura che il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, dà all'impugnativa da parte dello commissario dello Stato del disegno di legge, approvato dall'Assemblea regionale, che autorizza l'accensione di un mutuo da 558 milioni che serve anche a finanziare attività della forestazione e a garantire gli stipendi dei forestali, dei lavoratori dell'ente di sviluppo agricola. Nella precedente impugnativa il commissario aveva cassato anche un'altra norma della finanziaria che dava l'ok ai Comuni per stabilizzare 22.500 precari.   Lombardo, in conferenza stampa a Palermo, ha ribadito che «la legge sarà pubblicata anche con le parti impugnate». Dunque, si profila un conflitto davanti alla Corte Costituzionale. Secondo il commissario, parte dei capitoli di spesa del bilancio, da coprire col mutuo, non sarebbe per investimento ma di spesa corrente e dunque non finanziabili ricorrendo al mercato.

Le rimesse: un capitale da 7,4 miliardi di €
Comunicato del 04/05/2012
Da Roma e Milano defluisce il maggior importo di rimesse. I cinesi in Italia mantengono oltre 800 mila connazionali in Cina
Gli stranieri che vivono in Italia hanno fatto defluire nel 2011 7,4 miliardi di euro di rimesse, registrando un aumento del 12,5% rispetto all’anno precedente. Mediamente ogni straniero in Italia invia nel proprio paese 1.618 euro all’anno, destinati per lo più in Asia e in Cina per la precisione. Si stima che i cinesi che risiedono in Italia riescono a mantenere 800mila connazionali in Patria. Roma, Milano, Napoli e Prato sono le province da cui defluisce il maggior importo di rimesse verso l’estero. Questi i risultati principali di uno studio della Fondazione Leone Moressa (www.fondazioneleonemoressa.org) che ha analizzato i flussi monetari transitati per i canali di intermediazione regolare in uscita dall’Italia da parte degli stranieri che vivono nel nostro paese.

Il volume delle rimesse. Nel 2011 il flusso monetario in uscita dall’Italia è stato pari a 7,4 miliardi di euro, in aumento rispetto all’anno precedente del 12,5%. In aumento anche il valore delle rimesse calcolate a livello procapite: mediamente ciascuno straniero invia nel proprio Paese di origine poco più di 1.600 euro annui, in aumento rispetto ai 1.552 euro registrati nel 2010. Per riuscire a quantificare il volume delle rimesse basti pensare che l’ammontare complessivo del denaro in uscita dall’Italia equivale allo 0,47% del Pil nazionale: anche in questo caso tale incidenza è aumentata rispetto allo 0,42% rilevato l’anno precedente.

Destinazione delle rimesse. L’Asia è il continente maggiormente beneficiario delle rimesse che escono dall’Italia. Infatti con quasi 4 miliardi di euro, la macroarea asiatica concentra il 52% di tutti i flussi monetari; della rimanente parte, il 24,4% rimane all’interno dei confini europei, il 12,1% prende la via americana e l’11,5% quella africana. Rispetto al 2010 quasi tutte le destinazioni hanno subito un aumento in termini di rimesse inviate: il continente asiatico ha ricevuto dagli stranieri in Italia il 23,4% in più di denaro, le Americhe il 5,2% in più, l’Africa il 3,1% e il continente europeo l’1,6%. Tra tutti i Paesi, la Cina è quello a cui viene inviato il maggior volume di rimesse con 2,5 miliardi di euro, seguito da Romania (894 milioni di euro), Filippine (601 milioni di euro) e Marocco (299 milioni di euro). Le principali nazioni di destinazione mostrano un aumento nell’ultimo anno, ad eccezione delle Filippine che mostrano un -19,1%. Per la Cina la variazione si attesta addirittura al +39,7%, per la Romania si tratta del +3% e per il Marocco il +5,8%. In quanto a rimesse procapite, ciascun cinese residente in Italia invia in Patria poco più di 12mila euro a testa, valore più elevato tra tutte le nazionalità. Questo significa che ogni cinese in Italia “mantiene” 3,9 cinesi in Patria e che a livello complessivo si tratta di oltre 800 mila di cinesi. Con 4.484 euro di rimesse procapite i filippini sostengono una comunità in patria di 394 mila concittadini, i bengalesi di 629 mila soggetti, i senegalesi di 348 mila persone.
Il dettaglio provinciale. Roma è la provincia dalla quale defluisce il maggior volume di rimesse verso l’estero: si tratta di 2 miliardi di euro, pari a oltre un quarto di tutte le rimesse che escono dall’Italia. Seguono a ruota Milano, Napoli e Prato. Per tali province la prima nazionalità di destinazione è la Cina, ma tra tutte è Prato l’area in cui la quasi totalità delle rimesse defluisce verso il paese asiatico: il 91% di tutte le rimesse della provincia. La Romania è invece il primo paese di destinazione delle rimesse di Torino e Treviso, mentre per le Filippine si tratta di Bologna (solo per citare le prime città).
«Le rimesse dagli stranieri rappresentano un cruciale fattore di garanzia e di crescita per le economie in via di sviluppo – affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa - Occorre considerare il migrante come un soggetto artefice dell’allocazione efficiente delle risorse nei Paesi più arretrati. Il riconoscimento nazionale e internazionale della rimessa come vettore di co-sviluppo ha contribuito nel tempo a ridurre il costo del servizio di money tranfert, facendo diventare più trasparenti e competitive le attività dei molteplici operatori che operano in questo settore. E’ anche per questo motivo che, nell’ultimo anno, si è evidenziato un aumento considerevole del volume delle rimesse. E’ vero d’altro canto che, guardando all’Italia, i 7,4 miliardi di € mandati all’estero, prodotti nel territorio nazionale, non sono stati spesi o investiti in loco. Per poter contare su queste risorse per i consumi interni e per i processi di investimento, serve che gli immigrati siano nelle condizioni di costruire un progetto di vita nel nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di un percorso complessivo di integrazione sociale, economica e lavorativa.

Grecia: nelle urne il referendum 'invisibile' sulla dracma
ultimo aggiornamento: 04 maggio, ore 14:04
Atene, 4 mag. - (Adnkronos/Dpa) - Ufficialmente sono elezioni per rinnovare i 300 membri del Parlamento greco, in realta' il voto di domani e' una sorta di referendum 'invisibile' sul ritorno alla dracma, visto da molti come l'unica via di uscita alle durissime misure d'austerita' imposte dall'Europa e dal Fondo Monetario Internazionale. L'uscita dalla moneta unica non viene proposta in nessuna piattaforma di partito, ma all'estrema sinistra dei comunisti del Kke come nella destra populista dei Greci Indipendenti (frutto di una scissione fra i conservatori) la suggestione di un addio all'euro e' palpabile.

Friuli-Venezia Giulia, oltrepadania. La lezione di Clini sulla laguna
La bonifica e il dragaggio in Friuli Venezia Giulia sono stati per anni attività assistenzialistiche il cui scopo reale è stato distribuire denari a un sistema di imprese tramite un  apparato burocratico che ha danneggiato, alla lunga, il sistema industriale regionale e il territorio, fallendo la missione per la quale erano stati avviati
confindustria
 di Omar Monestier
 La bonifica e il dragaggio in Friuli Venezia Giulia sono stati per anni attività assistenzialistiche il cui scopo reale è stato distribuire denari a un sistema di imprese tramite un apparato burocratico che ha danneggiato, alla lunga, il sistema industriale regionale e il territorio, fallendo la missione per la quale erano stati avviati. Per tale ragione il Governo ha deciso di cancellare la figura di commissario straordinario per la laguna di Grado e Marano e di rivedere altri accordi dello stesso tipo.
 L’origine di questa distorsione, durata una decina di anni, è stata l’errata perimetrazione delle aree inquinate o insabbiate. E a commettere gli errori sono stati gli attori del territorio che oggi reclamano a gran voce un ritorno alla greppia commissariale. Il loro sbaglio è stato intenzionale, poichè immaginavano che a una perimetrazione più vasta corrispondesse una maggiore elargizione di fondi pubblici. Dunque, per dirla con altre parole, si sono inventati zone in condizioni ambientali critiche sovradimensionandole e rendendo, con ciò, irrealizzabile il processo di ripristino.
 Non lo ha detto così, ma questo ho capito, ieri pomeriggio, dalle parole misurate del ministro per l’Ambiente Corrado Clini. Il Friuli Venezia Giulia, tanto a Udine quanto a Trieste, ha ordito una tela di Penelope che ha acconsentito, per citare ancora la laguna di Grado e Marano, di spendere un centinaio di milioni senza aver affrontato definitivamente l’interramento dello specchio d’acqua e la ripulitura dagli inquinanti industriali. Dunque di tutto si può parlare tranne che di accanimento della Magistratura davanti all’apertura di fascicoli che vedono indagati gli ex commissari Paolo Ciani, Gianfranco Moretton e Gianni Menchini per truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche. Come si vede dai nomi, destra e sinistra sono egualmente rappresentate dentro il meccanismo insano al quale solo la crisi economica ha consentito di porre fine. Il ministro ha chiarito infine che è tempo di stroncare la prassi che fa diventare terra e pietrisco rifiuti speciali ad alto costo di smaltimento.
 La fotografia dello sperpero di finanziamenti pubblici è stata scattata davanti a una platea di industriali, politici regionali e studenti nel corso dell’assemblea di Confindustria Udine. Durante gli interventi sia il presidente della Provincia, Fontanini, sia il presidente degli imprenditori, Luci, avevano fatto cenno alla necessità di risolvere alcune delle “emergenze” ambientali del Friuli: la laguna e anche l’analogo errore di perimetrazione della zona industriale Aussa-Corno nonchè la riqualificazione dell’area Caffaro. Ma l’impressione è stata che tutti avessero qualcosa da chiedere al ministro mentre questi è stato lesto nel chiarire che prima che a Roma il Friuli deve guardare in casa propria. Una vera lezione di Autonomia alla classe dirigente della Regione autonoma.

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